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Autore: RaidenCold    08/06/2016    3 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima serie fanfic e spero vi piaccia! Narrerà soprattutto della storia di Leonidas, ragazzo legato dal destino al mondo di Atena e dei suoi cavalieri, e sarà un racconto molto lungo... spero di non annoiarvi, buona lettura!
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Luglio 2007, Leonidas:

Oggi io, Minerva e Lun siamo stati adottati

e andremo a vivere in Italia con un signore enorme,

lui però mi sembra molto buono.

Finalmente avremo anche noi una mamma e un papà!

 

L'aria era elettrizzante: il silenzio non confortava Leonidas, che sapeva dell'imminente attacco del suo avversario.

Si scrutò attorno, ma non vide nessuno. Sembrava esserci solo lui nel giardino, ma sapeva che non era così. Poi finalmente il segnale che stava spettando: alcune foglie si spostarono, e Leonidas riuscì a capire da dove stesse arrivando il colpo! Afferrò il diretto destro che Bull gli aveva sferrato, ma non riuscì ad evitare il gancio sinistro, che lo colpì facendolo schiantare sul muretto di casa; ci fu un enorme tonfo e sul muro comparvero delle crepe. Leonidas rimase un attimo intontito, poi una mattonella gli cadde sulla testa e lui imprecò urlando, mentre Bull si godeva la scena ridendo a crepapelle:

“Non c'è niente da ridere, mi sono fatto male!”

“Alzati e non fare tante storie, non ti ho colpito poi così forte!”- disse Bull, con le lacrime agli occhi dal ridere;

“Ehi che cosa sta succedendo là?!”

“Sei nei guai vecchio” si rialzò Leonidas tastandosi la testa dolorante;

“Cosa?! Sei tu che hai rotto il muro!
“Io non ho rotto il muro.”

“Tu hai fatto cosa?!”- una giovane donna dai capelli corvini aprì di scatto la porta che dava sul cortile

“N-non sono stato io Claire, te lo giuro!”- balbettò Bull;

“Ah, non mi importa, ma mi chiedo...perché dovete fare queste cose in casa!?”

“Veramente siamo in giardino cara...”

“Sai che m'importa, ora vedi di mettere tutto a posto, toro scatenato!”

“S-scusami cara...”

Leonidas vedeva praticamente ogni giorno scene di quel genere, eppure non si abituava mai alla vista di un enorme energumeno alto più di due metri che obbediva come un agnellino a quella minuta donna dai lunghi capelli neri.

Approfittando della lite in corso tra i due sgattaiolò in casa, dove vi era il piccolo Keith davanti alla televisione intento a giocare ai videogiochi:

”Stanno bisticciando di nuovo?”

“Già...tuo padre e tua madre non cambieranno mai.”- disse il ragazzo ridacchiando;

“Come procedono gli allenamenti fratellone?”

“Come al solito; sono distante anni luce dal livello di tuo padre. Se solo riuscissi a sviluppare quella forza che lui tiene dentro come fa lui...”

“Il Cosmo?”

“Sì esatto. Ad ogni modo adesso vado a farmi una doccia e poi vado.”

“Dove vai di bello?”

“Una festa... non è che abbia molta voglia in realtà, però Lun mi ha chiesto di andarci assolutamente.”
“Immagino dovrà vedere una delle sue «amiche».”

Leonidas sbuffò:

“Già...”

“E' sempre il solito.”-ridacchiò Keith;

“Comunque è arrivato un pacco, potresti avvertire papà?”

“E perché non lo fai tu nanerottolo?”

“Perché devo passare il livello!”

Il ragazzo tirò a Keith un colpetto sulla testa:

“Mi hai fatto male!”

Leonidas ridacchiò ed entrò in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, e vide che sul tavolo vi era un'enorme scatola dorata simile ad un forziere. Si avvicinò per vedere cosa fosse, ma ad un certo punto si sentì attraversare il corpo da una strana sensazione, e rimase immobile diversi istanti davanti a quella grossa e misteriosa scatola.

 

“Sei sicuro che verrà?”

“Ah, non ti preoccupare Marco!”

“Lo credo bene, sei tu quello che è sempre in ritardo Lun!”

