Fanfic su attori > Chris Evans
Segui la storia  |       
Autore: Selene Black    03/06/2016    1 recensioni
Melissa ha viaggiato parecchio.
Non ha finito l'università, è partita, è fuggita. Sì è spostata di città in città, di stato in stato, fermandosi per qualche mese. Ha riempito il suo blog di racconti su tutto ciò che osservava e che le capitava. Ha attraversato l'oceano ed è arrivata a New York.
A 26 anni ha deciso di fermarsi, fin quando sarebbe riuscita, a Boston. È qui che conosce una persona che le fa mettere in dubbio tutto ciò secondo cui ha vissuto fino a quel momento.
Qualcuno che sente di dover evitare, qualcuno da cui sa dover fuggire ma per cui, forse, vale la pena correre il rischio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Lost in the light faceva da sottofondo alla sua pausa pomeridiana. 

Era tutto perfetto: le finestre erano spalancate e la luce del sole inondava la stanza attraverso le tende chiare; si poteva distinguere qualche cinguettio tra le note calme della canzone e lì, al quarto piano, i suoni della città giungevano attutiti e sembravano distanti. 

Melissa si stiracchiò, gli occhi ancora chiusi e un sorriso beato sulle labbra. 

Amava il suo rifugio. Amava fermarsi per un momento e godersi quella piccola meraviglia. Amava il suo appartamento e soprattutto amava la bow window che dava sul viale costeggiato dagli alberi. Che fosse estate o inverno, quello restava il suo posto preferito e lì avrebbe voluto trovarsi per la maggior parte del tempo, con una tisana fresca alla menta o una cioccolata calda, con un libro tra le mani o semplicemente sdraiata sui cuscini a rilassarsi.

Il suo stato di pace era talmente profondo che ci mise un attimo a realizzare che la musica era cambiata, che i toni calmi erano stati sostituiti da un suono persistente e quasi fastidioso e che quello era proprio il suo telefono che stava squillando. Aprì gli occhi controvoglia e mise a fuoco la stanza, cercando a tentoni di afferrare il cellulare.

“Pronto” disse scocciata.

“Dove diavolo sei?!” 

Amber. Quella voce squillante era decisamente di Amber. Il perché del suo tono adirato restava ancora un mistero.

“In che senso?” rispose cercando di tornare alla realtà e di capire cosa le stava sfuggendo di mente.

“In che senso?! Mel, sono le 4 dannazione! Dovresti già essere qui ad aiutarmi per la presentazione. Te l’avrò ripetuto almeno una decina di volte, e solo stamattina! Ti odio Melissa, ti odio, ti odio, ti odio!” sbraitò la sua collega e amica, rischiando di perforarle un timpano.

Merda. La presentazione. Avrebbe dovuto attaccare alle 3.30. Avrebbe dovuto sistemare i tavoli e assicurarsi che tutto fosse perfetto e se ne era completamente, irrimediabilmente dimenticata. 

“Berrie, sarò più veloce della luce lo giuro” sperava che il nomignolo addolcisse il tutto, mentre si passava una mano tra i capelli e afferrava la borsa, per poi uscire di casa e fiondarsi giù per le scale ripide.

“Ti odio comunque!”

 

Nel giro di un quarto d’ora era riuscita ad arrivare all’ Hemingway, aveva sorriso colpevole ad una Amber furente e sudata e si era messa subito all’opera. Amava anche quel locale, anche se ci era capitata praticamente per caso in cerca di lavoro. 

Dopo un anno e mezzo si era affezionata al caffè letterario e alle persone che ci lavoravano. Caffè letterario era un po’ troppo semplice come definizione, ma era ciò che ci si avvicinava di più: libri, cibo e bevande varie, qualche serata musicale, letture di poesie e presentazioni di romanzi e saggi. O fumetti, come nel caso di quella sera.

Non era un’appassionata di fumetti, non ricordava di averne letti nemmeno da piccola, ma quello lo conoscevano tutti. Probabilmente anche a prescindere dai film che erano stati tratti dalla storyline principale, Capitan America era ben noto a gran parte delle persone. 

 

Amber si rilassò non appena ebbero finito di sistemare tutta la sala e Melissa riuscì a scherzarci e ridere mentre andavano ad indossare le loro divise nere e i grembiuli, raggiunte da un altro paio di colleghi. I genitori di Amber, proprietari dell’ Hemingway, diedero loro le ultime direttive per la serata e accolsero l’autore, Nick Spencer, e il suo staff.

Melissa e le altre cameriere si occuparono dei primi clienti, ben presto gli ordini cominciarono ad arrivare e tè, birre e bicchieri di vino ad essere portati avanti e indietro per la sala.

Il locale era pieno e la presentazione in corso, alcuni clienti abituali erano riusciti a trovare un posticino, ma la maggior parte delle persone era lì principalmente per il fumetto e affollava la zona centrale del salone. 

 

“Scusa, puoi portarmi un Bourbon?”

Mel si girò nella direzione da cui proveniva la voce e abbassò il vassoio. L’uomo, seduto in un angolo, le gettò uno sguardo veloce da sotto un cappello blu per poi abbassare la testa. 

“Arrivo subito” rispose. Non le capitava spesso di servire Bourbon, forse qualche signore attempato e raramente ragazzi le avevano chiesto il whiskey americano, ma non era certo così popolare. La voce che aveva sentito le era sembrata giovane ed era un po’ sorpresa, per non dire incuriosita da quel ragazzo che si nascondeva. Perlomeno, l’intento sembrava proprio quello di volersi nascondere.

