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Autore: hysy218    02/06/2016    3 recensioni
Hoseok e Yoongi sono migliori amici.
Yoongi è innamorato di Hoseok da anni, anni durante i quali Hoseok ha innumerevoli altre relazioni. Il loro rapporto rimane sempre lo stesso fino a quando Hoseok non incontra un bellissimo ragazzo di nome Jimin.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bottom!Yoongi
amo il mio SyubSyub-ie sottomesso bottom
~

Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura, purtroppo il correttore automatico di OpenOffice mi ha abbandonata e trovare tutte le castronerie ora, in mezzo a 10mila parole, è per me impossibile. 

Mi sono trovata molto in difficoltà con i tag dei generi stavolta.
Non me la sono sentita di aggiungere il tag 'erotico' perché, davvero, di erotico c'è poco e niente. 
Tuttavia lo dico qui che qualcosa di erotico, effettivamente, c'è. Ma penso fosse ovvio, no?


Le cose divertenti alla fine, o vi spoilero il mondo.

(Oh, per chi mi ha chiesto di continuare le altre fanfiction in corso: giuro che sto scrivendo).

 

~ ~ ~

Within you
I lose
myself,
and without you
I find myself
wanting to be

lost again.

 

~ ~ ~


 

Non riusciva a vedere nessun altro. C'era sempre e solo lui.

Il suo viso, i suoi occhi, la sua risata. Le fossette che facevano capolino ai lati della bocca non appena mostrava il suo meraviglioso sorriso; l'adorabile modo in cui il naso gli si arricciava quando si concentrava su qualcosa che non capiva. L'espressione seria ed irritata che aveva quando si alzava con il piede sbagliato, quando litigavano, quando non ce la faceva più ad aver a che fare con il suo pessimo carattere; quando era meglio lasciarlo stare perché qualcosa non andava.


Lo conobbe un giorno di cinque anni prima. Nell'esatto momento in cui oltrepassò la porta sorridendo fu come se, invece di un ragazzo, fosse stato il sole ad entrare nella stanza. Yoongi non aveva mai provato una tale sensazione di leggerezza e serenità prima di allora. Ogni qualvolta il minore sorrideva, lui non poteva fare a meno di sorridere a sua volta; quando era felice, anche lui lo diventava solo guardandolo.
Jung Hoseok, il suo migliore amico.

Poteva parlare con lui di qualsiasi cosa, poteva confidargli tutto ciò che non aveva il coraggio di dire a nessun altro; non importava quanto una giornata potesse essere pessima, con Hoseok accanto tutto ricominciava ad andare per il verso giusto.
Lui non lo giudicava per il suo carattere freddo e distaccato, non gli voltava le spalle nemmeno quando litigavano; quando Yoongi sfogava su di lui tutta la frustrazione che un amore non corrisposto comportava.
Nonostante avesse interessi che chiunque avrebbe considerato noiosi, nonostante non gli piacesse uscire e molto spesso non sopportasse neanche la sola idea di doversi muovere, Hoseok gli rimaneva accanto rinunciando a fare cose più interessanti, rinunciando ad uscire pur di rimanere con lui anche quando la sua autonomia era pari a zero e odiava ogni singolo essere vivente sulla faccia della Terra, Hoseok compreso.
A volte pensava che la colpa di tutto fosse del minore, per non aver mai capito quanto i sentimenti nei suoi confronti andassero oltre l'amicizia. In quei momenti provava con ogni mezzo a farsi odiare e ad allontanarlo da sé; ma non importava quante volte ci avesse provato e quanto crudele fosse stato, Hoseok non l'aveva mai lasciato perché sapeva che, in fondo, Yoongi aveva solo lui.

Era per questo che lo amava, con tutti i suoi momenti irritanti e rumorosi; con tutta la sua inopportuna invadenza. Amava tutto di lui.
Come sarebbe potuto essere altrimenti?
Come avrebbe potuto non perdere completamente la testa per Hoseok?
Era ciò che si chiedeva ogni volta che lo guardava mentre gli andava incontro con in volto un sorriso ogni volta più luminoso.

Era ciò che si stava chiedendo di nuovo, proprio in quel preciso istante.
Hoseok camminava verso di lui, indossava una semplice canottiera nera su di un paio di jeans chiari strappati alle ginocchia. Il cappello a visiera indossato al contrario faceva sì che la frangia corvina non gli coprisse la fronte e gli occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole quadrati dai riflessi bluastri.
Sorrise e, come sempre, il mondo di Yoongi si fermò.

“Hyung!” urlò non appena fu a qualche centimetro di distanza da lui.

“Ti sento anche se non mi gridi nelle orecchie” rispose con la sua solita compostezza, portandosi una mano all'orecchio. I suoi nervi saldi facevano invidia a chiunque, solo Hoseok era capace di fargli perdere quel broncio che aveva perennemente – e involontariamente – stampato in volto.

Hoseok rise, felice, e Yoongi seppe che la ragione della sua felicità non era lui.
Non lo era mai. Perché avrebbe dovuto esserlo?
“Sei in ritardo e anche il tuo amico lo è”.

“Non riuscivo a decidere cosa indossare e prima che me ne accorgessi ero in ritardo. Ho messo una cosa a caso e sono uscito per non farti aspettare, perdonami Hyung”.

“Per non far aspettare lui, intendi. Non ti sei mai fatto scrupoli a farmi aspettare negli ultimi cinque anni, non me la bevo” disse cercando di contenere una smorfia sprezzante.

“O per non farvi rimanere da soli, magari. Potresti innamorarti di lui come me ne sono innamorato io”.

Yoongi guardò il suo viso: era contorto in una delle tante bizzarre espressioni che nessuno al mondo sarebbe mai riuscito a ricreare.

Innamorato.
Con quanta facilità diceva di essere innamorato dopo solo un paio di settimane.
Yoongi aveva faticato ad ammettere di esserlo persino a sé stesso e, prima di riuscire a farlo, erano passati numerosi anni di rifiuto e negazione.

“Già” disse “hai ragione, potrei innamorarmi”.
Abbassò il volto e sorrise amaramente. Mentre osservava insistentemente le sue converse rosse fare contrasto con il nero dell'asfalto ricominciò a chiedersi per quale ragione fosse lì, insieme a loro due. Una domanda che aveva iniziato a porsi dall'esatto momento in cui aveva accettato la proposta del minore.

Era successo la settimana prima. Hoseok era corso da lui per raccontargli del suo incontro con questo – a detta sua bellissimo – ragazzo di nome Park Jimin. Nonostante fosse ormai abituato alle infatuazioni del suo migliore amico, sentirlo parlare in quel modo di qualcun altro gli provocava sempre un certo malessere.
Perdita dell'appetito, dolori alla bocca dello stomaco, voglia di sdraiarsi e non alzarsi mai più dal letto; sintomi che chiunque poteva dire di aver provato almeno una volta nella vita. Yoongi li aveva provati talmente tante volte da non accorgersi neanche più quando smetteva di mangiare o per quante volte in un solo giorno si trovava a rigettare il nulla che aveva nello stomaco. Avvertì la voglia di scomparire dal mondo tornare a fargli visita, ma ignorò la sensazione e si mostrò il più entusiasta possibile.
Hoseok era completamente infatuato di questo Jimin e, nonostante non stessero neanche insieme, aveva deciso di presentarglielo perché se non piace a te che mi conosci da cinque anni e sai tutto di me, vuol dire che non potrebbe mai funzionare, aveva detto.

Si stava comportando in modo inconsapevolmente orribile nei suoi confronti, ma nella sua ignoranza credeva di stare agendo in modo carino e Yoongi l'avrebbe considerato un gesto molto dolce se non fosse stato certo che l'incontrare questo sconosciuto gli sarebbe costato almeno una settimana in più di nausea.
Nonostante tutto era lì, a fare da terzo incomodo all'appuntamento pseudo romantico del ragazzo che amava. La sua vita diventava ogni giorno più ironica.

“AAH” urlò Hoseok, aggrappandosi al suo braccio e facendolo sobbalzare.

“Cosa? Cosa?” chiese, colto di sorpresa.

“E' lui. Eccolo là” disse, “Cosa accidenti stai guardando? No, là. Con i capelli castani e i jeans neri”.

“Oh beh, dopo questa descrizione dettagliata mi chiedo come io abbia fatto a non vederlo prima-” disse, ironizzando sul fatto che Hoseok avesse appena descritto la metà dei ragazzi che stavano camminando in direzione del parco in quel momento.

Afferrò il mento di Yoongi e lo girò nella direzione opposta a quella in cui stava guardando. “Come fai a non vederlo?, è quello bassino e assolutamente meraviglioso. A ore due”.

