Capitolo 3
Il piano mio e di Hyemin non era
complicato da attuare: in
realtà dovevamo solo chiedere ai miei fratelli il loro
passato.
Compito
ingrato, certo ma come fare altrimenti?
Dovevamo fare in modo che Minhyuk
capisse che non era stato difficile solo per nostra madre soffrire, ma
che
molte altre donne avevano sofferto allo stesso modo e che nostro padre
voleva
solo farsi perdonare. Ma quel testone ci avrebbe dato retta? Lo avremmo scoperto solo
vivendo.
Ciò che
conta è che non avevamo idea di quanto fossimo stati
fortunati, rispetto ai
miei fratelli, a condurre la vita che avevamo condotto.
Il primo con cui parlammo fu Yukwon,
dato che con Taeil
avevamo già parlato.
Non avevamo idea di come aprire l’argomento, in fondo non
era qualcosa di cui avrebbe potuto parlare facilmente, si trattava pur
sempre
della madre. Entrammo
in camera sua e,
dopo uno scambio di
sguardi tra me e la
mia gemella, a me venne relegato l’ingrato compito ti porre
la domanda, poiché ero
la più diretta delle due.
Sperai soltanto che la sua storia non fosse troppo
dolorosa, così da non dovermi sentire in colpa: ovviamente,
con una sfiga degna
della peggior legge di Murphy, mi sbagliavo.
-Mia mamma faceva la prostituta- ci
raccontò –certo, non è
il migliore dei mestieri, ma ci permetteva di vivere. Quando uno dei
tanti
uomini che aveva amato la tradì lei, reduce dalla storia con
papà, non capì più
nulla: iniziò a ubriacarsi e ad essere violenta nei miei
confronti, urlava e
rompeva oggetti contro i muri. I vicini presto chiamarono i servizi
sociali,
avevo 4 anni: restai fino all’età di 5 in una casa
famiglia e un giorno, quell’uomo
venne a prendermi. Non avevo mai avuto un papà ma, vista la
mia situazione, ne
ero felice perché finalmente potevo conoscerlo: ero solo un
bambino, l’odio per
me era sconosciuto.- ;
in seguito al suo
racconto ci dirigemmo da Jaehyo, che pur inizialmente incuriosito dalla
mia
richiesta, accettò di parlare non smettendo mai di guardare
me, che gli avevo
posto la domanda, per tutto il resto del racconto:
- Mia madre non l’ho mai conosciuta. Da che mi raccontava mia nonna, sembra fosse morta di parto. La ricordo solo in foto, una bellissima donna, con i capelli neri come la pece e gli occhi piccoli; sono stato cresciuto da mia nonna, che non mi fece mai mancare nulla, nonostante dovessimo vivere della sua pensione. Quando avevo 7 anni papà venne a trovarci, sperando di trovare mamma e scusarsi, ma non la trovò mai. Accettò di prendersi cura di me e, nonostante all’inizio fossi restio, alla fine acconsentii: tutt’ora spesso vado a trovare mia nonna, mi manca troppo anche se sono passati anni.-.
Jiho e Kyung invece condividevano una
storia analoga, e
questo spiegò, almeno a me, quel loro rapporto
così stretto.
Tanto per
cominciare, entrata in camera trovai loro che componevano assieme con
un
feeling e una dolcezza che avrebbe fatto invidia a ogni Larry shipper
esistente
sulla terra (nda. per chi non lo sapesse la “Larry”
è la ship formata da Louis
e Harry degli One Direction, nonché una delle ship supreme
tra le adolescenti,
la quale spesso è ritenuta “unica vera ship, reale
oltre ogni limite” e blabla,
NON INTENDO COMUNQUE OFFENDERE LE SHIPPER, E’ SOLO
IRONIA).
Tralasciando i miei
discorsi inutili, proseguirò nella narrazione.
