Anime & Manga > Lupin III
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Autore: evelyn80    15/06/2016    4 recensioni
Due mesi dopo essersi ricongiunta con la banda di Lupin, Michelle Duval scopre di essere incinta di Jigen.
Seguito di "REVENGE"
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Fujikofran, che me l'ha ispirata



Il futuro pistolero


Il ristorante “Le Grand Véfour” di Parigi era illuminato da splendidi lampadari di cristallo, le cui gocce riflettevano miriadi di bagliori multicolori. Il soffitto affrescato e le pareti coperte di specchi contribuivano allo spettacolo. Michelle Duval non poté fare a meno di alzare lo sguardo, il naso all’insù, incantata da tanto sfarzo.
Non era mai stata a cena in un ristorante tanto lussuoso e sarebbe rimasta di certo così, incantata a guardarsi intorno, per ore se Jigen non l’avesse gentilmente tratta a sé.
«È semplicemente meraviglioso…» mormorò estasiata mentre Daisuke la guidava al loro tavolo.
«Ti ringrazio chérie» le rispose Arsenio, «ho sempre avuto buon gusto, anche in fatto di ristoranti.»
La banda di ladri al gran completo si era da poco radunata nella capitale francese, dove avevano intenzione di compiere il “furto del secolo”. Prima di iniziare i preparativi per il colpo, però, Lupin aveva deciso di concedersi una serata speciale per festeggiare adeguatamente il ritorno di Michelle nel gruppo.
Erano passati quasi due mesi dai fatti di Rio de Janeiro e, solo una settimana dopo aver dato le sue dimissioni, l’ex agente dell’Interpol aveva raggiunto i suoi vecchi amici, ricongiungendosi a loro. Tutti si erano mostrati entusiasti di riaverla in famiglia, persino Fujiko, nonostante nel passato i loro rapporti non fossero stati dei migliori. Ed ora, eccoli tutti insieme in uno dei migliori ristoranti di Parigi, a godersi una meritata cena con i frutti del loro “duro lavoro”.
Michelle si accomodò al tavolo rotondo tra Daisuke e Arsenio. Si sentiva molto impacciata ed a disagio nel lungo abito da sera che Jigen le aveva regalato per l’occasione: era la prima volta che indossava un vestito simile e le sembrava di avere gli occhi di tutti puntati addosso. Per fortuna la gonna era sufficientemente ampia da averle consentito di nascondere la sua amata Smith & Wesson in una fondina da coscia. Senza di essa si sarebbe sentita perduta, quasi nuda.  Quella fondina era stata un dono di Fujiko, e dire che Michelle era rimasta basita quando la donna gliel’aveva porto era poco. Aveva comunque accettato il regalo con riconoscenza, ed in quella maniera si era spezzata la tensione che aleggiava ancora tra loro due. Michelle sapeva che la donna seduta di fronte a lei ne indossava una uguale sotto allo splendido abito da sera color rosso fuoco e ciò la fece sentire in qualche modo ancora più legata a lei. Forse, dopo tutto, sarebbe anche potuta nascere una bella amicizia tra loro due, aveva riflettuto.
Arsenio indossava un impeccabile completo color crema con tanto di fiore rosso all’occhiello, e Daisuke era splendido nello smoking nero. Per una volta tanto aveva rinunciato ad indossare il cappello e Michelle poteva perdersi nei pozzi neri dei suoi occhi ogni volta che voleva. Sempre, quando lo faceva, sentiva lo stomaco contorcerlesi per l’emozione.
Persino Goemon era stato costretto a rinunciare al suo vestito tradizionale giapponese ed anche lui, al pari della giovane donna, era imbarazzato ed a disagio nell’abito da cerimonia. Fujiko gli strinse teneramente una mano sotto al tavolo per confortarlo ed il samurai non poté evitare di arrossire.
Un cameriere elegantemente vestito portò loro i menù. Arsenio andò dritto alla pagina che gli interessava.
«Mmm…» mugolò, già con l’acquolina in bocca, «erano mesi che aspettavo questo momento!»
Michelle si sporse nella sua direzione per vedere ciò che lo attirava così tanto. Non appena ebbe letto la riga che Lupin le indicava la giovane donna storse il naso. «Escargots?! Le lumache?! Che schifo!»
