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Autore: Tamar10    08/06/2016    5 recensioni
Le cinque volte in cui Chloe si sarebbe dovuta accorgere di amare Lucifer e quella in cui invece Lucifer si accorse di amare lei
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta tanto la serata si era svolta tranquillamente, e già questo era un fatto sorprendentemente piacevole. Lucifer aveva cucinato come al solito, benché le scocciasse ammetterlo se la cavava molto meglio di lei ai fornelli, e non aveva neanche litigato con Dan, tralasciando le solite e inevitabili frecciatine.
Tutta quella normalità e quella pace quasi la turbavano, ma era felice e il fatto che, mentre riordinava la cucina non riuscisse a togliersi quel maledetto sorriso dalla faccia, lo confermava.
Erano perfino riusciti ad accordarsi su cosa guardare in tv – ovviamente Trixie aveva insistito e si era deciso per Big Hero 6 – anche se Dan era dovuto andare quasi subito.
Fu nel corso di queste felici riflessioni che Chloe si accorse dello strano silenzio che regnava nella casa. Se tendeva l’orecchio oltre al rumore dell’acqua che scorreva nel lavandino si sentivano solo le voci della tv nell’altra stanza: niente Trixie che urlava, niente commenti o lamentele di Lucifer.
Immediatamente fu presa dal panico, iniziò a immaginare i peggiori scenari, dal rapimento all’omicidio. Maledì la decisione di lasciare la sua pistola di sopra. Avanzò guardinga verso il salotto, coi sensi tesi e pronta a reagire.
Quando si affacciò oltre la porta della stanza però dovette fare del suo meglio per evitare di scoppiare a ridere. Trixie si era addormentata in braccio a Lucifer, che la circondava con le braccia, palesemente a disagio e rigido come uno stoccafisso. Inoltre seguiva il cartone con gli occhi lucidi e Chloe buttando un occhio allo schermo riconobbe che si trattava di una delle scene più commuoventi.
La donna era tentata di prenderlo in giro, o perlomeno fare una foto per ricattarlo, ma ci ripensò. Era una scena estremamente dolce e non si sentiva di rovinarla.
Tornò in cucina, il sorriso ora era a trentadue denti e il cuore sprizzava di gioia.
 
Era da qualche tempo che Chloe aveva preso l’abitudine di passare a casa di Lucifer a bere qualcosa dopo il lavoro. Ovviamente lui, che sembrava avere il fegato indistruttibile, beveva un po’ di whisky, lei, che non voleva finire fra gli alcolisti anonimi, si accontentava del succo.
Era strano come si fosse abituata a quel loro piccolo rito, per quanto Lucifer sapesse essere irritante era un ottimo interlocutore e confidente. E poi gli voleva bene.
Quanto si spingesse in là il suo affetto avrebbe dovuto capirlo una giorno dopo una brutta litigata. Non si ricordava come erano nuovamente finiti a parlare del film che aveva girato da giovane, Lucifer sapeva benissimo quanto le desse fastidio, inoltre quel giorno era particolarmente nervosa per degli inconvenienti su alcuni casi su cui stava investigando. La litigata era degenerata fino a quando Lucifer aveva tirato fuori, non si sa da dove, un DVD di Hot Tub High School e aveva cominciato a sventolarglielo sotto il naso.
Lei era uscita dai gangheri e se ne era andata gridando: “Se davvero possiedi quella roba non puoi essere mio amico!”. Il giorno dopo poi, come capitava ogni volta, avevano chiarito.
Mentre Chloe usciva dal loft le era caduto lo sguardo nel cestino, dove giaceva il DVD, e non aveva potuto fare a meno di sorridere, sinceramente grata.
“Non rallegrarti: è solo una delle copie” aveva detto Lucifer, che aveva notato la scena. Ma la detective sapeva che stava mentendo.
 
