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Autore: Kim WinterNight    08/06/2016    8 recensioni
[STORIA REVISIONATA IL 31 MAGGIO 2017]
DAL TESTO:
«Tremava alla sola idea di dover rientrare prima o poi, ma quei pensieri s'interruppero bruscamente quando udì qualcosa che subito le scaldò l'anima: qualcuno, non tanto distante dal punto in cui si trovava, stava suonando la batteria. Avvertì anche qualche altro strumento che la accompagnava, ma la potenza dello strumento a percussione le mise addosso un'emozione che era difficile spiegare.
Prima ancora di poter decidere, si era già messa in moto, decisa a scoprire da dove provenisse quella musica che tanto la attirava; se avesse udito il suono lieve e soave di un flauto, non sarebbe stata ammaliata allo stesso modo e con la stessa intensità.»
♥ OTTAVA CLASSIFICATA al contest "Contest Lampo di tempo e parole" indetto da Hanna M. sul forum di EFP.
♥ TERZA CLASSIFICATA AL CONTEST "Dall'altra parte" INDETTO DA milla4 SUL FORUM DI EFP.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

Soundcheck





Il sole era alto nel cielo quel pomeriggio. Nonostante maggio fosse cominciato da pochi giorni, faceva già un caldo terribile, quasi insopportabile.

Leah non sapeva assolutamente che fare. Era uscita di casa perché non ne poteva più di stare ad ascoltare le grida dei suoi genitori; aveva provato anche a isolarsi con le cuffie alle orecchie e la musica a palla, ma questo non era riuscito a sovrastare quel baccano e l'angoscia che ne era derivata.

Tremava alla sola idea di dover rientrare prima o poi, ma quei pensieri s'interruppero bruscamente quando udì qualcosa che subito le scaldò l'anima: qualcuno, non tanto distante dal punto in cui si trovava, stava suonando la batteria. Avvertì anche la vibrazione di un basso che la accompagnava, ma la potenza dello strumento a percussione le mise addosso un'emozione che era difficile spiegare.

Prima ancora di poter prendere qualsiasi decisione razionale, si era già messa in moto, certa di voler scoprire da dove provenisse quella musica che tanto la attirava; se avesse udito il suono lieve e soave di un flauto, non sarebbe stata ammaliata allo stesso modo e con la stessa intensità.

Fu quando raggiunse un grazioso chiosco che affacciava su una stretta strada del centro storico, che scoprì di chi si trattava: un gruppo di ragazzi sembrava nel bel mezzo delle prove, le note di aggressiva e meravigliosa musica rock fuoriuscivano dagli amplificatori.

Leah cercò subito con lo sguardo il batterista della band e incrociò per un breve istante gli occhi neri di un ragazzo: doveva avere al massimo trent'anni, sedeva un po' ingobbito dietro il suo strumento e pareva essere parecchio alto. I capelli corvini gli ricadevano scombinati intorno al viso dai lineamenti marcati e ricoperto da una barbetta incolta. Sembrava sapere il fatto suo, tutto in lui trasudava sicurezza.

Leah distolse frettolosamente lo sguardo, posandolo distrattamente sugli altri componenti della band: c'erano altri due ragazzi più giovani del batterista che imbracciavano una chitarra a testa, e una ragazza dall'aria strafottente teneva con sicurezza tra le mani un basso, apprestandosi a parlare al microfono che stava di fronte a lei, sorretto dall'asta.

«Ragazzi, muoviamo il culo. Stanotte ci aspetta un'esibizione incredibile, dobbiamo spaccare tutto» esordì la cantante e bassista con una bella voce dal timbro caldo e graffiante.

Leah sussultò quando si rese conto che uno dei musicisti si era accorto della sua presenza; infatti, uno dei chitarristi si era voltato nella sua direzione e le sorrideva con fare enigmatico.

«Scusate, me ne vado subito!» sbottò, facendo un passo indietro.

«Macché. Ci serve qualcuno che ci dica come si sente l'audio, oggi il nostro tecnico ci ha piantato in asso per spassarsela con la sua nuova ragazza» rispose il chitarrista, facendole cenno di avvicinarsi.

Leah rimase sorpresa, tuttavia camminò con passo spedito verso di lui e gli tese la mano.

«Sono Leah, piacere. Pensi che sia saggio chiedere a una perfetta sconosciuta di ascoltare e giudicare il soundcheck?» domandò perplessa.

«A mali estremi... io sono Jared, la nostra cantante si chiama Lilith e loro sono Josh e Roland» spiegò Jared, indicando l'altro chitarrista e infine il batterista.

Leah strinse la mano a tutti, avvertendo lo sguardo indagatore di Lilith su di sé. Quando la raggiunse, le sorrise lanciandole un'occhiata interrogativa.

