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Autore: ArtRevenge_M    05/06/2016    20 recensioni
Quando Felicity Megan Smoak decide di curare uno dei pirati più pericolosi in circolazione, non ha la minima idea che il suo ringraziamento sarà essere rapita e condotta in un pericoloso viaggio oltre mare che cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Aveva creduto inizialmente che fosse un sogno. Le grandi tende a baldacchino color cachi, la sofficità del letto sul quale era sdraiata e lo strano ondeggiare ritmato che percepiva. Ma, mano a mano che i suoi occhi si abituavano alla luce, l’immagine della stanza in cui si trovava diveniva sempre più nitida e reale.

La scrivania di un legno scuro su cui erano poggiate alcune carte sparse in modo disordinato, un separé dall’aria impolverata, e poco più in là poggiate su di una larga cassettiera delle bottiglie contenenti un qualche liquido scuro. Liquore, dedusse la sua mente, poco prima di realizzare che non aveva la minima idea di dove si trovasse.

In quell’attimo scattò a sedere, spostando per via di quel rapido movimento il lenzuolo che la copriva e nel far scorrere gli occhi verso il suo corpo si accorse con estremo sollievo di avere ancora tutti i suoi vestiti addosso. Spostò allora lo sguardo verso l’intera stanza, ricontrollando con minuziosa attenzione ogni singola cosa che la sua mente aveva già registrato pochi istanti prima, quasi a volerne confermare l’esistenza.

“Dove sono?” chiese a nessuno in particolare, mettendosi lentamente a sedere la testa in enorme subbuglio.

“Stavo parlando con il capitano della Green Arrow e dopo..”

Felicity ricordò come il suo cuore aveva accelerato alla sua vicinanza e il calore pressante che aveva sentito espandersi verso tutto il suo corpo, poco prima di perdere i sensi.

“Non sarò mica svenuta tra le sue braccia!?” esclamò con preoccupazione, sentendo un imbarazzo soffocante salire sulle sue guance.

“Potrei aver trattenuto il respiro più a lungo di quanto pensassi e aver perso così i sensi?” si chiese, alzandosi in piedi e iniziano a camminare avanti e indietro con agitazione.

“No, non puo’ essere. Non sono assolutamente svenuta tra le sue braccia e anche se fosse potrebbe essere stato un colpo di sole. Anche se effettivamente eravamo al chiuso..”

L’espressione preoccupata, Felicity continuò quel delirante monologo per un po’di tempo, scordandosi provvisoriamente del luogo sconosciuto in cui si trovava, fin quando il rumore di una porta che si apriva non la portò a voltarsi sorpresa e Thomas Merlyn entrò nella stanza.

“Oh vi siete svegliata. Iniziavamo a preoccuparci.” mormorò, sorpreso e felice di vederla in piedi.

L’espressione ansiosa e imbarazzata della giovane, divenne ancora più marcata al pensiero che potesse davvero essere svenuta tra le braccia del pirata come una sciocca.

Ma Thomas non poteva certo sapere quali fossero le sue reali preoccupazioni e nel notare la sua espressione, fraintese tutto.

“Prima di tutto voglio dirti che non devi temere. Non ti sarà fatto nessun male.” disse, avvicinandosi lentamente con le mani avanti.

“Oliver non aveva davvero scelta, ma appena sarà guarito ti lasceremo tornare alla tua isola sana e salva per cui..”

Il discorso di Thomas divenne sfuocato nella mente dalla ragazza, che frenetica cercava di collegare tutti i punti nelle parole del pirata.

“Come?” chiese, sbattendo più volte le palpebre.

“Ti daremo abbastanza soldi per prendere una delle migliori navi da trasporto, così da tornare a casa. E garantiremo la tua sicurezza a bordo. Hai la mia parola.” ripeté con espressione rassicurante lui.

“Tornare a casa?”

L’espressione ansiosa che il suo volto aveva tenuto fino a quel momento, in un attimo divenne consapevole.

Non era svenuta tra le braccia del pirata per la troppa emozione e la pressione che aveva sentito, non era derivata dalla vicinanza dell’uomo, ma dal punto sul seno carotideo che lui aveva pressato.

e ..perdonatemi.”

Questo era ciò a cui si riferiva con quelle scuse! La sensazione di ondeggiamento che aveva provato nello svegliarsi nel grande letto a baldacchino a pochi passi da lei tornò, mentre si accorgeva che il suo respiro era divenuto irregolare.

