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Autore: SamuelCostaRica    30/05/2016    0 recensioni
Scappare da un pianeta per poi tornarci per cercare le proprie origini o costretti da dei sconosciuti per salvare se stessi e i propri segreti? Magia e tecnologia si incontrano, si scontrano e si amalgamano in uno scontro da popoli diversi
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mare su cui si affacciava il villaggio di pescatori voluto dal re, per editto, era dii uno strano colore verde chiaro, sempre con onde alte, che si infrangevano contro la spiaggia posta proprio di fronte al villaggio.

Scimourg controllava di persona la costruzione dle nuovo villaggio, oltre alla costruzione del distaccamento dell’università per gli studi dei kala.

Insieme a Scimourg era venuto al villaggio anche uno strano ragazzo, magro, vestito con tuniche lunghe, capelli corti, viso scavato, carnagione chiara, che teneva sempre gli occhi bassi, timoroso del mondo che lo circondava.

Scimourg lo guardò e gli si avvicinò, rassicurandolo.

“Che problemi hai, Klimourg? Qualcosa ti spaventa?” Scimourg si mostrò affabile con il ragazzo, che teneva in mano un sacco di fogli.

“E non capisco perché continui a portarti dietro tutta quella carta? Il computer te lo hanno dato in dotazione o no?”

“Sì… ma…” Il ragazzo balbettava sempre e la cosa faceva impazzire Scimourg.

“Io non capisco perché il re tutte le volte vuole che ti porti dietro? Sei più pesante di una pietra!”

Sul tentativo di Klimourg di replicare, Scimourg alzò una mano e si allontanò.

Klimourg risa tra sé: il fatto che sembrasse un genio imbranato lo aiutava, sempre, in ogni occasione.

Klimourg guardò verso il mare e vide qualcosa di enorme fare capolino tra le onde.

Quando cercò di vedere meglio, l’animale era sparito.

Klimourg sentì anche qualcosa di strano, nella testa.

Gli era già capitato, quando stava vicino ai draghi, ma non così forte.

“Klimourg… muoviti… dannato ragazzo!” La voce di Scimourg lo riportò alla ewalta e riprese il suo fare da imbranato, correndo dietro a Scimourg in modo alquanto goffo.

La costruzione del villaggio, del porto e del laboratorio proseguiva alacremente, mentre i pescatori avevano incominciato a pescare nel mare.

I kala erano numerosi, di varie specie, alcune mai viste, ma non proprio tutte erano commestibili per gli umani.

La selezione che fecero gli scienziati aiutarono parecchio i pescatori, che ogni volta ributtavano in mare i kala non buoni, che finivano in bocca di pesci più grossi o degli kajakad, volati bianchi, di grosse dimensioni, con la fine delle ali nere come il carbone.

Un giorno, però, successe l’imprevedibile.

Sul peschereccio, un grosso peschereggio d’altura, c’erano Scimourg e Klimourg, per un giro di controllo sulla pesca.

Tirate le reti da pesca sul peschereccio, i pescatori iniziarono a buttare a mare i pesci non buoni, ma all’improvviso quella enorme creatura uscì dal mare, urlando in contemporanea a Klimourg, che più che per lo spavento urlava per l’enorme mal di testa che gli era venuto.

Il motro aveva un’enorme testone, di forma piatta e ovale, con uan bocca enorme e una fila di denti che uscivano dalle labbre della bocca.

Il corpo era grosso, lungo, con quattro pinne e uan coda piatta e di colore bianco.

Lo stesso animale, all’iurlo di Klimourg, si spaventò, tuffandosi all’indietro nel mare e sparendo alla vista di tutti.

Lo spavento sul peschereccio fu enorme, ma visto il mosgtro andarsene, tutto tornò tranquillo e tutti ripreso a lavorare, tranne Scimourg che portò sottocoperta Klimour, molto provato.

Scimourg aiutò il ragazzo a sdraiarsi su una brandina e si preoccupò subito di capire cosa era successo.