“Suvvia grande Lucifer Moriningstar, fai un saltino. Che vuoi che sia?”
Lucifer non sapeva come aveva fatto a ritrovarsi in quella situazione, in qualche modo il Diavolo si era fatto trarre in inganno.
Il terreno sotto di lui sembrava distare ben più di 50 metri. Non che l’altezza fosse il problema, lui non soffriva di vertigini, ma era per la caduta.
Qualche idiota, probabilmente Dan, aveva avuto l’idea geniale di andare a quella stupida fiera, fra cui una delle attrazioni era una torre da cui fare bungee jumping. Ovviamente l’unica cosa di cui Lucifer aveva davvero paura era cadere da grandi altezze e aveva i suoi buoni motivi, ma il suo stupido orgoglio davanti ad una sfida da parte di Chloe aveva avuto la meglio e ora se ne stava pentendo.
“Ho cambiato idea” sussurrò alla detective che stava lì di fianco.
“Non mi dirai che il diavolo in persona ha paura?” lo canzonò lei.
“Ho avuto brutte esperienze con il precipitare nel vuoto. Diciamo non è stato proprio delicato” protestò Lucifer, che stava giusto valutando l’opzione di mettere il suo orgoglio da parte e scendere.
“Troppo tardi”. Lo placcò trascinandolo giù dalla piattaforma insieme a lei, a tradimento.
Il tempo durante la caduta sembrò rallentare, tanto che per un attimo Lucifer pensò fosse arrivato Amenadiel. Tutto il fiato gli uscì dai polmoni, mentre sentì il cuore che si spostava fino a raggiungere lo stomaco e il cervello bloccato dal panico puro. Avvertiva la detective aggrappata saldamente a lui, i loro corpi aderenti in un’altra occasione sarebbero stati motivo di gongolamento, ma in quel momento era troppo occupato ad essere terrorizzato per pensarci. Le braccia di lei lo cingevano in una presa allo stesso tempo sicura e delicata e fu quel particolare a tranquillizzarlo, giusto il tempo di realizzare di essere ormai prossimo all’impatto col terreno.
Invece fu strattonato all’improvviso e rimbalzarono verso l’alto come due sacchi di patate. Le urla di Chloe di paura mista a gioia lo assordavano e solo allora si rese conto che stava gridando anche lui.
Rimasero per un po’ ad oscillare appesi per le caviglie, sempre abbracciati.
“Sai, non c’è bisogno che usi queste scuse per starmi appiccicata” le sussurrò Lucifer all’orecchio.
Chloe non replicò, arrossì e basta. Intanto il cuore le pompava a mille nel petto e in fondo lei sapeva che non era solo per l’adrenalina del salto.
 
Chloe si avvicinò all’ingresso della stanza con passi leggeri, dalla porta aperta proveniva la melodia di un pianoforte. Non era un pezzo che conosceva, eppure le suonava estremamente familiare; era una musica di una dolcezza incredibile, che andava a toccare una ad una le corde del suo animo. Eppure, per quanto fosse gioiosa, sembrava anche carica di dolore, come se mancasse qualcosa di fondamentale. Per un attimo rimase sopraffatta dalle note emesse dallo strumento, sapeva che Lucifer era bravo, ma non pensava potesse suonare delle melodie così divine.
Era ancora ad indugiare sull’uscio quando Maze le si avvicinò alle spalle, silenziosa come un ninja.
“Puoi entrare, se vuoi. Sai che ha sempre tempo per te” Benché si stesse sforzando di essere gentile, il suo tono riusciva a suonare comunque minaccioso.
“Non...non voglio disturbarlo” balbettò Chloe, ancora stordita “Che razza di musica è questa?”
Maze sorrise, un sorriso di quelli tristi.
“Non è musica per voi umani. Lucifer suona così perché ha nostalgia di casa”
Chloe aprì la bocca, pronta a porre una sfilza di domande, poi ci ripensò. Lucifer era sempre molto vago quando si parlava delle sue origini e la tristezza nascosta in quella melodia era già una spiegazione sufficiente.
Si voltò indietro e tornò a casa, con la musica che le risuonò nelle orecchie per tutta la durata del viaggio.
C’erano volte in cui era quasi tentata di credere a tutta quella storia del Diavolo, altre in cui si domandava che razza di pazzo psicopatico Lucifer fosse realmente. Poi arrivavano momenti come quello, allora riusciva a vedere un lato di lui che rimaneva sempre nascosto a tutti gli altri; riusciva solo ad intravedere l’abisso di dolore, che si celava dietro alla maschera di buffone strafottente, e si chiedeva quante ne avesse dovute passare per aver sofferto tanto.
 
