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Autore: KIAsia    11/06/2016    0 recensioni
La sirena le promise che avrebbe continuato a vivere le avventure che aveva sempre sognato e così fece, segnandole tutte in un quaderno rilegato in pelle che tenne sempre sulla barca, ben lontano dalle onde del mare.
Questa sarà la raccolta di tutti gli episodi vissuti e delle avventure emozionanti passate.
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Dal testo:
"Si narra che le sirene vivessero solo lungo le coste dell'Europa dalla notte dei tempi.
Un giorno, un marinaio arrivato dalle Americhe approdò a Atene e fece innamorare di sé una bellissima sirena che nuotava in quelle acque. Lui cantava da solo per tutto il giorno mentre trasportava il carico sulla barca e lei non poté non notarlo visto quanto bella fosse la sua voce, melodiosa e profonda.
La sirena fece solo un veloce movimento di coda puntando all'abisso e capì che lì sarebbe rimasta, per sempre."

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Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seirìna's Story
Nome capitolo: The begin.
Rating: Verde.
Generi: Romantico, Triste, Fluff.
Conteggio parole: 2522
 


{ Città di Atene, Grecia – 1512. }

Si narra che le sirene vivessero solo lungo le coste dell'Europa dalla notte dei tempi.
Un giorno, un marinaio arrivato dalle Americhe approdò a Atene e fece innamorare di sé una bellissima sirena che nuotava in quelle acque. Lui cantava da solo per tutto il giorno mentre trasportava il carico sulla barca e lei non poté non notarlo visto quanto bella fosse la sua voce, melodiosa e profonda. Era bellissimo con quel sorriso genuino e i capelli rossi spettinati sulla fronte. La sirena lo osservava silenziosa e nascosta sotto le tegole del porto, si ritrovava a sorridere quando quello inciampava e ad ascoltarlo con interesse infinito mentre parlava in una lingua a lei sconosciuta con qualche suo compagno di nave. Dovette nascondersi prontamente quando all'uomo rotolarono una manciata di oggetti rotondi nell'acqua proprio accanto a lei. La sirena non resistette e vedendo la mano del marinaio dentro l'acqua: allungò il suo braccio e gli sfiorò il palmo con le dita. Una sensazione bellissima si impossessò di lei: si stava innamorando.

Passarono i giorni e la sirena tornò nelle profondità degli abissi solo per poter chiedere alla sua famiglia cosa esattamente sapessero di quelle barche provenienti da un luogo lontano. Scoprì l'America come un luogo misterioso e senza acqua dove poter vivere, ma le sembrò assurdo: avevano le barche, quindi avevano l'acqua. Lo disse alla sua famiglia, si affannò per farle capire quanto amasse quel misterioso marinaio, ma non l'ascoltarono e le impedirono di risalire in superficie perché troppo rischioso.
la giovane sirena dovette aspettare un intero giorno per poter scappare dalla grotta e tornare dal suo marinaio.
Quando emerse non vide ciò che si aspettava: la grande barca non c'era, se n'era andata e con lei il suo marinaio.
Qualcosa nel suo petto si incrinò e dentro di lei una rabbia sconosciuta divampò: era così delusa dal mare che voleva dividerli, perché voleva causare così tanto dolore ad una sua figlia?
Si guardò attorno per pochi secondi mentre, con il suo umore, faceva agitare le onde del mare e poi decise: avrebbe abbandonato tutto per lui. Così nuotò senza sosta, lasciando la riva e ciò che conosceva alle sue spalle. Nuotò veloce senza mai fermarsi con la paura di ciò che l'avesse aspettata: e se davvero non c'era l'acqua? E la sua famiglia cosa avrebbe detto vedendola tornare? l'avrebbero perdonata? Era disposta a osservare in disparte il marinaio per tutta la sua vita, seguirlo in tutti i suoi viaggi? Vederlo felice con un altra donna?
Scacciò tutte quelle domande sentendo la rabbia riempirle la testa, facendo agitare sempre di più il mare, che ormai era un turbinio di onde spaventose, fino a che non vide il fianco di una barca: di quella barca. Ce l'aveva fatta, ma la tristezza non l'abbandonò e nemmeno la rabbia perché sì, il destino le aveva dato la barca, ma mai le avrebbe dato la possibilità di vivere con il marinaio.
Nel frattempo, sulla nave c'era una grande agitazione a causa del brutto tempo improvviso: grandi onde arrivavano a bagnare i calzoni dei marinai e il capitano non riusciva a vedere oltre al suo naso; e il tutto era inspiegabile perché un cielo sereno e quieto illuminava le loro teste come a beffeggiarsi di loro.
il marinaio osservava l'acqua impaurito e triste, come se avesse lasciato qualcosa di caro sulla riva, ma non sapeva cosa. Sospirò osservando il mare e pregò di non morire quel giorno. Non ci volle molto prima che mettesse a fuoco il dolce volto della sirena straziato dal dolore che lo guardava dentro l'acqua.
ovviamente cominciò ad urlare “uomo in mare!”, ma prima ancora che potesse finire di parlare lei si posò un dito sulle labbra in segno di tacere, e lui lo fece. La guardò attentamente e notò come dagli occhi uscissero delle grosse lacrime e come i suoi capelli scuri fluttuassero sull'acqua: era bellissima.

«Canta per me.» gli disse la sirena e la sua voce incantò l'uomo. Era un sussurro, ma a lui arrivò chiaro all'orecchio. «Canta per me e calmerò le acque.» insistette lei e in quel momento il marinaio si riscosse, con una punta di agitazione nella voce canticchiò qualcosa a sottovoce, e poi sempre più forte, fino a cantare con tutti i propri polmoni per quella magnifica donna che mai aveva visto, ma che già teneva nel cuore.
E lei rimase incantata dalla bravura di quell'umano, così tanto che pensò che sarebbe stato un ottimo tritone se solo avesse avuto una lunga coda di pesce. E la rabbia divampò nuovamente in lei, ma la voce di lui la mise a tacere.
Sulla nave, tutti erano palesemente sconvolti da come le onde fossero cessate e poco dopo notarono il marinaio cantare con un'energia misteriosa e col volto rivoltò verso le acque. Il capitano si avvicinò e cacciò un grosso urlo spaventato alla vista della donna metà pesce perché l'altro, troppo incantato dagli occhi e dalle labbra della sirena, non aveva notato la lunga coda ricoperta di squame verdi e azzurre.
il marinaio si spaventò e smise il suo canto, facendo agitare la sirena che si accorse di quanto fosse sbagliato tutto quello: si era fatta vedere. Spaventata e non più ammaliata dalla voce del marinaio, si arrabbiò con sé stessa per essere stata così stupida e sprovveduta: come aveva potuto mettere in pericolo tutta la sua razza per un solo umano?!
E il mare si agitò con lei, producendo nuovamente delle alte onde, sempre più alte e impetuose al passare dei minuti.