“Mi ha letto nel pensiero!” Disse subito Klimourg

“Ti sei talmente spaventato che ti è sparito il balbettio!” Disse Scimourg.

Klimourg sposto di colpo scimourg.

“Non ho mai balbettato, vecchio idiota” Disse Klimourg, in modo deciso.

“Lo sapevo che facevi apposta, furbone!” Disse Scimourg seduto sul pavimento.

Tutta quella ciccia lo faceva sembrare un enorme cuscino.

“Dannazione! Peggio di avere a che fare co un drago!”

Klimourg continuava a fregarsi la testa con la mano destra, mentre con la sinistra si appoggiava alla brandina.

Scimourg si alzò, con uno scatto felino, dal pavimento.

“Anche voi non sembrate quello che siete!” Disse Klimourg.

Scimourg fece un sorriso e si avvicinò al ragazzo, sedendosi sulla brandina.

I due si guardarono e poi si misero a ridere.

“È meglio se continuiamo a fare gli attori, mio caro Klimourg. Anche se sarò costretto a dire tutto  al re.” Disse Scimourg, accostandosi a Klimourg.

Proprio in quel mentre uno dei pescatori entro nella cabina, urlando qualcosa di incomprensibile.

Mentre Scimourg tentava di calmarlo, Klimourg ricominciò ad urlare, toccandosi la testa.

Scimourg urlò al marinaio di dire al comandante di tornare al porto.

Il marinaio uscì, mentre Scimourg soccorreva Klimourg urlante di dolore.

La nave sbando a destra e si sentì il motore che aumentava di giri, mentre le urla di Klimourg calavano mano a mano che la nave si avvicinava a terra.

Il mostro fece sentire il suo verso ancora per poco, poi sparì negli abissi.

A terra Klimourg fu soccorso da degli alchimisti, presenti sul posto all’interno della università.

Scimourg, invece, si diresse verso la sua capanna, mettendosi in contatto con il re: gli disse del mostro, ma non scese in particolari per Klimourg.

Il re gli disse di rientrare con il ragazzo e di portarlo nella cripta.

Scimourg cercò di far ragionare il re, ma non ne volle sapere: Klimourg non era un mago, non era un cavaliere e non era un alchimista e, qualsiasi cosa fosse, bisognava capire il perché di quello che gli succedeva.

Il mostro si rifece vedere i giorni successivi, finché Klimourg non se ne andò dal villaggio.

Dopo al partenza di Klimourg, il mostro, come era apparso, scomparve.

Con grande felicità dei pescatori, degli alchimisti, degli scienziati e lasciando nella disperazione il re, Scimourg, Utlim e Klimourg.

Klimourg fu accompagnato da Scimourg, bendato, nel salone della congregazione.

Il re personalmente gli tolse la benda, cercando di capire cosa succedeva.

“Allora, Klimourg. Discendi da una famiglia di gente normale, i tuoi sono contadini e sono riusciti, con fatica, a farti studiare. E tu ti sei impegnato, anche se i professori non capivano come tu potessi sapere i risultati in anticipo.” Il re si passo la mano destra sulla barba, pensieroso.

“Comunque” Continuò il re “ ora che sei qui dobbiamo capire. E siccome la cosa potrebbe essere più complicata del dovuto, sei arruolato, contro la tua volontà, nella Congregazione del Futuro. Un po’ segreta, necessariamente, ma viva, da secoli, a far sì che coloro che sono dotati di poteri particolari, ossia i maghi, non sottomettano coloro che non li hanno, cioè i non maghi. Ora, Klimourg, essendo tu un non mago, come è possibile che quel grazioso mostro (e il re sottolineò con la voce il grazioso) ti insegua?”

“Non lo so, Signore.” Disse Klimourg, alquanto preoccupato.

“Sire, nessuno non mago e mai diventato mago.” Disse Scimourg.

