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Autore: General_Winter    14/06/2016    0 recensioni
Non è triste andare incontro all'infelicità. Ciò che è triste è sapere che la felicità persa non tornerà più. Ma i ricordi aiutano e l'immaginazione te li può far vivere ancora.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN GIORNO IN PIÙ


Raf si voltò verso l'amica, sorridendo.

- Imma, sai quando ho fatto diving per la prima volta? Ero con mio cugino, mi spiegava i metodi per immergermi e non avere problemi, come trattenere al massimo il fiato e come muovermi velocemente sott'acqua senza troppo dispendio di energie. Ci trovavamo a Sharm El Sheikh e l'acqua era così pulita che vedevi a metri di profondità! E abbiamo visto tantissimi pesci e anche una tartaruga marina! Voglio farlo ancora, un giorno... -.

Imma sorrise di rimando all'amica, non potendo dire nulla perché l'altra aveva ripreso a parlare.
- Ti ricordi quando qualche anno fa ho cominciato a fare rugby? All'inizio pensavo di essere troppo gracile e leggera per quello sport, ma volevo comunque farlo così tanto. Poi mi hanno parlato del ruolo delle ali, di come sono agili e scattanti. Sono fondamentali per fare meta ed è stato un ruolo che mi è piaciuto così tanto! Ricordo ancora quando durante le partite cercavano di placcarmi, ma io cambiavo di passo velocemente e si buttavano a vuoto. Mio dio come mi divertivo, voglio farlo ancora, un giorno...-.

Imma annuì, ancora senza poter parlare.
- E ricordi anche quando giocavamo a basket insieme e andavamo nuotare alla piscina comunale? E quando abbiamo tentato di correre insieme la mezza maratona? Cazzo, nessuno ci fermava. Tutte le vasche a stile libero, ore sotto il sole cocente quasi stremate dalla fatica, con il cemento del campo da basket che scottava come un forno, col respiro che si fermava nei polmoni per il troppo caldo. E il sudore che colava nelle maglie e sulla faccia. Che meraviglia! Che divertimento! Come mi piaceva, dannazione! Voglio farlo ancora, un giorno... -.

Mentre Raf sognava ancora i ricordi a occhi aperti, di nuovo Imma stava in silenzio, per paura di rovinare il momento, ma ormai la realtà le aveva fatto fare un passo in avanti verso l'amica che ancora raccontava.
- E quando ho fatto parkour per la prima volta? Avevo una paura incredibile, ma poi mi hanno detto che mi dovevo fidare solo del mio istinto e non della ragione. E quando l'ho fatto... cazzo, averlo scoperto prima! Tutta la città diventa un circuito, il cielo sembra più vicino e il mondo più sottosopra dopo un backflip. E la terra è bellissima vista dall'alto. Voglio farlo ancora, un gior-

Non riuscì a finire la frase che Imma, con le lacrime agli occhi, le prese le spalle con forza, urlando a pieni polmoni l'amara verità che aveva colpito la vita della sua cara Raf con la violenza di un proiettile.
- Raf, porca puttana, cosa stai dicendo? Ti rendi conto che sei paraplegica?! -.
Si vergognò come una ladra dopo quello scoppio d'ira: forse non era il modo migliore per farle avere una presa di coscienza sulla sua nuova e irreversibile condizione.
Raf non sembrava particolarmente toccata dalla cosa, almeno in apparenza. L'amica sapeva già che non avrebbe versato lacrime.

Raf scosse le spalle:- Lo so. Ma tu fammi credere che sia vero, ci pensa già il resto del mondo a dirmi che è impossibile. Ora andiamo, sono curiosa di sapere se posso saltare i gradini dell'ospedale in carrozzina...-
- Non dire cazzate, te lo impedirò! -
- E io lo farò lo stesso! -
Le voci si spensero nel riverbero dei corridoi, mentre Raf se ne andava da sola, spingendosi la carrozzina, consapevole di non essere più in grado di fare ciò che amava, ma con l'immaginazione di poterlo fare ancora, un giorno.
  
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