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Autore: catoptris    03/06/2016    2 recensioni
Raphael Santiago preoccupato per Simon Lewis, il novellino.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Simon barcollò leggermente rientrando nell’abitazione. Il sangue ormai secco sulla sua pelle iniziava a dargli la nausea.
Un vampiro disgustato dal sangue, una storia mai sentita.
Nonostante nessuno di loro sembrasse averne realmente bisogno – Simon lo sapeva, la sua vista era migliorata particolarmente dal momento in cui aveva bevuto il sangue di Camille, tanto da evitare di accendere ogni luce appena rientrava in casa – le luci in quel posto erano sempre alte, non lasciando all’ombra neppure una singola mattonella bianca. Evitare degli sguardi sarebbe quindi stato difficile.
Ma è giorno, loro di giorno dormono.
Riuscì quindi a superare la sala solitamente più affollata senza problemi di alcun tipo, senza tener conto della fatica del reggersi in piedi in maniera stabile. Avrebbe dovuto mangiare prima della missione, ma la sola idea di un altro Bloody Mary lo disgustava a tal punto che era uscito di tutta fretta infilandosi una giacca ora ridotta a brandelli.
Colpì la porta della sua stanza con la schiena, portando le mani al volto con un sospiro – non ne capì il motivo, i suoi polmoni non lo richiedevano davvero, eppure quel gesto fu liberatorio.
Con un colpo secco la aprì e dovette mordersi la lingua per non iniziare a urlare alla vista del ragazzo steso sul suo letto, con indosso dei pantaloni della tuta e una maglietta con uno strano logo sopra. La sua maglietta.
-Iniziavo a chiedermi se saresti tornato.- disse placidamente, voltando quanto bastava il capo verso di lui. Simon richiuse la porta di scatto, appoggiandosi su di questa con una mano all’altezza del cuore che non batteva. Era spaventato, eppure il suo cuore era comunque immobile.
-Potresti spiegarmi cosa diamine ci fai nella mia stanza, nel mio letto, con i miei vestiti?- sibilò con voce bassa, come se qualcuno li stesse ascoltarli. No, nessuno si permetteva di ascoltare i discorsi del capo.
-Tu vivi nella mia casa, e quella che hai fatto a brandelli era una delle mie giacche preferite.- replicò quasi con tranquillità l’altro, voltandosi su di un fianco dopo aver indicato il ragazzo.
Touché, Lewis.
-Non ricordavo fosse tua.- si giustificò Simon, strascicando i piedi fino all’armadio, alla ricerca di qualche vestito pulito – o perlomeno intatto.
-Il sangue che hai addosso, di chi è?- domandò a quel punto Raphael, alzandosi. Le sopracciglia di Simon si inarcarono mentre questo si girava nella sua direzione.
-Come fai a sapere che non è mio?- chiese di rimando, chinando quindi lo sguardo sulle sue mani ancora macchiate.
-Ne sento l’odore, è di Nephilim. Di quale Nephilim è?- le labbra di Simon si strinsero mentre tornava a frugare nell’armadio, tirandone finalmente fuori una t-shirt e un paio di pantaloni simili a quelli indossati da Raphael.
-Clary, è stata ferita da un demone per proteggere Jace.- rispose con voce tirata. Clary e Jace non erano davvero fratelli. Clary e Jace erano ancora innamorati.
-E non ti ha dato fastidio? Sapere che il suo dolce sangue è stato sparso per qualcuno che non sei tu?- mormorò con voce bassa l’altro ragazzo, posando le mani sulle spalle di Simon per potergli sfilare la giacca – o quello che ne restava. Lui si scostò di scatto, ma non rispose in alcun modo: aveva appreso dolorosamente che mettersi contro Raphael non era mai una buona cosa.
-Vorrei solamente togliermelo di dosso e mettermi a riposare, Raphael.- rispose, raggiungendo il bagno adiacente e richiudendosi la porta alle spalle prima che l’altro potesse replicare in alcun modo.
Fissò la propria immagine riflessa per qualche momento: il sangue gli sporcava anche il volto, il collo, per non parlare delle mani e degli abiti. Di questi si disfò rapidamente, aprendo quindi l’acqua con talmente tanto impeto che, per un momento, temette di averlo rotto. Grattò via il sangue, tentando di non guardare l’acqua tingersi di rosso e scivolare verso lo scarico, reprimendo la persistente sensazione di nausea, quindi si vestì, eliminando l’immagine della sua migliore amica ferita. Sta bene, lo hanno detto anche loro.
Quando rientrò in stanza, Raphael era ancora lì, fermo nello stesso punto in cui era poco prima.
-Quando smetterai di andartene in giro con i Nephilim? Sei uno di noi, Simon.- disse di getto, ma dal suo tono non sembrava arrabbiato. Sembrava preoccupato. Raphael Santiago preoccupato per Simon Lewis, il novellino.
-Loro sono l’unica cosa umana rimasta nella mia vita, Raphael, o almeno quello che ci si avvicina di più. Sono la mia casa, nonostante due di loro sembrino detestarmi. O meglio, Alec sembra odiare chiunque, ma Jace..-
-Posso essere io la tua casa, maledetto idiota.- sbottò di colpo Raphael, facendo ammutolire l’altro.
Raphael lo vide boccheggiare, come se fosse alla ricerca d’aria, o di qualcosa da dire, e avrebbe aspettato in altre circostanze. Ma non ora. Sollevò lo sguardo verso il cielo, quindi si avvicinò di scatto al novellino, portando una mano dietro il suo capo per far sì che restasse fermo mentre le loro labbra si scontravano. Gli parve, per un momento, che il cuore di Simon riprendesse a battere, e così il suo.
-Cos’era quello?- quasi ansimò Simon appena l’altro si allontanò. Le sue labbra, umide e gonfie, ebbero un guizzo divertito, mentre lasciava ricadere la mano lungo il suo fianco.
-Non hai mai visto un bacio, hombre? Credevo che alla tua amica piacesse quel genere di film in cui i personaggi non fanno altro che pomiciare.- ghignò. Quasi come un riflesso involontario, Simon si riavvicinò al ragazzo, afferrando il suo volto tra le mani per premere le labbra contro le sue. E si baciarono di nuovo. Simon non avrebbe mai creduto che una cosa del genere potesse essere possibile, ma detto sinceramente, non ci avrebbe neppure mai pensato. Simon Lewis e Raphael Santiago.
Portando una mano sul suo petto, Raphael lo spinse in direzione del letto, facendo però in modo che il contatto tra le loro labbra non si spezzasse: così gli finì sopra. Sembrarono attimi interminabili quelli in cui le sue mani vagavano per il corpo del giovane vampiro, sfiorandone ogni segno che il giorno dopo sarebbe svanito; poi distanziò le labbra dalle sue, ma non si mosse.
-Non rischiare mai più la vita con loro, Simon, perderti potrebbe uccidermi.- sussurrò, lasciando che la punta delle dita scorresse tra i suoi capelli, lentamente, in carezze estremamente delicate.
-Tu sei già morto.- replicò semplicemente Simon con un piccolo sorriso che gli increspava le labbra umide e pallide. L’altro lo guardò per qualche momento, come se fosse disorientato, poi socchiuse gli occhi, costringendosi a non sollevare lo sguardo verso il cielo, e si chinò nuovamente sul suo corpo, ripetendo quei movimenti lenti e accorti ai quali Simon Lewis si abbandonò, sentendosi nuovamente vivo, dopo tutto quel tempo.
   
 
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