Yoongi si concentrò e finalmente lo vide. Era decisamente il tipo di Hoseok, e il suo completo opposto. Jimin era poco più basso di lui, muscoloso e – doveva dargliene atto – davvero molto bello. Aveva un viso dolce e, per quanto gli fu possibile, riuscì a capire per quale ragione il minore se ne fosse invaghito.

“Spiegami di nuovo perché sono qui?” disse, nel pieno di una disperazione che cercò di non dare a vedere. Il confronto con quel ragazzo gli avrebbe completamente distrutto l'autostima e l'umore. Due settimane in più di nausea.

“Sei qui perché sei il mio migliore amico, mi servono il tuo giudizio e il tuo sostegno moral- o mio dio è quasi arrivato qui. Cammina troppo velocemente, perché cammina così velocemente?” chiese.

Yoongi si girò a guardarlo senza curarsi delle sue deliranti domande retoriche. Non era solo la voce a tremare, le sue mani facevano altrettanto. Il panico e l'emozione sul viso del minore erano visibili nonostante la presenza degli occhiali da sole a coprirgli la metà superiore del volto. Questo Jimin sarebbe stato diverso da tutti i precedenti ragazzi, Yoongi conosceva fin troppo bene Hoseok. Non sarebbe stata una cotta della durata di qualche mese, il minore non avrebbe permesso durasse così poco.

“Hyung” disse il minore, girandosi a guardarlo. “Sento di stare per morire”.

“Credimi” rispose lui, “anche io”.
 


“Ehi, Hoseok ssi”.

Una voce chiamò il più piccolo dei due da fuori il suo campo visivo – che, come sempre, era occupato da Hoseok – e Yoongi si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.

Quel ragazzo era adorabile, poteva affermarlo solo guardandolo.
Aveva un fisico perfetto; i muscoli erano sviluppati e la sua statura minuta non faceva altro che renderlo ancora più tenero e al tempo stesso attraente. La lunga frangia castana gli copriva leggermente gli occhi, le labbra erano rosee, piene e morbide e le guance erano già coperte da un leggero rossore dato dall'imbarazzo e dal caldo soffocante di quella giornata di giugno. Lui ed Hoseok avrebbero formato una coppia perfetta, solare e dolce. Solo amore e nessun litigio. Una cosa che lui non si sarebbe neanche potuto permettere di sognare.

Il suo migliore amico li presentò e Jimin allungò il braccio per salutarlo, sorridente. Yoongi strinse la mano del ragazzo; era tanto piccola e morbida da far venire voglia di stringerla e non lasciarla mai più. Hoseok aveva ragione: si sarebbe completamente infatuato di Jimin se solo non avesse già perso completamente la testa per lui.

Non riusciva neanche solo ad immaginare di essere innamorato di qualcun altro, ormai. Il suo amore per Hoseok era un'abitudine, una necessessità. Era come respirare, solo più doloroso.

“Yoongi ssi, giusto?” chiese, sorridendo timidamente. “Piacere di conoscerti, io sono Jimin. Hoseok parla molto spesso di te”.

“Già, probabilmente sono solo insulti” rispose, sorridendo a sua volta. “Il piacere è mio, Jimin”.

Jimin rise. “Non è così, te l'assicuro” fece in tempo a dire prima che Hoseok lo interrompesse toccandogli delicatamente il braccio per farlo girare verso di lui.
Li osservò salutarsi, in modo stranamente intimo nonostante si conoscessero da poco tempo. La mano di Hoseok rimase sull'avambraccio di Jimin per svariati minuti, sembrava non avesse intenzione di lasciarlo andare molto presto.
Non appena avvertì la familiare sensazione di malessere manifestarsi, Yoongi si voltò dal lato opposto ai due ragazzi per osservare i passanti e fare finta di essere interessato anche al resto del mondo invece che solo alla persona che, dietro di lui, era impegnata in effusioni con qualcun altro. Dopo qualche infinito secondo Yoongi venne colpito sulla spalla, un modo per suggerirgli che era ora di voltarsi. Fece una smorfia e si girò.

I due avevano preso le distanze e Hoseok lo guardava di nuovo con lo stesso sorriso più splendente del sole.
“Ti avevo parlato del locale a cui Jimin mi aveva proposto di andare, vero Hyung?”

“E' davvero molto carino e confortevole” aggiunse Jimin, nel tentativo di convincerlo. Non che fosse necessario, gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Desiderava solo che quella giornata finisse il prima possibile.

“Sono disposto ad andare in qualsiasi posto degno di questi appellativi” rispose ai due, accennando un sorriso.

I due si voltarono e iniziarono a camminargli davanti insieme come se fossero già una coppia. Nonostante alla sola vista si sentisse morire, non potè fare a meno di pensare a quanto stessero bene insieme. Sospirò e lì seguì.
 


La caffetteria di cui aveva parlato Jimin era adorabile quasi quanto lui. I muri erano completamente di legno, così come il bancone su cui erano esposte numerose cornici contenenti fotografie raffiguranti quelli che credeva fossero la famiglia e gli amici dei proprietari. Era molto piccolo e, per questo, numerosi piccoli tavolini tondi erano stati posizionati anche in veranda. Si sedettero ad uno di essi e scelsero cosa ordinare non appena la cameriera andò a prendere la loro ordinazione. Hoseok iniziò a parlare subito dopo che la ragazza si fu allontanata dal loro tavolo.

“Non si direbbe che Yoongi Hyung sia più grande di noi, vero Jimin?” chiese al ragazzo, che guardò Yoongi sorridendo, in imbarazzo, e non rispose per evitare di sembrare scortese.

“Il mio cervello è sicuramente più grande del tuo e tanto basta” rispose, “anche se probabilmente è più grande anche qualcos'altr-” uno schiaffo sull'avambraccio lo interruppe prima che potesse terminare la frase.

Yoongi guardò prima la mano grande e ossuta del minore appoggiata sul suo braccio e poi si concentrò sul viso di Hoseok che, con smorfie incomprensibili, cercava di suggerirgli di fare conversazione con Jimin. Dopotutto era lì con lo scopo di conoscerlo, lo sapeva bene.

“Jimin” esordì, “che fai di bello nella vita? Studi? Lavori?”

“Entrambi. Studio danza e coreografia; lavoro nel weekend”.

“Ti dai da fare per essere così giovane. E dai anche l'idea di essere una persona molto socievole e solare”.

“Mai come Hoseok Hyung” disse lui, sorridendo. Le guance si colorarono di un rosso sbiadito nell'arco di qualche secondo, Hoseok sorrise felice e una smorfia si dipinse sul viso di Yoongi. No, quella situazione non era per nulla adatta a lui.

Continuarono a parlare per un'ora o due. Jimin era la perfezione fatta persona agli occhi di Hoseok e ogni cosa che diceva rendeva il minore felice come mai prima di allora. Più non vedeva l'ora che quell'incontro finisse, più il tempo sembrava non scorrere. Più Jimin parlava e più Hoseok lo guardava con sguardo pieno di amore e ammirazione, più Yoongi sentiva il peso alla bocca dello stomaco aumentare.
Quando Jimin si scusò dicendo che doveva assolutamente andare via perché, essendo il weekend, doveva lavorare, Yoongi sospirò sollevato. Parlare con Jimin era piacevole, ma vedere i due ragazzi insieme era fin troppo estenuante e demoralizzante.

“Hyung, che ne pensi?” chiese Hoseok non appena l'altro ragazzo li ebbe lasciati.

Avrebbe potuto mentire, ma non lo fece. “Penso sia un bravo ragazzo”, disse invece.

Il minore annuì sorridendo, “ed è anche molto bello, vero? E' perfetto sotto ogni aspetto, vero?” insistette.

“Lo è, Hoseok-ie. Penso sareste davvero perfetti insieme” rispose, sorridendo nuovamente. Poi sospirò. “Ora scusami, ma devo andare via”.

“Andare? Dove devi andare? Avevi degli impegni e non me ne hai parlato? Mi dispiace di averti fatto perdere tempo, Hyung”.

“No, non-” disse, e si fermò. Avrebbe voluto assicurargli che lui non sarebbe mai stata una perdita di tempo, qualsiasi cosa gli avesse chiesto, fosse anche stata la più stupida e inutile. Cambiò la sua risposta dopo averci pensato su per qualche secondo. Era diventato un professionista nel tenere per sé ciò che avrebbe voluto dirgli.
“Non devo andare da nessuna parte, devo andare via e basta. Ci sentiamo, Hoseok”.

Così dicendo scostò la sedia dal tavolino e si alzò, senza dare al minore il tempo di rispondere o anche solo salutare. Camminò verso la cassa e pagò sia la sua parte di conto che quella di Hoseok, poi si girò ed uscì dal piccolo locale senza voltarsi.
 


Entrò nel suo appartamento, lasciò le sue cose sul pavimento e si fece strada fino alla camera da letto senza neanche accendere prima la luce. Si sdraiò sul letto e osservò il soffitto bianco della stanza, parzialmente illuminato dalla luce che filtrava dalle tapparelle semi chiuse.

In quei cinque anni aveva pensato più volte di dire ad Hoseok ciò che provava, ma non l'aveva mai fatto. Aveva paura. Paura di perderlo, paura che tutto potesse cambiare. Paura di rimanere solo, di non essere niente senza Hoseok, di perdere quella poca vitalità e gioia che solo il minore riusciva a trasmettergli.

Il suo era solo egoismo. Voleva averlo vicino perché amava ogni cosa di lui e, tra queste, anche il modo in cui lo cambiava in meglio; ma Hoseok aveva bisogno di qualcuno che facesse lo stesso con lui. Yoongi non avrebbe potuto dare nulla ad Hoseok e non avrebbe mai permesso che tutto fosse a senso unico, neanche se il minore avesse acconsentito.
Ovviamente, oltre a tutto ciò, il 'problema' maggiore consisteva nell'inesistenza di qualsiasi tipo di attrazione e sentimento romantico da parte di Hoseok nei suoi confronti. Solo una teoria, inizialmente; poi confermata dalla lunga lista di relazioni che il minore aveva avuto durante quegli anni, donne o uomini che fossero.

Sospirò e si alzò lentamente dal letto per camminare in direzione del bagno. Ci rimase per ore, solo seduto per terra accanto all'unica finestra da cui gli era possibile vedere una piccola porzione del parco situato dall'altro lato della strada, poco più lontano del suo palazzo.
Tutto ciò che fuori era luminoso, bello e allegro trovava la sua fine in quell'appartamento; reso ancora più buio e triste di quanto non fosse di per sé da uno Yoongi perennemente stanco e afflitto.
Avrebbe dovuto cominciare ad abituarsi all'idea di un Hoseok meno presente, innamorato di nuovo di qualcuno che non era lui; impegnato con qualcuno che non era lui. Avrebbe sicuramente dovuto dire addio ai loro lunghi discorsi su tutto e su nulla, quelli che duravano tutta la notte tra lattine di birra e pessimi film che non finivano mai di vedere, quelli che terminavano sempre con litigi, risate o, a volte, entrambi.

Sospirò e si alzò, abbandonando le piccole mattonelle di ceramica nera per dirigersi verso la camera da letto. Si lasciò cadere di schiena sul lenzuolo beige, passò il tempo fissando il soffitto senza neanche rendersene conto. Era tanto perso nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno di quanto tempo fosse passato, poi si addormentò.
 


Non appena aprì gli occhi sentì riaffiorare il mal di testa tipico di quando si svegliava dopo moltissime ore. Le palpebre erano pesanti e aveva perso la concezione del tempo. Non ebbe neanche la forza di alzarsi, si limitò a rotolare su sé stesso per raggiungere con la mano il telefono che aveva affianco, poco più lontano da dove era lui.

Delle quattro chiamate perse, tre erano del suo capo. Gli aveva lasciato anche un sms in cui gli chiedeva per quale motivo non era andato a lavoro, se stava bene e di richiamarlo non appena avesse letto il messaggio. Doveva davvero aver dormito per un giorno intero. Non era il tipo di persona che abbandonava le sue responsabilità senza una ragione valida, tendeva ad andare a lavoro nonostante tutto, di solito; ma non questa volta. Scrisse immediatamente al suo capo per chiedergli qualche giorno di malattia; disse di avere avuto la febbre tanto alta da non essere riuscito neanche ad avvertire prima di addormentarsi per ore. Bugia. Ma avrebbe di gran lunga preferito avere una semplice influenza in quel momento.

Una chiamata era di sua madre. Lei sapeva che c'era sempre un motivo dietro alla sua mancata risposta e che l'avrebbe richiamata quando se la sarebbe sentita, ignorò la notifica e annotò mentalmente di richiamarla non appena gli fosse stato possibile.
Tolte le precedenti notifiche, ne rimase una sola sullo schermo del telefono. Una conversazione su Kakao Talk.
Hosigie. Fissò quel nome per qualche secondo prima di sospirare e cliccare su di esso.

10:30am
Hyung..!
spero tu stia bene. Ciò che dovevi fare ieri mattina era qualcosa di tanto importante da tenerti impegnato per tutto il weekend? E' strano non sentirti per quasi due giorni ㅠㅠㅠㅠ Scusami ancora per averti fatto perdere tempo ieri ㅠㅠㅠㅠㅠㅠ
Rispondimi quando hai un momento.

10:31am
Non dimenticare di mangiare

10:31am
Se non mangerai me ne accorgerò, lo sai

10:32am
E non dormire troppo!

10:33am
Ma non stare neanche alzato fino alle 5 del mattino per scrivere

11:01am
Io e Jimin ci siamo messi insieme.

Yoongi rise amaramente alla serie di inutili messaggi ricevuti.
Perché accidenti aveva aspettato trenta minuti per dirgli che Jimin era diventato il suo ragazzo? Non che fosse un fulmine a ciel sereno, comunque. Spense il telefono e lo lanciò sulla sedia, proprio sopra una pila di vestiti lasciati in disordine. Si sdraiò nuovamente e chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto avrebbe voluto dormire per sempre.
 


I giorni seguenti trascorsero normalmente, tra il lavoro e la sua doppia vita da lyricist e produttore di un mixtape che nessuno avrebbe mai ascoltato. Dal giorno in cui Hoseok gli aveva detto di essersi messo con Jimin erano passati dieci giorni. Concesse a sé stesso solo i primi tre per auto commiserarsi. Li trascorse dormendo e mangiando a stento, solo per finire con il rigettare quel poco che riusciva a mandare giù. Ma c'era un limite anche all'autodistruzione e una volta passati quei tre giorni, decise, tutto sarebbe dovuto tornare alla normalità.

Il quarto giorno scrisse ad Hoseok. Inventò che era stato male e che, per questo, non aveva potuto rispondere. Le stesse scuse che bastarono al suo capo non furono sufficienti con il suo migliore amico, che iniziò ad inveirgli contro su quanto l'avesse fatto preoccupare e su come avesse pensato di chiamare la polizia per irrompere nell'appartamento ed accertarsi che fosse ancora vivo.
Sarebbe stato uno spettacolo esilarante, pensò Yoongi.
Hoseok non rimaneva mai arrabbiato per molto tempo. Sospettava gli fosse mancato in quei pochi giorni perché bastarono solo un paio d'ore per far sì che smettesse di fare il sostenuto e tornasse ad essere il solito raggio di sole vivente.

Gli altri sei giorni furono normali; noiosi, solitari.
Durante uno di questi Hoseok lo chiamò per chiedergli di uscire con lui e Jimin e, al suo rifiuto, il minore aveva iniziato a piagnucolare. Yoongi non poteva sopportare di sentirlo così; i suoi lamenti erano rumorosi, insistenti e irritanti.
Uscire con loro era stato uno degli errori più grandi della sua vita. Nonostante il minore avesse avuto numerose relazioni, Yoongi non lo aveva mai visto così dolce con qualcuno prima di allora. Non aveva mai riservato a nessun altro le stesse attenzioni e la stessa tenerezza con le quali trattava Jimin.

I mesi successivi furono peggiori di quei dieci giorni.
Furono più le volte in cui dimenticò di mangiare di quelle in cui se ne ricordò. Uscì di casa solo per fare avanti e indietro dal suo appartamento al negozio in cui lavorava. Guardò da solo i film che avrebbe dovuto vedere con Hoseok. Finì per dimenticare quando era stata l'ultima volta in cui aveva riso davvero e non solo per cortesia o educazione.

Yoongi tendeva a distanziarsi da Hoseok automaticamente ogni qualvolta il minore si trovava un nuovo ragazzo. Non lo faceva neanche volontariamente, trovava solo normale che fosse così. Semplicemente non riusciva ad essere sé stesso con un Hoseok impegnato sentimentalmente con qualcun altro, i suoi doppi sentimenti lo facevano sentire disonesto, ipocrita e falso.

L'inconsapevole e ingenuo Hoseok, al contrario, era sempre lo stesso. Lo chiamava tutti i giorni; gli scriveva brevi e inutili messaggi dalla mattina alla sera. Uscivano raramente; parlavano ancor più raramente.
Il minore lo andava a trovare spesso, finendo sempre per raccontargli di quanto Jimin fosse perfetto, di quanto stessero bene insieme, di quanto fosse bravo a letto. Una cosa, quest'ultima, che Yoongi davvero non avrebbe voluto sapere. Una cosa che finì per farlo urlare e litigare con Hoseok senza che quest'ultimo ne comprendesse neanche il motivo.
Il suo livello di sopportazione era generalmente molto basso e nonostante con Hoseok cercasse di farlo arrivare ad un livello che superasse di molto il suo standard, il racconto di come Jimin 'si muoveva su di lui gemendo il suo nome' era riuscito a superare anche quello. Era riuscito a superare qualsiasi cosa. Avrebbe avuto gli incubi per giorni.



Passarono tre mesi senza che Yoongi se ne accorgesse. Ancora si chiedeva come fosse riuscito a resistere così a lungo. Pensava che con il tempo la sensazione di malessere e disagio sarebbe passata, che si sarebbe abituato alla situazione; ma così non fu. Nelle ultime settimane Yoongi iniziò a non rispondere neanche più alle chiamate di Hoseok.

Quel giorno tornò a casa dopo il suo turno al negozio giusto in tempo per mangiare qualcosa nel silenzio del piccolo soggiorno del suo appartamento, intento a pensare a cose futili e di poca importanza, alle cose che erano accadute nel mondo, quelle della quale qualche mese fa avrebbe discusso con Hoseok e sulla quale ora, invece, rifletteva da solo.
Dopo pranzo dormì, guardò un film che interruppe prima della fine – troppo annoiato per riuscire a continuarlo – e cercò di comporre la sua musica. Intorno alle sette di sera, qualcuno bussò alla porta.
Sospirò ed andò ad aprire senza neanche chiedere chi fosse. Tutto si sarebbe aspettato tranne di trovarsi davanti Hoseok con capelli spettinati, il respiro irregolare e uno sguardo colmo di rabbia e frustrazione. Poche volte l'aveva visto in quelle condizioni.

“Mi fai entrare?” chiese Hoseok con tono arrogante.

“N- no?” rispose Yoongi, nella più totale confusione. “Cosa diamine ci fai qui, tanto per cominciare, e poi-”
Hoseok entrò prima ancora che finisse di parlare, scansandolo dopo essergli andato addosso ed averlo fatto barcollare. La mattina seguente ci avrebbe sicuramente trovato un livido su quella spalla.

“Non ci provare nemmeno a fare il prepotente con me” disse dopo aver sbattuto la porta, irritato per via dell'improvvisa intrusione.

“Ti ho fatto qualcosa?” si sentì chiedere.

“Scusa?”

“Rispondimi, ti ho forse fatto qualcosa?” chiese di nuovo il minore. “Ti ho chiamato sei volte, Yoongi, SEI. Avevo bisogno di chiederti una cosa per me importante, ma tu non ci sei più. Dove sei, Yoongi?”

“Hyung” lo corresse.
“Stavo scrivendo, ero impegnato e non l'ho sentito. Non sono la tua balia, non vivo per risponderti ogni volta che hai qualcosa da dirmi.”

“Non parlo delle ultime tre ore o degli ultimi tre giorni, ma degli ultimi tre mesi!” disse, cominciando ad alzare la voce.
“Cosa accidenti ti ho fatto? Perché diamine mi tratti come se fossi solo un dannato estraneo? Non vuoi che venga a casa tua e non vuoi uscire, non mi parli di te e non vuoi ascoltare me. Non mi dai la possibilità di starti vicino, di sapere cosa è accaduto e cosa accade nella tua vita. E non ti importa di sapere cosa accade nella mia! Ora non rispondi più neanche alle mie chiamate. Mi stai evitando? Perché, Yoongi? Se ho fatto qualcosa di sbagliato puoi dirmelo, DEVI dirmelo-”

“HYUNG” corresse di nuovo, questa volta alzando la voce.
“Non mi hai fatto niente, ma se continui così finirò per fare io qualcosa a te” rispose, in tono irritato e intimidatorio.

“FALLA! Fai qualcosa, qualsiasi cosa! Vuoi picchiarmi? Picchiami! Sarebbe sempre meglio dell'indifferenza.”

Lo guardò sprezzante. “Vattene” disse, prima si voltarsi e dirigersi verso la camera da letto. Ad Hoseok non sarebbero piaciute le cose che avrebbe voluto fare se solo avesse potuto.

“E' la prima volta che ti vedo e ti parlo dopo due settimane quindi direi che no, non mi hai convinto ad andarmene.”
Yoongi entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé.
“Dovrai prendermi in braccio e portarmi fuori personalmente per far sì che io me ne vada!” urlò il minore.

Purtroppo, come aveva immaginato avrebbe fatto, Hoseok lo seguì fino alla sua camera.
“Apri questa maledetta porta, non sei in fase di ribellione adolescenziale! Guardami in faccia e parliamone!”

Yoongi non aveva chiuso a chiave, sapeva che Hoseok non avrebbe mai aperto una porta chiusa. Era sempre stata una delle innumerevoli cose che amava di lui: il modo in cui sapeva rispettare i suoi spazi.
Non rispose e si raggomitolò sul letto, in attesa di udire il rumore della porta principale che si chiudeva dietro Hoseok. Passarono innumerevoli minuti, ma quel suono non arrivò mai. Un paio di lacrime solcarono le guance di Yoongi. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbero arrivati a questo punto. Erano anni che cercava di allontanarsi da Hoseok, di litigarci per far sì che lo abbandonasse, e ora che finalmente ci era riuscito si rendeva conto che non era quello che voleva. Probabilmente non lo era mai stato. Non avrebbe mai voluto lo lasciasse. Non voleva rimanere solo, non voleva non vedere mai più il suo viso e il suo sorriso. Non voleva non poter più sentire il suono della sua risata.

“Yoongi.”
Hoseok continuava a ripetere il suo nome da dietro la porta, una, due, tre volte; fino a quando la sua voce non fu improvvisamente più alta e vicina. Quando si voltò trovò Hoseok in piedi accanto al letto. Non appena lo vide in volto sgranò gli occhi, allarmato.

“Cosa diamine- come ti sei permesso di entrare!”

“Stai piangendo?” chiese l'altro altrettanto sconvolto, senza ascoltare minimamente ciò che aveva appena detto, “cos'è successo? Perché piangi? Non ti ho mai visto piangere-”

Mise un ginocchio sul letto e si sporse verso Yoongi, allungò il braccio in direzione del suo viso ma lui lo scansò.

“Vattene immediatamente” disse, nel tentativo di alzarsi e fuggire da quella situazione. Hoseok gli afferrò il polso e lo trattenne sul letto, accanto a lui.

“E' successo qualcosa che non vuoi dirmi?”

“Non sono tenuto a dirti tutto ciò che mi riguarda”

“Non lo sei, ma- pensavo fosse così. Abbiamo fatto migliaia di discorsi seri negli anni, puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai. Parlamene.”

“Lasciami in pace. Hai un ragazzo, tornatene da lui-”

“Cosa c'entra ora Jimin? Perché lo tiri fuori?”

“E' comunque sempre lui l'argomento di conversazione, l'ho nominato prima che potessi farlo tu, dovresti esserne felice.”

“La colpa è sua? Forse non ti piace o forse” fece una breve pausa prima di continuare, “f- forse ti piace? E'- è per questo?”

“Ma figurati” rispose, “sarebbe stato più semplice se fosse stato lui a piacermi-”
Le parole uscirono prima ancora che potesse accorgersene. Si voltò in direzione di Hoseok, la sua espressione shockata diceva più di mille parole. Era tutto finito.

“C- cosa?” chiese, nonostante avesse capito benissimo. “Ti piace qualcun altro? Lo conosc-”

“Oh andiamo, non far finta di essere stupido. Sappiamo entrambi che non lo sei” rispose arrogante. “Non conosco nessun altro oltre te, lo sai benissimo.”

“Mi stai dicendo che-” 
Hoseok lasciò la presa che aveva sul suo avambraccio e Yoongi abbassò lo sguardo per osservare la mano del minore allontanarsi lentamente da lui.

“Ah dannazione” imprecò tra sé e sé, “non avrei dovuto dirlo.”

“Da quanto?” chiese Hoseok interrompendolo, “e perché non ne so nulla?”

“Poco, solo gli ultimi cinque anni. Grazie per averlo notato a proposito.”

