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Autore: Yutsu Tsuki    30/05/2016    2 recensioni
~ Seguito di Stop Joking ~
È passata solo una settimana dal giorno in cui la protagonista e Castiel si sono confidati a vicenda i loro sentimenti, eppure non tutto è andato come lei aveva previsto...
Dal testo:
“Il mio compagno resta a guardarmi attonito e in silenzio. Si vede che è veramente preoccupato: ha un’espressione che non aveva mai avuto prima.
Penso sia la prima volta che colgo del senso di colpa nei suoi occhi.
La prima volta che gli sento provare costernazione.
La prima volta che, veramente, riesco a decifrare il suo sguardo.”
 
“«E poi sei arrivata tu», sorride ad un tratto, fissandomi dritta negli occhi.
Arrossisco violentemente e guardo subito da un’altra parte, mentre il battito cardiaco comincia da solo ad accelerare.”

Attenzione: Leggero riferimento/spoiler alla vicenda degli episodi 15/16/17 (niente di che, ma vi consiglio di leggere solo se li avete già giocati)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie '~ Devil in Paradise'
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IV




Anche se col buio vedo ben poco, mi volto verso di lui a bocca aperta.
Perché?
Semplicemente, perché?


Passano molti secondi in cui entrambi rimaniamo in silenzio.
Perché non l’hai fatto, Castiel? Questo non fa che causarmi più dubbi, adesso.
Se non è Debrah, dev’essere un altro, il problema. Che cosa passa davvero per la tua testa? Io ti piaccio veramente?


Mentre mi faccio queste domande a cui con tutta probabilità non avrò mai risposta, cerco di far rallentare il battito cardiaco che nel frattempo è salito all’impazzata.
E intanto penso.
Penso a giovedì e a venerdì, al modo stranamente distaccato con cui si era comportato. Penso che forse è il caso di mettere in chiaro le cose il più presto possibile.

«Senti, Castiel. C’è una cosa che volevo dirti», gli confido con tutta la decisione che sono in grado di trovare.
Il mio compagno di classe si gira verso di me con una certa curiosità.

«Mi sei sembrato diverso durante questa settimana», annuncio, andando dritta al punto.
«Ovvero?» dice lui, senza nascondere un’aria piuttosto interessata.
«Ecco... Non eri più... socievole come prima», balbetto, soppesando bene le parole.
«Beh, ho fatto quello che mi hai chiesto, no? Non ti prendo più in giro. Ora non dirmi che preferivi come stavano prima le cose», ribatte lui con veemenza.
«No no, non è questo il problema. Hai fatto benissimo ad ubbidir... ad ascoltarmi. Il punto è che... mi sembra ci sia dell’altro.»
«Non c’è nient’altro. Che dovrebbe esserci?» replica subito. La sua risposta veloce mi porta a credere che si stia mettendo sulla difensiva. E che quindi ciò che sostiene non sia del tutto vero.

Ciò che mi chiedo, allora, è questo: se non c’erano particolari impicci, per quale arcano motivo si era dimostrato così indifferente verso di me?
E se invece avesse proprio frainteso la mia richiesta? Se con “non prendermi più in giro” lui avesse inteso “non rivolgermi più la parola”!?

Perché diamine è sempre così difficile farsi capire dagli altri?
Proprio quando sembra che le cose stiano finalmente andando per il verso giusto, devono sempre rovinarsi!

Sommersa dai miei pensieri, quasi non mi accorgo della frase che nel frattempo esce dalla bocca di Castiel. «D’accordo, ci proverò.»
Non capisco che cosa voglia dire.

Strizzo gli occhi nel tentativo di vedere meglio il suo volto avvolto dal buio, e mi sembra che stia cercando di formulare delle parole.
«Il fatto è che dopo quel giorno lì mi sono messo a ragionare», mi spiega con un’espressione corrucciata.

In un primo momento mi scappa quasi da ridere; ma evito di fare battute circa l’incredibilità di un’azione del genere da parte di uno come Castiel e mi limito a mutare il mio risolino iniziale in un colpo di tosse ben assestato.
In ogni caso, immagino che con “quel giorno lì” lui intendesse il giorno della nostra reciproca dichiarazione.