Lo stomaco le si contorse ancora, in maniera più violenta, al solo pensiero dei bavosi animali striscianti. Fu quasi costretta a prendersi la pancia tra le mani. “Ultimamente la mia digestione è diventata più lenta del solito” rifletté. In effetti, già da un paio di giorni la vista del cibo le dava un certo fastidio.
La voce di Lupin la distolse dalle sue riflessioni. 
«Lei hai mai assaggiate?» 
Quando lei scosse la testa, il ladro aggiunse: «Non sai cosa ti perdi, chérie!» 
Anche Fujiko era della sua stessa opinione e, difatti, anche lei ne ordinò una porzione. Goemon, restio a mangiare qualcosa che non fosse tipicamente giapponese, consultò a lungo le pagine del menù sfogliandole avanti ed indietro fino a che non si decise per un piatto di salmone alla parigina. Jigen si concesse un piatto di chateaubriand, consigliandolo anche a Michelle, ma la giovane donna sentì lo stomaco contorcersi anche al solo pensiero di mangiare carne di manzo, quindi decise di accontentarsi di un leggerissimo consommé di pollo, nella speranza di placare le rivoluzioni delle sue viscere.
«Soltanto un brodino?!» le chiese stupito Arsenio, inarcando le sopracciglia.
«Sì… non mi sento molto bene, stasera. Temo di non aver digerito.»
«Potevi dirmelo, chérie, saremmo venuti un’altra volta.»
«Ti ringrazio Arsenio ma non preoccuparti, va tutto bene.»
Jigen, però, parve di tutt’altro avviso. «Mi sembri un po’ pallida, stasera. Sei proprio sicura di stare bene?» le chiese all’orecchio, chinandosi verso di lei e solleticandole il lobo con la barba, facendola ridacchiare.
«Sì, amore mio, non preoccuparti. È solo un malessere passeggero» gli rispose, sfiorandogli le labbra con le sue.
Non appena cominciarono ad arrivare le portate, però, Michelle si rese conto che la situazione era peggiore di quanto avesse immaginato. Il profumo delle pietanze, gradevole alle narici degli altri, a lei risultava quasi nauseabondo. Dovette deglutire più volte a vuoto nel tentativo di tenere a bada lo stomaco, e nemmeno il sorbire il suo consommé fu di grande aiuto. Anzi, il liquido caldo parve darle il colpo di grazia, tanto che all’improvviso fu costretta ad alzarsi per andare in bagno.
Daisuke fece l’atto di alzarsi per seguirla ma lei scosse la testa, perentoria, fuggendo via con la mano davanti alla bocca.
I tre uomini si guardarono l’un l’altro, sconcertati, per alcuni secondi. Fujiko lanciò un’occhiata eloquente a Jigen poi si alzò per raggiungere Michelle.
La giovane donna aveva raggiunto la toilette appena in tempo. Scossa da profondi conati aveva vomitato il brodo appena ingerito. Con le gambe tremanti uscì dal cubicolo per sciacquarsi la faccia, trovandosi faccia a faccia con Fujiko.
«Ti senti meglio?» chiese la donna, mentre Michelle si sciacquava la faccia.
«Sì, grazie… Ora va meglio… Evidentemente non avevo proprio digerito bene.»
«Sei proprio sicura che si tratti di un problema di digestione?»
La giovane donna alzò lo sguardo di scatto per fissare la compagna.
«Anche se non ho esperienza in materia, sono comunque una donna» riprese Fujiko, «e questo genere di malessere non si manifesta solo in caso di cattiva digestione.»
Michelle sgranò gli occhi, capendo all’improvviso dove l’altra stava andando a parare. «Vorresti dire che…»
«Se hai fatto l’amore con Daisuke e non avete fatto attenzione… Beh, sì, potresti anche essere incinta.»
La giovane donna scosse il capo, incredula. Era ovvio che avesse fatto l’amore con Jigen; era successo quasi ogni notte da quando era tornata, a dir la verità, ma il pistolero era sempre stato molto cauto. 
Un ricordo improvviso le attraversò la mente: lo era sempre stato tranne che la prima volta in cui si erano ritrovati, dopo dieci anni di lontananza. In quei due giorni, nascosti nella stanza scavata nella roccia ai piedi del Corcovado durante i quali avevano recuperato il tempo perduto, nessuno dei due aveva pensato a cosa avrebbe potuto comportare la loro “mancanza di attenzione”. Si erano amati e basta, con il corpo, con la mente e con l’anima, senza badare a niente altro. Scrollò le spalle, come a scacciare il pensiero: possibile che, mentre c’erano coppie costrette a provare e riprovare ogni mese per avere un figlio, loro fossero stati così “fortunati” da fare centro al primo colpo?
