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Autore: cool_stuff    09/06/2016    1 recensioni
Fanfiction scritta mezza notte sulle note dei due nuovi capolavori degli EXO: Lucky One e Monster~
Spero vivamente vi piaccia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LUCKY MONSTERS


Eravamo stanchi, distrutti per essere più precisi.
In quello schifo di posto ci davano a stento da mangiare; "Prima la pillola e poi potrete raggiungere gli altri alla mensa comune".
Questo ogni volta per due pasti al giorno. Con la speranza di poter rivedere i nostri compagni abbiamo inghiottito bocciette intere di quello schifo. Non ricordo cosa fossero, ma gli effetti che avevano su di me, quelli non li dimenticherò mai. Dieci minuti dopo ed incominciavo a vagare per quella stanza in preda a spasmi e a conati di vomito. Avevo improvvisamente caldo per poi ritrovarmi accucciato per terra a tremare con la paura di morire congelato da un momento all'altro. Il dolore alle gambe era praticamente insopportabile, urlavo chiedendo pietà, pregavo che i miei amici non stessero provando quelle sofferenze che mi stavano infliggendo senza alcun rimorso.
Non so con precisione quanto tempo passai in quella stanza, i giorni e le notti si amalgamavano formando esclusivamente atti di pura follia. C'erano giorni in cui avrei fatto di tutto per togliermi la vita, non ricordo neanche se ci provai davvero, altri invece in cui lottavo fin quando le gambe sotto di me non avrebbero ceduto pur di scappare da quella gabbia.
Poi il momento arrivò. 
Yixing mi liberò. A dir la verità non gli chiesi neanche se fosse stato lui il primo ad evadere, probabilmente qualcun altro lo aveva fatto scappare, ma conta solo il fatto che dopo aver corso per quelle che mi sembrarono delle ore, eravamo fuori. 
L'aria mi parve molto più densa di quanto ricordassi. Era buio profondo, probabilmente le 3/4 di mattina, non so. I nostri respiri si mischiavano, pesanti, accellerati, sintomi di una paura che attanagliava feroce i nostri cuori e non osava lasciarli in pace neanche per un secondo. La testa girava vorticosamente, gli sguardi vagavano gli uni sugli altri in cerca di aiuto, risposte, ma ben presto ci rendemmo conto che eravamo tutti allo stesso modo terribilmente confusi. Cercavamo nell'aria qualche suono che ci potesse guidare alla salvezza, qualche voce dolce e gentile che ci cullasse dicendo che era tutto finito e che potevamo tornare a casa. 
Casa.
Credo che come me nessuno ricordasse davvero qualcosa della nostra casa. 
Ce li tolsero tutti. 
Qualsiasi tipo di ricordo di chi eravamo, di immagine, di suono, tutto tramutato in informazioni e conservati in un qualche tipo di computer grigio smorto.
E di noi? Cosa rimaneva di noi?
Un semplice numero sul colletto della divisa bianca come la pazzia, una scritta su di un blocco da scrivere di ciò che aveva le sembianze di un medico ma che in realtà, era la nostra tortura. 
-Non lasciate scappare quei mostri!-
-Riportateli indietro!- 
Cos'è che fa di qualcuno un mostro? In quel periodo ero stato chiamato così tante volte da essermi convinto di esserlo sul serio. Strano, eppure io non mi ero mai definito come mostro, nessuno lo aveva mai fatto prima. 
Ma in quel momento, in quello spiazzale illuminato qui e lì da qualche luce rossa e blu, al centro di una schiera di uomini armati, neri come la notte attorno, non eravamo noi i mostri.
-Lasciateci in pace!- urlai.
Silenzio. 
I loro occhi puntati su di noi, i nostri incatenati come se fossimo stati un'unica cosa. 
Poi li vidi, in preda ad un'ultima scarica di vita, correre verso coloro che ci avevano massacrato. Yixing era a qualche centimetro dagli scudi, imprecando, agitandosi, cercando in tutti i modi di farli indietreggiare, ma era davvero troppo debole. 
Fu il primo ad essere preso. 
Poco a poco li vidi uno ad uno urlare in nome della libertà che ci fu tolta, urla di dolore per calci e pugni tirati allo stomaco e al volto che li stavano ammazzando, e trasportati  con la forza in un furgone dove venivano ammanettate le mani ed i piedi. 
Rassegnazione fu quella che vidi nei loro occhi oramai privati di qualsiasi luce che prima amavo osservare. La voglia di amare, di fare, la voglia di vivere che aveva sempre caratterizzato i miei giovani compagni, stava scivolando giu per i loro corpi oramai arresi. 
Corsi come non avrei mai pensato di poter fare, non in quelle condizioni almeno. Mi sorpresi una seconda volta scoprendo che non erano riusciti a sottrarmi tutta la luce che avrei potuto generare e senza rifletterci nemmeno un momento accecai la guardia alla guida del furgone. 
A fatica riuscii a verstirmi dei suoi panni, a stento il mio corpo oramai debole sostenne il peso della divisa: il casco era decisamente troppo grande per me, così come il giubbotto antiproiettile. 
Le altre guardie, vedendo i loro target incatenati, si ritirarono all'interno dell'edificio blindato, fu quello il segnale.
Con un rapido gesto spensi le telecamere all'interno del vano, ed anche se se ne fossero accorti, ora come ora saremmo stati troppo veloci per loro. 
Quando aprii gli sportelli vidi i loro volti sudati, pronti a tutto, ma mai, al mio sguardo fermo e sicuro che gridava: siamo liberi.
  
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