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Autore: ele_pavan    15/06/2016    0 recensioni
Dalla storia:
"Imparai che la libertà è una bellissima cosa, ma che un’adolescente ha ancora bisogno dei suoi genitori più di quanto si possa immaginare. Imparai anche che se si vuole raggiungere qualcosa bisogna lottare e bisogna farlo con le proprie forze. "
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12.2015
 
Se ripenso a ciò che succedeva nella mia vita in questo periodo l’anno scorso mi viene da rabbrividire.
Sono cambiate tantissime cose.
A settembre dell’anno scorso, iniziato il quarto anno di liceo, ero ottimista, dopo aver passato un’estate anonima ero convinta di riuscire a chiudere quel 2014 in bellezza. Non andò così.
In questo periodo, l’anno scorso, niente andava bene. La scuola per prima cosa era la mia fonte di ansia, paura e preoccupazione, non stavo bene con me stessa, avevo timore degli altri, dei loro giudizi, paura di deludere e essere delusa, paura di non farcela: tutta una serie di cose che mi hanno portato ad una lieve forma di depressione. Ogni mattina prima di andare a scuola prendevo delle vitamine per tirarmi su il morale; mia madre me le aveva comprate, non riusciva a vedere la figlia in quelle condizioni. I voti erano sempre peggio, il mio morale a terra, le lacrime scendevano in ogni dove e in qualsiasi momento. Ero fuori controllo.
Non riuscivo a sostenere delle interrogazioni, mi sentivo stupida rispetto al resto della mia classe, rispetto al resto dei miei amici; non riuscivo a riordinare le idee di fronte ad un compito, e cosa ancora peggio non riuscivo a mantenere la concentrazione su un libro il pomeriggio, a casa, quando dovevo studiare. Ho passato notti insonni, sveglia alle 4 per studiare ciò che non avevo fatto nel pomeriggio, pastiglie prese la sera per aiutarmi a calmare. Non potevo andare avanti così.
Il giorno prima dei miei 17 anni scrissi una pagina di diario, a rileggerla mi viene un nodo alla gola: “[…]Mi metto come scudo questa bolla di pessimismo e strafottenza che in realtà è solo voglia di scoppiare, di dire a qualcuno tutto ciò che ho dentro. Sono incapace. Non riesco a fidarmi tanto di una persona da poterle confessare che sono distrutta e che me ne voglio andare, in tanti modi. E ci ho pensato talmente tante volte che ormai è come se non fossi più viva. Fingo che vada tutto bene fino a che […] una piccola cosa mi demoralizza e mi rendo conto che in realtà il mio nasconde tante di quelle cose malvagie […]. Sotto pressione. Con persone che si aspettano tanto da me. Paura. Non posso soddisfare le loro aspettative. Sono sbagliata” Nella mia testa riuscivo a ripetermi solo che non ero abbastanza, che non ce l’avrei mai fatta, che non ero nessuno, che me ne sarei dovuta andare. Pensavo che le persone attorno a me sarebbero state meglio senza di me, anzi che la loro vita non sarebbe cambiata affatto senza la mia presenza. Quanto mi sbagliavo.
 
Dal gennaio 2015 le cose sono cambiate radicalmente. La confusione era tanta. Quel capodanno erano successe talmente tante cose a me e ai miei amici che era impensabili che un’adolescente non fosse confuso: questioni d’amore. Quel capodanno sono nati nuovi amori e se ne sono rafforzati altri all’interno della nostra compagnia. Alcuni ne hanno distrutti altri, questo ha portato la separazione del nostro gruppo; altri hanno portato la felicità e la soddisfazione di tutti.
Io avevo finalmente trovato quel ragazzo che sognavo da quando ero piccola, quello che poteva amarmi per come ero. Purtroppo venivo da un passato burrascoso sul fronte “amore”, un ragazzo mi aveva rubato il cuore anni prima ed era ancora difficile per me non confrontare ogni ragazzo che mi rivolgeva parola a lui. In ogni caso decisi che era il momento di andare avanti e questa nuova avventura mi piaceva tantissimo. Sentivo le farfalle nello stomaco ogni volta che mi baciava, che mi toccava. Ricordo che una mia amica mi aveva detto che si era accorta di una luce nei miei occhi ogni volta che le parlavo di lui, ricordo che il mio sorriso era vero e sincero quando lo nominavo. Da quel capodanno tutto andava bene, l’unica mia preoccupazione in quel periodo era la scuola, l’unica vera fonte dei miei problemi. Quanti pianti ho fatto sul pavimento del bagno della scuola, quanti giorni a casa per paura, ansia.
 