“Non ne sono sicuro.” Disse il re. ”Non ne sono sicuro. Qualcosa mi dice che la cosa è già successa, ma è stata messa a tacere.”

Il re si diresse verso i macchinari e incominciò a schiacciare tasti, mentre i monitor incominciavano a presentare dati a più non posso.

“Ecco qui.” Disse Utlim, indicando un monitor.

Tutti i presenti vi si diressero, cercando di capire cosa c’era scritto.

Klimourg stava per dire, balbettando, che riusciva, incredibilmente, a leggere quella scrittura, e tutti lo guardarono.

Per Klimourg fu un colpo e svenne.

I tre uomini lo guardarono afflosciarsi sul pavimento, ridendo a crepapelle.

Quando Klimourg rinvenne, su di lui c’erano due volti femminili che lo squadravano.

Una aveva i capelli scompigliati, l’altra emanava uno strano odore.

Klimourg storse il naso e la ragazza se ne accorse.

“Perché quella faccia?” Disse Layla, guardando Nail che se la rideva.

“Per colpa dei draghi esageri sempre con il profumo, mai cara!” Disse beffardamente Nail.

Layla aveva già messo mano alla spada, quando il re intervenne.

“Sarà meglio alzare il ragazzo da terra!” disse il re, mentre Utlim e Scimourg lo alzavano.

Klimourg continuava a fare quella faccia strana, che dava decisamente fastidio a Layla, ma faceva ridere come una matta Nail.

“Signore, basta!” Disse il re. “Abbiamo un problema più grande di quanto pensate. “È possibile che un mostro marino sia l’evoluzione di un drago?”

“E io che ne so?” Disse Layla, scorbuticamente.

“Ma se sul pianeta madre avete trovato quello strano animale.. cosa cavolo era..?’” Disse Scimourg.

“Un varano… un enorme varano…”Disse Nail con sufficienza.

“Già. Che il drago di Turk ha eliminato in un attimo. Bell’affare!” Disse il re.

Tutti si fecero pensierosi: di certo il drago di Turk aveva colto l’attimo fuggente e aveva ucciso il varano prima che uccidesse Hunter, forse.

Layla si rabbui in volto, pensierosa.

“Sì. Forse avete ragione.” Layla guardò dritto negli occhi il re. “Non è detto che un drago sia per forza qualcosa come i nostri. Potrebbero essersi evoluti in qualche altro essere vivente. L’importante è la natura, non la forma dell’essere che ci aiuta.”

“Quindi il mostro potrebbe essere un drago: non vola nell’aria, ma nell’acqua. Potrebbe essere più utile di quanto non pensiamo. Lui potrebbe trovare la nave!” Disse Utlim.

“Quale nave?” Chiesero in coro Nail e Layla.

Il re sorrise e il volto di Nail si riempì di meraviglia.

è davvero lì?” Chiese Layla.

Klimourg si era alzato e si avvicinò ai monitor.

La nave, l’enorme nave spaziale era lì, in fondo al mare, con parecchi animali acquatici che gli giravano intorno, alcuni piccoli e altri enormi.

Tutti rimasero lì a guardare solo gli animali che sembrava che entravano ed uscivano dalla nave.

Rimasero lì fino a sera, poi tutti partirono.

Nail per tornare al palazzo dei maghi nella capitale.

Layla alla sua casa natale (che se ne dicesse, non si era ancora decisa a sposare Turk).

Il re torno a palazzo.

Utlim tornò ai suoi studi.

Scimourg e Klimourg tornarono sulla città al mare.

Ora che sapevano cosa c’era là sotto, era meglio studiare un piano migliore: se la nave fosse uscita allo scoperto senza controllare quei mostri o draghi marini che erano, sarebbe successo qualcosa di incontrollabile.

Aspettare non era la cosa migliore, ma non si poteva fare diversamente.

Intanto i maghi, i cavalieri e gli alchimisti continuavano nel loro intenso lavoro sui documenti riportati dal viaggio sul pianeta natale.

   
 
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