“Ehi!”

“E' la verità. Vero Lorenzo?”

Lorenzo, intento a sorseggiare un bicchiere di spumante si limitò ad annuire sorridendo, facendo ridere Marco con disappunto di Lun. La festa si svolgeva nell'enorme giardino di una villa in campagna. C'erano decine di tavolini con sopra vivande di ogni genere, e persino una piscina. Sopraggiunse Sebastiano con in mano due bicchieri di Whisky:

“Ehi gente, che si dice?”

“Leo non si vede ancora. Comunque sei stato gentile ad avermi portato un drink”- Lun si avvicinò per prendere uno dei bicchieri, ma l'amico si scansò prontamente facendo cadere il ragazzo dai capelli bianchi: “Ehi, attento, così mi sporco il vestito!”
“Guarda che non è per te questa roba! Vedi là?”- Sebastiano indicò due ragazze dai capelli castani a bordo vasca;

“Ma quella è Marina...non ci provare, lei è il mio obiettivo,e poi è lei che mi ha invitato a questa festa!”

“Ah, tientela pure la tua Marina. A me interessa l'altra!”

“Sua sorella maggiore?”-chiese Lun un po' stupito, fingendo però di non esserlo;

“Esattamente.”

“Sei forse impazzito? Siamo ad una festa di compleanno e ti metti a flirtare con la festeggiata, ci saranno minimo altre cento persone che staranno pensando di fare lo stesso!”

“Guarda che io e Cristina ci frequentiamo già da qualche settimana”

Gli occhi di Lun si illuminarono : “Oh grande maestro, ovviamente metterai qualche bella parola sul mio conto? Che ne so, davanti a sua sorella...”

“Tranquillo fiocco di neve”

“Non chiamarmi così bastardo!”

“Ehilà ragazzi!”-esordì Cristina in mezzo al gruppo di amici, seguita a sua volta da sua sorella e da un'amica.

“Perdonami, mi ero messo a chiacchierare con questi qua e mi sono distratto. Ecco il tuo drink!”- Sebastiano porse il bicchiere delicatamente alla ragazza e dopo un breve brindisi ne bevvero un goccetto.

“Ah, beato lui”-sussurrò Marco -”Vero Lun? Lun? Ehi...”

Lun era scomparso, e anche Marina non si vedeva più: “A quanto pare c'è riuscito di nuovo!”- disse Lorenzo ridendo;

“Non c'è nulla da ridere ! Ora siamo rimasti solo noi due...!”-Marco si appoggiò sconsolato sulla spalla dell'amico “Eh già”, disse Lorenzo dandogli una pacca sulla spalla.

 

I due ragazzi si erano appartati in un terrazzino che dava sul laghetto della villa:

“Che cielo incantevole!”

“Già lo trovo anch'io”

“In città le stelle non si vedono così. E' un vero peccato!”

“Ora ti rivelerò un segreto Marina. Le vedi quelle stelle?”

Lun indicò il cielo con l'indice destro

“Quali?”-Lun le si avvicinò e disse:

“Quella è la costellazione del Cancro. Non si vede molto,ma là in mezzo noterai una specie di macchia...”

“E' vero! Ma che cos'è?”

“Quello è un ammasso di stelle, si chiama Presepe. In Cina lo chiamano «Tsei She Ke»,e dicono che sia l'ingresso delle anime verso l'aldilà...

“Interessante...”- i loro volti si erano lentamente avvicinati, quasi fino a toccarsi. Si fissarono negli occhi per qualche istante poi li chiusero, si avvicinarono ancora di più e...

“Guarda guarda! Che cosa abbiamo qua?”

Dietro di loro c'era un ragazzo alto con i capelli corti e pieni di gel. Portava una t-shirt con le maniche rimboccate e aveva una sigaretta in bocca, che però sputò per terra schiacciandola:

”Ehi Marina, perché perdi tempo con questo cotton fioc? Coraggio andiamo, mi sto rompendo le palle qui!”

“Ti avevo detto di non venire Achille!”- la ragazza si girò verso Lun - “E' il mio ex fidanzato, scusami, adesso se ne va...”

“No che non me ne vado, e poi io non ti ho mai lasciato!”

