«Emma, tesoro, se non la smetti di camminare in quel modo sono
certa che farai un buco sul pavimento».
Emma s'interruppe, distratta e guardò sua madre confusa.
«Come?»
«Perché non ti siedi e mi racconti cos'hai?».
«Kilian non vuole parlarmi, è tutto il giorno che lo cerco e mi
evita in tutti i modi» - spiegò Emma furiosa - «sto cercando di dargli il suo
spazio, ma deve smetterla e starmi a sentire».
«Capita a tutti di litigare, sono certa che risolverete ogni cosa».
«A tutti?» - ripeté Emma guardandola scettica - «sono certa che tu
e papà non avete mai litigato».
«Cosa?» - rise Mary Margaret - «certo che l'abbiamo fatto, non siamo immuni a queste cose. Cosa ti fa credere il contrario?»
«Cosa?» - rise Mary Margaret - «certo che l'abbiamo fatto, non siamo immuni a queste cose. Cosa ti fa credere il contrario?»
«Bhe … semplicemente perché voi siete ... voi».
Mary Margaret sorrise e poi prese le mani della figlia e la invitò
a sedersi accanto a lei.
«Nelle coppie succede, è normale»
«Che cosa è normale?» chiese David entrando in quel momento con un
sacchetto della spesa che posò sul tavolo.
«Spiegavo a Emma, che anche noi a volte litighiamo».
«Certo, ma solo perché tua madre ha un brutto carattere».
Mary Margaret gli colpì il braccio con uno schiaffo e David rise
divertito.
Si portò la sua mano alle labbra e le posò un bacio prima di
sedersi con loro.
«Visto? Cosa ti dicevo?»
«Ignora tuo padre» - disse Mary Margaret, ma sta sorridendo ed era
chiaro che non era arrabbiata con lui come voleva far credere - «ti va di
parlare di quello che è successo?».
«Non so se vi piacerà»
«Se Uncino ha fatto qualcosa che …» iniziò David facendo sorridere Emma.
«Se Uncino ha fatto qualcosa che …» iniziò David facendo sorridere Emma.
«Pensavo ti piacesse»
«Se ti ha fatto qualcosa di male, non mi piace più» rispose con
convinzione David ed Emma sorrise.
Le era mancato nell'infanzia e nella sua adolescenza avere un
padre, che prendesse le sue difese. Aveva tanto desiderato che quel padre rivendicasse
quel ruolo e adesso non solo l'aveva trovato, ma era anche un Principe Azzurro
e le voleva bene.
Agì d'impulso e lo abbracciò affondando la testa contro la sua
spalla.
David restò sorpreso per un attimo e poi ricambiò l'abbraccio
carezzandole i capelli. Cercò lo sguardo di sua moglie che alzò le spalle
ignara quanto lui di quello che stava succedendo.
Poi David scostò la figlia da se e la guardò negli occhi.
«Che cosa è successo?».
Emma non aveva mai avuto degli amici veri, di solito teneva i suoi
pensieri per se ma quella volta era diverso. Sapeva che con i suoi genitori,
poteva sentirsi libera di parlare di ogni cosa.
E così raccontò loro, del viaggio che lei e Kilian avevano fatto.
Raccontò dell'altra Emma, del ballo, di suo marito e terminò con Kilian che
adesso la evitava.
«Non ero io, quella Emma non era reale e non capisco perché per
lui sia difficile capirlo».
«Forse perché ti ha vista sposata a un uomo che se non fosse
morto, molto probabilmente sarebbe qui» rispose con dolcezza Mary Margaret.
«Ho voluto bene a Neal» - rispose Emma - «per tanto tempo l'ho
creduto capace di avermi tradito e quando l'ho ritrovato … credo che vorrò
sempre bene a Neal e non solo perché è il padre di mio figlio. Ma questo,
Kilian l'ha sempre saputo»
«Sì, ma vederlo diventare tuo marito è come se avesse visto i suoi
peggiori incubi tramutarsi in realtà».
«Possiamo mettere da parte per un momento questo?» - intervenne
David - «credo sia importante adesso, capire se c'è qualcosa che ti turba qui
con noi. Credevo fossi felice qui a Storybrook»
«Lo sono» - confermò Emma - «è solo che quando vi guardo col
piccolo Neal io … mi dispiace, so che non dovrei avere questi pensieri ma ci
sono e non posso farci niente».
«Non devi dispiacerti» - le accarezzò una guancia Mary Margaret.
«Non devi dispiacerti» - le accarezzò una guancia Mary Margaret.
«Noi siamo qui per te» - aggiunse David - «e vorremmo che tuo
fratello diventasse una bella persona come sei diventata tu, anche se non
eravamo con te mentre lo diventavi».
Emma sorrise. C'era stato un tempo in cui non riusciva ad
accettare di averli ritrovati e scoperto così molte cose sulla loro identità e
sulle sue origini. Ma quel tempo era passata, adesso era fiera di essere la
loro figlia e di essere la Salvatrice. Voleva bene ai suoi genitori e si
sentiva fortunata a far parte di quella famiglia così unita e speciale.
«Non possiamo cambiare il passato»- disse Mary Margaret - «ma
possiamo migliorare il nostro futuro. Se non sbaglio, hai detto che l'altra
Emma non aveva fratelli o sorelle».
«Si» - rispose Emma sorpresa - «in effetti, era figlia unica».
«E non esisteva neppure Henry» - osservò Mary Margaret - «come
vedi, ogni storia ha un suo perché e ogni vita ha qualcosa di speciale».
«Quando Neal sarà più grande, potremo fare qualcosa tutti insieme»
- suggerì David - «e non limitare la giornata a padre figlio, potremo
organizzare padre, figlio e figlia. Non sono stato presente a tante tappe
importanti della tua vita, però possiamo ricominciare grazie a Neal».
«Si» - rispose Emma sentendosi improvvisamente gli occhi lucidi - «mi
piacerebbe tantissimo».
Mary Margaret l'abbracciò e poco dopo anche David fece lo stesso.
Emma chiuse gli occhi, assaporando quel momento e rendendosi conto
che non aveva bisogno di viaggi o di magie per capire che quella era la
famiglia che aveva sempre cercato, e che finalmente aveva trovato.
Il lamento di Neal, li fece spostare di colpo. Il piccolo si era
svegliato. Emma si asciugò le lacrime, mentre Mary Margaret prendeva il bambino
in braccio per calmarlo.
«Mi ha fatto bene parlare con voi, ma adesso devo andare a parlare
con Kilian».
«Spiega al caro pirata, che se non ti tratta bene, dovrà vedersela
con me» la avvisò minaccioso David.
Emma sorrise di nuovo, poi salutò i suoi genitori e il suo fratellino
e decise di andare a scovare il caro pirata.