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Autore: xxpetruzxx    13/06/2016    0 recensioni
Scatoloni ovunque.
Qualcuno si era davvero trasferito nella porta accanto?
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TRAILER: https://youtu.be/zSqsHe12yLY
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All Rights Reserved © xxpetruzxx
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<<Belle sbuffò per la centesima volta, pensando che se la scuola fosse stata un campo da calcio, lei non avrebbe mai segnato un punto. Osservò il foglio avidamente, come se il problema potesse risolversi da solo. Una cosa che la faceva imbestialire era il non riuscire a svolgere qualcosa, poteva essere un compito in classe – come in questo caso – oppure addirittura cucinare qualcosa. Perché lei era davvero impedita ai fornelli, forse troppo orgogliosa per ammetterlo davanti alle persone.
 Sua madre era una cuoca, e quando da piccola la vedeva impegnarsi e dedicarsi al suo lavoro, lei la guardava ammirevole, pensando che forse avrebbe potuto seguire la stessa strada della madre. Ma no. La sorte volle che lei, in quel freddo pomeriggio d’Ottobre, fosse lì, a studiare Economia all’Università. Che poi “studiare” si fa per dire, visto che si ritrovò a guardare fuori dalla finestra, sperando che quelle nuvole potessero portarla via nel cielo e farla sentire più leggera.

A Belle piaceva molto la fotografia, tant’è che riuscì a riempire ogni spazio della sua camera con foto di ogni genere. C’erano diversi soggetti, ma a lei piacevano molto i tramonti. Il modo in cui ogni sera i colori si alternavano, dando origine ad un bellissimo cielo colorato che le avrebbe fatto compagnia per qualche minuto. Ma era inverno, e pioveva a dirotto praticamente ogni settimana. Per questo Belle non era di buon’ umore, perché anche la cosa che la faceva star bene trovò una fine, sebbene temporanea.
Il padre, manager di un’azienda, l’aveva convinta – per non dire costretta – a scegliere il suo stesso ramo, dicendo che la fotografia fosse un hobby e non un lavoro. Belle si sentiva un po’ in prigione, e paragonò quell’accaduto alla mamma, che da piccola le negava il cioccolato, dicendo che faceva male allo stomaco e ai denti. Ma infondo i suoi genitori avevano fatto enormi sacrifici per mandarla a scuola, e non farle mancare un piatto caldo ogni giorno. Per questo si ritrovò ad obbedire, ‘che di deluderli non le andava tanto.


Scosse la testa come per ritornare sulla Terra, come se avesse fatto un giro per l’Universo e si fosse dimenticata di atterrare. Morse più volte il tappo della penna guardando il foglio davanti a sé e sospirò alzandosi con il pezzo di carta. I suoi genitori ci sarebbero rimasti un po’ male certo, ma preferiva dire loro la verità, piuttosto che mascherare tutto con un sorriso falso. Si comportava così solo con i suoi, nel senso, era un libro aperto solo in famiglia. In pubblico era tutt’altra persona. Non guardava in faccia a nessuno, era molto riservata e parlava solo se qualcuno la interpellava. Cioè praticamente nessuno. A volte si ritrovò a rispondere alle domande dell’insegnante e parlare con qualche compagno del suo corso, ma niente più. Era piuttosto timida quando si parlava di interagire con qualcuno. Per questo pensò che si sarebbe laureata senza problemi o complicazioni, e sarebbe partita per Los Angeles, la terra delle opportunità. Nessuno le avrebbe intralciato il cammino, o almeno quello era il suo intento.
 
Posò il foglio sulla scrivania ed uscì, ‘che di stare in quella stanza non le andava più. Chiamò subito sua madre per darle la notizia e al contrario di quello che pensava, disse che l’importante era provarci. Tralasciò la parte del provarci (perché lei non si era nemmeno sforzata di farlo) e annuì come se potesse vederla.
Camminò fra i corridoi parlando al telefono annuendo ogni tanto in risposta, e si fermò alle macchinette, sentendo improvvisamente fame. Salutò velocemente la madre e ripose il telefono in tasca, prendendo successivamente delle monetine dalla tasca posteriore.
“Faccio io.” sentì una voce cristallina alle sue spalle e si girò, confermando la sua ipotesi. Fece un piccolo sorriso guardandolo e scosse la testa.
“N-non ti preoccupare davvero.” riuscì a mormorare timidamente, ma il ragazzo aveva già pagato e preso la barretta. Gliela porse sorridendo e Belle si sentì arrossire senza preciso motivo. Ecco perché a volte voleva rinchiudersi in casa e aspettare la sua lettera da Hogwarts, che non sarebbe di certo arrivata. A Belle piaceva molto la saga in questione, tant’è che qualche anno prima costrinse la zia a comprarle tutti i film e i libri. Ogni tanto rileggeva i libri e riguardava i film. Le sarebbe piaciuto vivere in un castello predominante dalla magia, e fare tutte quelle pozioni di colori e gusti strani. Girovagare per quei corridoi e correre sulle scale, “perché alle scale piace cambiare” si ricordò mentalmente.