A febbraio le cose andavano bene, tutto seguiva i piani. Le amicizie c’erano, l’amore anche, la famiglia sembrava andare meglio anche grazie all’arrivo di un nuovo essere vivente.
I miei genitori non hanno mai fatto mancare niente né a me né a mio fratello, sebbene le cose dal 2010 non si erano messe bene per mio padre. Perse il lavoro di una vita in quell’anno, una famiglia sulle sue spalle che sembrava dover cadere a terra. Lui non ci fece mai toccare il suolo, ci salvò prima che ci schiantassimo a terra. In quel periodo le cose non andavano bene neanche per lui, il negozio che aveva aperto non fruttava i suoi risultati e la famiglia ne risentiva. Non economicamente, quello mai, piuttosto emotivamente e psicologicamente. Il clima a tavola in quel periodo non era dei migliori. Per questo le cose migliorarono a febbraio grazie ad un nuovo arrivo: un cane, anzi meglio, una cagnolina, quella che io chiamo “il mio batuffolo di felicità” perché sembrerà stupido ma mi ha aiutato davvero.
 
A marzo le cose cominciavano a incasinarsi. Avevo tanta di quella confusione in testa. Era tornato quel ragazzo che dovevo dimenticare, era tornato nei miei pensieri e aveva eliminato qualsiasi altra cosa dalla mia mente: il mio attuale ragazzo, la famiglia, gli amici, la scuola. Tutto era in funzione di lui, ogni mio pensiero la mattina, il pomeriggio e la sera era per lui. Lui. Lui. E ancora lui.
Dovevamo parlare, dovevo sfogarmi proprio con lui. Gli dissi tutto: gli dissi che dopo anni mi piaceva ancora, che non riuscivo a mandare avanti una relazione per colpa sua, che non riuscivo a pensare ad altro se non a lui. Sapevo quello che mi avrebbe risposto, lo conoscevo, e quello che mi aspettavo è stato proprio quello che mi disse “sei solo una amica, non voglio relazioni serie in questo momento”. Andai a casa felice, non so perché, ma quel pomeriggio ero felice come non lo ero mai stata prima.
Marzo fu un concentrato di eventi. Andai in gita per 3 giorni a Firenze con la mia classe e furono i 3 giorni migliori di sempre. Tornati dovetti lasciare il mio ragazzo, non potevo illuderlo se avevo per la testa un altro. Inoltre, quel mese, quel ragazzo che mi aveva detto che mi vedeva solo come un’amica, cambiò idea su di me, ancora oggi non so cosa gli abbia fatto cambiare opinione su di me, ma cominciammo a frequentarci e in quel momento andava davvero tutto per il meglio.
 
Ad aprile era tutto sereno. A parte la scuola. Come sempre. Le cose erano serie, rischiavo la bocciatura e la mia voglia di fare mi aveva abbandonato tanto tempo prima. Avevo paura. Perdere un anno sarebbe stata una sconfitta, sarebbe stata la conferma che non ero capace, che non ero abbastanza, che non potevo farcela.
A maggio le speranze erano ormai nulle. Non ce l’avrei fatta. Avevo smesso di sognare che sarei andata in quinta. Avevo cominciato a pensare che avrei perso i compagni di una vita, che sarei rimasta da sola.
 
Giugno fu un’agonia. La scuola stava finendo e l’estate stava iniziando. Profumo di libertà nell’aria. Paura di aver deluso tutti dentro di me. Il 25 giugno arrivò la conferma: bocciata.
L’estate non era iniziata nel migliore dei modi, avevo cominciato litigando con colui che non era il mio ragazzo ma che era un “amico speciale” di cui ero follemente innamorata da anni; ebbi la notizia di essere bocciata e in più molti dei miei amici non avevano voglia di fare le cose che io avevo voglia di fare per distrarmi.
 
Luglio fu migliore. Non ero quasi mai a casa, ero libera di fare quello che volevo, di andare dove volevo e con chi volevo. Quel mese lavorai anche, facevo la babysitter a due bambini vicino casa mia. Niente di che ma mi servivano i soldi per la patente e dovevo distrarmi da ciò che mi frullava in testa. Quel mese chiusi anche con l’amore di una vita, quello che si può chiamare “primo amore”. Ricordo che quando ci trovammo per parlare ero nervosa e ricordo di aver riso tanto perché lui è sempre stato capace di sdrammatizzare. Ricordo di essere andata a casa felice perché in fin dei conti avevo chiuso una bella storia nel migliore dei modi: senza rimpianti.
 
