Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: HellWill    06/06/2016    0 recensioni
Storielle scritte e raccolte senza particolare impegno, diffuse nel Regno di Mame sotto forma di leggende, fiabe o semplici miti, ne formano il sostrato culturale su cui si muovono i miei personaggi in "Soffitti Sconosciuti".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Costellazione delle Tre DonneCostellazione della Rosa
Cercala, per gli déi, trovala!

Dicono che, un giorno, un giovane di nome Aldhil, cavaliere errante dall’età di sedici anni, udì notizia di una principessa rapita dai goblin; precipitosa fu la decisione di andare a salvarla, perché quando il Re udì la notizia lo convocò a corte e gli disse, clemente ma duro: «Se riuscirai a portarmi viva e vegeta mia figlia entro sette giorni, potrai sposarla o scegliere la tua ricompensa! Ma se non ci riuscirai, e non tornerai qui a corte, e non sarai già morto per mano della magia dei goblin, giuro che ovunque tu sia sarai cacciato e perseguitato, perché dovrò tagliarti la testa!» e lo cacciò via, perché gli riportasse la figlia.
Con il cuore in gola per la minaccia del fallimento, il cavaliere si recò lì dove si sapeva vivessero i goblin, e fallì. Tentò più volte di salvare la principessa, ma la magia dei goblin a sua insaputa ne aveva create tre, e ogni volta Aldhil si ritrovava con un goblin in sella al cavallo.
Vergognandosi di tornare a corte, dopo sette giorni il cavaliere fuggì in un regno vicino, così che gli emissari del suo Re, ormai infuriato e deluso, non potessero tagliargli la testa.
Dicono che, un giorno, mentre Aldhil il Cavaliere raccontava la sua storia ad una taverna, brillo per l’idromele, un giovane di nome Ashir, senza né arte né parte la sentì e lo interrogò a fondo, per sapere dove i goblin si trovassero e come sconfiggerli: così scoprì che c’erano tre principesse, di cui una sola vera. Il giovane architettò un piano e partì con il cavallo del cavaliere errante, ormai addormentato.
I goblin erano esseri malvagi e ingannevoli, e quando il giovane si recò sul posto lo accolse una bella fanciulla, gettandoglisi fra le braccia.
«Oh, finalmente! Qualcuno è arrivato per salvarmi!» pianse la giovinetta, ma Ashir la scostò e sorrise furbo.
«Ferma là! So che ci sono tre di voi, e non so se tu sia quella vera, dunque devo sottoporvi a tre prove» sorrise, e la principessa pianse calde lacrime che sembravano d’argento.
«E così non mi credi! Come tutti! Ma sono io, ti dico!».
«Bene, allora raduna le altre e mettetevi tutte davanti a me!».
La fanciulla fuggì piangendo, ma poco dopo ecco presentarsi tutte e tre con gli occhi rossi di lacrime. Il giovane, confuso, decise di non lasciarsi ingannare e gettò in aria una manciata di riso: nulla accadde, e uno dei goblin che stavano a guardare rise:
«Questo si fa con i succhia-sangue, non con i goblin! Stupido umano!».
Ashir, scoraggiato, buttò in aria una manciata di monete e un altro goblin rise:
«Questo si fa con gli esserini alati, stupido umano!».
Ancor più scoraggiato, quando stava per rinunciare, Ashir buttò in terra una rosa rossa e sorrise quando una delle principesse si chinò a raccoglierla: era lei quella vera.
«È lei! È lei quella vera!» e corse a prenderla, ma i goblin eressero un muro di magia fra lui e la bellissima fanciulla, mentre le altre due si trasformarono in orribili mostri. «È lei! Avevamo un patto!».
«Siamo goblin, noi non facciamo patti con gli umani!» rise uno, e fuggirono con la principessa in spalla, che urlava e teneva al petto la sua rosa.
Il giovane a quel punto non si scoraggiò: l’inganno dei goblin era stato rotto, dunque non era più suscettibile alle loro magie di illusione… doveva solo pazientare, e congegnare un piano per portar loro via la principessa.
Si recò da un fabbro, e gli commissionò una spada con un lato della lama di ferro e l’altra metà di argento: entrambi i metalli servivano per le creature magiche e fatate, e i goblin lo erano.
Poi si recò da uno studioso: si fece dire come sconfiggere i goblin e lo studioso disse che era impossibile per un uomo solo… così gli svelò un’alternativa.
Ashir tornò nel territorio dei goblin e lì trovò una torre diroccata, da cui sentiva un canto che lo ammaliava; ma gli inganni dei goblin non lo ammansivano più, e prima di passare oltre, agitò un po’ di campanule in direzione della torre: i fiori suonarono come campane d’argento e il canto si fermò, trasformandosi in un brutto lamento.
Passò avanti, e si ritrovò davanti un leopardo: Ashir agitò le campanule e questo si trasformò in un gatto randagio, che fuggì soffiando.
Man mano che gli incontri aumentavano, la notte avanzava e Ashir diventava sempre più stanco e meno presente a se stesso: ad un certo punto gli comparve davanti un letto, e fu il cavallo a tirarlo indietro dallo stendercisi sopra! Il giovane agitò le campanule, e il letto divenne un cespuglio di rovi.
Così andando, fino all’alba.
Stanchissimo, sporco di foglie e graffi di rametti e spine, il giovane arrivò all’ultima prova: c’era un muro altissimo a separarlo dall’ignoto: agitò le campanule e il loro suono d’argento trasformò il muro in un muretto di sabbia alto a malapena una mano… oltre, c’era una fanciulla che carezzava una rosa seccata come fra le pagine di un libro.
«I goblin non possono avvicinarsi ai fiori» disse il giovane, stanco, sorridendo, e la ragazza alzò lo sguardo sorridendo come innamorata, grata… e Ashir agitò le campanule.
La ragazza si trasformò nel goblin quale era, la rosa secca scomparve e il giovane lo infilzò con la spada, urlando la sua frustrazione; proprio in quel momento, la vera principessa si palesò, urlando a sua volta per il terrore: era inseguita dai goblin. Ashir agitò le campanule, e nulla accadde, così scese dal cavallo e affrontò i goblin, uccidendoli tutti e ricavandone anche qualche bella ferita da sfoggiare un giorno con i nipotini.
La principessa pianse ringraziandolo, ma mantenendo il suo contegno e rango gli ordinò di riportarla immediatamente a casa, perché suo desiderio era rivedere i genitori.
Il viaggio fu lungo e durante questo fra i due giovani nacque un’intesa particolare, di quella complicità che favorisce l’amore; ma lui non osava neanche toccarla, data la sua importanza, e lei non osava sperare nemmeno che suo padre acconsentisse il suo matrimonio con un ragazzo qualunque, per di più di un altro regno.
Così giunsero a corte, già gonfi di tristezza per l’imminente addio… ma il Re aveva esteso le condizioni che aveva offerto al cavaliere a chiunque nel reame e nei reami vicini! Così i ragazzi si sposarono e dicono che, un giorno, ebbero tanti figli e vissero felici.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: HellWill