“Felicity..? Vi prego dite qualcosa..”

La ragazza ignorò la voce del pirata e alzò lo sguardo verso l’unica finestra presente. Un minuscolo quadratino dal quale filtrava la luce che l’aveva svegliata. Le sue gambe si mossero da sole, rapide verso essa e quando i suoi occhi videro lo scenario fatto di solo oceano che si stagliava fino all’orizzonte, ebbe la definitiva conferma ai suoi pensieri.

Era stata rapita.

Schiuse le labbra, con il cuore in tumulto, mentre prendeva atto di quel fatto.

“Lui dov’è?” domandò dopo attimi che parvero infiniti, continuando a guardare al di fuori della finestra.

“Lui? Se ti stai riferendo al capitano al momento si trova sul ponte. Ma se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere..” la replica di Thomas si perse nell’immediata richiesta della ragazza.

“Portami da lui.” disse, con un tono che a Thomas sembrò un ordine.

Il pirata acconsentì seppur dubbioso e insieme uscirono dalla stanza, attirando nel tragitto da essa al ponte, l’attenzione dei membri dell’equipaggio.

Thomas aveva intuito fin dal loro primo incontro che la ragazza non fosse come la maggior parte delle altre, ma era comunque sorpreso nel guardare con quanta calma e disinvoltura Felicity camminasse al suo fianco, totalmente incurante delle occhiate curiose provenienti dai suoi compagni. Inoltre, per una persona che era stata portata in una nave pirata senza la minima possibilità di scelta, quella reazione pacata alla situazione in cui si trovava non era affatto naturale.

Perso in queste silenziose constatazioni arrivò fino al ponte, dove il suo capitano e Diggle stavano avendo una discussione.

“Ecco Oliver.” disse, continuando a camminare verso la sua direzione con al seguito Felicity.

“Capitano!” chiamò Thomas, ormai a pochi passi, facendo voltare il pirata nella loro direzione.

Quel che accadde in seguito, avvenne nell’attimo di un istante, ma il rumore aspro di quell’azione parve risuonare nel silenzio scioccato che lo seguì per molto tempo.

Felicity restò con la mano alzata davanti al capitano della Green Arrow, il cui volto, lievemente inclinato verso il basso, iniziava a pizzicare lievemente nel punto in cui lei l’aveva colpito. Thomas e John, con in viso l’espressione di chi è stato appena colpito da un mattone in testa, trattennero il respiro spostando lo sguardo sconvolto dalla donna al capitano, in una sorta di aspettativa su quando la bomba che si era appena innescata, sarebbe esplosa.

Ne Felicity ne Oliver tuttavia, parvero curarsi di quelle espressioni, ne di alcuni altri membri della ciurma, che ai lati del ponte avevano assistito increduli alla scena.

I due sembravano solamente consci della figura dell’altro davanti a se. E, mentre Felicity sembrava stesse tentando di bucare con lo sguardo il volto del pirata, quest’ultimo con le labbra lievemente schiuse per la sorpresa di quell’azione, non pareva aver minimamente risentito del colpo subito.

“Riportatemi a casa, subito.” quell’ordine, spezzò il silenzio teso calato pochi istanti prima.

“Non posso.” replicò impassibile Oliver, scatenando la furia che Felicity aveva trattenuto fino a quel momento.

“Non potete!? Non potete!!? Certo che potete! Siete il dannato capitano di questa nave! Invertite la rotta e riportatemi immediatamente a casa!” sbraitò senza alcun contegno, sotto lo sguardo del tutto incredulo della ciurma, ma non di Oliver che a quella furia, strinse solo appena le labbra.

“Una persona vi salva la vita ed è questo ciò che ottiene come ringraziamento!? Venire rapita solo perché il vostro didietro brucia troppo per restare seduto ed aspettare di guarire!?”

Felicity sembrava una macchinetta inarrestabile, mentre sputava ogni parola con il tono di una sentenza inoppugnabile e Thomas ebbe la conferma ai suoi dubbi precedenti. Lei decisamente non era la classica ragazza di villaggio. Neanche le donne nelle taverne, avevano il coraggio di parlare in quel modo ad un pirata. Ad Oliver poi, era qualcosa che Thomas non si sarebbe mai aspettato di vedere. Ed era sicuro che nonostante l’espressione apparentemente indifferente verso quella situazione, Oliver pensasse lo stesso.