«No, non credo di essere incinta» rispose infine, scuotendo il capo. «È solo un malessere passeggero, ne sono più che sicura.»
Purtroppo per lei, però, le sue previsioni si rivelarono inesatte. La sensazione di pesantezza e cattiva digestione non si decise a passare ma, anzi, si aggravò al punto da costringerla ad andare in bagno a vomitare di frequente, spesso anche nelle situazioni peggiori, come ad esempio quando si erano nascosti all’interno del condotto di aerazione della banca, in attesa di compiere il loro “furto del secolo”. Fu un vero miracolo se Zenigata non sentì i suoi conati mentre, accucciata in un angolo dello stretto tubo metallico, rimetteva la colazione con Jigen alle spalle a tenerle sollevati i capelli perché non le finissero davanti alla faccia.
Dopo una settimana di sofferenza Michelle decise finalmente di consultare il suo piccolo calendario personale, su cui annotava le date del suo ciclo mensile. Con orrore si rese conto di avere oltre quindici giorni di ritardo. A quel punto cominciò a temere veramente che Fujiko potesse aver avuto ragione.
Quel pomeriggio stesso la chiamò da parte per confidarsi con lei, sebbene la cosa le costasse uno sforzo immenso.
«Fujiko, credo… credo che tu avessi ragione, l’altra sera al ristorante» esordì imbarazzata non appena furono sole nella stanza della villa parigina di Lupin che Michelle divideva con Daisuke. «Non faccio altro che vomitare e oggi mi sono resa conto di avere un ritardo di due settimane.»
«Non prendertela a male, ma te lo si legge in faccia, che sei incinta.»
Michelle si passò le mani sul viso, come se dovesse avvertire qualche cambiamento avvenuto nella sua fisionomia. Quel gesto fece ridacchiare Fujiko. 
«No, non ti è spuntato un altro naso, ma è solo che hai una luce diversa negli occhi. Forse ad un uomo una cosa del genere può passare inosservata» disse, alzando le spalle, «ma non ad una donna!»
«Il problema è che temo di non essere pronta per diventare madre.»
«Nessuna di noi lo è. Neanch’io mi sento ancora in grado di rivoluzionare la mia vita in modo così radicale, ma so che prima o poi avverrà» disse, con un sospiro appena percettibile e lo sguardo rivolto alla finestra, verso il giardino dove Goemon stava seduto sotto un albero a meditare. «Ma ora l’importante è accertarsi del fatto che tu sia realmente in stato interessante!» riprese subito dopo, con tono di voce più leggero. «Non ci resta quindi altro da fare che andare in farmacia e comprare un test di gravidanza!»
Michelle esalò un lungo respiro, poi annuì e seguì la donna fuori dalla sua stanza.
«Lupin, caro, noi usciamo. Prendiamo la tua macchina!» annunciò Fujiko non appena entrò nel salotto dove Arsenio e Jigen stavano guardando la televisione. Per tutta risposta il ladro le lanciò le chiavi della Mercedes. 
«Dove andate di bello, mes chéries?»
«A fare spese» rispose ambigua Fujiko.
Michelle si avvicinò a Jigen dandogli un leggero bacio sulle labbra prima di uscire. Daisuke la strinse teneramente tra le braccia prima di lasciarla andare di nuovo.
«Non fate tardi…» le sussurrò dolcemente e la giovane donna rispose annuendo.
Più tardi, quella sera, con il test di gravidanza al sicuro nel cassetto del comodino, Michelle si accoccolò nel letto matrimoniale cercando l’abbraccio di Jigen. Il pistolero non si fece pregare, prendendo a carezzarle dolcemente il viso ed i capelli.
«Come stai?» le chiese teneramente, fissandola negli occhi. «Va un po’ meglio lo stomaco?»
«Un pochino» rispose lei, senza però riuscire a dominare un lieve tremito nella voce. Daisuke pensò che avesse freddo e la serrò ancor più contro il suo corpo, facendole poggiare il capo sul suo petto. Come anche nel passato, al sentire il battito forte e costante del suo cuore Michelle riuscì a rilassarsi, addormentandosi tra le braccia dell’uomo che amava.