«E...?» lo spingo a continuare il discorso.
«E sono giunto ad una conclusione.» Sto in ascolto.

«Noi siamo troppo diversi per stare insieme.»

Nell’attimo in cui odo quelle nefaste parole, sento il cuore frantumarsi in un milione di pezzi.
Sgrano gli occhi, sconcertata. Prego? Non può averlo detto sul serio.
Dev’esserci un errore, un malinteso. Da quando in qua Castiel dà peso a questioni del genere?

Non può che essere un altro dei suoi scherzi. Sono stata fregata un’altra volta dal suo bislacco senso dell’umorismo, è chiaro.
Eppure questa sembra tutt’altro che una menzogna.
Il suo sguardo è serissimo. Come non lo era mai stato.

«Diversi, dici?» sbotto senza nascondere l’indignazione.
Castiel mi guarda in faccia con severità. «Avanti, chi vogliamo prendere in giro? Tu sei intelligente, seria, praticamente una studentessa modello. Io... in confronto a te sono un mascalzone. Sei carina, per carità; però per quanto possiamo andare d’accordo, faremo sempre parte di due mondi diversi.»

Rifletto con attenzione su ciò che ha appena detto.
Va bene, non ha tutti i torti: abbiamo dei modi di fare un po’ differenti, e sicuramente lui ha un altro tipo di... approccio verso la scuola e i compiti.
Ma non per questo dobbiamo rinunciarci senza nemmeno provare!

«Pensi che ti avrei permesso di dormire con me, se ti considerassi un mascalzone?» domando con fermezza.
«Non in quel senso, lo sai» lo sento sbuffare.
«In ogni caso è assurdo arrendersi così solo per una differenza di carattere. D’accordo, hai un animo ribelle che io non ho; però ti assicuro che, se lo voglio, posso diventare molto più trasgressiva di quanto immagini», esclamo riscoprendo in me un coraggio che non avrei mai giurato di possedere.

Per un attimo il mio compagno di classe sembra rivolgermi uno sguardo di meraviglia e ammirazione, ma torna serio subito dopo. «Sarei davvero curioso di vederti... Ma ciò non toglie che non potrebbe mai funzionare.»
Ahia, un’altra pugnalata al cuore.

Comincio davvero a non poterne più di questa discussione; ma allo stesso tempo non posso dargliela vinta così facilmente.
Dev’esserci un modo per fargli cambiare idea.

«Ascoltami bene», pronuncio scandendo al meglio le parole. «La cosa fondamentale non è trovare una persona con i nostri stessi gusti e interessi. Non capisci? È proprio grazie alle differenze che ci contraddistinguono, che può emergere ciò che abbiamo in comune!»

Mi stupisco io stessa dell’acutezza del pensiero che ho appena concepito, ma a quanto pare nemmeno questo sembra smuovere la decisione di Castiel.
«Fidati, l’ho già passato. All’inizio è facile dire così, ma ti assicuro che prima o poi non mi sopporterai più e vorrai farla finita con me.»
«Ma cos...» Rimango quasi a bocca aperta dallo sconcerto.
Le sue parole mi feriscono. Come può dire una cosa simile!?

Sono a dir poco esterrefatta, ma non devo demordere. «Credi che non sappia a cosa vado incontro? Non sarei arrivata fino a questo punto se non fossi convinta delle mie azioni!», protesto avvicinandomi di più a lui per la foga.
«Questo punto?» mi domanda con uno sguardo profondo.
«Insomma, potevo lasciare che andassi in un albergo, invece ti ho invitato a casa mia, ho…h» di colpo mi mancano le parole. Sento che stanno per arrivare le lacrime, ma non posso assolutamente permettermi di piangere davanti a lui. Perciò prima che sia troppo tardi continuo a parlare.

«Sinceramente non me lo sarei mai aspettato da te», confesso dopo aver ricacciato dentro ogni traccia di pianto e preso un bel respiro. «Non sei tipo da preoccuparsi di queste cose.»
«Vuoi dire che ti sembro uno superficiale? Che si fa la prima che capita fregandosene delle conseguenze?» esplode avanzando di scatto verso di me.
«Non intendevo in quel senso!» esclamo arrossendo e indietreggiando nel letto. «È che... Non puoi essere certo al 100% che andrà male.»
Dopo avermi osservato per un attimo con severità, Castiel si gira sbuffando dall’altra parte.