Marina abbassò lo sguardo

“Guardami quando ti parlo idiota!”

“Qui l'idiota sei tu.”- Lun si mise davanti al ragazzo con aria minacciosa, non spaventandolo molto in realtà a causa del divario di altezza tra i due: ”E tu che vuoi nano? Levati dai coglioni!”

“Perché non ti levi tu?”

“Dillo a loro!”-dietro a lui comparvero altri cinque ragazzi, tutti dall'aria piuttosto minacciosa.

“Vi prego smettetela!”

“Ti ho detto di stare zitta cretina che non sei altro!”

“Non osare ripeterlo...”- Lun si fece davvero truce in volto, e per un istante il suo avversario si intimorì per quegli occhi gialli carichi di rabbia pronta a esplodere, ma mantenne comunque la sua aria spavalda e scrocchiò i pugni in segno di sfida.

“C'è qualche problema?”- domandò un ragazzo con indosso dei Jeans e una felpa bianca con il cappuccio, da sotto il terrazzino; aveva capelli arruffati color castano, e grandi occhi color ambra accentuati da sottili occhiaie.

“Leonidas! finalmente sei arrivato, dammi una mano a sistemare questi cretini.”

“Sempre la solita storia con te... mai che si possa passare una serata tranquilla.”

Con un balzo scavalcò la ringhiera, atterrando perfettamente in piedi, sebbene fosse un salto di quasi tre metri di altezza.

Il gruppo di attaccabrighe mormorò chiedendosi come avesse fatto ad eseguire un salto simile.

Leonidas alzò il braccio e con l'indice della mano indicò i cinque ragazzi:

“Ehi voi, vedete di andarvene subito.”
“Ci pensi tu ai leccapiedi Leo?”-

Leonidas annuì ed i due si batterono il pugno.

“Che cosa volete fare deficienti?!”- urlò Achille attaccando Leonidas con un pugno; ma il ragazzo evitò facilmente il colpo e all'improvviso Achille se lo ritrovò alle proprie spalle:

“Te lo lascio, fratellino.”

“Molto bene!”- Lun si avvicinò al suo avversario così velocemente che egli non si rese conto di averlo davanti quando un ceffone lo colpì sulla guancia sinistra con una forza tale da farlo cadere a terra sanguinante. Intanto Leonidas aveva messo fuori gioco il resto della banda: evitati i primi due afferrandoli e facendo tirare loro una testata l'un l'altro, aveva poi colpito con un calcio basso allo stomaco un altro che era caduto a terra svenuto, e quando un quarto cercò di colpirlo da dietro con in mano una sedia, gli bastò tirare una gomitata sugli addominali per stenderlo. Il tutto avvenne in circa cinque secondi. Visto ciò, il quinto cercò di scappare via silenziosamente, ma Lun lo intercettò prontamente tirandogli una calcio sul sedere, che lo fece ruzzolare a terra. Marina osservò la scena incredula:

“Ragazzi...g-grazie, ma come ci siete riusciti?”

“E' un segreto!”- ridacchiò Lun strizzandole l'occhio.

Leonidas afferrò Achille per i capelli, sollevandogli la faccia ancora sanguinante da terra: “Non farti più vedere da queste parti, chiaro?” Achille grugnì un «Fi fignore», dopodiché Marina chiamo due grossi buttafuori ordinando loro di portare via quei ragazzi che avevano «bevuto troppo».

“Bene, e ora che dite se andiamo a goderci la festa?”- disse Leonidas;

“Per me va bene...”- rispose Marina un po' perplessa.

“Ma i-io...ecco...uffa...”

“Che c'è Lun?”

Il ragazzo si avvicinò all'orecchio di Leonidas:
“Stavo quasi per «portare a termine l'affare»!”

“Accidenti... mi spiace... pazienza ti rifarai un'altra volta!”

Leonidas e Marina scoppiarono a ridere, e nonostante stesse tenendo il broncio Lun si sentì sollevato vedendo la ragazza felice.

“Secondo te le piaccio?”

“Si, penso di sì Lun...”

Tutta la città era silenziosa e il cielo privo di nubi appariva come un immenso manto stellato. Firenze era una città immensa, ma per fortuna le zone ai margini erano piuttosto tranquille e poco inquinate.