La mattina dopo si svegliò all’alba. Cercando di non fare rumore si alzò dal letto, prese il test dal cassetto ed andò a rifugiarsi in bagno. Stava per chiudersi la porta alle spalle quando vide Fujiko uscire dalla camera di Goemon in camicia da notte e venire verso di lei, facendole cenno di attenderla. Michelle la guardò interrogativamente, non perché fosse curiosa di sapere cosa ci facesse nella camera del samurai – ormai aveva capito che tra quei due c’era del tenero – ma perché le aveva chiesto di aspettarla.
«Perdonami, sono troppo curiosa di sapere il risultato!» le disse, sussurrando ma allo stesso tempo senza celare l’entusiasmo. Il suo atteggiamento amichevole e sincero convinsero la giovane donna ad abbassare definitivamente l’ascia di guerra e a dare vita a quella che sarebbe diventata un’amicizia duratura.
Facendole cenno col dito, Michelle la invitò a seguirla in bagno dove, entrambe trepidanti, attesero la comparsa delle linee rosse nelle finestrelle di controllo. Quando furono ben certe che le linee erano inequivocabilmente due, e che quindi il risultato era positivo, entrambe lasciarono sfogo alla tensione abbracciandosi e piangendo per la felicità e per l’ansia repressa.
«Congratulazioni!» sussurrò Fujiko, asciugandosi le lacrime con le dita.
«Grazie… Spero davvero di essere una buona madre…» disse Michelle, senza riuscire a smettere di piangere e tremare.
«Lo sarai» la rincuorò la donna, «lo sarai.»
Dopo aver tratto diversi lunghi respiri per calmarsi, la giovane donna tornò nella camera da letto. Jigen era ancora placidamente addormentato, i lunghi capelli neri appena venati d’argento sulle tempie sparsi sul cuscino e le braccia ambrate appoggiate sopra alle lenzuola candide, in uno splendido contrasto tra pelle e stoffa. Stringendo il piccolo test tra le dita Michelle si arrampicò sul letto, salendo a cavalcioni su di lui e svegliandolo con un delicato bacio sulle labbra. Le palpebre di Daisuke tremolarono appena prima di aprirsi e rivelare le iridi nere. 
Non appena vide il viso sorridente che lo sovrastava anche lui non poté fare a meno di dischiudere le labbra in un sorriso.
«Che bel buongiorno…» mormorò, cercando le sue labbra. «Ma non è ancora troppo presto?» chiese poi, guardandosi attorno nella penombra della stanza. 
Sempre sorridendo, Michelle si allungò verso il comodino per accendere l’abat-jour, poi mise il test di gravidanza davanti ai suoi occhi. Al pistolero occorsero alcuni istanti per capire, innanzi tutto, cosa fosse l’oggetto che la giovane donna teneva in mano con così tanta deferenza, ed altrettanto tempo per comprendere cosa significavano quelle due piccole linee rosse verticali. Solo dopo aver fatto “due più due” arrivò alla giusta conclusione.
«Mi vorresti dire che… che aspetti un bambino?!» chiese quasi gridando, senza riuscire a nascondere la sorpresa, sgranando gli occhi e fissandola come se avesse visto un fantasma. «Ma… ma… Com’è successo? Io sono sempre stato…»
Ma, mentre pronunciava quella frase, anche lui ricordò ciò che era successo sul Corcovado e la sua voce si smorzò. Poi, dopo altri secondi di sconcerto in cui, dato la faccia che aveva, Michelle fu convinta che le avrebbe chiesto di abortire, il pistolero si riscosse. Si alzò in piedi, la sollevò tra le braccia e la fece volteggiare, urlando: «Diventerò padre! Diventerò padre!»
Il trambusto svegliò sia Lupin sia Goemon. I due uomini corsero a bussare alla porta della camera mentre Fujiko ridacchiava appoggiata alla parete del corridoio.
«Jigen? Va tutto bene, amico mio?» chiese Arsenio preoccupato, fissando il pistolero che continuava a far volteggiare Michelle.
«Certo che va tutto bene!» rispose Daisuke entusiasta, posando finalmente a terra la giovane donna. «Diventerò padre!»
«Congratulazioni!» si complimentò di cuore Goemon, trascinando via Lupin che continuava a grattarsi il capo, lasciando un po’ di privacy alla coppia.
Una volta soli Jigen prese nuovamente Michelle tra le braccia. «Non credi che dovremmo festeggiare adeguatamente la notizia?» le chiese a fior di labbra.
«Assolutamente sì» rispose la giovane donna, unendo le loro bocche in un bacio appassionato.
Stretti l’una tra le braccia dell’altro si amarono teneramente, suggellando in maniera definitiva l’unione tra loro.

 
Nove mesi dopo…


Jigen, senza giacca e senza cappello, con il nodo della cravatta disfatto e le maniche della camicia azzurra arrotolate fino ai gomiti, sostenne con una mano la testa di Michelle, mentre con l’altra le porse un sorso d’acqua. Il bicchiere tremò vistosamente tra le sue dita, tanto che alcune gocce di liquido caddero sulla camicia da notte rosa della giovane donna. 
Madido di sudore, il pistolero si asciugò la fronte con la manica. Avrebbe dovuto essere avvezzo a scene cruente con spargimento di sangue ma questo era davvero troppo, anche per lui.
Sdraiata sul lettino ginecologico nella sala parto del migliore ospedale parigino, Michelle si voltò a guardarlo. «Daisuke… se non te la senti puoi uscire…» mormorò, tra una contrazione e l’altra. Jigen scosse la testa, incapace di proferire parola, mentre fissava la donna in camice verde seduta tra le gambe della sua compagna. 
«Ci siamo quasi» disse l’ostetrica, «si vede la testa!»
Daisuke si sporse per guardare, e per poco non perse l’equilibrio alla vista del capino insanguinato e coperto di capelli neri che cominciava a far capolino.
Dopo alcune spinte, Michelle gemette. «Non ce la faccio più…» mormorò stringendo convulsamente gli appigli sul lettino. L’ostetrica si voltò in direzione del ginecologo, che rispose con un cenno d’assenso. A quel punto la donna estrasse un paio di forbici monouso con le lame piegate a quarantacinque gradi rispetto all’impugnatura.
«Cosa avete intenzione di fare?!» gridò Jigen, trovando la voce tutto ad un tratto ed avvicinandosi all’ostetrica con quella che sarebbe voluta essere un’andatura minacciosa ma che risultò ondeggiante come quella di un pinguino.
«Praticheremo un’episiotomia. Stia indietro.»
Il taglio netto strappò un urlo a Michelle. Il bambino, con un’ultima spinta, venne espulso, andando a finire tra le braccia protese dell’ostetrica. I vagiti del piccolo riempirono la stanza mentre veniva pulito ed avvolto in un lenzuolo verde, per poi essere deposto tra le braccia della madre. 
Come per magia, non appena i suoi piccoli occhi si posarono sul volto di Michelle il bambino smise di piangere, fissando il viso materno con un’espressione che parve di lieve curiosità. La giovane donna lo strinse a sé. «Guarda Daisuke… Nostro figlio!»
Il pistolero cinse le spalle della compagna fissando il piccolo con occhi colmi d’amore, per poi baciare teneramente Michelle. «Sì… Nostro figlio!»
Il pomeriggio successivo Michelle e Jigen ricevettero la visita del resto della banda. Il primo ad entrare nella stanza fu Lupin, con la faccia nascosta da un gigantesco mazzo di fiori. Dietro di lui venivano Fujiko e Goemon. La donna prima abbracciò i genitori poi si mise seduta sul letto, ad ammirare il piccolo che dormiva beato nella sua culla.
«Allora, quale nome darete al futuro pistolero?» chiese Arsenio, dopo aver deposto i fiori tra le braccia di Michelle.
«Daisuke Laurence James» rispose la madre senza esitazione.
«Con tutti questi nomi vi servirà un’eternità, quando dovrete chiamarlo…» commentò il ladro, fissando il bambino con un sorriso che gli andava da orecchio ad orecchio.
«Per comodità useremo solo Daisuke jr.» aggiunse Michelle, voltandosi a guardare l’altro Daisuke della sua vita, sorridendogli teneramente. 
Il pistolero tolse il cappello e lo appoggiò sulla copertina che copriva il bambino, e la tesa era così grande da coprirlo quasi per intero. «Daisuke jr.» mormorò fissando il figlio con occhi pieni di dolcezza. Poi, con altrettanta dolcezza, si chinò e baciò la sua compagna di vita.


 
  
Fine
  
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