Non posso credere che la situazione sia precipitata così da un minuto con l’altro.
Fino a un attimo prima eravamo lì a punzecchiarci come due bambini di sei anni, e ora quasi non ci mettiamo a litigare. Mi chiedo che cosa abbia mai fatto per meritare un trattamento simile.

Ora che ci penso, ecco spiegato il motivo della sua freddezza a scuola. Lui non aveva mai avuto intenzione di approfondire la nostra storia; gli era chiaro fin dall’inizio.
E chissà per quanto tempo me lo avrebbe tenuto nascosto, se non glielo avessi chiesto io.

Non so più che fare. Ciò che sostiene lui lo considero inconcepibile e stupido, mente io ho cercato di convincerlo con motivazioni a mio avviso fondate; ma nemmeno queste hanno funzionato.
A meno che...

«Quindi è davvero ciò che tu vuoi?» Improvvisamente ho un flash, e capisco al volo quello che devo fare. Ma certo, è l’unica soluzione.
Castiel si volta verso di me e con assoluta impassibilità risponde: «Sì.»

«Allora così sia», annuncio infine. «Se il tuo volere è questo, lo accetterò.»
La sua espressione si fa prima stupita, poi soddisfatta. Sicuramente non se lo aspettava.
«Certo, non lo condivido», continuo, «ma lo rispetto. Prima o poi scoprirai quello che ti sei perso e allora sarà troppo tardi per tornare indietro; ma fino a quel momento... la vita è la tua e io non ho alcun diritto ad obbligarti a fare qualcosa che non vuoi.»

Dopo un lungo respiro mi sforzo di sorridere, ma l’effetto che ottengo è solo quello di inumidirmi ancora di più gli occhi. Ringrazio il cielo che almeno ci troviamo nel buio e non debba preoccuparmi di nascondere la faccia.

Sebbene sia stata una sofferenza indescrivibile pronunciare quelle parole, sono convinta di aver fatto la scelta migliore mettendo in chiaro le cose fin da subito. Qualsiasi problema, non appena individuato, dev’essere affrontato il prima possibile.

Sto ancora pensando fra me e me, quando dalla mia destra odo un rumore simile ad una risatina.
Mi volto sbalordita e scopro che è proprio Castiel che si sta trattenendo dal ridere.

«Ridi!? Che ci trovi di divertente?» sbotto furiosa e sconcertata.
Lui non riesce più a contenersi e comincia a sghignazzare nel suo solito modo.
Ormai non posso più fare nulla per frenare le lacrime, perciò abbasso ogni difesa scoppiando in una serie di singhiozzi incessanti.

Questi che sto vivendo adesso, sono e saranno senza dubbio i secondi più umilianti della mia vita.
Perché rappresentano non solo il dramma del rifiuto che ho ricevuto, ma anche il crollo di ogni mia certezza.

Vorrei poter scomparire nel nulla, ora, in questo momento, sotto il lenzuolo come in un trucchetto di magia. Ma, come sempre, la realtà con me è troppo crudele per concedermi un tale privilegio.

Trascorsi questi pochi secondi, che su di me hanno però pesato come cinquanta interminabili anni, sento di nuovo la voce tagliente e amara del mio compagno di classe.
«Okay, basta, è durata abbastanza», proclama fra un ghigno e l’altro, riprendendo fiato per l’eccessivo spasso. «Sarei troppo cattivo se continuassi.»

«Che significa!?» urlo disperata e confusa.
E lui di nuovo giù a ridere.

Il mio cervello non ne vuole sapere di tornare a funzionare, ma ecco che d’improvviso un lampo di lucidità si fa largo fra le sue parole e mi colpisce in testa come un fulmine, rendendomi la situazione chiara ed evidente.

«No...» sussurro con voce tremante; non oso credere che sia vero.
«Ti sei inventato tutto?» scandisco con severità.

«Però ammetti che il discorso era credibile!» esclama Castiel, al settimo cielo.

