Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    14/06/2016    1 recensioni
Runa. Una lupa bianca e coraggiosa, che è anche stavolta impegnata in un viaggio alla ricerca delle sue radici. Alcuni lunghi anni sono passati, e il pericolo pare nascondersi ovunque. La luna, benevola regina dei cieli, l'accompagna in ogni passo verso quella che è la sua meta, anche dopo la caduta dell'amato Scott e della sorella Astral, membri del suo branco morti per mano di Scar. Un nemico che la nostra eroina si trova ad affrontare sin dalla nefasta notte in cui i suoi amati genitori Alistair e Nadia scomparvero, pronto a tutto pur di distruggerla. La sua buona stella continua a sorriderle, lasciandole ritrovare la felicità perduta e restituendole la forza d'animo che è solita caratterizzarla. Seguitela fino al suo traguardo, infondendole il coraggio che le manca per trovare se stessa e le sue radici. Anche stavolta, sperando che esca vincitrice dalla buia foresta, auguratele buona fortuna. (Seguito di "Luna d'argento: Cammino di luce")
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luna-d-argento-III-mod
 
Capitolo XXIV

Pronti a combattere

Ancora una volta, eravamo uniti in un viaggio verso il colle che avevamo visitato poco tempo prima, utilizzandolo come rifugio poco prima di una delle tante battaglie combattute contro Scar. Il silenzio regnava attorno a me, e l’unico suono udibile era quello dei nostri passi, lenti ma decisi. Camminavamo senza sosta, tesi e pronti a difenderci in ogni momento. Contrariamente agli altri, che alla mia vista apparivano calmi, Chronos ed io non lo eravamo. In noi albergava la rabbia. Un sentimento che sin dall’infanzia non ci era mai appartenuto, ma che ora, dopo quanto era accaduto, aveva trovato un posto nei nostri cuori, divisi in due parti dominate rispettivamente da collera e dolore. In quegli istanti, perfino i nostri pensieri erano simili. Io tacevo, rimembrando il mio amato Scott e la mia cara nonna Athena, e lui pareva imitarmi. Pur rimanendo concentrata sul mio cammino, ero certa che nella sua mente ci fosse ora posto solo per la sua adorata Astral, mia coraggiosa sorella caduta durante una battaglia che ci aveva comunque visti vincitori. Perfino la figlia Nova ricorda ancora quel momento, in cui la madre aveva chiuso gli occhi proprio di fronte a lei, esalando l’ultimo respiro e lasciando per sempre questo vasto mondo. Quasi per istinto, mi volto a guardarla, notando che proprio come il padre, piange in silenzio. Le lacrime di entrambi bagnano il terreno, e improvvisamente, lei si ferma. “Non posso farlo.” Dice, guardando dapprima il terreno e poi ognuno di noi. “Non sono violenta, e non lo sarò mai, e se la mamma è morta è anche colpa mia.” Continua, struggendosi e imputandosi la colpa di quanto accaduto in quel nefasto giorno. “Nova, ascolta. Devi farlo. Per tutti noi e anche per la mamma.” Risponde suo padre, innamorato perso di una figlia ribelle e debole quanto lei, che nei suoi tempi di cucciola non faceva altro che giocare e imparare da lui ogni singola sfaccettatura dell’essere una lupa forte e coraggiosa. A quelle parole, non rispondo, e appena un istante più tardi, qualcuno pare farlo per me. È Brutus, suo unico fratello a parlarle. I loro sguardi si incrociano, e guardandola, è pronto a consolarla. “Sai che sarebbe orgogliosa. Ti ha salvata da Scar, ti voleva bene e te ne vorrà sempre.” Dichiara in tono solenne, incontrando l’approvazione di sua sorella Delta, più piccola degli altri di solo pochi minuti. “Grazie, ragazzi.” Risponde poi, commossa dalle loro parole. “Che dici, ne sei convinta?” azzarda poi il padre, volendo unicamente incoraggiarla a prendere parte alla battaglia che ai nostri occhi appare decisiva. Mantenendo il silenzio, la giovane lupa annuisce, per poi farsi coraggio e pronunciare una frase che è per noi un’iniezione di forza e autostima. “Per la mamma.” Dice, ricordando con gioia e orgoglio colei che le ha offerto il dono della vita rendendola la lupa che è oggi. “Per la mamma.” Ripetono i fratelli, sorridendo convinti e orgogliosi della forza d’animo mostrata dalla sorella. Dopo quel momento così intimo, il viaggio continua, e con lo