«Non perdiamo tempo» borbottò Lilith, sistemandosi frettolosamente i capelli e legandoli in una coda di cavallo. Erano di un bel castano con riflessi ramati, facevano decisamente a pugni con la sua personalità eccentrica e forte.

«Stasera dovete suonare?»

«Sì, dolcezza. Proprio qui, in questo chiosco. Sei invitata ovviamente» replicò Jared facendole l'occhiolino.

«Quando la smetterai di fare il cascamorto?» lo rimbeccò Lilith spazientita.

«Amo solo te, creatura infernale, non temere!» la canzonò lui di rimando.

«Andiamo avanti?» li incitò Josh esasperato, strimpellando qualche accordo con la sua chitarra.

Così i ragazzi cominciarono a provare e Leah si ritrovò a dar loro consigli con estrema disinvoltura, come se non avesse fatto altro in vita sua; la musica era sempre stata una delle sue più grandi passioni, tuttavia si era sempre limitata ad ascoltarla e a cogliere ogni sua sfaccettatura, lasciandosi emozionare dai suoni e le voci di altre persone.

Dopo un po' tutto parve a posto, era come se la band avesse trovato un perfetto equilibrio e la ragazza si ritrovò ad applaudire con entusiasmo.

«Grazie mille!» esclamò Jared, abbandonando la chitarra per poi avvicinarsi a lei.

«Grazie a voi.»

«Allora stasera ci sarai?» indagò lui con gli occhi nocciola che brillavano alla luce del pomeriggio inoltrato; Leah notò che era molto carino, portava i capelli lunghi legati in un codino basso e il viso magro e spigoloso metteva in risalto due grandi occhi molto espressivi. Le labbra sottili erano sempre atteggiate a un sorriso e la carnagione leggermente olivastra gli conferiva un'aria vagamente esotica, accattivante.

«Vedremo» rispose Leah rimanendo sul vago. Non avrebbe promesso niente a Jared, perché non voleva dargli l'impressione che provasse un qualche interesse per lui, anche se stava considerando quella proposta perché non poteva sopportare di stare chiusa in casa anche quella sera e perché quel gruppo, la loro musica e la loro energia le piacevano un sacco.

«Be', non mancare» tagliò corto Jared, strizzandole ancora una volta l'occhio.

Quando Leah stava per lasciare il chiosco, avvertì lo sguardo di qualcuno addosso e si voltò per capire chi la stesse fissando in maniera tanto insistente.

Immaginò che si trattasse di Jared, ma poi incrociò per un istante gli occhi neri del batterista e il suo cuore fece una bizzarra capriola nel petto; lui distolse immediatamente gli occhi dai suoi e li posò su Josh che intanto aveva preso a parlargli.

Leah rimase turbata dal comportamento di Roland, tuttavia si costrinse ad andarsene e a non pensarci troppo.

Mentre passeggiava per le vie semi deserte della città, dirigendosi verso il centro alla ricerca di un posto tranquillo dove mangiare qualcosa per cena, si disse che quella era stata una bella esperienza: quei ragazzi avevano del talento, erano simpatici e avrebbero potuto fare grandi cose.

Non sapeva ancora se si sarebbe davvero presentata al loro concerto. Forse sarebbe stato meglio conservare quel bel momento e lasciare che la sua vita proseguisse come al solito. Non era una ragazza che amava particolarmente fare nuove amicizie, aveva un carattere riservato e temeva di entrare troppo in confidenza con il resto del mondo. Farsi dei nuovi amici avrebbe significato sicuramente dover raccontare i suoi problemi in famiglia, portare allo scoperto la sua sofferenza e, soprattutto, doversi fidare di qualcuno.

Leah non riusciva a fidarsi di nessuno, non ne era mai stata realmente in grado; nutriva seri dubbi sul genere umano perché sapeva come sarebbe finita: bastava pensare al dolore che si respirava dentro casa sua per capire quanto detestasse creare dei legami solidi con il prossimo.

Era combattuta perché non avrebbe voluto perdersi l'esibizione dei ragazzi che aveva aiutato con il soundcheck; la musica era una delle ragioni per cui continuava a vivere e sorridere nonostante tutto, un concerto sarebbe stato proprio l'ideale per scacciare i demoni che infestavano la sua esistenza.

Non sapeva cosa fare e continuò a rifletterci per un bel po', sapendo che sarebbe stato meglio lasciare l'incontro di quel pomeriggio come un evento isolato.

Come era sempre successo e sempre succedeva nella sua vita, fatta di soffocanti e invincibili tenebre, intervallate soltanto da pochi e indispensabili momenti di luce.

  
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