Nessuno si era mai azzardato a sbraitare contro di lui in quel modo.

“Felicity ti assicuro che Oliver non ha davvero avuto scelta nel..” provò a intervenire Thomas, visto il totale silenzio di Oliver a quella sfuriata, ma Felicity non gli diede modo neanche di finire.

“Non aveva scelta!? Sono io che non ho avuto scelta!” il pirata alzò le mani in un segno inconscio di resa, nel vedere gli occhi rabbiosi con cui lei si era voltata a guardarlo.

“Adesso bassa. In caso non ve ne siate accorta siete su una nave pirata. Non sarebbe più conveniente per la vostra sicurezza tacere e obbedire?”

La minaccia intrisa nelle parole di Oliver, creò un vuoto teso nell’aria.

Felicity si voltò ancora una volta verso il capitano della Green Arrow, con pochi passi annullò la breve distanza tra loro e alzando un dito verso il suo petto, iniziò ripetutamente a picchiettarlo.

“Pensate di potermi intimorire in questo modo? Mi avete portato su questa nave perché vi possa guarire dal veleno che ancora avete in circolo. Siete voi che dovreste tacere e obbedire se volete continuare a vivere!”

Lo sguardo di Oliver s’infiammò e finalmente, nel volto del pirata iniziò a scorgersi un minimo di fastidio.

Oliver Queen non era minimamente abituato a quel trattamento. Al di fuori dei membri del suo equipaggio, nessun altro si era mai dimostrato abbastanza coraggioso da sfidarlo. Ma ciò che davvero continuava ad infastidirlo, più delle sue parole, era il suo continuo e prolungato contatto visivo. Le persone preferivano abbassare il capo al suo passaggio, intimorite anche solo al pensiero d’incrociare il suo sguardo per un attimo, e se per caso capitava, tutto ciò che i loro occhi mostravano era un’infinita paura.

Ma non lei.

Lei l’aveva guardato negli occhi fin da subito senza timore. E Oliver si chiese se il suo fosse un innato coraggio o semplice stupidità.

“.. quindi esigo invertiate la rotta! Avete capito!?” la sua voce riportò alla realtà il capitano della Green Arrow, che si era chiaramente perso gran parte del monologo acceso della ragazza a causa dei suoi pensieri. Ma questo non aveva importanza per lui. Così come alla fine non importava, con quanto coraggio lei lo stesse affrontando.

Non avrebbe invertito la rotta. E certamente non avrebbe lasciato che una donna continuasse a sbeffeggiarlo in questo modo davanti ai membri del suo equipaggio, ormai tutti radunati sul ponte ad assistere alla scena.

L’uomo si abbassò rapido, caricandosi sulle spalle senza nessun tipo di fatica Felicity, la cui sorpresa iniziale venne sostituita presto da sonore e concitate proteste per quel trattamento, che Oliver ignorò completamente.

A passo spedito, tra i commenti divertiti della ciurma che augurava al proprio capitano di farsi valere, Oliver trasportò una combattiva Felicity fino alla sua stanza, gettandola con ben poca delicatezza nel letto.

“Cosa diavolo credete di fare!?”

“Cercare di educare i vostri modi tanto per iniziare.” replicò, salendo sopra di lei e cercando di bloccare i suoi tentativi di dibattersi.

“Se credete che vi lascerò abusare di me..” iniziò lei, colpendo il volto del pirata nel tentativo di levarselo da dosso. Oliver non parve neanche risentire da quel colpo, ma spalancò gli occhi totalmente sorpreso al significato delle sue parole. Era abituato ad essere considerato un assassino spietato, ma mai nessuno l’aveva insultato in quel modo.

“Buon Dio! Non ho mai abusato di nessuna donna in vita mia e certamente non inizierò con voi!” replicò, alterando il suo tono di voce fino a quel momento posato.

“E allora spiegatemi tutto questo!” urlò, provando a dibattersi ancora, ma Oliver portò le braccia della ragazza sopra la sua testa in una ferrea stretta, bloccando definitivamente qualsiasi tentativo di fuga.

“Voglio che capiate qual’è la vostra posizione.” rispose, facendo scontrare l’oceano dei suoi occhi contro il cielo in tempesta di quelli di lei. Qualsiasi altra persona, sotto quello sguardo e in quella situazione, avrebbe tremato dalla paura. Ma non Felicity.

