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Autore: HeywelGalwine    15/06/2016    1 recensioni
Oltre le montagne del Gwynterall, in un fitto bosco dimenticato dagli uomini, quattro uomini e due donne si sono accampati attorno ad un fuoco. Sono stanchi, infreddoliti e lontani da casa. Una graziosa fanciulla ricorda le fiabe di sua madre, e decide di raccontarle ai suoi compagni, che si raccolgono intorno al fuoco per ascoltarla.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE FIABE DELLA TERRA DI NESSUNO-LANNE NIZJE TALHI 

Nella fitta boscaglia ai piedi dei monti del Gwynterall, alle porte delle Terre Di Nessuno, 4 avventurieri e due fanciulle si riscaldano davanti ad un fuoco. Perché siano li non importa, cosa stiano cercando è irrilevante. 

Loro sanno solo che hanno freddo, sono stanchi e affamati, e lontani da casa.

Una delle due fanciulle, piccola e fulva beve un liquido dolce e fumante. L’altra più matura e con i capelli d’oro gira uno spiedo alla quale è legato un coniglio che si sta arrostendo. I quattro uomini parlano, e mangiano. Il piccolo accampamento è circondato da alberi secolari  ricolmi di frutti sconosciuti. Un ruscello scorre limpido accanto a loro. E’ un bosco incantato, lontano dal mondo, dalle guerre, dal denaro, incorruttibile. Un mondo senza re, senza eroi, senza amore, senza odio. La magia è pura è necessita solo di se stessa per esistere. E’ un entità troppo arcana e evoluta per essere padroneggiata dagli uomini. La loro mente è annebbiata da sentimenti superflui. Solo uomini vecchi come il tempo sapevano comunicare con il mondo incantato, ma essi sono scomparsi nella nebbia.

La piccola fanciulla allunga le mani verso il fuoco e ricorda un istante scomparso da anni. Questo posto…sua madre le raccontava delle bellissime fiabe quando era malata d’inverno. Esplorò la sua memoria. Un sentiero nella sua mente le parve più luminoso degli altri, lo percorse e si aggrappò ad un ricordo che irradiava un calore commovente. Fuori nevica, la ragazza è solo una bambina, malata, febbricitante, la vita le scorre via. Sua madre ha gli occhi lucidi e la voce spezzata. Suo padre è lontano per la guerra. La bella madre si siede sul bordo del letto, con la sua voce armoniosa le racconta delle storie che non parlano della sua terra. Le sue storie vengono da lontano. Le ha sentite da un bardo, che le ha rubate ad un viandante che le ha prese chissà dove. Le racconta fiabe per tutta la notte. La bambina chiude gli occhi e quando li riapre sono passati anni e si trova davanti un fuoco, lontana mille e mille passi dalla casa natale.

Si alza in piedi sorridendo, felice di poter allietare i compagni. Chiede ad uno degli uomini di suonare una ballata nordica con una piccola arpa. Dice di voler raccontare delle storie. I compagni ne sono lieti, e si stringono intorno al fuoco per ascoltare la voce melodiosa della bella fanciulla dai capelli rossi.

 

IL LUPO E LA ROSA-BREDRIHUD A RETHUD



Quando gli alberi del bosco erano giovani e senza nodi, e la terra incantata non aveva confini, esistevano creature simili a lupi, ma più possenti e più feroci. Uno di queste bestie spesso percorreva molte iarde inoltrandosi nel bosco per raggiungere un ruscello le cui acque scorrevano limpide più che in qualsiasi altro corso d’acqua.
Qui la terra nutrita da queste acque magiche era rigogliosa e lungo le sponde del ruscello sorgevano fiori meravigliosi, colorati e profumati. Il lupo giungeva stanco, e dopo essersi rinfrescato e dopo aver bevuto, si sdraiava tra i fiori e si scaldava sotto il sole. Un giorno mentre riposava beato sul prato rigoglioso, vide una bellissima rosa bianca, solitaria e maestosa, che svettava sopra gli altri fiori. Il lupo, nel vedere quel magnifico fiore, si sentì stregato da un potente incantesimo d’amore. 
-Oh rosa magnifica, perché io mai ti vidi prima, tu che tra gli esseri dia questo bosco sei il più raro, tu che tra tanti fiori sgargianti risplendi di una veste candida e odorosa?- disse allora la bestia, piena d’amore.
-Come sai, lupo feroce, i fiori hanno vita breve, e la mia, in questo giardino, è da poco iniziata- rispose la rosa.
-Poiché da questo momento solo per te mi nutro e solo per te mi disseto con queste acque limpide, mi recherò qui ogni giorno per magnificarti in ogni istante della tua breve vita- 
Dettò ciò il lupo si raggomitolò attorno al fiore e i due si riscaldarono insieme sotto la luce del sole.
Come aveva promesso, la fiera si presentò al ruscello ogni giorno, nel primo mattino.
Il feroce lupo beveva dal corso d’acqua, poi parlava al bel fiore che lo ascoltava spesso silenziosamente. L’animale era brutale e spietato con le sue prede ma con la rosa sapeva essere nobile e gentile.
Dopo molte lune venne l’inverno, che nel bosco incantato si abbatteva terribile e gelava ogni cosa. Nei mesi freddi il lupo non si era mai spinto nel bosco fino al ruscello. Ma mantenne la promessa per amore e venne ogni giorno a riscaldare la rosa che grazie al tepore della feroce bestia manteneva la sua bellezza mentre gli altri fiori appassivano e morivano sotto la neve.
-Oh dolce rosa, il tuo candore è persino più lucente e puro di quello della neve. La natura stessa che ti generò pare ingrigire dinnanzi alla tua bellezza e il gelo ti risparmia.-
disse un giorno il lupo riscaldandola con il fiato. 


