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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    08/06/2016    3 recensioni
"Piove ormai da ore. Il suono delle campane appare funesto, un richiamo della morte per i molti che dovranno seguirla. Quelle campane suonano ogni giorno, anche nei giorni di sole.
Anche nei giorni di pace."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Geoffrey Martewall
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Not today, my Lord

 

Le campane iniziano a suonare. È un’eco lontano, perso nel silenzio degli uomini e nel frastuono potente della natura.

Piove ormai da ore. Il suono delle campane appare funesto, un richiamo della morte per i molti che dovranno seguirla. Quelle campane suonano ogni giorno, anche nei giorni di sole.

Anche nei giorni di pace.

Ma nessuno ci pensa. Forse, nessuno pensa a nulla. Il silenzio profondo che sembra sovrastare persino lo scrosciare forte della pioggia riempie le cotte di maglia e le livree, come se fosse parte delle anime dei soldati. E i fuochi di chi rimane dentro le cinte murarie, appena visibili tra la nebbia, appaiono così lontani mentre l’esercito, con gesti meccanici, continua la sua marcia.

Per te tutto ciò che accade è una scena già vista troppe volte. I paesaggi cambiano, ma rimangono anche gli stessi. Non importa che ci si trovi a sud o a nord della Manica, non importa che ci sia il sole o che piova. Un esercito che si prepara alla battaglia muta il paesaggio come fosse suo legislatore inconsapevole e tutto viene percepito attraverso sensazioni e brividi, la mente che, come per difendersi da un attacco improvviso, crea pensieri distaccati mentre il respiro accelera.

Il tuo respiro no, rimane sempre uguale, forse per orgoglio, o forse per abitudine. Puoi permetterti di pensare alla guerra senza che l’angoscia ti faccia bruciare le viscere. Ma ci si può davvero abituare al pensiero di poter morire?

Chiudi gli occhi per un istante, celando quel momento di riflessione sotto al cappuccio.

Ma riflettendo non hai mai risolto nulla. Da bambino il tuo precettore lo diceva sempre: i tuoi pensieri vanno più veloci della tua comprensione. Per questo non saresti stato un buon monaco come lui, anche se il pensiero ti avesse mai sfiorato la mente. Meglio passare la vita a gareggiare nelle giostre, dove il tempo passa veloce e non ce n’è abbastanza per pensare.

Riapri gli occhi. Il monaco si sbagliava, almeno in parte, su di te. Non sai pensare a ciò che provi, non comprendi i piani del destino, e molte volte ti sei impantanato nel fango del tuo dolore, non distinguendo più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Sei stato senza leggi, ed è sempre servito un colpo più forte di quello che ti aveva spinto nell’abisso per farti ritrovare la luce.  Ma sai capire la guerra. Sai riflettere lucidamente sulle strategie, sul tuo nemico, sulla salvezza della causa e dei tuoi uomini.

Ecco perché nella battaglia la tua anima è completa.

C’è chi nasce con Dio e chi nasce “senza Dio”, ti diceva il monaco. Tuo padre lo cacciò dal castello appena sentì questa sua frase, detta di getto e con disprezzo.

Pensi a te stesso con un sorriso che ti copre d’infamia. Costretto a fuggire lasciando la tua casa nelle mani del nemico e a non vedere tuo padre morire, già coperto di disonore per il tuo ostinato desiderio di vendetta, scomunicato. Il tempo avrebbe dato ragione al tuo vecchio precettore…

Sono nato “senza Dio”?

« Questi inglesi non si stancano mai di questa dannata pioggia?!» senti sibilare tra i denti un soldato francese qualche passo dietro di te.

No, vorresti rispondergli. La pioggia rende più lucidi e semplici i tuoi pensieri e da bambino la osservavi dalle finestre cercando di calmare la tua anima.

Fa parte della tua terra, la terra che vuoi salvare e a cui sei così tanto legato. Ti è mancata nei lunghi mesi passati in Francia e in Fiandra.

La frase esasperata del soldato ha rotto il silenzio e sciolto il ghiaccio che ricopriva l’aria, e ora tutti possono tirare un sospiro di sollievo, scegliere consapevolmente di non pensare a ciò che li aspetta e azzardare qualche parola.

« Mi stupisco che non siano nati con le pinne come i pesci. » risponde il compagno di fianco al soldato, un sorriso forzato che svanisce presto e che alleggerisce di poco la tensione.

E tu trattieni un sospiro. In pochi tra i mangiarane si ricordano che tu capisci benissimo il francese.  Se avessero notato la tua presenza tra tutti quegli uomini non avrebbero azzardato neanche una frase innocente come quella.

Non sai neanche quando hai incominciato a incutere timore agli altri e soprattutto ai tuoi sottoposti, e non sai quando ti sei accorto di questa verità.

Percepisci il disagio profondo dei soldati francesi, lo senti sulla pelle. È l’insieme terribile di una sensazione e di un pensiero razionale. Perché, dato che sai riflettere a fondo su ciò che riguarda la guerra, sai anche scavare nell’animo dei soldati e percepisci quando la loro motivazione comincia a sfaldarsi.  In loro c’è qualcosa di perso, rotto e spezzato, come troppe volte accade. Tu hai affilato la tua anima come una spada  pronta a ferire in qualsiasi momento, l’hai trasformata in uno scudo pronto a parare ogni colpo o a cedere definitivamente. Non ti sei sforzato molto. La guerra è sempre stata l’unica cosa che sai fare. E la motivazione è l’unica cosa che non ti è mai mancata.

Gli inglesi rimasti sul tuo stesso fronte, pur essendo scomunicati, condannati ad una morte senza Grazia, combattono per la loro terra.

I francesi, no.

È pur vero che combattono per il loro principe, per farlo diventare re d’Inghilterra. Ma il principe scende in battaglia per conquistare una terra, non per la loro libertà. A questo pensano i caratteri più deboli.

Ti abbassi il cappuccio del mantello sulle spalle, lasciando che la pioggia scorra sui tuoi capelli e sul tuo viso, ignorando lo sguardo dubbioso dei tuoi uomini. A tutti la pioggia fa paura. Il terreno scivoloso su cui lanciare i cavalli o gli stivali nella battaglia, a cui gli inglesi sono più abituati dei francesi, la rovina di un raccolto,  la malattia che può infettare ogni goccia gelida di quella pioggia torrenziale…

Spaventa, ma non quanto la guerra.

La senti, come un sospiro, un sussurro all’orecchio, mentre il silenzio si spezza ovunque ma non dentro di te: l’ombra scura della paura che non provi, che ricordi solamente, ed ha un sapore dolce e amaro.

Non vuoi morire, vero?

In te c’è solo il vuoto, e un senso straziante di perdita. La pioggia ti ha fatto sentire molte volte sicuro, mai felice. Non sai neanche tu cosa hai perso. O cosa stai per perdere…

Ciò che vedono gli altri è un giovane cavaliere, ma tu ti senti vecchio, non per questo stanco. Le braci di un fuoco che divamperà in battaglia sono sempre vive dentro di te. Cosa c’è di diverso, allora?

No, non voglio morire.

Non vuoi morire, ma non vuoi nemmeno salvarti.

Eppure questa consapevolezza, così limpida e diversa dal mero istinto, così sofferta e ponderata, arrivata per caso, improvvisamente e chiaramente, sembra voler invadere tutto il suo essere.

Non vuoi morire oggi. Il perché lo sai. Senti di non aver vissuto abbastanza, questa volta, che una svolta sta per cambiare la tua vita, una vita di guerra e di quella rabbia bruciante che ti ha sempre fatto sentire vivo.

E ora più che mai ti senti un prigioniero muto, timoroso o incapace di spezzare le sue catene.

Se tutto finisse oggi, il tuo ultimo pensiero sarebbe quello di esserti perso qualcosa di incredibilmente importante, chissà cosa, come se stessi scappando dalla tua svolta, senza orgoglio né coraggio.

Per questo non morirai oggi.

Not today, my Lord.

 

 

Ciao!

Questa fic è breve e un po’ campata per aria (e il titolo è brutto), l'ho scritta molto velocemente, con ancora più entusiasmo rispetto al solito,  perché è un mio piccolo sfogo di inizio vacanze estive *.*

È bello tornare a scrivere dopo così tanto, e l’ispirazione è arrivata con la consapevolezza di avere finalmente il tanto agognato tempo... (e dalla pioggia… qui abbiamo avuto giorni tetri. )

Ritorno a rompere con Geoffrey, lo so, lo so, è più forte di me. E lo farò ancora, muahahaha.

Grazie infinite per aver letto questa storia!

A presto, spero,

Tacet433.

  
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