“Ti odio”
“Tu dici così, ma intendi il contrario” replicò Lucifer maliziosamente.
“No, fidati. Soprattutto in questo momento, visto che tutta la situazione è colpa tua” insistette Chloe a denti stretti per la rabbia.
La “situazione” consisteva in loro due ammanettati, schiena contro schiena, e rinchiusi in una stanza fetida di qualche costruzione abbandonata. Uno dei rapitori stava russando rumorosamente oltre la porta chiusa a chiave.
“Poteva andare peggio” tentò di giustificarsi Lucifer.
“Davvero?! Mi è difficile immaginare qualcosa di peggio di essere messi fuori combattimento e rapiti da un gruppo di criminali di serie B. Sarò lo zimbello di tutto il dipartimento” si lamentò lei.
“Poteva esserci anche il detective Douche, invece siamo soli e possiamo spassarcela. Abbiamo anche le manette” disse con un sorrisetto soddisfatto.
Chloe roteò gli occhi, se avesse avuto le mani libere l’avrebbe picchiato.
“Anziché fare l’idiota trova un modo per uscire da qui” si lamentò “Dove sono i tuoi super poteri quando servono?”
“Quali super poteri? Intendi forse dire questi?” chiese Lucifer alzandosi in piedi, completamente libero dalle manette, palesemente divertito dalla situazione.
Chloe, che nonostante tutto il tempo trascorso con quella sorta di fenomeno da baraccone non si era ancora abituata, rimase sorpresa.
“Perfetto! Ora liberami” esclamò.
“Oh no! Hai dubitato dei trucchi del Diavolo e te ne pentirai” affermò lui andandosene.
“Lucifer!” lo richiamò “Liberami immediatamente o io...o io…!”
“Si?” replicò il demone che sapeva benissimo che lei non poteva minacciare nulla in quel momento.
La detective gli lanciò uno sguardo d’odio e lui uscì dalla stanza, aprendo la porta con nonchalance e un sorrisetto tronfio sulle labbra.
Non molto tempo dopo, quando i soccorsi arrivarono, i criminali erano già tutti fuori gioco e la detective Deker – dopo molte minacce, suppliche e lamentele – era stata liberata.
“Dovresti ringraziarmi, sai? Per quanto mi dolga ammetterlo per te sono proprio stato un dono di Dio” la provocò Lucifer.
“Sei ancora convinto di essere il Diavolo, vero?”
“Lo sono!” protestò lui “Come spiegheresti altrimenti i trucchi?”
“Magari sei solo bravo” rispose Chloe, ma lei stessa era poco convinta.
“Arriverà il giorno in cui ti ricrederai e io sarò lì a godermi la scena” affermò lui sicuro di sé.
Lei si limitò ad andarsene scuotendo la testa, ma in fondo sapeva che Lucifer era troppo eccezionale. Per quanto non volesse ammetterlo neanche a sé stessa, un tipo come lui poteva essere solo caduto dal cielo, o uscito dall’Inferno.
 