Quando la dea della primavera tornò a sorridere, sull’altra sponda del ruscello, poco lontano dalla rosa, si accamparono degli umani. Sradicarono il bosco e con il legno che ne ricavarono costruirono grandi mura, all’interno delle quali posero centinaia di pietre. 
Un giorno un uomo e una fanciulla attraversarono il limpido ruscello e si sdraiarono tra i fiori. Il lupo, nascosto tra gli alberi, si sedette e aspettò pazientemente che gli uomini si allontanassero. 
-Guarda, Signora, quella rosa bianca che si innalza maestosa tra tutti i fiori come una regina sui suoi sudditi. La coglierò per te-
disse il giovane uomo rivolgendosi alla sua fanciulla.
La ragazza arrossì e magnificò il bel fiore mentre l’uomo tentava di strappare la rosa, facendo attenzione a non pungersi con le spine. 
Il lupo scattò furiosamente verso di lui e lo uccise azzannandogli il collo, prima che potesse estirpare il bel fiore dal terreno. La fanciulla gridò e la bestia le morse il braccio dal quale scaturì un intenso fiotto di sangue. La ragazza riuscì a divincolarsi e fuggì verso il villaggio in costruzione.
Il lupo non la inseguì ma soccorse la rosa, che era illesa, ma macchiata di rosso sangue.


Nei giorni seguenti moli cacciatori si addentrarono nel bosco e superarono il ruscello, cercando invano di uccidere l’imponente e feroce bestia. Ma nel farlo alcuni trovavano la morte, mentre altri si arrendevano o fuggivano. Il lupo in quei giorni uccise molti uomini, ma venne ferito più volte e sul suo pelo argenteo si allargavano macchie di un rosso intenso. 
-Oh rosa cara, oh rosa dolce, o creatura divina, figlia della dea Vera e sua simile, io non posso restare qui, sulle sponde di questo ruscello fatato. Gli uomini mi cercano, con le loro torce ardenti, con le loro picche appuntite e i loro archi tesi. Sono stanco e ferito, e devo andare-
disse un giorno la bestia digrignando i denti per il dolore delle ferite.
-So quanto soffri, e so che qui non troverai alcuna pace, va, io ti libero dalle tue promesse- rispose la rosa piangendo.
La bestia vide che i petali candidi della rosa ora apparivano di un rosso intenso, macchiate del sangue di cento uomini. 
Molti cacciatori e soldati, sull’altra sponda, poco lontani,  tendevano gli archi e sguainavano le spade.
-No mia signora, non intendo venire meno alle mie promesse, io ti porterò con me-
Il lupo allora afferrò il fusto del fiore, le spine gli si conficcarono nella bocca facendola sanguinare, poi scosse la testa e strappo la rosa dal terreno. 
-Tu folle amore mio!- Gridò la rosa straziata -Per troppo amore tu mi hai ucciso, poiché non hai saputo vivere senza me-
Il lupo allora, resosi conto del tremendo errore e stremato dalle ferite, si accasciò al suolo inerme, stringendo la rosa morente tra i denti, macchiati del sangue sgorgato dalle spine. Allora gli uomini raggiunsero l’imponente lupo e lo trafissero e lo pugnalarono furiosamente. Alla fine sia la bestia che il fiore erano ricoperti di un'intensa tinta rossa.
   
 
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