«Canta figliuolo.» ordinò il capitano al marinaio. «Canta e salvaci.». E lo fece, ricominciò a cantare ancora più di prima, cantò di due innamorati senza possibilità di stare assieme, cantò del dolore di un amore non corrisposto e cantò della felicità di saperlo comunque in salvo; e la sirena capì.
ascoltò l'uomo cantare per tutto il viaggio, fino a che la nave non approdò al porto di arrivo. Si nascose velocemente sotto le acque per un po', aspettando il marinaio.
Quando questo si avvicinò all'acqua, lei sbucò fuori di nuovo e balbettò delle scuse. Lui gli sorrise e lei seppe che mai avrebbe rivisto un sorriso più bello. La perdonò e lei gli promise che più l'avrebbe vista. Entrambi tristi da quell'imminente addio, ma sollevati perché era giusto così, si salutarono.
La sirena fece solo un veloce movimento di coda puntando all'abisso e capì che lì sarebbe rimasta, per sempre.

~~~
{ Città di Charleston, South Carolina, USA – 1836. }


Passò anni, centinaia d'anni a nuotare sola in quelle acque, fino a che su una piccola barca non intravide una donna con un lungo vestito nero.
«So che sei qui, sirena. Ti osservo da tanto, ormai.» la chiamò e lei, stanca dell'infinita solitudine, decise che avrebbe rischiato per un po' di compagnia.

«Chi sei?» domandò dopo che il suo volto fosse sbucato dall'acqua.
«Mi chiamano Kira, sono una strega, magica come te, mia cara.» rispose con un sussurro. «E te come ti chiami?».

«Non mi è mai stato dato un nome.» sospirò afflitta la sirena. Col passare degli anni al porto si era impegnata per imparare la lingua del posto e tutto ciò che poteva sulla vita umana, affascinata dalla complessità della loro società. E quando aveva capito l'utilità del nome, avrebbe voluto averne uno tutto suo, ma le sembrò sciocco darsene uno da sola, senza qualcuno che potesse conoscerlo per chiamarla.

«Questo è davvero triste, dobbiamo rimediare! Dimmi: da dove vieni?» domandò con uno strano luccichio negli occhi la strega.
«Sono di origine greca...» le rispose guardandola interrogativa, non capiva dove volesse arrivare.
«E come si dice “sirena” in greco?» insistette Kira.
«Uhm.. seirìna, perché?».

«Seirìna, mi piace.» decretò alla fine, con un sorriso vittorioso sulle labbra. «Adesso hai un nome, Seirìna.» finì, pronunciando lentamente e con enfasi l'ultima parola.
«Seirìna.» ripeté Seirìna, incantata per quanto perfetto fosse per lei quel nome.

Col tempo Seirìna e Kira capirono di essere anime affine e strinsero un'amicizia unica. Kira la andava a trovare quasi ogni giorno sulla sua piccola barca color verde pastello, Seirìna ascoltava incantata le avventure che l'altra aveva vissuto sulla terra ferma nei suoi tanti anni e lei le narrava cosa ci fosse nelle profondità abissali. Non si annoiavano mai, ma Kira invecchiava; non alla velocità umana, ma non era immortale.
Un giorno Seirìna le chiese come mai sembrasse stanca in quel periodo e Kira le spiegò che per le streghe la magia era un dono e una maledizione allo stesso tempo: potevano usarla, ma usandola bruciavano minuti preziosi della loro vita e più un incantesimo era potente e complicato, più tempo si toglievano da vivere.
Seirìna chiese, quindi, a Kira perché non smettesse di usare la magia e l'altra semplicemente le rispose con “E che vita sarebbe poi?”. Seirìna non ebbe il coraggio di aggiungere altro sull'argomento.

La sirena si stava beando della bella vista delle stelle quando la visita inattesa della strega la risvegliò. «Che ci fai qui?».
«Sono venuta a portarti un dono!» Kira aveva il fiato rotto, come se avesse corso. «E' da tempo ormai che ci lavoro e-» fece un sospiro, lasciando la frase a metà e permettendo a Seirìna di notare quante piccole e aggraziate rughe occupassero gli angoli dei suoi occhi e da quanti capelli bianchi fosse incorniciato il suo viso. «e finalmente ce l'ho fatta!».

l'altra scosse lentamente la testa e la guardò con una espressione di rimprovero. «Quanta magia hai usato, Kira?».

«Non è importante questo..» mentre parlava affannata, la strega tirò fuori una fiala con un liquido viola al suo interno. la boccetta aveva un tappo di sughero a chiuderla e quando questo fu tolto un soffice fumo rosa fuoriuscì dal vetro. Il viso della strega, anche se rigato dalla vecchiaia appena giunta, era felice e eccitato. «Questa – indicò la boccetta con lo sguardo – è il mio capolavoro. Lo studieranno sicuramente sui libri di magia! Non ne esiste di precedenti!» continuò alzando la voce dall'emozione. Era così orgogliosa di sé.
«Okay.. e cosa sarebbe?» si incuriosì Seirìna a quel punto, avvicinandosi alla barca con il volto per vedere meglio la piccola fiala. Kira la prese da sotto le braccia e la trascinò sulla barchetta, vedendo finalmente l'intera figura della sirena fuori dall'acqua.
«Ma cosa fai!?» si agitò la sirena, coprendosi di riflesso la coda con le mani, come se si fosse improvvisamente ritrovata nuda.
«Mia cara, io ti ho dato il nome, e adesso io ti darò la possibilità di vivere le mille avventure che ti racconto.».
«Di cosa stai parlando...?» la guardò come se fosse impazzita.

«Dentro questa boccetta c'è la soluzione. E' una semplice pozione che ti darà la possibilità, dopo bevuta, di trasformare queste bellissime squame in delle perfette gambe da umana.». Kira si fermò giusto per godersi l'espressione sconvolta di Seirìna mentre realizzava cosa l'amica aveva realizzato per lei. I suoi occhi quasi ruzzolarono fuori dalle orbite e la mascella toccò quasi terra mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso entusiasta.
«Stai scherzando.» sentenziò alla fine la sirena, perché mai davvero avrebbe potuto credere possibile quel genere di magia.
«No, ma ovviamente, come in ogni cosa, c'è delle controindicazioni: se ti dovessi bagnare con dell'acqua marina, in un veloce “puff” la tua coda riapparirebbe. Inoltre, dovrai asciugarti su questa barchetta lontana da occhi indiscreti e poi avviarti verso terra, quando avrai già le gambe!» la avvertì come un medico quando somministra un medicinale. L'altra la ascoltò attentamente con gli occhi luccicanti posati sulla fiala.
«Okay, e adesso?».
«Adesso farà male, ma so che sei pronta.» le porse la boccetta. La sirena la prese con le mani tremanti e se la rigirò per un attimo davanti agli occhi mentre realizzava che stava accadendo per davvero: il suo più grande sogno stava per essere realizzato. Se la portò alle labbra e buttò giù in un sorso, sentendo la gola bruciare e un dolore lancinante scendere lungo la sua schiena fino a colpire forte tutta la parte inferiore del suo corpo. Sembrava come se un'infinità di coltelli la stesse colpendo ripetutamente e sempre più forte. Chiuse forte gli occhi, lasciandosi cadere contro il petto di Kira che la sorresse e le accarezzò i capelli per tutta la trasformazione, sussurrandole parole di conforto nell'orecchio.
Quella notte fu lunga e nel momento in cui il dolore finì non ebbe il tempo di realizzarlo che stremata si addormentò. Quando si risvegliò il sole la accecò per un attimo, ma il viso emozionato di Kira lo coprì subito. «Cara, guarda!» quasi urlò mentre i suoi occhi si posavano leggermente più in basso della vita di Seirìna.
Quando la sirena abbassò lo sguardo quasi non svenne nello scorgere dei piedi e delle dita che si agitavano al suo comando, le caviglie sottili, le ginocchia che sempre l'avevano ipnotizzata da quanto complicate adesso erano sue, delle cosce delicate si andavano dividendo fino a raggiungere la leggera peluria del suo pube e i suoi fianchi sinuosi e morbidi: era una donna.
Saltò praticamente tra le braccia di Kira piangente e tremante. Cominciò a sparlare in greco con voce rotta e, solo dopo si accorse che l'altra non capiva quanto la stesse ringraziando. Ripeté tutto di nuovo, guardando gli occhi verdi smeraldo di Kira direttamente. Disse grazie una miriade di volte e scoppiava a ridere senza un vero motivo, le accarezzava il viso e la abbracciava ogni tanto per riprendere fiato. Ad un certo punto anche alla strega le si inumidirono gli occhi e alla fine entrambe stavano piangendo in un abbraccio che sapeva di amore e libertà.
Si allontanarono solo quando Kira fece notare all'altra che era praticamente nuda sopra di lei e che non era il massimo nel mondo umano. Le porse dei vestiti che le stavano leggermente larghi.
arrivate alla spiaggia Seirìna posò per la prima volta i piedi nudi sulla sabbia, affondandoci dentro.

