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Autore: Crilu_98    04/06/2016    2 recensioni
Quali sono le radici dell'odio smisurato che Heriman prova nei confronti di Fabio? Chi è Myrddin Emrys? Come ha fatto Massimo a sfuggire alla morte a Fiesole? Le risposte a queste e ad altre domande della long "Hereditas".
1- Io avrei ucciso quel romano, lo avrei cacciato e braccato come una preda. Li avrei vendicati, tutti quanti.
2- Mi avevano detto che sarebbe stato semplice: ma la guerra, che sia una battaglia campale o un logorante compito di vedetta, non è mai semplice.
3- Nella mia mente non posso fare a meno di pensare come sarebbe stato se avessi tenuto Artorius con me: forse è per questo che la sua voce da neonato mi fa visita in sogno.
4- . Quella era la mia mappa, la mia garanzia di poter tornare a casa. Perché sì, un giorno io sarei tornata a casa.
5- Molti hanno paura di me e allo stesso tempo mi rispettano, come rispettano gli antichi dei di questa terra: qualcosa di troppo arcano e misterioso per riuscire a comprenderlo, ma che non si può ignorare.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana, Medioevo
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Alcuni credono che sia il figlio del diavolo, e si fanno la croce al mio passaggio. Molti hanno paura di me e allo stesso tempo mi rispettano, come rispettano gli antichi dei di questa terra: qualcosa di troppo arcano e misterioso per riuscire a comprenderlo, ma che non si può ignorare.
E infatti nessuno può ignorare Myrddin Emrys: ogni volta che mi reco in qualche luogo la mia presenza si impone sulle altre, catalizzando l'attenzione di tutti su di me, su ciò che dico, su quello che faccio. Mi piace pensare che sia merito del mio naturale carisma, ma so che in gran parte deriva dalla mia conoscenza: quella conoscenza che non ha mai conosciuto le catene della scrittura, che non è mai stata imprigionata su pietra o su carta... La conoscenza dei padri Druidi, che soffia ancora attraverso le foreste della Britannia e di cui io sono l'ultimo custode.
Ero un bambino quando Maeldun*, uno degli pochi che ancora ricordava l'arte di leggere la natura e le stelle, mi scelse come suo allievo.
Era di passaggio nel mio villaggio durante una delle sue peregrinazioni nell'interno dell'isola e si era fermato a casa nostra per riposarsi per la notte; ricordo vagamente i miei genitori e ancora meno i miei fratelli, tranne per il fatto che si facevano beffe di me e del mio aspetto... Dicevano che rassomigliavo ad uno spirito dei boschi, con gli occhi grandi e le orecchie a punta.
Mentre il vecchio druido conversava con mio padre io sgusciai fuori dal letto e mi precipitai nella stanza.
"Padre" piagnucolai "Ho paura!"
"Di cosa, Myrddin? Non c'è nessun pericolo qui, torna a dormire!" sbottò burbero lui. Maeldun, invece, socchiuse gli occhi e mi chiese che cosa avessi sognato di così spaventoso da farmi tremare.
"Ho sognato una solida torre che crollava, i massi che si spezzavano in due e la terra che tremava. C'erano degli uomini che tentavano di ricostruirla, ma ogni volta il suolo tremava più forte e la torre cadeva miseramente a terra. C'era una grotta nel terreno e io mi sono sentito chiamare: sono entrato in una caverna che scendeva sempre più giù, era buio e... E freddo. Poi ho sentito un calore fortissimo e li ho visti: due draghi enormi, così grandi che la grotta non riusciva a contenerli tutti e perciò sbattevano le ali e le code contro la pietra, facendola tremare. Erano avvinghiati e lottavano, lacerando con i denti e con gli artigli l'uno la carne dell'altro..."
Mio padre mi fissò scettico e arrabbiato, ma Maeldun sorrise e il giorno dopo, quando giunse per lui il momento di ripartire, mi prese con sé.
Diceva sempre che aveva visto un grande futuro per me, che avrei ricoperto un ruolo importante nella salvezza della mia terra: per questo mi insegnò tutto ciò che gli antichi avevano custodito gelosamente per secoli, prima dell'avvento del Cristianesimo. Passai gli anni della mia infanzia e prima gioventù tra i boschi e i monti della Britannia, esplorando quest'isola dalla Caledonia al Vallo di Adriano, da Londinium fino alle scogliere occidentali e ancora più in là, oltre il mare, fino all'isola di Erinn**; ascoltavo avidamente ogni parola di Maeldun, mandando a memoria tutte le profezie che la sera mi ripeteva a mo' di cantilena.
Fra queste amavo di più quella che narrava del seme che proveniva da Oriente e che avrebbe messo radici in Britannia, donando nuovi fiori e frutti ad una terra devastata: aspettavo con ansia il momento in cui i nostri clan, perennemente in guerra tra loro, si sarebbero uniti in un nuovo popolo in cui sarebbero confluiti l'antico orgoglio celtico e la grande eredità romana.
Ma con il passare del tempo, mentre la mia mente veniva istruita per un nobile compito, anche il mio carattere si forgiava: ho imparato ad evitare la compagnia degli altri uomini, a guardarli da lontano e quasi con disprezzo e quando Maeldun venne a mancare il mio cinismo iniziò a crescere senza più freni. Sono molto arrogante, lo ammetto, e so per certo che un giorno questo mio difetto sarà la causa della mia rovina.
Il rispetto e il timore di cui sono oggetto presso tutti i popoli della Britannia mi riempiva di orgoglio e di superiorità e quasi mi infastidiva dover dividere del tempo con i miei simili. Cosa ne sapevano loro, di come leggere il futuro nelle stelle? O di come funzionava un Cerchio di Pietre? O ancora, di come capire il linguaggio segreto degli animali?
Sembravo aver dimenticato che anche io ero un mortale e che per quanto la mia conoscenza fosse vasta un giorno avrei chiuso gli occhi per sempre e dopo di me non sarebbe rimasto più nessun Druido. Ma per mia fortuna, incontrai l'unica persona in grado di cambiarmi.
 
Avevo da poco compiuto vent'anni e avevo seppellito il mio maestro due inverni prima; ero in attesa del bambino della profezia, ma per quanto girassi la Britannia in ogni dove e raccogliessi informazioni da ogni porto, nulla di strano sembrava accadere. Mi trovavo nella regione della tribù dei Dumnui ed ero alla ricerca di una fonte a cui abbeverarmi: una torrenziale pioggia estiva mi aveva confinato per due giorni in una grotta e morivo di fame e di sete.
Fu allora che la vidi: una ragazzina ancora acerba ma dal corpo flessuoso e snello stava nuotando pigramente in un lago. Non mi notò subito ed io ebbi tutto il tempo di rimanere ammaliato dalla sua figura: aveva una pelle candida che riluceva sotto il sole di mezzogiorno e dei fluenti boccoli castano-ramati. Quando poi si accorse della mia presenza e fissò il suo sguardo su di me, lanciando un grido scandalizzato, potei osservare anche il suo volto: lineamenti fini, labbra sottili e due occhi blu dalla forma allungata. Non era bella nel senso comune del termine, perché c'era qualcosa di leggermente imperfetto nel suo viso - come una nota discorde all'interno di un'armonia - che avvolgeva i suoi tratti con una patina di mistero.
Sguazzò fino a riva e si coprì il corpo con la veste, continuando a fissarmi con sguardo accusatore mentre si strizzava i capelli:
-Cosa ci fai ancora qui?- sbottò arrabbiata. -Dicevano che tu fossi un grande sapiente, ma nessuno mi aveva ancora raccontato di quanto ti diverti nello spiare le fanciulle come un folletto dispettoso, Myrddin Emrys!-
-Sai chi sono?- chiesi sorpreso.
-Certo che so chi sei!- replicò la ragazza, raccogliendo un cesto di more che aveva poggiato accanto ai vestiti e incamminandosi verso il suo villaggio.
-Come hai fatto a capirlo?-
Lei mi lanciò un'occhiata da sopra la spalla:
-Farsi tatuare le braccia con i simboli di tutti i clan della Britannia è usanza degli antichi druidi... E tutti sanno che l'ultimo druido rimasto è il figlio di Maeldun, cioè tu.-
-Sei una ragazza acuta.-
-Me l'hanno detto in molti, ma nessuno l'ha mai considerato un complimento!-
-Perché?- domandai, confuso e attratto dalle sue risposte argute e veloci.
La sconosciuta alzò le spalle e si voltò verso di me:
-Perché così è più difficile trovarmi un marito, credo. Ora vattene, non posso entrare nel villaggio insieme ad un uomo!-
Fui attraversato dall'assurdo pensiero di non ascoltarla, afferrarla per un braccio ed entrare con lei nel cerchio di capanne poco distante, per renderla mia. L'avrei portata con me e... Chinai il capo e con un ultimo sorriso beffardo mi inoltrai nel bosco.
 
-Siamo onorati della tua presenza nella nostra casa, Myrddin Emrys. Questi sono i miei figli, Kenneth, Lochlann e Gawain. Ah e lei è mia figlia, Vivienne.-
Quando il suo sguardo si posò su di me le sue guance si colorarono di rosso e i suoi occhi si fissarono sulla punta dei suoi stivali. Io ghignai: sapevo bene che l'avrei trovata lì, mi ero informato. Avevo chiesto ospitalità al fabbro proprio per questo motivo.
Vivienne ci servì la cena e per tutta la durata del pasto, oltre a conversare dei romani e dei barbari che scendevano da Nord con suo padre, le lanciai certe occhiate che avrebbero fatto vergognare anche una donna matura ed esperta.
-Grazie, Nimue.- mormorai ad un certo punto, sfiorandole il polso. Vivienne mi guardò senza capire. Avevo puntato sulla sua curiosità, perciò quando lei mi venne a cercare, mentre ero disteso nell'erba dell'orto, non potei trattenere un sorriso.
-Cosa significa?-
-Non so di cosa tu stia parlando.- replicai con noncuranza. La ragazza si sedette accanto a me e mi fissò di sbieco.
-Quella parola... Quel nome, con cui mi hai chiamato prima, che cosa significa?-
-Nimue. Ovvero, "madre di tutte le acque" in una lingua che si parla molto lontano da qui...-
-Sai davvero molte cose!- esclamò lei, estasiata. Gli occhi brillavano di una luce quasi infantile che la faceva sembrare ancora più piccola.
-Ti ringrazio. Ti piacerebbe impararle?-
Per un attimo sembrò tentata di rispondere affermativamente, poi la sua espressione si rabbuiò e lei si alzò in piedi:
-Non posso!- mormorò sbrigativamente, senza guardarmi e cercando di allontanarsi. Ma io fui più veloce: con un balzo la raggiunsi e la strinsi contro di me. Sapeva di legno e di fumo, un profumo rassicurante che non avevo mai incontrato: ancora non sapevo che mi avrebbe causato assuefazione.
-Perché?- soffiai nel suo orecchio e mi compiacqui di sentirla rabbrividire. Vivienne mi fissò negli occhi con serietà.
-Perché sono una donna, Myrddin Emrys. E perché un giorno tu sparirai di nuovo, lasciandomi indietro.-
 
Vivienne aveva ragione: scosso da quella frase, pronunciata con amarezza e un pizzico di astio, il giorno dopo ripartii senza neanche salutarla. Ma nonostante avessi ripreso la mia ricerca, il mio pensiero era costantemente fisso sul ricordo del suo viso, della sua voce, del suo profumo...
Tornai in quella zona esattamente un anno dopo e di nuovo chiesi ospitalità al fabbro.
-Dov'è tua figlia?- chiesi, notando la casa silenziosa. Il sangue scorreva tumultuoso nelle mie vene e non potevo nascondere a me stesso che l'eventualità che si fosse sposata - fino ad allora neanche presa in considerazione - mi creava un opprimente sensazione di angoscia. Il fatto è che dalla prima volta in cui l'avevo vista avevo compreso quanto io e lei fossimo affini: ci appartenevamo, lei era mia e sebbene non l'avessi mai reclamata come tale nessun uomo aveva il diritto di toccarla.
-Nel bosco, a raccogliere erbe- rispose l'uomo, fissando con curiosità il mio repentino cambio di espressione -Sai, Vivienne è un'esperta conoscitrice di piante e coglie ogni occasione per andarle a cercare...-
Mi liberai della sua compagnia con una scusa e mi inoltrai nella foresta, correndo a perdifiato: proprio come immaginavo, lei era lì, sulla sponda del lago. Non si stava facendo un bagno, come l'anno prima, ma riposava, con il capo reclinato all'indietro per cogliere ogni barbaglio dei raggi solari.
-Ben trovata, Nimue.-
La ragazza sobbalzò e mi guardò con occhi sgranati.
-Tu... Sei tornato!-
Annuii, non sapendo bene cosa avrei dovuto fare: io, il grande Myrddin Emrys, l'ultimo Druido, sulle cui spalle si reggeva la sorte della Britannia intera... Ero muto e umile di fronte ad una donna per la prima volta nella mia vita. Vivienne era cresciuta in altezza e le sue curve si erano fatte più piene; il volto aveva perso ogni traccia dell'infanzia e gli occhi che mi osservavano speranzosi erano l'unico dettaglio che rivelava la sua età. Era, se possibile, ancora più bella e desiderabile di quando l'avevo vista nuda.
Fece un passo verso di me, titubante, e quello fu il segnale: le fui addosso in un attimo e con così tanto slancio che rotolammo per terra. Le accarezzai la guancia con dolcezza prima di baciarla: lei chiuse gli occhi e si lasciò guidare da me, anche quando le mie mani iniziarono lentamente a spogliarla e a spingerla verso l'acqua.
-Myrddin...- mormorò rabbrividendo -Cosa stiamo facendo?-
-Non lo so!- esclamai, esaminando vorace ogni lembo della sua pelle -So solo che da quando ti ho incontrata in questo luogo, la scorsa estate, non sono riuscito a liberarmi dal pensiero di te... Della tua mente, della tua voce... Del tuo corpo...-
Vivienne si abbandonò tra le mie braccia, poggiando il capo sulla mia spalla e lasciandosi cullare dalla placida corrente del lago.
 
Passarono  tre anni da quella sera sul lago e le mie visite presso la tribù dei Dumnui si erano fatte più frequenti. Il padre di Vivienne, che comprende molto più di quanto non dia a vedere - probabilmente la sua fresca intelligenza la mia donna l'ha presa da lui - un giorno mi chiamò nella sua fucina. Mi accolse sporco di fuliggine e sudato, con un'espressione seria dipinta sul volto.
-Non voglio sapere ciò che tu e mia figlia fate quando scappate nel bosco, o meglio, farò finta di non vedere: Dio solo sa quanto ho penato con lei, dopo la morte di sua madre!-
Rimasi spiazzato, perché quello non era certo il discorso che mi aspettavo nel caso in cui la nostra relazione fosse stata scoperta.
-Perché Vivienne, Myrddin?- chiese sospirando, lavandosi le mani.
-Perché... Perché è la donna più acuta che io abbia mai incontrato, l'unica in grado di gareggiare con me. E poi, perché mi rende una persona migliore.-
Lui annuì:
-Vivienne mi ha accennato che sei alla ricerca di un condottiero... Che è questo il motivo per cui ancora non l'hai chiesta in moglie.-
Avevo giurato sulla tomba di Maeldun che non mi sarei fermato finché il seme d'Occidente non avesse messo radici in Britannia e sapevo che se avessi sposato Vivienne non avrei avuto la forza di continuare la mia ricerca.
-Vieni, allora, ti voglio mostrare una cosa.-
Era la sua ultima creazione: una spada lunga e lucente, affilatissima. Sulla base della lama erano state incise rune beneauguranti, mentre l'elsa era sottile e maneggevole.
-E' molto bella.- commentai, esaminando affascinato quello strumento di morte.
-Il suo nome è Excalibur. Vedi, Myrddin, io amo mia figlia più di ogni altra cosa, e non posso permettere che sia legata ad un uomo che va e viene col vento di primavera. Perciò hai davanti a te due scelte: o la porti con te ora, o la tornerai a prendere quando l'eroe che attendi sarà giunto e avrà bisogno di un'arma degna di questo nome...-
 
P.O.V. Vivienne
Quando seppi che Myrddin aveva scelto la profezia invece che me soffrii, ma non ne fui sorpresa: non era solo un uomo, era prima di tutto un druido dedito al suo compito. Non lo vedevo da molto tempo ormai e la mia vita si era adagiata sui ritmi stagionali: quasi nessuno veniva a chiedermi in sposa, in parte perché le voci delle mie avventure nel bosco si spargevano in fretta, in parte a causa dei miei netti rifiuti. Perché io non ho mai smesso di sperare in Myrddin e nella sua profezia, e un paio di giorni fa le mie preghiere sono state ascoltate.
Poche righe, consegnate da un mercante di passaggio, che ho letto a fatica grazie alle lezioni di Myrddin, sono state sufficienti per ravvivare la speranza:
 
Il seme è stato piantato e voglio vederlo germogliare insieme a te. Sto venendo a prenderti Nimue, mia dama del lago.
 
 
 
* nome di un antico eroe irlandese.
** nome utilizzato nella poesia inglese per riferirsi all'Irlanda e che deriva dal gaelico Erìu, divinità che aiutò i gaelici a conquistare l'isola.
 
 
Angolo Autrice:
Ho scritto questa storia di getto in un pomeriggio, ed è uscita molto più lunga di quanto pensassi all'inizio, anche per il fatto che è un calderone di molte leggende legate al ciclo arturiano.... A questo proposito, le note storiche, quasi le ultime! :(
Ho deciso di inserire in questa OS, che è l'ultima della raccolta, tutto quello che si ricollega a Merlino e che risulti il più verosimile possibile al periodo storico:
 
1) La tribù dei Dumnui (si trova anche sulla cartina che ho postato in uno dei capitoli di Hereditas) è un popolo che viveva nella parte sud-occidentale della Britannia.
 
2) La prima leggenda che parla di Merlino racconta che il mago, giovanissimo, fu chiamato dal re Vortigern a spiegare come mai la torre che voleva costruire su una collina crollasse ripetutamente. I draghi profetizzati si riferiscono alle due popolazioni dei Sassoni e dei Bretoni, che nei primi secoli del medioevo si contesero la Britannia... Passatemi i 500 anni di anticipo :P
 
3) I druidi in realtà sopravvissero, nella regione delle Fiandre, fino al VII secolo, prima di essere perseguitati e dispersi dai cristiani.
 
4) La Dama del Lago è una figura controversa del ciclo arturiano: alcuni la identificano addirittura con la fata Morgana! I nomi che ho proposto qui (aggiustando la storia, ovviamente) sono i due più comuni: Nimue è la storpiatura del greco Memnosune, Musa della poesia e della memoria, madre delle ninfe delle acque; Vivienne deriva invece da Coventina, che è un'antica dea celtica dell'acqua, e che può riferirsi anche ad una moglie di Merlino, Gwendoloena, presente nella letteratura poetica più antica.
 
5) L'etimologia di Excalibur si può ricondurre o al latino o al sassone; farebbe riferimento ad una popolazione (i Calibi), forgiatori della spada, o al calibro, cioè al suo perfetto equilibrio, o ancora deriverebbe da Caliburn, che significa "acciaio lucente" o "acciaio indistruttibile". Nonostante l'idea mi tentasse parecchio, non ho seguito la leggenda secondo la quale Excalibur sarebbe la mitica spada di Giulio Cesare.
 
Che dire? Ci avviciniamo alla fine della storia e sono veramente felice di essere arrivata a questo punto con voi lettori! Vi lascio con l'immagine che ho scelto per la "mia" Vivienne, spero che vi piaccia.
A presto
 
Crilu 


 
   
 
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