- Ci incontrammo in orfanotrofio,
dove eravamo cresciuti. –
raccontò Kyung
– Nessuno dei due ricordava nulla del proprio passato e
questa
cosa ci unì molto: facemmo subito amicizia e crescemmo
assieme divenendo
migliori amici. – dopo di lui, proseguì Jiho:
- Un giorno vennero a chiamarci le assistenti che lavoravano
lì: stavamo per incontrare una persona. Per un bambino
cresciuto in
orfanotrofio vuol dire molto essere adottato: una vera casa, una vera
famiglia;
noi scoprimmo di avere un padre in quel modo. Ma non un padre a testa,
ma uno
per entrambi: all’inizio pensavamo volesse adottarci entrambi
ma poi si scoprì
che egli era il nostro padre biologico e che in realtà
eravamo fratelli. Fu un
grande shock, ma probabilmente sarebbe stato peggiore separarci.- dopo
questo
racconto si sorrisero e, dopo una breve chiacchierata, ci congedammo.
In seguito ci dirigemmo in camera di Jihoon e io ero già pronta a piangere, conoscendo la sensibilità di mio fratello.
-Ehy, Hyemin e Mina, che sorpresa!
Non tanto, visto che
viviamo assieme ma, prego ditemi!-
- Senti Jihoon, vorremmo farti una domanda.- chiesi io e
questo già lo fece preoccupare:
-Dimmi, è successo qualcosa? – gli spiegai le
motivazioni
della nostra piccola “inchiesta” e lui si
rabbuiò quasi.
Ecco, avevo toccato un
tasto dolente, facevo schifo.
-Quindi fammi capire: Minhyuk odia papà perché ha
fatto
soffrire vostra mamma?- chiese, e io annuii, al che egli si
alzò in piedi e ci
disse di aspettarlo lì.
Io ben poco mi fidai di mio fratello, percui decisi di
seguirlo: come sospettavo, si diresse verso camera di Minhyuk e subito
lo
sentii urlare:
-Lee Minhyuk! Siediti,
c’è una cosa di cui devo parlarti.-
feci segno a mia sorella di restare dietro di me e di ascoltare
semplicemente.
- Molto spesso è più facile pensare a cosa le persone ci hanno
negato, piuttosto
che a quello che hanno fatto per noi.
So che odi papà, ma io voglio raccontarti
la mia esperienza,e darti un punto di vista differente. Quando venni
affidato a
papà ero ancora in fasce, Taeil hyung me lo racconta
sempre.
I vostri genitori
avevano appena deciso di divorziare e la trattativa era in corso. Ma ti
chiedo
di soffermarti su un dettaglio, sul fatto che io fossi un bambino in
fasce.
E
sai perché? Perché mia mamma mi aveva
abbandonato, fregandosene di me,
ritenendomi un errore. So chi è mia madre, ho fatto delle
ricerche su di lei:
le possibilità di mantenermi le aveva, il suo unico problema
era la carriera: un
figlio l’avrebbe ostacolata sul lavoro, sai? Ma non
è questo il punto saliente
della questione.
Il problema è che tu hai avuto una mamma che ti ha amato. E
non lo dico perché io non l’abbia avuta, ma
perché l’unica persona che odi è la
stessa persona che ha me ha fatto “da mamma” ,
crescendomi e amandomi, senza
farmi mancare nulla.
Ed è la stessa cosa che probabilmente vuole fare con te.
Si sente in colpa, è umano.
Percui, fammi l’enorme piacere di interrompere
quell’atteggiamento orgoglioso e goderti tuo padre, ora che
lui vuole essere
tale.-
-E perché non lo
è stato in tutto questo tempo? Dov’era il
giorno dei nostri compleanni? Durante i nostri natali di famiglia?
Durante il
primo giorno di scuola di Hyemin e Mina?
Lui non c’era, non c’è mai stato, ha
sempre sbagliato!-
-Non lo metto in dubbio, ma le
persone cambiano. Lui magari
è cambiato, ci hai mai pensato?
Sono passati più di 15 anni, non pensi sia ora
di metterlo alla prova?