sfumare del mattino in pomeriggio, giungiamo alla sommità del colle. Stando a quanto i miei custodi alati mi hanno raccontato, la bestia che cerchiamo si nasconde in una grotta, e ululando, spero segretamente di svegliarla e spingerla a combattere. Ad ogni modo, il mio espediente pare avere un risultato completamente diverso. Alcuni secondi svaniscono dalla mia vita, e al mio cospetto appaiono in volo le aquile gemelle. Due volatili maestosi, che incredibilmente rischierebbero la vita al solo scopo di obbedirmi. “Hai chiamato?” chiedono, parlando all’unisono e attendendo una mia risposta. “Dov’è la bestia?” indago imponendomi con fermezza e sperando che riescano a fornirmi delucidazioni a riguardo. “Nella grotta più vicina, ma fa attenzione.” rispondono, per poi scegliere di avvertirmi del pericolo imminente. “Grazie Night, grazie Legend. Tornate indietro.” Ordinai, per poi vederle sparire fra le nuvole che iniziavano a prendere posto nel cielo. Un singolo attimo svanisce senza fare ritorno, e la nostra caccia continua. Scar è il nostro unico obiettivo, al quale si aggiunge quello di ucciderlo senza alcuna pietà. La grotta nella quale si nasconde appare umida e buia, e il suono del moto di un corso d’acqua non fa che innervosirci. Crede di aver scelto un posto sicuro e lontano da noi, ma si sbaglia. Noi lo troveremo, e per lui sarà la fine. In completo silenzio, ci aggiriamo guardinghi, e improvvisamente, una voce ci fa gelare il sangue nelle vene. “Fermi!” grida la stessa, che nella spelonca risuona producendo un’eco apparentemente infinita. “Cosa fate qui?” chiede poi, uscendo dall’ombra e rivelando la sua identità. È un tirapiedi di Scar, e alla sua vista, mi faccio avanti. “Cerchiamo la bestia che ti comanda, vile scagnozzo.” Rispondo, sperando di fornire le informazioni che cerca. “Il mio Signore non è una bestia, e di qui non passerete.” Continua, tentando di apparire coraggioso di fronte al mio atteggiamento. Ci prova con tutte le sue forze, ma il suo stesso corpo lo tradisce. Trema come un cucciolo di fronte al pericolo, mostrandosi patetico e privo di spina dorsale. “Ne sei certo?” mi informo, avvicinandomi minacciosa e ringhiando sonoramente. “Mortalmente, piccola domestica.” Afferma, sputando poi quel velenoso termine. Perfettamente immobili, i miei congiunti assistono alla scena, e la rabbia di mia figlia si palesa in quell’istante. “Non chiamarla in quel modo!” urla, scagliandosi sul nemico e riuscendo a ferirlo al muso. “Lei non è una domestica, e non lo sarà mai, capito?” aggiunge, ancora irosa e desiderosa di porre fine alla vita di quello sporco individuo. Spaventato, il lupo non può che annuire, e allontanandosi, Cora lascia che si rialzi da terra. “Non provarci mai più.” Conclude, guardandolo con occhi colmi d’odio. Il terrore ha ormai preso pieno possesso del suo corpo, e Prince, questo il nome di quell’orrendo lupo, fugge spaventato come una lepre di fronte a una volpe. Lui è sistemato, e ora tocca a Diablo. Braccio destro del nostro nemico, si preannuncia duro da abbattere, e perfino il suo nome suggerisce sangue e violenza. Ad ogni modo, andiamo avanti, e prima che possiamo accorgercene, eccolo. Proprio di fronte a noi, ringhia senza sosta, avendo come unico desiderio quello di proteggere il suo padrone. “Allontanatevi, inferiori.” Ci avverte, trattenendo l’ormai ovvio istinto di attaccare e farci del male al solo scopo di difendersi. “Tu non ci interessi. Dov’è lui? Dov’è Scar?” indaga Chronos, facendosi coraggiosamente avanti. “Non è qui.” Risponde, con la voce apparentemente incapace di tradire qualsiasi tipo di emozione. “Allora portaci da lui.” Ordina mio fratello Rhydian, mostrando le zanne e gli artigli. “Resta dove sei, sta mentendo.” Rivelo, smascherando quell’odioso traditore ancor prima che il suo piano possa compiersi. In quel preciso istante, una fragorosa e malvagia risata riecheggiò nell’intera grotta e dall’ombra emerse colui che cercavamo. “Complimenti, meticci. Siete riusciti a trovarmi, ma siete pronti alla lotta?” chiese, sarcastico. Quasi ignorando quelle parole, nessuno di noi rispose, e mentre un potente ringhio abbandonava le mie labbra, mi lanciai su di