“Siete sulla mia nave. Insieme al mio equipaggio e circondata dall’oceano. Potete decidere di curarmi e ritornare sulla vostra isola senza neanche un graffio. O potete decidere di comportarvi in questo modo e pagarne le conseguenze.”

La ragazza aprì il suo volto in un sorriso di scherno verso quella minaccia, mormorando sicura:

“Io vi servo viva.”

“Si, ma non intera.”

La replica schiuse le labbra di lei e incurvò un sorriso in quelle di lui.

“Non lo fareste.” disse, cercando di non far trapelare quanto quelle parole l’avessero colpita.

“Sono Oliver Queen, capitano della Green Arrow. Sono certo che sappiate quanti villaggi abbia raso al suolo solo per il gusto di farlo. Siete davvero convinta di essere intoccabile?”

Non rispose, continuando ad osservare i suoi occhi quasi sperasse di trovare una risposta alle mille domande che avevano preso ad affollare la sua mente, proprio all’interno d’essi.

Le avrebbe davvero fatto del male?

Felicity conosceva la sua fama. Sapeva di cosa era accusato e il fatto che l’avesse rapita, non aiutava di certo a vederlo in una luce più favorevole. Eppure c’era qualcosa. Una sensazione alla bocca dello stomaco che le impediva di pensare totalmente male di lui. Anche se certamente, non l’avrebbe ammesso ad alta voce.

“L’unico motivo per cui non vi ho ancora picchiato nonostante il vostro atteggiamento è perché siete una donna. E se posso preferisco evitare di colpire una donna.” affermò e Felicity abbassò lo sguardo, facendo credere per un momento al pirata che forse, era riuscito a metterle un po’ di sale in zucca. Non poteva certamente sapere in realtà, che le sue parole non avevano fatto altro che aumentare nella ragazza, la sensazione che Oliver Queen non era affatto il mostro che tutti credevano che fosse.

“Il vostro discorso non ha alcun senso.” sussurrò quasi, riportando lentamente i suoi occhi a incontrare quelli dell’uomo.

“Affermate di essere un assassino spietato, ma allo stesso tempo dite di preferire non colpire una donna.”

La veridicità di quelle parole colpì l’uomo come avrebbe fatto un pugno ben assestato e quasi senza accorgersene, la presa sui polsi della giovane si allentò.

“Quindi qual’è la verità? Che genere di uomo siete realmente?”

Oliver schiuse le labbra, ritrovandosi a pensare che neanche lui in realtà, avrebbe saputo rispondere a quelle domande.

La verità? L’uomo che era? Forse un giorno lui stesso l’avrebbe scoperto.

Felicity sorrise in modo lieve, quasi accennato, verso l’espressione che le sue parole avevano dipinto nel volto dell’uomo. Poi continuò:

“Non ho paura dell’assassino che vi vantate di essere, ma provo un forte disgusto verso il modo in cui vi beffate della vita degli altri.”

La durezza di quelle parole contrastava con lo sguardo privo d’odio che lei gli stava rivolgendo, ma Oliver poteva comunque affermare con assoluta certezza che ciò che gli stava dicendo fosse la verità.

Lei non aveva paura di lui.

“Volete strappami un arto? Fatelo!” continuò e Oliver strinse le labbra indispettito.

“Ma non crediate neanche per un momento che me ne starò buona su questa nave mentre voi decidete il mio destino!”

Felicity accompagnò l’esclamazione finale con una forte ginocchiata verso le sue parti intime che andò pienamente a segno, liberandola dal peso dell’uomo e dandole così la possibilità di rialzarsi dal letto.

Oliver imprecò in modo decisamente colorito, non solo per il colpo ricevuto, ma anche per essersi lasciato distrarre dalle parole della ragazza. Tuttavia non impiegò molto a riprendersi da quel colpo, raggiungendo Felicity poco prima che arrivasse alla porta.

“Vi sculaccerò a dovere per quanto fatto!”promise, avvolgendola tra le braccia e tentando di trascinarla nuovamente verso il letto.

“Lasciatemi andare!” ordinò, dimenandosi tra le sue braccia.

“Maledizione donna!Posso sapere perché avete tutta questa fretta di ritornare su quell’isola?” domandò, sconcertato dall’intera situazione.

Poteva capire che venire portata in una nave pirata causasse terrore e quindi voglia di tornare a casa, ma la furia che aveva tra le braccia non era affatto terrorizzata! Quindi perché desiderava ritornare a casa così tanto da sfidare addirittura un pirata!?

Era coraggio il suo o non aveva alcun senso del pericolo perché era stupida?

“E voi perché non avete potuto aspettare!?” ribatté, schiacciando il piede dell’uomo e colpendo subito dopo il suo naso con una testata.

Oliver lasciò nuovamente andare la presa, portandosi le mani al viso e maledicendo il cielo per aver deciso di portare quella pazza nella nave, mentre Felicity si affrettava verso la porta. In quell’esatto momento la nave si spostò bruscamente e un forte boato rese inudibile ogni altro suono.

Felicity sentì il suo corpo scivolare verso sinistra e senza nulla a cui appigliarsi, chiuse gli occhi preparandosi per il dolore che l’impatto avrebbe causato. Ma non sentì nulla, eccetto la presa protettiva nella quale era stata avvolta.

La ragazza voltò il capo per quanto le era possibile da quella posizione, guardando sorpresa il pirata alle sue spalle. Come aveva fatto a spostarsi in modo così rapido? Felicity divenne improvvisamente consapevole che se lui avesse davvero voluto, i suoi tentativi di ribellione sarebbero stati vani e la sensazione riguardo la vera natura dell’uomo, crebbe. Un nuovo boato interruppe i suoi pensieri.

“Merda.” mormorò Oliver, lasciandola andare e precipitandosi con rapidità verso la propria spada nonostante il modo agitato con cui la nave si stava muovendo.

“Cosa sta succedendo?!” domandò Felicity,aggrappandosi ad una delle colonne in legno del letto, in un misto d’agitazione e confusione.

 

“Ci stanno attaccando.” rispose con semplicità disarmante lui, sguainando l’arma senza esitazione.

“Attaccando!? Come? Chi? E perché?!”

“Non ne ho idea, ma se ci tenete a restare viva nascondetevi in questa stanza e non osate uscire per nessun motivo!” ordinò, sparendo poi oltre la porta e lasciando Felicity sola nella stanza.

“E dove dovrei nascondermi secondo voi!?” replicò, nonostante non ci fosse più nessuno ad udire il suo lamento.

Agitatamente si guardò intorno, cercando un luogo dove potersi rifugiare, ma la stanza non aveva neanche un armadio e nascondersi dietro il separé, non le sembrava la soluzione migliore.

Un’altra esplosione si udì e la nave si mosse ancora in modo convulso. Felicity si aggrappò saldamente alla colonna del letto, chiudendo gli occhi mentre il cuore batteva all’impazzata. Poi realizzò che si trovava già vicino al nascondiglio perfetto.

Il letto.

Velocemente si chinò nel pavimento strisciando sotto esso, mentre rumore di spari e urla si diffondevano nell’aria.

Sospirò, lievemente sollevata, ma il suo corpo continuò a tremare al pensiero della situazione in cui si trovava per via di di quel dannato pirata. Almeno fino a quando i suoi occhi non vennero catturati dalla vista di un forziere in profondità del letto. Allora tutti i suoi terrorizzanti pensieri sulla guerra che imperversava al di fuori della stanza, scomparvero, lasciando posto alla sua incontenibile curiosità.

Strisciò rapida fino ad arrivare al forziere sorprendendosi di non trovare neanche un lucchetto ad impedirle l’apertura.

Tutti i pirati sono così sciocchi? Si ritrovò a pensare, aprendo con trepidazione il bauletto.

La sua aspettativa di vedere qualche prezioso tesoro però, non venne soddisfatta, ma certamente alla vista di quello che il forziere conteneva ebbe la conferma definitiva che la sua sensazione verso il pirata fosse corretta.

Non era il mostro che tutti sostenevano fosse.

 

 

 

 

Una risata sguainata che Oliver conosceva bene, fu la prima cosa che sentì nel caos della battaglia che regnava sul ponte.

E ancor prima di posare gli occhi sull’unico uomo che in quel momento non stava prendendo parte alla battaglia, lui seppe chi gli aveva attaccati.

L’uomo conosciuto come il Conte.

Uno dei pirati più infimi che avesse mai conosciuto.