Tornò a guardare il ragazzo e lo ringraziò flebilmente, iniziando a mangiare la barretta che tanto le piaceva. Osservò il ragazzo fare lo stesso e si ritrovò a soffermarsi sulla sua canotta. Anche a lei piacevano i Rolling Stones, ma non era una fan accanita. Forse sapeva solo le canzoni a memoria, visto che il padre le metteva in continuazione quando era piccolina. Si ritrovò comunque a sorridere e a distogliere lo sguardo, prendendo un altro pezzo del cioccolato.
“Allora…tu uhm ci hai capito qualcosa di quella verifica?” se ne uscì il ragazzo, facendola sussultare leggermente. Lei spostò lo sguardo su di lui e scosse la testa. I due erano nello stesso corso e ogni tanto chiaccheravano sul più e il meno. In realtà parlavano solo di Economia, non che a lei importasse particolarmente di parlar d’altro.
“No Ashton.” iniziò la ragazza buttando la cartaccia rimasta in mano, “In realtà dovrei prendere ripetizioni perché non ho capito niente.” affermò sinceramente guardandolo leggermente. Non le piaceva guardare negli occhi una persona, la metteva a disagio. Quelli di Ashton erano amichevoli e forse dolci, quindi si ritrovò a fissarlo un po’, aspettando una risposta da parte sua che non tardò ad arrivare.
“Idem. Solo che non voglio spendere soldi per ripetizioni o cazzate del genere.” sospirò aggiustandosi la bandana rigorosamente rossa. Belle annuì in conferma, sapendo che anche lei non avesse tutti questi soldi da spendere per l’Università. Era già tanto se riusciva a pagare l’affitto di casa sua. Gli insegnanti l’avevano incoraggiata ad usufruire dei dormitori ma lei rifiutò quasi subito, non volendosi trovare con un compagno di stanza che non si faceva i fattacci suoi. Oppure peggio ancora trovarsi qualcuno nel suo letto, di certo non per dormire.

Guardò l’ora e poi Ashton, che era ancora lì che la guardava. A volta la metteva in suggestione, soprattutto in quel momento che la fissava. Cercò di non pensarci e prese la borsa che aveva appoggiato su una sedia lì vicino.
“Ashton ci vediamo domani.” iniziò la ragazza in fretta e furia. Doveva assolutamente ritornare a casa per pagare l’affitto a Rosie, la proprietaria del condominio.
“Hey domani ti va di prendere un caffè dopo scuola?” chiese leggermente imbarazzato, grattandosi il retro del collo. Belle si ritrovò spiazzata ma annuì energicamente. Infondo era un bravo ragazzo e non aveva problemi.
“Certo ma devo andare!” confermò correndo verso l’uscita. Cercò di calmare il suo cuore, non tanto per la corsa ma per l’invito del ragazzo. Non le piaceva in quel senso Ashton, ma era felice di uscire finalmente un po’ con qualcuno che non fosse il suo migliore amico.
Parlando del diavolo spuntano le corna.