“Cinq-.. ma non me ne hai mai parlato, i- io non so-” balbettò, chiaramente a disagio e in stato confusionario.

“Che differenza avrebbe fatto?” rispose lui, “dimenticalo e vai via, torna dal tuo perfetto fidanzato.”

Yoongi si lasciò cadere di schiena sul letto e chiuse gli occhi in attesa che l'amico se ne andasse e lo lasciasse solo a crogiolarsi nella sua rinnovata depressione. Questa volta se ne sarebbe concessi almeno sei, di giorni in cui auto commiserarsi.
Si coprì gli occhi con un braccio per non cedere alla tentazione di guardarlo. Sapeva che dopo quel giorno non l'avrebbe più visto o che, se l'avesse fatto, nulla sarebbe comunque stato più lo stesso; ma decise di smettere di guardarlo fin da allora, decise che l'ultima espressione che avrebbe visto sarebbe stata quella colma solo di disagio e di repulsione nei confronti della sua improvvisa confessione. Se l'avesse visto sorridere solo un'ultima volta superare la sua assenza sarebbe stato molto più difficile.

“Yoongi” chiamò il minore, con voce flebile.

“Va' via Hoseok” ripetè.

Era trascorso solo qualche secondo quando avvertì la pressione della labbra di Hoseok sulle sue. Durò poco e fu tanto leggero da non poter essere neanche considerato un bacio.

“Devo proprio farti pena” disse, non appena il minore lasciò le sue labbra.
Numerose lacrime che minacciavano di cadere si erano posate agli angoli delle palpebre e tra le ciglia scure. Yoongi aveva ancora il braccio a coprirgli gli occhi, mai nella vita avrebbe voluto scomparire tanto come in quel momento.

“Non è così- io non- voglio solo..”
Hoseok cercò di articolare frasi coerenti senza riscuotere alcun successo. Cercava di giustificarsi, ma Yoongi sapeva che la sua era solo compassione. Hoseok era un ragazzo dolce, il più gentile che avesse mai conosciuto, e non sarebbe mai riuscito ad andarsene dopo averlo visto in quelle condizioni. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

Avvertì nuovamente le labbra dell'altro sulle sue e le lacrime cominciarono a scendere. Hoseok le asciugò con il pollice prima di spostare improvvisamente il braccio di Yoongi da da sopra ai suoi occhi chiusi al lenzuolo beige che copriva il morbido materasso del letto matrimoniale. Il minore lo guardò attentamente e sorrise; di nuovo, e come sempre, il mondo di Yoongi si fermò.

Fu quando lo baciò per la terza volta, in modo più intenso, che Yoongi sentì tutta la sua resistenza abbandonarlo. Si era trattenuto abbastanza. Gli cinse il collo con le braccia e rispose disperatamente al bacio. Sapeva che non era giusto, sapeva che c'era Jimin e che il minore non ricambiava i suoi sentimenti, ma sognava di baciare Hoseok da cinque anni ed era egoisticamente felice di realizzare almeno uno dei suoi desideri prima che tutto cambiasse, probabilmente, per sempre.
La veemenza del bacio portò Hoseok a diventare sempre più audace dopo solo qualche minuto. La mano del minore si fece strada sotto la sua maglia, lungo tutta la sua schiena, e il bacio si spostò dalle labbra di Yoongi al suo collo.

“Ho- hoseok” disse tra un sospiro e l'altro, “d- doccia.”

Il minore lasciò il suo collo per guardarlo. “Okay, Hyung. Andiam-”

“No” lo interruppe, “no, da solo. Devo-”

“No” disse Hoseok, alzandosi e portando Yoongi su con sé, “insieme”. Lo fece voltare in modo tale da fargli dare le spalle al bagno ed essere, così, quello che li avrebbe guidati fino ad esso. Lo tenne stretto a sé per la breve distanza che separava le due stanze, guardandolo come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

“Da solo” disse di nuovo, nonostante si fosse fatto portare fino al bagno da Hoseok, “fare la doccia insieme è troppo” fece una pausa e abbassò il volto “troppo intimo-”

“Ma noi lo siamo” rispose il minore alzandogli il volto per guardarlo negli occhi, “intimi.”

“No” rispose lui, “no, non lo siamo. Non in questo senso- non è una doccia tra amici, ma quella- lavarsi a vicenda e-”

“Hyung” lo interruppe lui per intimargli di fare silenzio, e fu ciò che Yoongi fece.
Arrivati al bagno, sentì le mani di Hoseok spogliarlo lentamente dei vestiti che indossava. Non smisero di guardarsi per un solo secondo, mentre il minore lasciava cadere ogni cosa sulle mattonelle nere ai loro piedi.
Non appena furono entrambi privi di qualsiasi indumento entrarono insieme nella doccia. Il getto dell'acqua calda non riuscì a bagnare entrambi fino a quando Hoseok non strinse Yoongi a sé. I baci continuarono, sporadici, mentre Yoongi cercava di lavarsi da solo, scansando le mani di Hoseok che cercavano farlo al posto suo.

“Hoseok, dannazione” sbottò, “avremmo dovuto lavarci separatamente.”

“Così è più veloce” rispose lui, chinandosi per baciargli la clavicola mentre Yoongi, girato, gli dava le spalle. L'inaspettato atto di dolcezza lo fece sobbalzare.

“Perché stai facendo questo.. Hoseok” chiese, senza che fosse realmente una domanda. “Posso capire la situazione, ma non devi essere dolce. Non è-” fece una pausa prima di cambiare la sua risposta, “non sono il tuo ragazzo.”

“Non potrei mai” rispose, “non essere dolce, con te.”

“Non è necessario, e i sensi di colpa si moltiplicano al solo pensiero che-”

“Allora non pensare” lo interruppe il minore, prima di prenderlo per le spalle e costringerlo a voltarsi per baciarlo nuovamente, in modo più intenso e passionale. Leccò il labbro inferiore del maggiore per far sì che aprisse la bocca e le loro lingue potessero finalmente incontrarsi e intrecciarsi tra di loro. Mentre con una mano lo sosteneva, con l'altra chiuse l'acqua e aprì la porta scorrevole della doccia.

“mpfh- yah!” si lamentò il maggiore mentre cercava di liberarsi dalla presa di Hoseok.

“Cosa? Sei pulito-”

“Non ancor-”

“Ti pulisco io” rispose lui, riprendendo a baciarlo. “Dimmi solo” un altro bacio, “dove”, bacio, “andare.”

Hoseok lo fece uscire dalla doccia e lo trascinò per tutta la distanza che collegava la cabina al letto matrimoniale, lasciando una scia bagnata sulle mattonelle nere del bagno e sulla moquette chiara della camera da letto.
Quando furono quasi arrivati a destinazione lo prese in braccio – in modo che le sue gambe gli cingessero i fianchi – e salì sul letto solo per adagiarlo delicatamente al centro di esso dopo qualche secondo.

“Posso ancora camminare sai-” disse Yoongi non appena Hoseok l'ebbe fatto sdraiare.

“Non ti farò fare niente oggi” rispose il minore, “nemmeno camminare.” Si chinò su di lui, “abituati all'idea” gli sussurrò all'orecchio.

Hoseok non era mai stato così dolce – e così autoritario – prima di allora. Yoongi non conosceva questo lato di lui nonostante in quei cinque anni fosse stato sotto ai suoi occhi; così vicino, eppure così lontano e impossibile da raggiungere.

Anche ora che il ragazzo che amava era lì, davanti a lui – o meglio, sopra di lui – Yoongi non riusciva comunque a credere che stesse mostrando quel suo lato, quello che riservava ai suoi amanti e fidanzati, quello a cui pensava non avrebbe mai avuto modo di assistere, anche a lui, che non era nulla di tutto ciò. Troppo perso nei suoi pensieri allungò il braccio per sfiorargli delicatamente il volto con i polpastrelli, come se potesse scomparire da un momento all'altro. Hoseok sgranò gli occhi, sorpreso dal tocco gentile dell'altro, poi sorrise.

“Hyung” lo chiamò, mentre, chino su di lui, lasciava una scia di baci lungo la mascella, il collo e le spalle; “mi prenderò cura di te.”

“Non essere presuntuos-”

“Da quanto non vai a letto con qualcuno?” sospirò Hoseok proprio accanto al suo orecchio, interrompendo Yoongi prima che potesse ammonirlo di nuovo.

“Scusa?” chiese lui, incredulo. “Io davvero- cosa-”

“Sei stato con qualcuno in questi anni?” chiese, “mentre eri innamorato di me?”

Abbandonò il collo e le spalle di Yoongi per dedicarsi al suo ventre, ma alla mancata risposta del maggiore si fermò ed alzò il viso per guardarlo da sotto la frangia scura e bagnata che gli aderiva alla fronte.

“Pensavi a me mentre facevi sesso con loro?” continuò, “chiamavi il mio nome mentre venivi?”

Yoongi rimase esterrefatto da come potesse dire cose tanto sfacciate con quello stesso tono dolce e premuroso con cui gli aveva parlato fino ad allora. Sembrava un'altra persona, una persona completamente diversa da quella che conosceva.
Di quanti suoi lati era all'oscuro, esattamente?

“No” rispose semplicemente lui, fingendo calma e indifferenza.
“Non pensavo a te e non chiamavo il tuo nome. Semplicemente perché non sarei mai potuto andare a letto con nessun altro, razza di deficiente” disse contrariato, colpendolo sulla testa quanto più forte gli fu possibile.

Il minore si portò automaticamente una mano alla testa. “Nessuno? Davvero?” chiese, con la mano ferma proprio sul punto in cui Yoongi l'aveva colpito.

“Nessuno” confermò.

“Per cinque anni?” chiese, e il tono con cui pose la domanda fece innervosire Yoongi. “Ora capisco perché eri sempre così insofferente verso chiunque Hyung, mi dispiace.”

“Heol” disse lui, “sei così incredibilmente-”

“-felice” terminò il minore al posto suo. “Sono felice, Hyung.”

Si chinò su di lui per baciarlo di nuovo, in modo intenso ma dolce. Sembrava volesse trasmettergli tutto il suo affetto. Yoongi sorrise, deciso a godersi ogni singolo attimo pieno di quelle attenzioni destinate a scomparire con l'arrivo del mattino.

“Mi prenderò cura di te Hyung” ripetè, e Yoongi rise.

“Questo l'hai già detto. Hai finito le frasi ad effetto?”

“Volevo ripeterlo ora che so che sono cinque anni che non-” si fermò prima di finire la frase, “mi prenderò cura di te, davvero” ripetè di nuovo, accarezzandogli i capelli.
“Andremo con calma” lo rassicurò, “ci metteremo tutto il tempo necessario. Tutto il tempo che vorrai.”

Yoongi sorrise e gli mise le braccia intorno al collo per tirarlo giù con sé e prendere l'iniziativa per la prima volta da quando quella follìa era iniziata.
Con il suo sole lì con lui, quella notte sarebbe stata la più luminosa della sua vita.
 


Aprì gli occhi dopo numerosi secondi di un fastidioso suono che echeggiava nella stanza.
Era sdraiato a pancia all'ingiù da solo, al lato destro del letto, e non appena si voltò vide che Hoseok era sdraiato in modo simile dalla parte opposta alla sua. Non si sarebbe aspettato di svegliarsi appoggiato, o anche solo accanto, a lui visto che non avevano il tipo di relazione che contemplava le coccole dopo il sesso occasionale della notte precedente, ma questa consapevolezza non gli impedì di sentirsi vagamente deluso.

Non appena cercò di muoversi, i dolori si impossarono di tutto il suo corpo. Era piuttosto sicuro di non potersi permettere il lusso di escludere nessun muscolo dalla lunga lista di quelli doloranti.
Era questo, alla fine, ciò che comportavano cinque infiniti anni di castità, fedeltà e amore incondizionato: sofferenza prima, sofferenza durante, sofferenza dopo.
Sopratutto dopo. Merda.

“Oh per l'amor del cielo!” urlò dopo l'ennesimo squillo, “Hoseok! Maledizione! Distruggi questo dannato telefono!”

“Hyung” rispose il minore con voce assonnata, “cosa accidenti urli, sono qui accanto a te-”

“Ora sai cosa si prova a sentirsi urlare nelle orecchie-”

“Fai questi esperimenti in un altro momento della giornata, la prossima volta.”

La prossima volta?  “Ma come diamine fa a non darti fastidio?!”

“Ho sonno, Hyung” rispose, “non ho ancora recuperato le energie.”

“Lo stai seriamente dicendo a quello tra i due che non riesce neanche a muovere una gamba per poterti prendere a calci?”

Il minore sospirò e si alzò sui gomiti, fermandosi per un attimo a guardarlo con un sorriso a metà tra il felice e l'imbarazzato e l'espressione tipica di chi non sa come comportarsi dopo aver fatto e detto qualcosa che probabilmente non era il caso di fare e dire.

“Buongiorno” disse semplicemente.

“Immagino lo sia” rispose lui, “per qualcuno che riesce a muovere qualcos'altro oltre a testa, mani e piedi.”

Hoseok rise. “Eppure stanotte sembravi stare così bene-”

“Oh, stai zitto” disse, mentre un leggero e quasi impercettibile rossore iniziava a colorargli le guance.

Hoseok lo guardò e sorrise, poi si voltò per prendere il telefono che aveva lasciato sul comodino posizionato accanto al suo lato del letto.
Accese lo schermo per vedere chi fosse e la sua espressione cambiò immediatamente, poi si alzò e si girò verso Yoongi, che era ancora sdraiato nella stessa identica posizione.

“Mi dispiace Hyung, devo andare” disse, “è- era-”

“Jimin, sì lo so” lo interruppe, “era abbastanza ovvio fosse lui.”

“Hyung mi dispiace io- è che dovevo vedermi con lui, se non fosse stato così sarei rimasto con te-”

“No, è meglio così” disse, “sarebbe stato comunque imbarazzante rimanere insieme.”

Si voltò dalla parte opposta al minore fingendo indifferenza, nel tentativo di combattere le lacrime che minacciavano di scendergli lungo le guance. “Chiudi bene la porta quando esci” aggiunse.

In fondo aveva sempre saputo di stare facendo un errore; aveva sempre saputo che c'era Jimin e che sarebbe stato mille volte peggio, da ora in poi. Ma il suo egoismo aveva vinto su tutto il resto ed ora non poteva far altro che fare i conti con i sensi di colpa e con le conseguenze delle sue pessime scelte.
Chiuse gli occhi ed attese il rumore della porta che si chiudeva, rumore che arrivò dopo solo qualche minuto. Nella fretta, e forse a causa dei sensi di colpa, Hoseok non lo salutò neanche.

Rimase a letto tutto il giorno e anche tutto il giorno seguente. La federa del suo cuscino odorava ancora di Hoseok e non aveva voglia di tornare ad avere a che fare con il mondo, così rimase lì, sdraiato al buio, a ripensare a quella notte e a quanto il suo migliore amico fosse stato dolce e premuroso con lui nonostante avesse fatto tutto solo per farlo stare meglio, solo per consolarlo; solo per rimediare a quei cinque anni in cui l'aveva amato senza che l'altro se ne fosse nemmeno mai accorto.

Passarono velocemente ventuno giorni, le sue prime tre settimane senza Hoseok.
Il minore non chiamò, non scrisse e tagliò completamente i contatti con lui; una cosa che aveva messo in conto fin dall'inizio.
Per abituarsi ad una futura vita senza di lui, cercò di trovare nuove cose da fare. Accettò anche di andare a bere con gli altri dipendenti del negozio: una decisione, questa, che colse di sorpresa tutti coloro che, nonostante i tre anni passati insieme, non avevano mai avuto modo di godere della sua compagnia al di fuori delle ore lavorative.

Quella sera sarebbe stato il ventitreesimo giorno senza alcuna notizia da parte di Hoseok.
Nonostante Yoongi non amasse particolarmente uscire con gruppi di persone ubriache, rumorose ed invadenti, la serata fu stranamente piacevole. Per festeggiare il fatto che si fosse finalmente unito a loro, tutti gli offrirono da bere finendo per fargli facilmente superare – anche se non di molto – il limite entro cui doveva rimanere per poter continuare comprendere almeno in parte ciò che gli accadeva attorno.
Un suo hobae si offrì di accompagnarlo a casa, uno strano ragazzo dai capelli ossigenati che era certo fosse assolutamente innoquo. Il suo nome era Namjoon, ed era famoso per la capacità che aveva nel colpire per sbaglio chiunque gli fosse vicino almeno una volta ogni ora. Al massimo si sarebbe svegliato con qualche livido la mattina dopo, pensò prima di accettare il passaggio che gli offrì il minore.
Quando arrivarono all'appartamento, Yoongi sgranò gli occhi alla vista di Hoseok seduto per terra davanti alla porta d'ingresso.

“Hyung..?” chiese Namjoon, perplesso e indeciso su cosa fare.

Hoseok si alzò e camminò fino a dove erano, fermi sull'ultimo scalino della rampa di scale del piano in cui era l'appartamento di Yoongi.
“Dove sei andato? Hai bevuto?” chiese, “e tu chi sei?” disse, rivolgendosi in modo arrogante a Namjoon.

“Cosa ci fai qui?” chiese di rimando Yoongi con voce flebile. I suoi riflessi erano completamente fuori gioco, barcollava tra le braccia di Namjoon e di Hoseok ne vedeva due. A momenti anche tre.

“Hyung, andiamo” disse Namjoon, ignorando Hoseok e camminando in direzione della porta dell'appartamento trascinando il proprietario di quest'ultimo con sé.

Hoseok gli andò dietro ed afferrò il braccio di Yoongi, che prontamente si liberò dalla sua stretta. “Va' via Hoseok.”

“Stai scherzando spero, non ti lascio da solo con uno sconosciuto nelle condizioni in cui ti trovi.”

“Joon-ah non è uno sconosciuto, lui-”

“Joon- ah?!” ripetè, alzando la voce.

“Ehi, abbassa il tono” disse Namjoon guardando Hoseok, chiaramente innervosito.

“Puoi andare via Namjoon” rispose Yoongi sorridendo, “grazie per avermi accompagnato.”

“Ne sei sicuro Hyung?” chiese il ragazzo.

“Ne è sicuro” rispose Hoseok.

Guardò irritato Hoseok, poi si voltò verso Namjoon. “Sono sicuro” confermò sorridendo.

“Ci vediamo domani, allora. Riposa, Hyung” salutò Namjoon, prima di lanciare un'occhiataccia ad Hoseok e scendere le scale.

“Ci vediamo domani?” chiese Hoseok a Yoongi, “e Joon-ah? Da quanto lo conosci, tre minuti?”

“Tre anni” rispose Yoongi, cercando di mantenere quella poca lucidità che gli era rimasta.

“Cos- come l'hai conosciuto? E da quand'è che esci per andare a bere?”

Yoongi girò a fatica le chiave nella serratura ed entrò, tenendo la porta aperta quel poco che consentiva ad Hoseok di parlargli ma non di entrare.

“Te lo ripeto Hoseok, va' via” disse solo, evitando di mettersi a discutere sul fatto che non gli servisse certo il suo permesso per conoscere persone o per uscire di casa. “Quello che è successo è stato uno sbaglio enorme, sto cercando di superare la cosa e non ti voglio qui.”

“Sì, lo vedo bene che la stai superando.”

“Ottimo, superala anche tu” disse, prima di chiudergli la porta in faccia ed appoggiarsi ad essa subito dopo.

“Hyung” disse Hoseok dall'altro lato della porta di legno beige dopo un minuto, “ci ho provato a starti lontano, è passato quasi un mese. Mi manchi.”

Yoongi sospirò ed alzò gli occhi al cielo. L'attaccamento morboso che Hoseok aveva nei suoi confronti era ciò che gli aveva sempre impedito di allontanarsi da lui in quegli anni.

“Sono state le tre settimane più brutte della mia vita. Ero venuto per vederti, sentire la tua voce e parlarti, arrivo qui e ti trovo felice e ubriaco tra le braccia un altro. Sei riuscito ad andare avanti” disse, “come? Perché io non ci riesco?” fece una breve pausa prima di parlare di nuovo. “Mi manchi davvero, Hyung.”

“Ora basta, vattene.”

“Vorrei almeno che le cose tornassero come prima-”

Sorrise amaramente al pensiero che Hoseok volesse tornare a prima della notte in cui l'aveva amato come se fosse stata la persona più preziosa al mondo. Sapeva se ne sarebbe pentito, ma sentirselo dire riusciva comunque a ferirlo. Tutto ciò che Hoseok voleva era che tornassero amici. 
“Non potranno mai tornare come prima.”

“Lo so” rispose subito lui.

Yoongi si scostò dalla superficie di legno e si voltò, respirò a fondo per calmarsi prima di girare la maniglia ed aprire la porta.
Hoseok era lì davanti, guardava in basso. Non appena vide la porta aprirsi alzò il viso e lo guardò negli occhi. “Posso entrare?” chiese.

“No” rispose, “no, non puoi.”

“Oh, avanti. Hyung” disse, allungando la mano per sfiorargli delicatamente l'avambraccio con i polpastrelli. Improvvisamente le dita affusolate si strinsero attorno ad esso e Hoseok si avvicinò a lui per baciarlo. Non appena le labbra del minore sfiorarono le sue chiuse d'istinto gli occhi. Rispose al bacio, perché dentro di sé voleva farlo e perché l'alcool che aveva in corpo non lo aiutava di certo a mantenere la lucidità necessaria per scansarsi, cosa che avrebbe dovuto fare. Riuscì a tornare in sé solo dopo un minuto, spinse via Hoseok e si portò una mano alla bocca prima di parlare.

“Sei fidanzato Hoseok, dannazione. Abbi un po' di decenza.”

“Scusami, è che-” disse, “n- non dobbiamo per forza finire a letto se entro, possiamo-”

“Sì” lo interruppe, “noto quanto tu non abbia la minima intenzione di finire a letto.”

“Sono serio” disse, “possiamo parlare. Come abbiamo sempre fatto.”

“Oh, fantastico. Di cosa vuoi parlare, del tempo? O vuoi raccontarmi ancora di quanto è bravo Jimin a letto? Posso raccontarti anche io la mia ultima esperienza se vuoi- Oh ma aspetta” disse sarcastico, “c'eri anche tu.”

“Perché tiri sempre fuori lui? Devo lasciare lui per poter anche solo parlare con te? è questo il problema? Io volevo dirti che-”

Yoongi rise e Hoseok sembrò chiedersi cosa ci fosse di divertente in tutto ciò.

“Ho il vago sospetto che il problema qui sia il fatto che sei venuto a letto con me mentre stavi con lui. O meglio, stai.”

“Finiscila di fare il sarcastico. Dio, ecco perché odio quando bevi-”

“Immagino che per te sia davvero come se non fosse successo nulla, ma non è così per me e non ti voglio dentro casa mia. Buon per te se sei indifferente alla stanza in cui abbiamo fatto l'amore. Io devo viverci e già così è abbastanza difficile; non ci penso nemmeno a vederti lì dentro di nuovo” disse, perentorio.

“Allora usciamo” propose. “Io voglio solo parlarti Yoongi.”

“Dopo cinque anni di amore non corrisposto nei tuoi confronti hai fatto sesso con me tradendo il tuo ragazzo – il tuo attuale ragazzo – e ora vuoi parlarmi. Di cosa esattamente? 
Non dovresti nemmeno essere qui, lo capisci? Hai tradito Jimin, Hoseok. Con me. E a quanto pare sono l'unico a stare male per tutti.
Non dirò niente a lui e non costringerò te a farlo visto che è stato solo uno sbaglio, ma almeno ora smettila e lasciami stare. Non hai una coscienza? Se non a me, almeno pensa a lui.”

Tornò in casa senza aggiungere altro e senza dare modo al minore di rispondere, sbattendo la porta alle sue spalle. Si trascinò fino al divano e ci si lasciò cadere senza neanche prima spogliarsi.
Ripensò alle parole di Hoseok. Sei riuscito ad andare avanti- aveva detto. Quanto avrebbe voluto che avesse ragione.
 


Passò un'altra settimana da quella notte. Anche la sola porta del suo appartamento gli provocava sentimenti contrastanti, dopo allora.
Tornava dal supermarket vicino casa quando trovò nuovamente Hoseok davanti al palazzo, questa volta seduto sull'ultimo scalino della rampa di scale. Yoongi sospirò a continuò a camminare, parlandogli mentre gli passava accanto.

“Chi si vede, il mio stalker personale.”

“Devo parlarti” disse, “e questa volta seriamente.”

“La volta scorsa scherzavi?”

“Yoongi!” urlò, facendo sì che quest'ultimo si voltasse per guardarlo. “Devo davvero, davvero parlarti. Ma tu devi stare zitto.”

“E se non volessi ascoltarti? Meriteresti solo di essere picchiato per quello che stai facendo al tuo ragazzo-”

“Ex” lo interruppe Hoseok, guardandolo negli occhi. “Ex ragazzo. L'ho lasciato.”

Yoongi lo guardò senza dire una parola, mentre combatteva la moltitudine di emozioni dentro di sé.

“L'avevo praticamente già lasciato la settimana scorsa, quando venni qui. Era di questo che volevo parlarti, ma tu avevi bevuto e non mi lasciavi parlare e-” fece una pausa e guardò in basso, “mi hai chiuso la porta in faccia prima che potessi anche solo dire qualcosa, così ho lasciato stare.”

“Bene” disse Yoongi, e Hoseok alzò il viso per guardarlo con un'espressione ferita.
“Hai fatto solo ciò che era giusto facessi. Non ti daranno un premio per aver detto la verità al ragazzo che hai tradito con quello che era il tuo migliore amico.”

“No, hai ragione” disse, “è ciò che avrei dovuto fare fin dall'inizio.”

“Ora che abbiamo chiarito la cosa-” disse. Aveva ripreso a camminare verso la porta quando Hoseok parlò di nuovo da dietro le sue spalle.

“Ma è stato un bene che io non te l'abbia detto la volta scorsa, avevo bisogno di ascoltare ciò che avevi da dire per capire che-”

“-che sei uno stronzo” concluse Yoongi, voltandosi e interrompendolo.

“Anche” rispose, accennando un sorriso, “ma no.”
“Ho capito che sei la persona più importante della mia vita; l'unica persona che non voglio perdere. Che sono disposto a perdere chiunque altro, ma non te. Ci ho messo una settimana, ma ho realizzato una cosa. Durante tutti questi anni, e durante tutte le mie relazioni, eri tu quello di cui avevo sempre bisogno. Eri sempre quello con cui avevo bisogno di parlare. Era te che cercavo ad ogni ora del giorno. Passavo con te la maggior parte delle mie giornate. Non l'hai mai notato?”

“Come potrei non averlo notato” rispose, guardando in basso, “tu non te ne accorgevi, ero io quello che soffriva in silenzio-”

“Sono un idiota” ammise, “non vederti e non sentirti per un mese è stato un incubo, la tua assenza mi ha fatto capire quanto l'unica persona che vorrei avere sempre al mio fianco sia tu. E quando ho capito che dovevo scegliere tra perdere Jimin o perdere te-”

“No” disse lui, in confusione. “No, tu- tu non vuoi stare davvero con me- tu vuoi solo indietro il tuo migliore amico-”

“No io voglio davvero stare solo con te. Ho bisogno di te accanto, nessuno è altrettanto importante. Gli altri passano, ma vorrei che tu rimanessi. Non importa se come amico o come altro, mi importa che sia tu. Stai con me Yoongi, ti prego.”

“Io non- non posso, io- io sono innamorato di te. Non posso tornare ad essere il tuo migliore amico dopo quello che è successo, non posso”

“Non dobbiamo essere amici, possiamo essere quello che vuoi.”

“No, non funziona così Hoseok. Tu non mi” fece una pausa per deglutire prima di concludere la frase, “ami.”

“Come puoi dirlo?” chiese.

“Non potresti mai cominciare ad amarmi da un giorno all'altro, sarebbe ridicolo. Non sarebbe amore- non sarebbe l'amore di cui parlo io.”

“Tu credi? Che io non possa amarti, in questo momento? Come puoi esserne così sicuro tu, se non lo sono neanche io?” chiese, tornando a guardare per terra prima di ricominciare a parlare.

“Non è vero quello che hai detto la volta scorsa, che aver fatto l'amore con te per me non ha significato nulla. L'ho fatto per consolarti all'inizio, questo è vero, ma ho perso di vista il motivo inziale non appena mi hai guardato negli occhi e hai sorriso. Ti ho visto piangere per la prima volta in cinque anni e piangevi per me. E ho pensato che avrei tanto voluto stringerti e starti vicino per sempre. Ci penso ancora, a quella notte. E' stata una delle più belle della mia vita e non so se considererai amore il fatto che tu sia la cosa più preziosa che io abbia mai avuto, ma io penso sinceramente che potrebbe esserlo.”

Yoongi lo guardò in silenzio per lunghi minuti prima di rispondergli. 
“Lo sai che non sarebbe una cosa sdolcinata, tutta fiori e arcobaleni. E che non mi piace uscire. Che non mi piacciono granché le persone e che, onestamente, a volte tra queste persone ci sei anche tu. Non rispondo al telefono, e dormo per giorni. E non posso fare granché per te.. spegnerei tutto il tuo entusiasmo verso la vita. Finiremmo per litigare cinque giorni su sette. E potrei picchiarti – anzi, sicuramente ti picchierei spesso.”

Hoseok rise. “Il sesso riparatore è il migliore?”

“Vuoi una botta in testa?”

“Yoongi” rispose il minore, tornando serio, “ti conosco da cinque anni, so tutto di te eppure sono qui. Qualcosa vorrà pur dire.”

“Io” disse, “non lo so Hoseok, è così-”

“Cosa?” chiese, “così cosa?”

“Surreale.”

“Sei in fase di negazione.”

“Lo so! E' solo che, oh andiamo è assurdo!”

“Non voglio che ti sembri assurdo” rispose, avvicinandosi a lui per accarezzargli il viso delicatamente. Yoongi chiuse gli occhi e lasciò che il minore lo sfiorasse.
“So di non amarti quanto tu ami me, ma imparerò a farlo. Ti amerò ogni giorno di più. Non ti lascerò mai più da solo, non correrò mai più via la mattina, non dormirai mai più lontano dalle mie braccia. Ti prego, rimani con me.”

Yoongi sorrise. “La cosa sembra tanto dolce quanto invadente, non possiamo rendere tutto un po' meno appiccicoso?”

“Cosa?” chiese Hoseok, sconcertato “no!”

“Allora credo che dovrò pensarci su-” rispose Yoongi ridendo. Si voltò per tornare a camminare in direzione dell'appartamento e Hoseok gli corse dietro, stringendogli le braccia attorno ai fianchi per trattenerlo.

“Hyuuung~”

“Non urlarmi nelle orecchie!”

Arrivarono davanti all'appartamento insieme e, mentre Yoongi apriva la porta, Hoseok parlò di nuovo.
“Hyung, voglio la copia delle chiavi di casa tua~”

“Sei così fissato con casa mia” disse, “tu vuoi il mio appartamento, non me.”

“Ho dei meravigliosi ricordi del bagno e della camera da letto” gli sussurrò all'orecchio mentre lui era ancora concentrato a girare la chiave nella serratura. Yoongi rise e poi si girò verso Hoseok, dando le spalle alla porta.

“Ti avverto, se mi tradisci ti taglio la testa” disse, “e altro” aggiunse guardando in basso.

“Non potrei mai” rispose Hoseok e si chinò per prenderlo in braccio. Yoongi intrecciò le braccia attorno al suo collo, le gambe attorno ai suoi fianchi e sorrise.
“Quindi è un sì?” chiese il minore.

“Forse.”

Hoseok sorrise e lo baciò velocemente sulle labbra, poi entrarono in casa.

“Hoseok, hai chiuso la porta?”

“Non ricordo..” rispose vago il minore.

“Non l'hai fatto, vero? Non l'hai chiusa” disse, sapendo già che no, non l'aveva chiusa. Ne avrebbe sentito il rumore. “Vai a chiudere la porta immediatamente.”

“Lascia che vedan- AHIA!”


 

~ ~ ~
 

okay, here we are. 
per prima cosa, mi dispiace. 
come seconda cosa, mi dispiace tantissimo.
Noona ti vuole bene, Jimin.

cose divertenti di cui non ve ne frega un accidente

- la one shot è stata ispirata da questo tweet ( ->
https://twitter.com/taeyhngs/status/705095497405566977), con cui sono assolutamente d'accordo. La yoonseok è la cosa più dolce che esiste.
- questa one shot è andata in tutti i versi in cui non doveva andare, sappiate che era nata per finire male. Molto male.
- con questa one shot ho raggiunto il mio personale traguardo delle 700 revisioni circa. Alla faccia di chi scrive in due orette libere, ma come fate? Io ci perdo la vita ogni volta.
- ho problemi con le docce e con gli abbracci e con gli abbracci sotto le docce? ebbene sì. Anche con lo sbattersi su muri, porte e specchi
C'è sempre lo stesso abbraccio/presa in braccio in tutte le mie fanfiction, trovo che sia una cosa dolcissima e non smetterò mai di metterne almeno uno in ogni cosa che scriverò.
- non ricordo quando, ma un giorno è uscita una foto Jihope mentre stavo scrivendo e per un momento stavo per lasciare Hoseok e Jimin insieme (debolezza da otp).

Sono ancora convinta che, se studiata bene, questa sarebbe potuta benissimo essere una fanfiction a capitoli. Ma non ho avuto la forza di volontà necessaria per farla diventare tale, gomen.
Grazie per essere stati con me
~ o meglio, con Hoseok e Yoongi. 


 

   
 
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