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Autore: lapoetastra    11/06/2016    5 recensioni
I genitori lo definivano un regalo.
Lui preferiva il termine “tortura”.
Davvero mamma e papà erano convinti che sarebbe stato felice di avere un fratello?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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I genitori lo definivano un regalo.
Lui preferiva il termine “tortura”.
Davvero mamma e papà erano convinti che sarebbe stato felice di avere un fratello?
Lui che adorava essere l’unico centro della loro attenzione, meta indiscussa di ogni loro dono e sorriso?
Dovevano essere pazzi.
Dean guardava il frugoletto che si agitava scompostamente nella culla, e sbuffava infastidito.
Perché quell’essere molle e senza forma era venuto alla luce?
Adesso la tranquillità di casa Winchester sarebbe stata solo un vago e lontano ricordo.
Dean sospirò ancora,triste.
Il bambino nella culla, invece, si agitava come un matto e il suo visetto rosso si contraeva in smorfie buffe e strane.
Il maggiore cercò con tutto se stesso di non ridere, di fronte a quello spettacolo: era pur sempre arrabbiato e offeso con lui.
“È simpatico”, pensò d’improvviso, e subito desiderò di non aver mai avuto quella idea involontaria: doveva prendere in giro il suo rivale, non elogiarlo.
Ma ormai era fatta, tanto valeva arrendersi al suo inconscio.
Con un cipiglio scontroso, Dean iniziò allora a fissare il fratellino, studiandone il viso in cerca di un anche minimo difetto che lo avrebbe potuto rendere oggetto di scherno.
Non trovò nulla.
I suoi occhi erano grandi, e dolci, e bellissimi.
Ed il suo nasino era piccolo piccolo, da mangiare con un morso.
E le sue labbra… era impossibile descriverle, perché erano sempre schiuse per liberare singulti leggeri e gridolini felici.
“È angelico”, rifletté Dean tra sé e sé, ragionando unicamente con il cuore e non con la mente, che altrimenti avrebbe impedito un pensiero del genere.
< È bello, vero? >
La domanda improvvisa della madre, giunta silenziosamente nella stanza, lo distolse dai suoi dissidi interiori.
< Non mi piace >, mormorò Dean, ma non ci credeva nemmeno lui.
Non più, ora.
Mary allora sorrise, e prese con delicatezza il neonato dalla culla per poi adagiarlo tra le braccia del maggiore, che lo strinse piano, quasi avesse paura di romperlo.
Il piccolo lo fissò per un attimo, e per un attimo sembrò anche sorridere.
Sorridere a lui, che tanto lo aveva odiato, prima, per motivazioni che ora non riusciva nemmeno vagamente a ricordare.
“È mio”, pensò ancora Dean.
E questa volta, nell’udire la voce muta della propria mente, sorrise.
Mary, intanto, guardava commossa i suoi due bambini, che si studiavano con occhi che tradivano il sentimento devastante che era nato nei loro cuori.
Poi si avvicinò al maggiore, e gli scompigliò i ribelli capelli castani.
< Dagli tu il nome >, sussurrò.
Dean ci pensò su.
Un secondo, un altro e un altro ancora.
Era un compito difficile, quello, difficile ma allo stesso modo estremamente importante.
“Cos’è il mio fratellino per me?”, ragionò.
Gli tornarono d’improvviso in mente gli aggettivi con cui il suo cuore lo aveva spontaneamente definito, poco prima: “simpatico, angelico, mio”.
Bingo.
Aveva trovato il nome adatto a quell’esserino delizioso.
< Sam. Voglio che si chiami Sam. >
Mary non poté far altro che sorridere e abbracciare forte le sue due splendide creature.
   
 
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