Lucifer si presentò davanti a casa di Chloe alle 20.00, puntuale una volta tanto.
Aveva la gola secca e una vaga sensazione di nausea, ma era sicuro che il messicano mangiato a pranzo non centrasse. Indossava il suo completo migliore, un Dolce&Gabbana blu scuro, e aveva perfino fatto lucidare la Jaguar quel pomeriggio.
La causa di tutte quelle attenzioni uscì di casa dopo cinque – estenuanti – minuti di attesa.
Chloe era splendida quella sera. Indossava un vestito lungo, rosso, che le lasciava scoperta la schiena; si era fatta i boccoli e aveva messo del trucco leggero, che risaltava i suoi magnifici occhi. Riuscì a far rimanere il Diavolo stesso senza fiato, il cuore di Lucifer si riempì dl desiderio e di qualcos'altro che non riuscì a definire.
Cercò di disincantarsi e scese dalla macchina per salutarla con un sorriso nervoso.
“Smettila di far quella faccia, altrimenti dovrò raccoglierti la mandibola” lo prese in giro lei.
“Stai benissimo”
“Non pensavi mica sarei venuta con il giubbotto di pelle!” cercò di scherzare lei, declinando il complimento, ma Lucifer intuì comunque che era nervosa.
La fece salire in macchina, aprendole la portiera come un vero cavaliere, Chloe lo guardò sorpresa e imbarazzata.
“Ho prenotato in un ristorante di classe” esordì Lucifer dopo aver messo in moto.
“Lo dici come se fosse una novità” osservò lei.
“Beh, lo è. Di solito non ho bisogno di un appuntamento per portarmi a letto una donna”
Chloe roteò gli occhi.
“È vero! È la prima volta che faccio una cosa del genere” protestò Lucifer, una volta tanto sincero.
“Ma che carino! Sono il tuo primo appuntamento. Però ricorda che sono qui solo perché ho perso la scommessa, questa serata non finirà con noi due a letto insieme” concluse Chloe severa.
Lucifer gongolò, ritrovando il suo solito sorrisetto strafottente.
“Sapevo che avrei vinto la scommessa: io non perdo mai. E pensare che non ho neanche dovuto insistere per convincerti!”
“Come facevi ad essere sicuro che il killer fosse il suocero?” domandò lei sinceramente curiosa. Ogni tanto l’istinto di Lucifer riguardo a peccati e peccatori la sconcertava.
“Il suo desiderio di odio era così forte che traspariva chiaramente dal suo comportamento. E poi si chiamava Keith”
La detective lo guardò senza capire, leggermente sospettosa.
“Andiamo! Come potrei aver barato questa volta?!” esclamò il demone intuendo i pensieri della donna.
“Probabilmente hai vinto lealmente” concesse lei “Inoltre non vedo cosa potrei perderci, visto che mi offri una cena in uno dei ristoranti più chic di Los Angeles”
Per tutta risposta Lucifer accelerò di colpo, ben oltre i limiti, mentre alzava al massimo il volume della radio.
“Dimenticavo che ad uscire con te mi rovinerò la reputazione!” gridò lei sopra al rumore, ma intanto stava ridendo.
La cena si svolse senza grandi avvenimenti: parlarono del più e del meno, mangiarono ottimo cibo e bevvero altrettanto ottimo vino, Lucifer fu in grado di passare tre ore senza essere irritante, anzi si rivelò addirittura piacevole.
Benché non fosse mai stato ad un appuntamento si comportava in modo egregio, mostrando la sua solita classe. Era sempre stato a suo agio nel mondo dei mortali, ma per una volta si sentì normale e, fatto ancora più straordinario, gli piaceva; come se stare a quel tavolo a chiacchierare con Chloe fosse la cosa più naturale del mondo.
Mentre la riaccompagnava a casa si accorse che Los Angeles non era mai stata così bella, le luci delle insegne coloravano la città e promettevano miliardi di divertimenti ai passanti in cerca di avventure. Avevano abbassato il tetto della decappottabile, quindi l’aria calda della California, che soffiava loro sulla faccia e rombava nelle orecchie, rendeva difficile ogni tipo di conversazione. Ma non importava, perché entrambi stavano assaporando gli ultimi momenti della serata, condividendo quello strano silenzio.
Arrivarono a destinazione fin troppo velocemente. Nuovamente Lucifer scese per aprire la portiera a Chloe, come un vero cavaliere. Sapeva perfettamente che la serata sarebbe finita lì, nonostante le sue fantasie non si faceva illusioni, eppure mentre la accompagnava alla porta sentiva il cuore battere a mille.
Lei si voltò verso di lui, le chiavi già in mano. Il silenzio diventò colmo di imbarazzo, soprattutto Chloe sembrava a disagio.
“Sai, sono stata davvero bene stasera” disse infine “Non sembravi neanche tu”
“Non capisco se sia un complimento o un insulto” ribatté lui scherzando.
“Per essere il Diavolo in persona non sei poi così male” rispose lei, sullo stesso tono.
“Devi pregare che non si sappia in giro che l’hai detto. Potresti finire all’inferno per questo” disse Lucifer, accorgendosi solo in quel momento che si erano avvicinati progressivamente ed ora distavano solo pochi centimetri.
Se voleva fare qualcosa, quello era il momento giusto. Sarebbe bastato piegarsi un poco in avanti per baciarla e poi, molto probabilmente, sarebbero finiti a letto insieme, conosceva abbastanza bene Chloe da sapere ciò che lei non voleva ammettere neanche a sé stessa: in quel momento avrebbe ceduto alla tentazione.
Invece Lucifer decise di non far niente, l’attimo magico passò e la detective riprese il controllo di sé, scuotendo la testa come per risvegliarsi. Fece un passo indietro, tossicchiando imbarazzata.
“Buonanotte Lucifer” disse semplicemente. Poi gli lasciò un bacio sulla guancia e si girò ad aprire la porta di casa.
“Buonanotte” rispose lui tornando alla macchina. Quando si voltò, lei era già rientrata.
Girovagò un po’ per le vie meno battute della città, cercando di riordinare i pensieri e le emozioni. Se questo voleva dire sentirsi umano faceva schifo, ora capiva a cosa serviva la mortalità.
La sua filosofia di vita diceva di seguire i propri desideri. Lucifer aveva sempre ammesso di volere Chloe, ma ora aveva capito che era diverso. Non si trattava solo di una voglia, ma di sentimenti. Se fosse ancora stato in grado di provarlo, avrebbe detto che era “amore”. Ma era impossibile ed era proprio per quello che si era fermato: lui era il Diavolo, avrebbe soltanto rovinato quell’angolo di Paradiso.









N.d.A.
"it's just happened" (semicit.)
No davvero, sono tornata dopo SECOLI di silenzio con questa storia perché non potevo non scrivere qualcosa su Lucifer. Questo telefilm è troppo bello. Ovviamente ho molte altre storie in serbo per questo fandom, spero che si popolerà al più presto.
Passando alle cose serie: la battuta su Keith è tratta dall'episodio nove mi sembra, in cui Lucifer dice di stare attenti alle persone coi nomi più comuni che si rivelano essere le più malvagie. Spero di essere stata abbastanza canon, per me quei due sono fatti per stare insieme, ma allo stesso tempo è loro impossibile. E poi si sa che io di cose felici e fluffose non ne so scrivere.
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate (e pubblicate storie in questo fandom, ne ho bisogno!)
Alla prossima :)

 
  
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