Pensa a tutto ciò che potrebbe fare per te per il resto
della tua vita, pensa a quanti natali, compleanni e feste di fine anno
potreste
fare insieme. Potremmo farle tutte insieme. Ci staresti?
Siamo la tua famiglia
ora. Tutti noi, anche lui.
Percui va lì, digli in faccia che fa schifo e lascia
che lui ti chieda scusa.
Non devi perdonarlo subito, ma almeno fai in modo di
lasciargli provare il suo cambiamento.
Lui potrà impegnarsi quanto vuole, ma se
da parte tua c’è un’opposizione ostinata
come questa, non cambierà mai nulla e
vivrete entrambi con un peso nel cuore. – non lo avevo mai
visto così
arrabbiato, Jihoon. Quando lo sentii alzarsi, decisi di aspettarlo
fuori:
quando uscì dalla stanza ci guardò e
alzò le spalle mormorando un “Tanto sapevo
che non mi avreste dato retta”, per poi tornare in camera sua.
Decisi che era meglio lasciare
Minhyuk da solo.
Non so che ragionamenti possa aver fatto, o che cosa abbia
pensato durante la sua riflessione, sta di fatto che non
parlò fino alla sera
successiva, a cena: pensai che il discorso di Jihoon non avesse avuto
effetto,
dato il prolungato silenzio ma, quando papà fece per
sparecchiare, Minhyuk si
alzò dicendo “Aspetta, ti aiuto io..
papà.”.
Non penso si possa descrivere il
sorriso di mio padre in quel momento.
Vidi Jihoon alzarsi soddisfatto e andare
in camera, con un sorrisetto sulle labbra.
La serata era trascorsa tranquilla, ma quella sera Hyemin si
precipitò da me per raccontarmi una cosa successa dopo cena.
La mia sorellina dai capelli viola era rimasta particolarmente scossa dalle storie dei nostri fratelli, si era quindi recata in camera di Yukwon, mentre Minhyuk sparecchiava.
-Oppa, posso entrare?- lui
annuì, e le fece segno di sedersi
sul letto, vicino a lui.
-Certo, vieni e dimmi pure. – lei gli raccontò di
come fosse
rimassa scossa dai loro racconti e , sotto sollecitazione del ragazzo,
gli
narrò anche di come si era sentita a crescere sola, senza un
padre.
Lui non smetteva di accarezzarle la testa, e notai anche una
leggera tenerezza da parte sua nel raccontarmelo; d’un
tratto, lui le alzò il
viso e le diede un bacio leggero sulla guancia:
-Se hai bisogno di qualcuno, vieni da me, okay? Lasciami
essere il tuo principe, ti va?- nel ripeterglielo, le sorrise e le
baciò anche
la fronte, per poi stringerla a sé , lasciando che lei
poggiasse la testa sul
petto di lui. Rimasero così per molto tempo,
dopodiché lei decise di venire da me
e lo baciò sulla guancia per andarsene, ma lui si
alzò e la bloccò, avvicinando
il proprio viso a quello di mia sorella.
Restò fermo per molti secondi, dopo di
che sorrise e la lasciò andare.
Lei per un attimo aveva pensato che
l’avrebbe baciata, e per
qualche motivo aveva
trovato questo
pensiero per nulla
imbarazzante.
-YAH!- le dissi io – cosa fai? E’ tuo fratello, non
puoi
pensare certe cose.- lei rise della mia reazione e annuì:
- Lo so tranquilla, non voglio fare nulla con lui. Ma se mi
baciasse, non penso lo respingerei. Cioè ma l’hai
visto, che figo?-
- LEE HYEMIN. – la feci di nuovo scoppiare a ridere e mi
lasciò un bacio sulla guancia, per poi andare a dormire.
Bhe, un bacio non era nulla, solo… essendo fratelli, non
sembrava una cosa corretta, almeno a me.
Sbagliavo io? O era lei ad essere in
errore? Lo avrei scoperto solo molto più tardi.