Oliver aveva avuto a che fare solo una volta con lui, quando aveva mandato all’aria il suo piano di vendita di schiavi e ricordava bene che l’uomo aveva giurato di vendicarsi. Ma non avrebbe mai pensato che avrebbe scelto un attacco diretto per questo proposito. Sopratutto visto il genere di pirata codardo che aveva dimostrato di essere in passato.

“ allora.. dove l’avete seppellito?!” lo sentì urlare, in mezzo al rumore assordante della battaglia e la sua sorpresa verso quel diretto attacco, trovò una spiegazione. Così come la trovò il suo avvelenamento.

“Per ora non abbiamo seppellito nessuno Conte, ma immagino che lo faremo una volta che ti avrò staccato la testa!” esclamò Oliver, palesando la sua presenza che fino a quel momento aveva tenuto nascosta.

I combattimenti tra gli uomini si bloccarono e se i membri dell’equipaggio della Green Arrow sorridevano con soddisfazione alla vista del loro capitano, i volti dell’equipaggio del Conte erano impalliditi e con essi, quello del Conte stesso.

“Non è possibile!” esclamò, perdendo il sorriso che aveva tenuto fino a pochi istanti prima.

“Immagino di dover dedurre che ci fossi tu dietro al mio avvelenamento.” commentò Oliver, passeggiando tra la calma tesa creata al suo arrivo, fino ad arrivare davanti al capitano della Vertigo.

L’espressione incredula del Conte alla vista del suo nemico per niente morto, venne ben presto sostituita da una di rabbia e sotto il sorriso divertito di Oliver l’uomo urlò, caricando come un toro furioso verso il pirata.

La battaglia riprese, portando nuovamente confusione e grida. Ma chiunque avrebbe potuto dire quale sarebbe stato l’esito finale.

Un uomo come il Conte, non sarebbe mai stato in grado di battere Oliver Queen. Non era forse per questo che l’aveva segretamente avvelenato?

E l’attacco diretto alla ciurma che si era permesso di fare, non era forse derivato dal pensiero che la morte del loro capitano doveva aver corrotto il loro solito vigore?

Peccato che il suo piano non fosse andato come previsto, almeno non del tutto. Perché anche se Oliver era ancora vivo e la ciurma non era distrutta dal dolore, la Shiva era ancora in circolo dentro il corpo di Oliver. E quando il mondo intorno a lui iniziò a girare, anche Oliver se ne ricordò.

Il rumore sordo delle due spade che si scontrarono sembrò amplificarsi nelle orecchie del pirata e il calore della febbre che tornava a salire portò ad un forte capogiro.

Oliver chiuse gli occhi per un secondo di troppo e così il Conte ebbe la possibilità di disarmarlo e puntargli la spada alla gola.

Ancora una volta la battaglia si fermò, ma questa volta era il Conte che sorrideva.

“Oliver!” urlarono quasi in contemporanea le voci di John e Thomas.

Il capitano della Green Arrow alzò lo sguardo verso il suo nemico, cercando di ritrovare abbastanza stabilità da invertire nuovamente la situazione, ma la testa sembrava stesse per esploderli e il suo sangue era nuovamente diventato lava che scorreva all’interno della sua pelle.

Senza scelta cadde in ginocchio nelle assi del pavimento, mentre il suo respiro diveniva lentamente irregolare.

“Sapevo che era impossibile che ti fossi ripreso così in fretta da un veleno forte come la Shiva.” commentò con soddisfazione il Conte, ordinando subito dopo alla ciurma di Oliver.

“Abbassate le armi o il vostro capitano morirà prima di quanto previsto.”

 

La minaccia, portò nei volti dell’equipaggio della Green Arrow un espressione di aggressiva rabbia che avrebbero volentieri sfogato facendo a pezzettini l’uomo.

“Non osate abbassare le armi.” ordinò in un rantolo Oliver.

“Lasciate che mi uccida e poi vendicatemi.” dichiarò, sollevando il capo e aprendosi ad un sorriso divertito verso il fastidio indispettito che si formò nel volto del Conte.

“Abbassate le armi.” replicò Thomas, affrettandosi a portare a terra la sua.

“Ehi.. sbaglio o sono ancora io il capitano?”

L’ironia di quella domanda posta da Oliver, contrastava con la situazione e sopratutto con l’aspetto sempre più affaticato che la figura dell’uomo mostrava.