La prima cosa che mi viene istintiva di fare è afferrare il cuscino e affondarlo nelle vie respiratorie del mio avversario.
Questa volta non può passarla liscia. Lo voglio morto. Ora.

Spingo con tutta la forza che ho in corpo l’ammasso di piume contro la sua faccia, senza preoccuparmi se lo stia soffocando veramente. «Sei il re degli infami, Castiel. Ah!» Io, che mi ero illusa di poter ottenere ciò che volevo, ovviamente non avevo tenuto in considerazione la sua potenza. Ed è così che dopo neanche tre secondi di predominio, i ruoli si capovolgono e mi ritrovo ribaltata sul letto, con il mio compagno di classe che mi tiene ferma serrandomi i polsi, da sopra di me.
Ma io sono troppo infuriata per provare imbarazzo a causa della posizione a dir poco compromettente.

«Cosa credi di fare, piccoletta? Non hai ancora imparato?» sogghigna stringendo e portando le mie braccia più in alto.
«Possibile che non cambierai mai?» gli sbraito dimenandomi da ogni parte.

In risposta al mio tentativo di evasione, Castiel mi preme con forza sul letto, facendo aderire ancora di più il suo corpo sul mio.
Giuro che attorno a me sta per scoppiare un incendio, ma che è solo grazie alla collera sempre presente, se non rischio di andare a fuoco.

«Lasciami andare! Sei stato un cretino a scherzare su queste cose!»
«In realtà più che uno scherzo, voleva essere un test» mi confida, ad un tratto tutto serio.
«E che cavolo volevi testare?» gli domando con cautela e diffidenza, senza però smettere di divincolarmi.

Lo sguardo di Castiel si fa progressivamente più cupo e la sua presa meno ferrea, il che mi porta a smettere di muovermi e ad ascoltare che cosa ha da dire.
«Come ben sai», comincia lasciandomi andare le braccia, «io ho commesso un errore a fidarmi di Debrah in passato.» I suoi occhi sono severi e al tempo stesso tristi. «Non so come sia potuto succedere, ma all’inizio non mi ero accorto di quanto fosse subdola e bugiarda. Una che usa le persone solo per proprio tornaconto personale e non tiene loro davvero. Quando finalmente ho capito che genere di ragazza era e la nostra storia è terminata, ho cominciato a diffidare di chiunque. Non potevo farci nulla: è stata una forma di autodifesa.»
Lo osservo commossa, incredula per il modo in cui si sta aprendo con me.

«E poi sei arrivata tu», sorride ad un tratto, fissandomi dritta negli occhi.
Arrossisco violentemente e guardo subito da un’altra parte, mentre il battito cardiaco comincia da solo ad accelerare.

«Ma prima di cominciare una nuova relazione», continua subito dopo, «volevo accertarmi che non ti dimostrassi come lei. Per questo sono stato un po’... scostante, durante questa settimana. Volevo capire per quanto avresti insistito e se avessi messo al primo posto i tuoi desideri o i miei. Sì, lo so che è stato un mezzo un po’ meschino per scoprirlo, e che, nonostante ti avessi promesso di non esserlo più, mi sono comportato da stronzo. Ma, devi capire, l’ho fatto perché non posso ripetere l’esperienza avuta con Debrah. Quella pensava solo a se stessa infischiandosene di ciò che volevo io. Arrivava persino a fingere di piangere, pur di abbindolarmi. Invece le tue sono lacrime vere, non di coccodrillo.»
Sento una mano poggiarsi con sicurezza sulla mia guancia, così giro velocemente la testa prima che diventi incandescente.
Ma Castiel non si ritrae e comincia a passarmi un pollice sull’occhio, per asciugarlo dal pianto.

È incredibile come non si renda minimamente conto dello stato in cui mi trovo.
Potrei sciogliermi come un ghiacciolo sotto al sole di agosto, se solo mi toccasse un’altra volta.

«E a proposito, scusami per averlo fatto», conclude infine, inclinando leggermente la testa e accennando un sorriso.
«No, ti capisco... È bruttissimo quello che Debrah ti ha fatto passare. Ma io non avrei mai motivo di usarti», emetto tutto d’un fiato, senza avere il coraggio di incrociare il suo sguardo.

