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Autore: VelenoDolce    15/06/2016    1 recensioni
Un dialogo tra fratelli. Il racconto del maggiore all'arrivo dei suoi fratellini adottivi, i suoi pensieri e timori.
Scritta per il 'gioco estivo del giardino di Efp.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Niente è più lo stesso da quando ci sei tu." Lo dico guardandolo negli occhi, sorrido, mi fissa sorpreso e spaventato.

Non volevo un altro fratello, i nostri genitori già avevano faticato ad essere presenti con me, pensavo che avrebbero fatto un disastro con un altro. Io sono stato cresciuto dalla nonna, ma lei è morta l'anno scorso.” Gli spiego, invitandolo a sedersi con me sul marmo della finestra, ci sono le inferriate, non rischia di cadere.

Non affiderei a papà un cane, figurarsi un bambino.” Rido all'espressione del mio fratellino.

Quando sono venuto con la zia a prendervi all'aeroporto ho pensato che sarebbe stato un disastro. Non erano tornati solo con il piccolo di due anni che avevo visto nelle tante foto dell'agenzia. Loro avevano anche te, sette anni, lo sguardo terrorizzato e il corpo talmente magro da far male.” Gli passo un braccio sopra le spalle, come al solito si irrigidisce qualche secondo, ma poi mi si appoggia contro. Guardiamo la strada, alcune macchine suonano ad un ragazzo che attraversa fuori dalle strisce.

I primi giorni a casa sono effettivamente stati un disastro. Mamma che si disperava insieme al piccolo Rafael invece di cercare di capire cosa avesse e tu, che te ne stavi rintanato in camera, solo e quasi muto. Ho messo un giorno intero solo per farmi dire il tuo nome.” Rido divertito. Allora mi ero offeso, non sapevo cosa aveva passato il mio povero fratellino.

Poi, finalmente, la zia ha deciso di salvarci tutti e ci ha portato via da quella matta che abbiamo per madre. Ricordi la gelateria? Rafael aveva fatto un disastro con il suo gelato, quando lo sgridai tu mi dicesti di punire te al posto suo, che lui era ancora piccolo. Poi mi tendesti le mani, per la punizione. Per la prima volta ho pensato che ti avessero picchiato tanto, per questo eri spaventato.” Sospiro mentre lui mi accarezza la mano.

Mi dicesti che non ci avresti mai picchiato. Che i bambini non si picchiano, mai.”

Quella è stata la prima volta in cui mi hai guardato sorpreso invece che spaventato.” Gli do un bacino sulla testa.

Te lo ripeto: niente è più lo stesso da quando sei qui con noi.” Sorrido quando alza i suoi enormi occhioni scuri verso di me.

Le cose sono molto meglio ora. Son passati tre un anni da quando sei diventato mio fratellino. Papà ci ha anche portato anche a fare delle gite. Mamma ha ancora le crisi se Rafael piange troppo, ma almeno ora lui parla e le dice cosa non va.” Lo stringo a me.

Io tra pochi giorni andrò via, al capus. Voglio che ti ricordi sempre che puoi telefonarmi e mandarmi messaggi ogni volta che vuoi. Io per te ci sarò sempre.” Guardiamo assieme il sole che sale nel cielo, devo ancora finire di fare le valige, ma possono aspettare, il mio fratellino ha bisogno di sapere che io, per lui, ci sarò sempre.

Ho capito cosa ha spinto mamma e papà a prenderti con loro e ne sono felice. Ti amo fratellino.” Lui mi stringe la maglia, piange. Nella sua breve vita nessuno gli aveva mai detto di amarlo, prima di me, era stato cresciuto con l'odio. Papà l'aveva visto mentre attraversavano una terra di nessuno, al confine di non ricordo più quale paese, era con un gruppo di altri bambini, seduto sul limitare della strada. Era il più piccolo e magro del gruppetto, con un fucile in spalla e lo sguardo terrorizzato. Con la scusa di fare delle foto mamma aveva dato delle arance a quei piccoli dispersi, ho salvato sul mio pc alcuni di quegli scatti, per non dimenticare mai. Uno dei soldati adulti aveva offerto il piccolo agli uomini del convoglio in cambio di soldi. Ho il terrore di sapere quanti turisti abbiano accettato prima che papà offrisse più soldi per portarselo via. Documenti di identità falsi, permessi falsi, tutto falso per il mio piccolo fratellino. Solo una cosa era vera, prima di fare i documenti papà gli aveva chiesto il nome. Gabriel... mamma era scoppiata a piangere, io sono Michael, noi tre siamo gli arcangeli che tanto le piace dipingere.




Aranzos in bucca a sos pitzinnos

a sa muda in sa rena setzidos

Fusileddos in sa pala.

Pedras in sa bertula.

Issos cherent una terra.

pitzinnos in sa gherra



Arance in bocca ai bambini
in silenzio nella strada, seduti
fucilini in spalla,
pietre nella bisaccia,
loro vogliono una terra:
bambini nella guerra.







Partecipa al 'gioco estivo del giardino di Efp' i prompt richiesti erano:  "Niente è più lo stesso da quando ci sei tu."; Immagine: n. 30; Canzone: Una canzone che nomini le arance. (L'immagine 30 è quella della copertina ^.^ che ad aggiungerla sotto non sono capace :P)

Spero vi sia piaciuta <3

A presto

Veleno

Ps: Traduzione delle parole dell'immagine:

Il destino nelle stelle

(scenda sopra ai bambini)
sta dormendo a pancia all'aria

(un altro cielo per lenzuolo)


   
 
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