“Chiaramente in questo momento non siete in grado di ragionare, capitano.” rispose Thomas, calcando l’ironia sull’appellativo.

Lo scambio tra i due, causò una furia ancora più grande nel Conte. Indispettito dal fatto che non sembrassero affatto preoccupati dalla realtà in cui lui gli aveva appena sconfitti.

“Ora basta!” esclamò ed estraendo la pistola sparò un colpo vicinissimo alle gambe di Thomas.

“Questo era un avvertimento. Il prossimo ti arriverà alla testa” minacciò e Thomas alzò le mani in segno di resa, mentre gli uomini della Vertigo misero l’equipaggio di Oliver in ginocchio, controllando con minuziosa attenzione che avessero consegnato ogni arma.

“A che scopo disarmare i miei uomini? Non dovresti semplicemente uccidermi?” chiese Oliver, come se stesse parlando del tempo e non della sua morte.

“Oh ma io non voglio ucciderti. Voglio che tu muoia soffrendo le pene dell’inferno e voglio che il tuo equipaggio assista impotente, prima di raggiungerti all’altro mondo.” spiegò con gioia. E Floyd poco dietro al capitano mormorò:

“Mai che tu ti faccia un amico capitano.”

Nuovamente il sorriso sparì dalle labbra del Conte che sparò un altro colpo, questa volta prendendo in pieno il braccio di Floyd.

L’uomo gemette e imprecò molti santi, piegandosi su se stesso.

“Non costringetemi ad uccidervi prima di aver visto il vostro capitano morire.” disse, sorridendo nuovamente verso i gemiti di dolore dell’uomo.

“E ora, prima che il veleno ti renda incosciente, vorrei sapere chi mi ha fatto rimandare i festeggiamenti per la tua morte oggi?” chiese, premendo con maggiore fermezza la spada nella gola di Oliver.

“Chi ti ha curato?”

Oliver sollevò lo sguardo febbricitante verso il pirata, ma non fu lui a rispondere.

“Io.”

Il Capitano della Vertigo si voltò verso quell’affermazione, guardando curiosamente l’uomo che sapeva essere il medico di bordo della nave e scosse il capo.

“No, non è possibile. Ho fatto ricerche riguardo alle tue capacità mediche e si basano sul semplice taglia e cuci. Un veleno è un elemento più complesso da combattere ed è proprio perché avevo calcolato che tu non saresti stato in grado di curarlo, che l’ho usato”

John sorrise con scherno, replicando. “ I tuoi calcoli fanno schifo.”

Thomas al suo fianco lo guardò incredulo poco prima di sollevare gli occhi al cielo.

Come era capitato in una ciurma tanto stupida? Si chiese, mentre il volto del Conte si ombrava nuovamente di rabbia dovuta a quell’umiliazione di scherno.

“E che ne pensi dei miei calcoli su te che muori prima del previsto?” chiese il Conte, sollevando la pistola verso Diggle.

Gli occhi di Oliver si strinsero e l’uomo si preparò a intervenire, ma la sua testa girò ancora nel tentativo di trovare la forza per alzarsi.

Tuttavia, proprio nel momento in cui tutto sembrava davvero perduto, una voce si levò nell’aria.

“NO!”

Non fu la protesta a bloccare l’azione del Conte, ma il tono femminile con cui era stata pronunciata.

Il capitano della Vertigo si voltò, così come il resto dei presenti che increduli, si ritrovarono a guardare la figura disarmata di Felicity sul ponte della nave.

“Non è stato John a guarirlo. Sono stata io.” affermò Felicity, apparentemente senza timore e la sorpresa nel volto del Conte, venne ben presto sostituita da una risata divertita per quell’inaspettata scoperta.

“Stupida.” sibilò in un sussurro Oliver, raggiungendo la conclusione ai suoi ragionamenti precedenti riguardo la ragazza.

Non aveva il minimo senso del pericolo.

Era una stupida.



spazio autrice.
E dopo il prologo, ecco il primo capitolo!
Non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni in merito. Sperando di non avervi deluso.
Cosa accadrà ora? Come usciranno da quella situazione? E cosa avrà visto Felicity nel forziere? E perché entrambi sono ostinati sui loro punti? Uno sul dover assolutamente partire e l'altra sul dover rimanere? Le risposte a tutte queste domande si trovano nel prossimo capitolo.
Alla prossima domenica. Baci.


 

  
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