~~~
{ Città di Charleston, South Carolina, USA – 2015. }


Viaggiava da sola ormai da un centinaio d'anni visto che la sua più cara amica era venuta a mancare. Le aveva fatto promettere, sul letto di morte, che mai avrebbe smesso di vivere l'avventura e che avrebbe continuato anche per lei; a quel punto le porse la collana con incastonata una pietra bordeaux che portava sempre con sé «Tienila e stringila a te.» le disse Kira con un filo di voce.
Seirìna pianse così tanto la notte della sua morte e dopo una settimana, stremata dal dolore quando pensava che più sarebbe riuscita ad alzarsi, strinse nella mano la pietra fino a sentir male alle nocche e si alzò.
E la strinse di nuovo mentre, accovacciata su una poltrona leggeva l'arrivo di una strega su un libro fantasy. Adorava vedere come gli uomini sperassero nell'esistenza di figure che realmente camminavano fra loro e ridacchiava leggendo di sirene.
Si stiracchiò alzandosi dalla poltroncina e notò che la biblioteca si era ormai quasi svuotata. Salutò velocemente il giovanotto che per arrotondare stava lì fino a tarda notte per rimettere al loro posto i libri e si avviò verso la sua spiaggia e verso la sua barchetta dove finalmente si sarebbe riappropriata delle sue amate squame.


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Per chiunque sia arrivato in fondo a questa lettura: GRAZIE!
Ho scritto questa storia perché avevo intenzione di ruolare (non so se qualcuno sa cosa significhi, spero di sì!) questo personaggio, ma poi l'idea non è andata a buon fine e così ho deciso di pubblicare qua le sue avventure. 
Se avete voglia lasciare pure un commento su cosa vi è piaciuto e cosa no, se vi piace l'idea di narrare come in una storia fiabesca e le correzioni che avete da darmi (i suggerimenti sono i benvenuti!). 
Spero che vi interessi ancora leggere di questa dolce e coraggiosa sirena. 

Alla prossima, Asia. 

  
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