“Hey cretino.” lo salutò guardandolo seduto sui gradini di casa sua. Rise a quella scena e lo fece alzare, prendendo le chiavi della porta.
“Da quanto aspetti qui?” chiese Belle facendolo entrare dopo di lei.
“Qualche minuto.” rispose salendo le scale del condominio. Guardò la porta di Rosie che viveva appunto al primo piano, e guardò Calum.
“Cal tu entra, io ti raggiungo.” disse la ragazza dopo avergli lanciato che prese rigorosamente al volo. Gli disse che doveva pagare l’affitto e lui annuì alzando le spalle, e raggiunse la porta di casa sua.
Dopo qualche minuto Belle salutò Rose uscendo da casa sua, e salì le scale fischiettando. Quando aprì la porta rise guardando Calum spaparanzato sul divano. Scosse la testa entrando e si tolse la giacca appendendola all’ingresso. Fece un sospiro di stanchezza e sollievo, e guardò Calum avvicinarsi a lei.
“Non è mica casa tua questa eh.” rise la ragazza andando in cucina. “Per quanto ti voglia bene devi adattarti alle mie regole.” continuò sorridendo. Calum fece il labbruccio, e Belle penso che fosse davvero adorabile.
“Sei noiosa principessa.” affermò col broncio, e la affiancò in cucina, osservandola. Conosceva Calum da tre anni ed era davvero felice di averlo nella sua vita. Era il suo unico amico (si ritrovò a pensare se Ashton fosse il possibile secondo) e gli voleva tanto bene. Erano come due fratelli separati dalla nascita e la andava a trovare ogni giorno, forse per farla sentire meno sola o forse perché si annoiava.
“Non chiamarmi così.” disse ridendo, tagliando le carote. Aveva intenzione di cucinare una minestra, ma anche Calum la guardava con la fronte corrugata, sapendo che lei era una frana in cucina. Per questo quando lei rispose ai suoi dubbi, lui scoppiò in una fragorosa risata, che si poteva sentire benissimo dalla strada. Lei prima lo guardò offesa e poi scoppiò a ridere guardandolo. Gli voleva davvero bene.
 
 
“Dv dir k è bnisimh.” provò a dire il ragazzo a bocca piena, facendo ridere Belle. Era davvero buffo.
“Cosa?” chiese guardandolo e prese un po’ di minestra portandosela alla bocca. Stranamente era venuta bene, ecco non era perfetta ma almeno mangiabile.
“E’ buona.” sorrise Calum guardandola. La ragazza sorrise a trentadue denti e annuì ringraziandolo. Almeno una soddisfazione l’aveva avuta quel giorno. Quando finirono di mangiare, Calum si offrì di lavare i piatti ma lei rifiutò. Infondo era lui l’invitato e lei doveva lavarli. Così il ragazzo la affiancò semplicemente, guardandola alzarsi le maniche e legarsi i capelli.
“Non sapevo che qualcuno si trasferisse alla porta accanto.” se ne uscì, facendo cadere il bicchiere dalle mani di Belle. Lei lo guardò confusa e riprese il bicchiere da terra, che per fortuna era ancora integro. E quando l’avrebbe saputa questa notizia?
“Non li hai visti i pacchi fuori dalla porta?” chiese seriamente Calum guardandola. A volte pensava che la sua migliore amica vivesse fra le nuvole.
“No…” affermò pensierosa posando lo straccio, per poi guardarlo. Forse era troppo presa dalla giornata e non aveva notato dei cartoni davanti alla porta accanto. O forse non le importava veramente. Sarà stato un altro studente universitario, o peggio qualche gruppetto di ragazze poco di buono. Sperava solo che le pareti fossero abbastanza spesse da non sentire cose strane.

Era immersa da domande e non si accorse di aver aperto la porta e che stava guardando la porta accanto. In effetti c’erano dei pacchi fuori, e la porta era semi aperta. Calum la spinse leggermente e lei lo guardò male.
“Dai vai a presentarti.” la incoraggiò toccandole la spalla. Lei scosse la testa e rientrò in casa, seguita da Calum. Lo avvisò che andava a farsi una doccia e salì le scale andando in bagno. Si spogliò e si rilassò lavandosi i capelli e il corpo. Ultimamente era davvero stressata a causa degli esami e non aveva avuto nemmeno un briciolo di tempo per sé. Così decise di rimanere un altro po’ sotto al getto d’acqua, come se il vapore potesse annebbiare tutti i pensieri negativi.
 
Dopo qualche minuto uscì dalla doccia e si avvolse nell’asciugamano. Devo assolutamente comprare un accappatoio, pensò guardando la grandezza di quell’asciugamano. Asciugò velocemente i capelli e li raccolse in una crocchia veloce, uscendo dal bagno.
“Cal?” guardò in camera sua e non c’era. Le sarebbe dispiaciuto se se ne fosse già andato. Infondo era arrivato da poco, e aveva voglia di guardare qualche film con lui e mangiare patatine fino a finirle tutte. Passava praticamente ogni giorno con Calum, salvo suoi imprevisti di lavoro. Era diventata un’abitudine vederlo girare per casa, o magari sentirlo imprecare contro il televisore perché la sua squadra preferita stava perdendo. A lei non era mai piaciuto il calcio ma glielo lasciava vedere, perché infondo era il minimo che poteva fare per ricambiare la sua amicizia.
Calum l’aveva vista piangere, ridere, e anche in costume da bagno. All’inizio era molto imbarazzata ma si abituò quasi subito e lui la tranquillizzò dicendo che non aveva intenzione di stuprarla o cose del genere. Si ritrovò a sorridere a quel pensiero e scese le scale chiamandolo.

