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Autore: catoptris    03/06/2016    3 recensioni
"Ci ho provato con Malia, davvero, e allora perché non ha funzionato? Perché non riuscivo a starle così vicino senza sentire un peso opprimente sul petto? Perché non riuscivo semplicemente a stringerla come ora sto facendo con te? Perché tu, Lydia Martin, mi stai rendendo la vita così complicata?"
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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-Stiles.- la voce di Lydia giunse come un eco lontano alla mente del ragazzo.
Lydia? Cosa ci fai qui, Lydia? Cercava di dire, ma le parole erano come bloccate tra le sue labbra. Lydia Martin era lì. Di nuovo. Nel cuore della notte.
-Stiles? Stiles sei sveglio?- lo richiamò nuovamente. Il ragazzo biascicò parole prive di senso voltandosi con la pancia rivolta verso il materasso, finché non sentì questo sprofondare al suo fianco. Scattò a sedersi guardandosi attorno con fare preoccupato e, sotto la luce della luna, riuscì a scorgere qualche piccola ciocca biondo fragola dei capelli della ragazza raccolti in maniera disordinata. La osservò ancora mezzo addormentato, le labbra dischiuse e gli occhi appena assottigliati: indossava un paio di pantaloncini che le lasciavano scoperte le gambe e un’ampia felpa.
-Quella non è la mia felpa?- fu la prima cosa che disse, dandosi poi mentalmente uno schiaffo. Lydia Martin. Notte fonda. Le labbra della ragazza si unirono, e gli angoli furono sollevati leggermente verso l’alto, così che sulle guance potessero spuntare dei delicati solchi. Era struccata, leggermente pallida, ma comunque bellissima. Stiles sospirò mentre scostava lentamente le coperte con una mano, massaggiandosi gli occhi con l’altra.
-Come mai sei qui?- chiese quindi, con tono addolcito. Lasciò un braccio distendersi lungo i cuscini mentre con il capo faceva cenno alla ragazza di stendersi: lei non perse tempo, rannicchiandosi al di sotto delle coperte e stringendosi al suo corpo.
Tempo prima, Stiles Stilinski sognava quel tipo di contatto con quella stessa ragazza, in maniera quasi ossessiva, finché i pensieri si erano fatti meno frequenti, e il loro rapporto più solido.
-Non riuscivo più a dormire.- quasi miagolò la ragazza, posando il capo all’altezza del petto di lui. Questi avvolse il braccio delicatamente attorno le sue spalle, quasi per stringerla a sé, e fece passare la punta delle dita tra i suoi capelli raccolti, incasinandoli ancora di più.
-Pensavi a qualcosa in particolare?- domandò a quel punto Stiles, chinando lo sguardo verso di lei.

Ci ho provato con Malia, davvero, e allora perché non ha funzionato? Perché non riuscivo a starle così vicino senza sentire un peso opprimente sul petto? Perché non riuscivo semplicemente a stringerla come ora sto facendo con te? Perché tu, Lydia Martin, mi stai rendendo la vita così complicata?

-Pensavo ad Allison.- la sua voce era poco più che un sussurro nascosto da un velo di tristezza che fece trattenere il respiro del ragazzo. Interruppe il lento movimento delle proprie dita per cercare lo sguardo della giovane, nel vano tentativo di scorgervi una qualsiasi emozione. Ma la sua voce dice già abbastanza. Lentamente, delicatamente, scivolò su di un fianco, andando in questo modo a portare il volto in corrispondenza del suo.
-Perché proprio lei?- chiese di rimando, scostando la mano sul suo volto per sfiorarle più volte, dolcemente, lo zigomo pronunciato. Lydia strinse nuovamente le labbra, chinando lo sguardo.
-Tra poco sarebbe stato il suo compleanno, le avevo promesso che avremmo fatto un viaggio per allora.- Stiles sentì il suo cuore stringersi nel vedere l’espressione della ragazza, o forse nel pensare alla morte della loro amica. Allison, arrivata all’improvviso come un fulmine a ciel sereno aveva contribuito alla loro maturazione. Certe volte gli veniva da chiedersi cosa sarebbe accaduto se tutti loro fossero stati semplici adolescenti. Dopotutto, io lo ero. Sono stato posseduto una volta, ma per il resto del tempo ero abbastanza normale.
-Stiles, è stata colpa mia?- la voce flebile e spezzata della ragazza lo fece distrarre dai suoi pensieri. Aprì di scatto e completamente gli occhi mentre tratteneva il respiro.
-Colpa tua? Lydia, no. Non dovresti neanche pensarlo.- lui stesso si era sentito responsabile, ma con il tempo Lydia stessa lo aveva fatto allontanare da questa idea. La colpa è del Nogitsune, Stiles, non tua. Gli ripeteva.
-Era lì per me.- continuò Lydia. Il ragazzo lasciò scivolare la mano sotto il suo volto, facendo in modo che lei lo sollevasse: sembrava sul punto di piangere, con gli occhi lucidi, unica fonte di luce all’interno della stanza buia, e il labbro inferiore che tremava leggermente.
-Era lì per il Nogitsune. Non è stata colpa tua.- Stiles scandì ogni singola parola, così da risultare abbastanza chiaro, e la vide prendersi il labbro inferiore tra i denti mentre chinava nuovamente lo sguardo. Sentì le sue braccia avvolgergli i fianchi mentre lei scivolava più vicina a lui.
-Grazie, Stiles.- sussurrò, con voce talmente flebile da essere difficile da udire. Stiles sospirò, tornando ad avvolgere le braccia attorno le sue spalle.
Quando erano entrambi sul punto di addormentarsi, a Lydia parve di aver detto qualcosa. Tre parole, mormorate, con voce impastata, che erano passate dalla sua mente alle sue labbra senza che prima potesse pensarci. Cosa aveva detto? Lo pensava davvero? Stiles lo sentì, chiaramente, ma non ne capì realmente il significato. Cosa? Loro? Ciò che era successo? Le domande gli ronzavano nella testa in maniera fastidiosa, ma nel momento in cui le labbra della ragazza gli sfiorarono la pelle all’altezza del collo, dimenticò ogni cosa. C’erano solo loro due e il resto della notte.

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