Leonidas e Lun stavano rincasando, quest'ultimo particolarmente vispo dopo aver ottenuto un appuntamento con Marina:

“Come dovrei vestirmi, mi metto elegante oppure qualcosa di semplice?”

“Lun, è la settimana prossima.”

“Lo so ma comincio a prepararmi già ora, non voglio che niente vada storto! Comunque mi vestirò in modo semplice.”

“Se lo sapevi già perché diamine me lo hai chiesto?!”

Leonidas aveva solamente due anni in più di Lun, ma a volte per via dell’infantilità di quest’ultimo, il divario di età tra i due sembrava espandersi.

Lun ridacchiò:

“Che c'è sei nervoso?”

“No, solamente un po' stanco.”

“Hai di nuovo avuto quel problema?”

“Già.”

“Pensavo che stesse migliorando.”

“Rispetto a qualche anno fa va decisamente meglio.”

Leonidas si fermò di colpo: cominciò a sentirsi osservato.

Si guardò attorno tra gli alberi, i vicoletti e le cime dei palazzi poté scorgere delle ombre muoversi attorno a lui:

“Lun...”

Leonidas appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo

“Che c'è?”

“Abbiamo compagnia.”

Il ragazzo canuto si fece d'improvviso serio in volto e constatò che effettivamente qualcuno li stava seguendo:
“Chi sono questi?”

“Non ne ho idea...tu non abbassare la guardia.”

“D'accordo Leo”

Continuarono a camminare facendo finta di niente fino a quando giunsero ad una piazzetta. A quel punto i loro sospetti si concretizzarono: erano circondati.

“Ma cosa vogliono da noi fratello?”

“Non ne ho idea, ma ho una brutta sensazione...”

Erano circondati da una ventina di persone - anche se in realtà potevano essercene molti di più nascosti nell'ombra- tutti vestiti allo stesso modo:

indossavano un armatura nera che copriva buona parte del busto, gli stinchi e gli avambracci; inoltre portavano un cinturino ed una specie di elmo che assomigliava alla bocca aperta di un serpente, al cui interno si celavano i volti di quegli energumeni che apparivano tutt'altro che amichevoli.

“Che diavolo volete voi? Sparite prima che vi prenda a calci nel culo!”

Gli uomini con l'armatura nera rimasero impassibili di fronte alle minacce del ragazzo albino. All'improvviso una decina di loro scattarono contro i due ragazzi e cominciarono ad attaccarli furiosamente;

dal canto loro però Lun e Leonidas non erano degli sprovveduti e grazie alla loro forza sovrumana atterrarono, seppur con qualche difficoltà il gruppo di aggressori. Ma non era finita: quegli omoni continuarono ad attaccare più e più volte: dopo diversi attacchi Leonidas si ritrovò con il fiato corto e sebbene Lun non lo desse a vedere era anche lui sul punto di cedere, avendo quasi del tutto esaurito le forze.
“Lun!”

Leonidas riuscì ad avvertirlo appena in tempo dell'avversario che aveva dietro e Lun riuscì ad evitare il colpo e a staccarsi dalla mischia per qualche istante e riprendere fiato, ma per lui ormai non c'era più nulla da fare:

“Scappa!”

“Non ti lascio qui!”

Leonidas era ormai totalmente alla mercé di quegli energumeni, e non riuscendo a difendersi venne immobilizzato da un gruppo di uomini mentre un altro gruppo si avventò su di lui con calci e pugni, con una ferocia tale che la sua saliva cominciò a mescolarsi al sangue e la sua testa cominciò a girare:

«Merda...»

Leonidas era sul punto di svenire:

«..se non faccio nulla attaccheranno Lun...»

Il corpo di Leonidas cominciò a diventare bollente, e il ragazzo sentì una sensazione nuova dentro di sé, come se qualcosa stesse bruciando dentro di lui:

«Non posso permettere che gli facciano del male... !»

Leonidas si rialzò con un potente grido mentre dal suo corpo uscì un bagliore di luce che causò una potente esplosione, scaraventando via i suoi avversari.