Si fermò nei suoi passi quando sentì delle voci parlare nella sua cucina. Prese in considerazione l’ipotesi che Calum, ormai andato via, avesse lasciato la porta aperta e chissà, magari qualcuno era entrato. Deglutì aspettandosi il peggio e si avvicinò alla cucina, tranquillizzandosi sentendo la voce del suo migliore amico, affiancata però da un’altra…
“Cal?” lo chiamò entrando in cucina, facendolo girare quasi subito. Calum sorrise guardandola e si avvicinò a lei.
“Si principessa?” chiese alzando un sopracciglio. Le guardò velocemente l’asciugamano ridacchiando. “Mi sa che devi cambiarti.” mormorò come per non farsi sentire. Lei lo guardò confusa, non era la prima volta che la vedeva con l’asciugamano, sarà stata la terza volta. Ma quando spostò lo sguardo dietro di lui, notò un’altra persona.
“Lui è il tuo vicino.” disse Calum indicando un punto dietro a sé. Guardò prima Calum e poi il ragazzo, come per capire cosa stesse succedendo. Il ragazzo sconosciuto le guardò il corpo mordendosi il labbro, e lei avrebbe tanto voluto scomparire. La ragazza arrossì violentemente tenendosi l’indumento stretto al corpo, e abbassò lo sguardo mormorando un “Ciao” flebile.
Il ragazzo misterioso si avvicinò ai due e sorrise guardando Belle.
“Piacere Michael. Tu dovresti essere principessa…?”
“Belle.” mormorò alzando lo sguardo, notando i suoi grandi occhioni verdi guardarla. Lui annuì sorridendo.
“Ecco perché ti chiama principessa.” constatò guardando ancora la ragazza. Lei non riusciva a smettere di arrossire, e si sentì un po’ stupida e si maledisse mentalmente per aver quel carattere così riservato. Lui d’altra parte, era come se si divertisse a farla arrossire e continuava a guardarla. Non era brutta anzi, per lui era davvero bella.
“Già. E poi è così timida e seria che sembra davvero una principessa.” sorrise Calum guardando il presunto Michael.
Quest’ultimo non riusciva a togliere gli occhi dal suo corpo e distolse subito lo sguardo quando notò Calum osservarlo con un ghigno malizioso.

“Devo andare. Devo ancora finire di disfare le mie cose.” disse Michael guardando Calum. Lui annuì e lo accompagnò alla porta, seguito a ruota da Belle. Anche la ragazza lo osservava curiosa, e si ritrovò a pensare ad Ashton. Il modo in cui si vestivano era molto simile, e sorrise leggermente senza un motivo preciso.
“Belle?” scosse una mano davanti al viso della sua migliore amica per risvegliarla dai suoi pensieri. Lei guardò Calum darle un bacio sulla guancia e mormorare “Ci sentiamo domani ho un problema a casa.” e lo vide uscire. Rimase confusa allo stipite della porta e non notò Michael guardarla curioso.
“Sei davvero strana.” affermò senza pensarci il ragazzo. Lei lo guardò alzando un sopracciglio, chi era lui per giudicarla? Neanche la conosceva, pensò la ragazza.
“Che ci fai ancora q-qui?” riuscì a chiedere guardandolo. Lui fece l’occhiolino e aprì la porta di casa sua. Belle rimase lì a guardarlo imbambolata e lui si girò sentendo il suo sguardo addosso.
“Non mi consumare piccola.” mormorò con un sorrisetto guardandola. Lei spalancò gli occhi ed arrossì violentemente, chiudendogli la porta in faccia. Lo sentì ridere e si allontanò dalla porta come se fosse in imbarazzo. Beh in effetti lo era, e anche molto.
Sarebbe stato un anno particolare.









HEEEEEEEEY!
Ciao bellissime persone, sono tornata con una nuova storia.
Mi era mancato scrivere e così ho pensato di fare una sorpresina.
Spero non siate svenute vedendo l'immagine sopra *indica col dito* e spero che sarete
abbastanza sobrie per recensire!
Vi aspetto e al prossimo capitolo!
Sony xx




 
   
 
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