Appoggiò il Bourbon liscio sul bancone e sorrise al “grazie” che giunse da sotto il cappello. Proprio mentre stava per lasciare il tavolo del ragazzo misterioso, sentì un brusio farsi strada tra i clienti che seguivano la presentazione e si girò verso il centro della sala. Di sicuro era successo qualcosa, l’agitazione era palese, alcune persone si stavano alzando e sembravano.. indignate? 

Mentre qualche cliente lasciava i soldi sui tavoli e usciva dall’ Hemingway e altri sovrapponevano le proprie voci e cercavano di attirare l’attenzione dell’autore, cercò Amber con lo sguardo e la vide prendere parte alla discussione e sbattere il vassoio sul tavolo di Spencer. Sentì uno sbuffo provenire da dietro di lei.

“Cazzate.”

Mel si girò di nuovo verso il ragazzo, e lo guardò confusa.

“Cazzate?”

Lui alzò lo sguardo. Aveva gli occhi color ghiaccio, di un azzurro penetrante, e non si poteva certo dire che emanassero gioia. 

“Non sono un fan della cosa” le rispose, ridacchiando ironico.

“Scusa se casco dal pero, non ho seguito la presentazione mentre lavoravo. Che cosa?” 

“Tranquilla, hai fatto bene. La novità è che, così, all’improvviso, Capitan America risulta essere dell’ Hydra” 

“Uh capisco” disse Mel distogliendo lo sguardo. In realtà non capiva affatto. Hydra che? Cercò di ricordarsi i film, era quasi sicura di averli visti, di ricollegare il filo del discorso e apparire intelligente davanti a quei bellissimi occhi tristi. I secondi passavano inesorabili.

“I cattivi! Chiaro!” le venne un’illuminazione e non si curò di bloccare il collegamento cervello-bocca, pentendosene praticamente subito. Gettò uno sguardo imbarazzato al ragazzo, che le sorrise. Aveva un gran bel sorriso.

“Non sono molto ferrata” disse alzando le spalle. Agitò il vassoio e retrocesse verso il bar senza riuscire a smettere di lanciare occhiate a mr. occhi di ghiaccio, cercando di evitare il caos che aveva invaso la sala da pochi minuti. Sei una frana, si disse mentalmente.

 

Era sempre così. Bel ragazzo voleva dire bella figura di merda, nel dizionario di Melissa.

 

Ricominciò a portare conti e pulire i tavoli dei clienti che se ne erano andati, ascoltando i mormorii dei fan visibilmente delusi, incontrando anche una Amber furente e che borbottava tra sé e sé che Hydra-Cap non si poteva sentire. 

Aveva appena finito di passare lo straccio su un tavolo quando alzandosi si era ritrovata faccia a faccia con il ragazzo col cappello. Ragazzo che, così, in tutta la sua altezza, la superava di una spanna buona e che era veramente, veramente, ben messo a livello di muscoli. Aveva una barba ben curata e lei impazziva per la barba, le scombinava gli ormoni.

“Ehi” disse lui sorridendo e alzando le mani quasi a scusarsi “non volevo venirti addosso, anche se non ne sono dispiaciuto” aggiunse sollevando un sopracciglio.

Mel sorrise e sentì le guance arrossarsi: di solito le avance dei clienti le facevano spuntare un sorriso falso da paresi facciale, questa volta era sinceramente compiaciuta.

“Grazie per il Bourbon, anche se la serata non è stata delle migliori”. Le tese una banconota da 20 dollari.

Dio, quegli occhi la stavano facendo sciogliere. Quello sguardo triste la stava facendo sciogliere. Il sorriso appena accennato la stava facendo sciogliere. Il suo cervello era andato in cortocircuito.

Non puoi lasciarlo lì con i soldi a mezz’aria, Melissa. Sveglia, connetti.

“Senti il Bourbon the lo offro io” riuscì a biascicare, “sembri davvero giù e ehm.. mi dispiace”.

Il sorriso di lui si allargò e per un attimo gli accese anche gli occhi. “Nah, figurati, davvero. E tieni il resto”.

Pure la mancia. Mel voleva abbracciarlo.

“E grazie. Sei stata veramente gentile”

Se le avesse sorriso ancora un po’, gli si sarebbe buttata tra le braccia senza troppi problemi. Al diavolo il lavoro e il decoro, quel ragazzo era assolutamente attraente. 

Stettero lì a fissarsi per quelli che a Mel sembrarono secoli, ma che probabilmente furono pochi secondi, poi lui si girò e uscì dal locale, gettandole un ultimo sguardo prima di sparire. 

Oddio.


Per un motivo a lei ignoto, Melissa continuò a lavorare con un sorriso beota sulle labbra. E con lo stesso sorriso, finì il turno e uscì dall’Hemingway assieme ad Amber. La sua collega era di umore totalmente opposto, tra il furente e il deluso e non faceva altro che lamentarsi di quel Capitan America cattivo.

“… è inaudito! Insensato! Assolutamente impensabile! Ma come cavolo gli è saltato in mente che…”

Mel la lasciò parlare, si sentiva toccata dalla cosa solo perché intristiva il ragazzo dagli occhi azzurri e il fisico da urlo. Fecero un pezzo di strada assieme e cercò di nascondere il sorriso per non offendere l’amica, ma non riuscì a toglierselo dalla bocca nemmeno quando si buttò sul letto. 

Arrotolata nelle coperte, si addormentò con una strana sensazione di felicità addosso.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Chris Evans / Vai alla pagina dell'autore: Selene Black