Adesso in mezzo alla piazza s'innalzava solamente Leonidas, pieno di ferite e sporco di sangue, ma coperto da un'aura dorata che esaltava i suoi occhi ambrati dandogli le parvenze di un qualcosa che non apparteneva al mondo umano, bensì a quello divino.

“Non esaltarti troppo!”

Leonidas si girò e vide in cima a un tetto una figura incappucciata, probabilmente una giovane donna a giudicare dal timbro della voce, profondo ma delicato:

“Puoi anche avere il Cosmo di un Dio, ma il tuo corpo è debole, e presto i miei Drakontoi avranno la meglio su di te.”

“Chi sei tu?”

“Non sono affari che ti riguardano. Prendetelo!”

Gli uomini con le armature nere si scagliarono nuovamente su Leonidas, ma all'improvviso una saetta squarciò il cielo schiantandosi sul suolo e accecando tutti i presenti;

quando riuscì a vederci qualcosa, Leonidas notò davanti a lui, dove era caduto il fulmine, una scatola dorata sulla quale era raffigurato un Leone, che si aprì con un bagliore altrettanto accecante al precedente. Il ragazzo sentì una sensazione di torpore e gli parve che il suo corpo venisse avvolto da un abbraccio caldo e confortevole che gli restituì le forze.

Aperti gli occhi, Leonidas si accorse che qualcosa in lui era cambiato, anche lui indossava un'armatura, ma diversa da quella dei suoi nemici: le sue vestigia coprivano la maggior parte del corpo e nonostante l'aspetto imponente non gli parve pesante da indossare, quasi come se avesse addosso dei semplici vestiti.

L'armatura d'oro che indossava emetteva un bagliore continuo come quello di una stella; mentre tutti osservavano stupiti la scena, Leonidas alzò il suo braccio destro per guardarlo e notò delle piccole scosse elettriche attraversarlo.

Intanto i Drakontoi ripartirono alla carica, ma Leonidas accorgendosene chiuse il pugno, lo ritirò verso il fianco e poi lo sferrò nuovamente: dal suo pugno fuoriuscirono una moltitudine di saette velocissime che avvolsero i nemici in una sorta di griglia nella quale tutti vennero inevitabilmente fulminati come insetti.

Con un colpo solo, Leonidas aveva sconfitto tutti i suoi avversari; tutti tranne l'incappucciata sul tetto che non si era mossa di un millimetro: “Molto bene, a quanto pare dovrò pensarci io stessa.”

Ma, come se quella notte non potesse sembrare ancora più folle di quanto già non fosse, un fiocco di neve le cadde delicatamente davanti. Ne seguirono molti altri e l'aria parve congelarsi. Da un vicoletto spuntò camminando pacatamente un ragazzo biondo con gli occhi azzurri; indossava anch'egli un’armatura, ma la sua era argentata e lucente, quasi bianca come la neve.

“Coraggio, perché non combatti con me?”

“Tu? Non farmi ridere, sei solo un Cavaliere di bronzo!”

“Sarà, ma tu non indossi un'armatura e qui con me c'è un Cavaliere d'oro. Inoltre chi ti dice che essendo di bronzo, non sia in grado di sconfiggerti?”

L'incappucciata avvertì nel cavaliere dinnanzi a lui un'energia immensa e straordinaria, e capì che non avrebbe mai potuto vincere lo scontro in quelle condizioni.

“Non finisce qui...”- detto ciò la ragazza tornò tra le ombre dove parve scomparire.

Il cavaliere sospirò : “Ve la siete vista brutta...scusate il mio ritardo, ma sono venuto appena ho percepito un cosmo risvegliarsi.”

Lun si avvicinò al ragazzo: “Ehm..e tu saresti?”

“Che sbadato! Il mio nome è Deneb, Cavaliere di bronzo appartenente alla costellazione del Cigno. Piacere di conoscervi!”

“Il piacere è tutto mio, io sono Leonidas…”

“...Cavaliere d'oro del Leone”- nessuno si accorse dell'arrivo di Bull:

“Ma che significa tutto ciò?”- domandò Leonidas perplesso

“Andiamo a casa Leo, qui non è sicuro parlare...”- Bull si guardò attorno perplesso-”...la situazione potrebbe essere più grave di quanto immaginassi.”

   
 
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