«Lo so. Per questo ho capito che non era più necessario continuare con lo scherzo», sussurra, scostandomi un ciuffo di capelli dalla faccia e provocandomi - come se non fossero già abbastanza - ulteriori brividi.

Cerco di fare lunghi e lenti respiri per calmarmi, ma continuo a sentirmi i suoi occhi addosso e ciò mi mette profondamente a disagio.

Rifletto su tutto quello che ha detto, sulle ragioni che lo hanno spinto a comportarsi così.
Penso che sia buffo come i ruoli si siano invertiti. Credevo di essere io quella a dubitare del suo amore verso di me, quando invece era lui che voleva accertarsi che il mio fosse autentico.

Mi sento finalmente sollevata. Ogni tassello del puzzle si è incastrato alla perfezione ed ogni cosa ha assunto un significato. Il mio cuore è più leggero, ora.

«Sai, ti devo confessare una cosa», dice avvicinandosi di più a me. «È stato veramente difficile trattenermi, poco fa. Spero non te la sia presa.»
Deglutisco.

Per quanto mi infastidisca ammetterlo, non potrei mai negarlo. Sarebbe una bugia bella e buona. Perciò rispondo: «Caro Castiel, perché godi tanto nel farmi impazzire?»
«Perché ti amo».

Spiazzata, mi volto istintivamente a guardarlo, indecisa se scoppiare di nuovo in lacrime o collassare dall’emozione.
Sta sorridendo, con gli occhi che brillano intensamente, accarezzati appena dal chiarore lunare. Il suo viso ha dei lineamenti più dolci del solito... Dio, non è mai stato così bello!

Ma io, testarda come un mulo, ho ancora la forza di non scompormi.
«Non è un valido motivo per-»

Non mi è possibile completare la frase.
Le parole sono soffocate dalle labbra di Castiel premute sulle mie.

Prima che abbia il tempo di realizzare quello che è appena successo, i miei sensi vengono di nuovo travolti dal suo profumo, che adesso mi sembra più forte, ipnotico e seducente di prima.

Sono completamente paralizzata. Rimango immobile, con gli occhi ancora aperti, mentre Castiel, senza dubbio più esperto ed abile di me, fa il resto.
Mi bacia con una tenerezza che non avrei mai creduto possibile, mentre fa scivolare una mano sotto alla mia schiena e l’altra dietro alla testa.

Con il cuore che trabocca di gioia, trovo finalmente la forza per rispondere, anche se in un modo piuttosto goffo.
Lo sento sorridere senza staccarsi da me, così affondo le mani tremanti nei suoi capelli folti premendo appena per avvicinarlo di più.

Vorrei che questo momento non finisse mai, nel timore che si riveli essere solo un sogno.
E se per disgrazia dovesse esserlo, allora vorrei non risvegliarmi mai più.







Okay dopo averlo riletto a distanza di settimane, posso dire che sono negata con i finali o_o
A parte la schifosaggine della conclusione, spero che quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto, e anche la storia in generale. Avevo in mente di scriverla da diverse centinaia di mesi… quindi sono soddisfatta di avercela fatta! (al contrario delle altre dieci mila fic mai finite *coff coff*)
Soprattutto, spero che tutta la questione di Castiel sia credibile T_T Ci tenevo a inventarmi qualcosa di più complesso del solito “io ti piaccio, tu mi piaci, ok mettiamoci insieme.”
Non so ancora se questa storia mi convinca…all’inizio la adoravo; ora che la rileggo per la millesima volta la trovo abbastanza stinfia… Che palle xD
E niente, non c’è altro da dire… Non so se continuerò a scrivere su Dolce Flirt (a parte Narcisismo al Cioccolato, che DEVO finire), più che altro perché ormai quasi nessuno sembra leggere le mie storie xD Non che scriva in base agli altri ovviamente, però un parere del pubblico è necessario per capire se una storia funziona o meno. Quindi scrivere senza sapere poi le opinioni a riguardo, non mi aiuterebbe a migliorare D:
Vedrò. Se vedo che c’è ancora qualcuno che considera questa storia, magari mi sarà da sprone… altrimenti nada xD

Grazie a tutti!
Alla prossima ;)


   
 
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