lui, mordendogli il collo con tutte le mie forze, scuotendolo come se fosse stato un debole coniglio. Incredibilmente, riuscì a liberarsi dalla mia presa, e sopportando il dolore e l’odore del sangue, passò all’attacco. Pronti a tutto, schivammo a turno ogni sua zampata, ma Nova non fu abbastanza veloce. Un suo singolo colpo la scaraventò in terra, e anche la ferita che ne risultò non sanguinava, lei sembrava debole e priva di forze. Allarmata, gridai il suo nome, ma da parte sua neanche un anelito di vita. Correndole incontro, la chiamai più volte, ma nulla parve funzionare. All’improvviso, un quasi impercettibile movimento dei suoi occhi, ancora chiusi. Avevo capito ogni cosa, e allontanandomi, tornai a combattere. Incuriosito, Scar si avvicinò di nuovo a lei, e in quel momento, qualcosa accadde. Lentamente, Nova riaprì gli occhi, e rimettendosi in piedi con velocità inaudita, sferrò un attacco tale da stordire il nemico. Guardandola, Chronos si scoprì orgoglioso. La sua amata figlia si era finta morta per tutto quel tempo, cogliendo il nemico di sorpresa e atterrandolo a sua volta. Per nostra sfortuna, non era ancora finita. La stanchezza stava lentamente avendo la meglio su di noi, ma parlando con me stessa, mi davo coraggio, esprimendo come unico desiderio quello di restare in vita e non mollare. “Proteggi il tuo branco.” Mi ripetevo, recitando quelle poche e semplici parole come un antico mantra ormai dimenticato. Completamente rapita da tali pensieri, non mi accorsi della presenza di Scar alle mie spalle, e una sua zampata bastò a mandarmi al tappeto. Mi scoprii quindi priva di conoscenza, e anche in quegli istanti, continuai a farmi forza. “Fallo per loro, e anche per Scott.” Mi dissi, per poi riacquistare le forze necessarie ad alzarmi e passare di nuovo all’azione. Ad ogni modo, e prima che potessi farlo, Scar mi si avvicinò, minando con le parole la mia calma e il mio stato d’animo. “Runa! Povera, dolce e innocente Runa! Non provi vergogna?” mi chiese, sputando dapprima quello che era il mio nome. “Per cosa?” indagai a mia volta, stanca e livida di rabbia. “Tu e il tuo insulso branco avete provato a sfidarmi, ma a che scopo? Perché avete scelto di farlo?” continuò, ponendo domande retoriche e con il solo potere di adirarmi e farmi quindi perdere il lume della ragione. Sbuffando, tentai di darmi un freno, ma una voce nella mia testa mi spinse ad agire. “Fallo ora, e finiscilo per sempre.” Diceva quella voce, anche stavolta mia guida durante questa così ardua battaglia. “Perché tu hai ucciso mia madre!” gridai, poco prima di avventarmi su di lui e lasciar penetrare i miei artigli nella sua carne. In un urlo di dolore, lo vidi letteralmente contorcersi in terra, e un mio semplice sguardo parve inchiodarlo al terreno. Incredibilmente, Scar riuscì a rialzarsi, e con voce flebile, pronunciò una frase per mezzo della quale scrisse il suo destino. “Tua.. madre… meritava di morire.” Biascicò, faticando a mantenere il suo ormai precario equilibrio e sentendo ognuna delle sue ferite bruciare come fuoco vivo. “Come la mia Astral?” Disse una voce alle sue spalle. Voltandomi, scoprii l’arrivo di Chronos. Considerandosi troppo debole per agire e lottare al nostro fianco, era rimasto in disparte, ma quella fatidica frase si era rivelata troppo da sopportare. Nello spazio di un momento gli fu addosso, e attaccandolo, pose definitivamente fine alla sua esistenza. Una volta soddisfatto, Chronos indietreggiò, e guardando la forza vitale abbandonare i suoi occhi, non proferì parola. “È finita.” Si limitò a dire, per poi voltarsi e guardarmi negli occhi. “Ce l’abbiamo fatta.” Aggiunsi, lasciandomi poi trascinare dalla gioia provata in quel momento. I nostri occhi brillavano per la contentezza, e una volta tornati sulla cima del colle, ci lasciammo tutti andare ad un ululato forte e collettivo. Non riuscivo a crederci. Avevo guidato una rivolta contro un lupo del calibro di Scar, avevamo sofferto, pianto e lottato aspramente, ma alla fine ce l’avevamo fatta. Eravamo rimasti uniti come un vero branco, e soprattutto, ci eravamo dimostrati pronti a combattere.            
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory