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Autore: crazy_k    13/06/2016    0 recensioni
La società pretende, esige e sembra quasi che la società sia una persona. Siamo tutti così ben compenetrati che parliamo di noi stessi all’ingrosso. Parliamo come se la società fosse una cosa visibile, maneggiabile, fisica... Ehi, ti va di andare a prendere un caffè? Siamo io, tu e la società.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TINKER
 
 
 
 
Oggi la musica non mi è di alcun conforto. Non sopporto le note stonate della vecchia radio, suona canzoni di cui mi accorgo non comprendere il senso, o non volerlo ricordare.
Lascio scorrere la penna dall’estremità spezzata sulla grana ruvida della carta, seguo il ritmo di sorpassate melodie pop. L’inchiostro si asciuga rapido, la piccola sfera della punta si muove sorprendentemente veloce, non abbastanza da riuscire a star dietro al pensiero.
 
Sono tanti i pensieri, veloci. Li rincorro da lontano senza mai riuscire davvero a raggiungerli. Fuggono via, incorporei come il fumo delle ciminiere che d’inverno si staglia nero contro il cielo terso. Sgusciano tra le sinapsi quando tenti di afferrarne uno, scivolano chissà dove, viscidi o setosi come grasse lumache color terra o la pelle lucida di un lungo serpente.
Vanno e vengono i pensieri, vanno e vengono; alcuni ritornano, altri ti sfiorano per un attimo senza farsi più vedere, qualcuno è cacciato lontano, certi si prova disperatamente a fermarli. Rincorrono il tempo che è passato, provano a riprenderlo, a riviverlo senza davvero poterlo fare; mutano col tempo, cambiando in intensità e soggetti; tentano di imitarlo nel loro perenne flusso, uniformandosi ad esso. I pensieri sono il tempo, ognuno una tacca sulla linea cronologica della vita. Sono il tempo che scorre e passa e non smette mai di muoversi. Sono un mare agitato, un accavallarsi di onde le une sulle altre, una risacca continua e inevitabile che incanta o innervosisce col suo movimento altalenante. I pensieri come il tempo, un lunghissimo nastro arrotolato su se stesso, non smettono mai di esistere. Non iniziano e non finiscono, sospesi senza capo né coda. Il pensiero non perisce, impossibilitato dalla mancanza di concretezza, essere senza fisicità è forse la miglior garanzia di purezza che si possa desiderare d’avere.
 
I pensieri sono idee e ricordi; sono intuizioni, rivelazioni, comprensioni; sono persone, luoghi, odori, sapori, situazioni… siamo io e te e gli altri. Un pensiero che nasce è come il sole all’alba, sorge senza un motivo.
Non posso fermare il sorgere del sole, né evitare la luce che tiepida illumina il creato e bagna ogni qual cosa entri nel suo raggio. Come il sole, il tramonto di un pensiero non è altro che la sua alba vista da una diversa prospettiva.
 
Tutto è ciclico. Tutto è un grande cerchio, un cerchio di pensieri e uomini, di idee e ricordi e soli.
Se la tua forma più pura è espressa in quello che pensi, se la tua autenticità è rinchiusa tra le pareti della tua mente, la tua circolarità è nascosta nel tuo profondo. Sei un cerchio nascosto, intrappolato in una forma non sua, un cerchio incastrato a forza in uno spazio quadrato. Sei un cerchio convinto di essere un quadrato.
 
Il mondo ti vuole quadrato. La società richiede un quadrato da inquadrare, un ingranaggio omologato che possa concatenarsi senza intoppi nel suo grande meccanismo.
La società pretende, esige e sembra quasi che la società sia una persona. Siamo tutti così ben compenetrati che parliamo di noi stessi all’ingrosso. Parliamo come se la società fosse una cosa visibile, maneggiabile, fisica... Ehi, ti va di andare a prendere un caffè? Siamo io, tu e la società. Vi presento Società: due braccia, due gambe, chiaramente un pene a penzolargli nel mezzo. Società: un omone pingue dallo sguardo porcino, intrappolato in un gessato pretenzioso durante il giorno, abbandonata alla lubricità più misera la notte; imbellettato, curato, attento ai dettagli sul davanti, macchiato di merda sul dietro. Società, l’uomo che vuole solo persone-bottoncino quadrate per il suo gessato. Sarà che i quadrati sono più eleganti dei cerchi, non so. Fatto sta che solo a chi è quadrato è permesso entrare nelle asole del gessato di Società.
Ti mettono al mondo cerchio come il sole che sorge per poi passare la vita a convincerti di essere un quadrato, dicendoti che solo come quadrato hai il diritto di esistere. Scolpendo la tua forma fin dall’infanzia, ti rendono inconsapevole della tua circolarità. Sai di essere quadrato perché è questo che ti è stato detto fin dall’inizio e nemmeno ti immagini di poter essere un cerchio.
I geni e i pazzi, i cerchi in generale, sono forse gli unici a non aver avuto paura di scoprirla e accettarla la loro incompatibilità con la forma quadrata di Società. Le menti circolari sono rare e anni luce lontane dalle nostre, libere di immaginarsi cerchi, libere di esserlo. Ecco come gli alienati diventano il bene più prezioso per l’uomo, coloro la cui forma mentale è in continuità con quella fisica, coloro che sono circolari come i pensieri che li accompagnano, coloro a cui è garantita una sorta di trasparenza di vita.
Cerchi o quadrati, sciamani nascosti nelle foreste del Borneo, Società col suo spirito lubrico intrappolato nel gessato, chi ha deciso quale forma fosse la migliore?
Forse i primi uomini. Forse loro erano i pazzi che per primi si sono chiamati sani.
 
 
 
 
THE END
   
 
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