Agosto fu strano. Feci tante cose perché non volevo rimpiangere di non averle fatte una volta finita l’estate. Un’amica in particolare mi accompagnò nelle mie pazzie e nelle serate da poco sobrie. Questa amica in particolare non riuscirò mai a ringraziarla abbastanza per le risate, i pianti e le tante cazzate fatte insieme.
 
L’estate 2015 mi cambiò tanto e imparai tante cose. Imparai prima di tutto a fregarmene degli altri e a pensare a me stessa. Imparai a capire quali sono le persone che voglio che stiano nella mia vita per sempre e quali sono quelle che, anche se vanno e vengono, non ha importanza. Imparai che la libertà è una bellissima cosa, ma che un’adolescente ha ancora bisogno dei suoi genitori più di quanto si possa immaginare. Imparai anche che se si vuole raggiungere qualcosa bisogna lottare e bisogna farlo con le proprie forze.
Cambiai atteggiamento verso gli altri. Non avevo più paura di niente e nessuno. Avevo imparato ad essere forte e a saper contare su me stessa.
 
Settembre fu importante. Le prime due settimane continuai a fare più esperienze possibili perché la scuola si stava avvicinando e non volevo rimpianti.
Il 15 settembre iniziò la scuola. Non ero spaventata, ero un po' ansiosa e preoccupata. Avevo paura di non trovarmi bene con la classe, avevo paura che non mi accettassero. Venivo da una classe meravigliosa, avevo lasciato la mia compagnia, i miei amici e avevo paura di perderli. Ma questo non accadde, mi trovai subito bene nella nuova classe e vedevo che nonostante tutto i miei amici non mi stavano abbandonando. Sapevano che avevo bisogno di loro per sopravvivere al mio più grande incubo: la scuola.
Quel mese inoltre accadde ciò che mi cambiò radicalmente. Ma non ho intenzione di trascriverlo perché non è un fatto che mi piace ricordare spesso.
 
Ottobre fu normale. Tutto andava per il meglio. La scuola andava bene, i voti erano soddisfacenti. Le amicizie andavano bene. A casa le cose erano tranquille. La mia vita aveva raggiunto un livello di stabilità e serenità che non avevo mai assaporato in tutta la mia vita.
 
A novembre ci fu il mio compleanno. 18 anni. La meta che sognavo fin da piccola. Ho sempre pensato che diventata maggiorenne tutto sarebbe cambiato drasticamente, in realtà non è cambiato più di tanto, ma almeno ora posso finalmente dire di avere 18 anni.
La mia festa di compleanno fu un successo. Avevo vicino tutti gli amici di cui avevo bisogno e in quel momento mi resi conto che le mie paure erano infondate e, anzi, che con molti di loro il mio rapporto si era rafforzato pur non essendo più in classe insieme. Quella sera poi successe una cosa: riguarda me e una persona molto importante, una persona che forse ha garantito il mio cambiamento durante l’anno, che forse ha causato un po' di problemi, ma che mi ha anche fatto stare benissimo.
 
Dicembre deve ancora finire ma le cose vanno per il meglio: in famiglia è tutto ok, tutto continua nella sua normalità; ho degli amici meravigliosi che ci sono sempre per me e di cui mi fido ciecamente, la scuola va meravigliosamente, ho molta voglia di fare e quest’anno i risultati si vedono eccome e poi in classe mi trovo benissimo. In più c’è questa persona speciale che è tornata nei miei pensieri, ma a differenza dell’anno scorso non gli permetterò di rovinarmi, andremo di pari passo, sulla stessa lunghezza d’onda, ora l’ho capito, ora so come comportarmi.
 
 
In questo periodo, l’anno scorso, non sapevo che cosa volevo fare della mia vita, ero piena di ansie, paure e problemi, non sapevo di chi fidarmi ed ero sull’orlo del precipizio, anzi ci ero caduta da tempo e non sapevo come tornare fuori.
Ora, quest’anno, mi conosco meglio, so cosa voglio, so cosa posso e non posso fare, so i miei limiti e i miei punti di forza, riconosco le falsità a chilometri di distanza e so chi voglio nella mia vita, so cosa devo fare per raggiungere i miei obiettivi e soprattutto: credo che niente e nessuno ormai possa farmi cadere nel baratro da cui sono uscita. Ora sono abbastanza, ora ce la posso fare.
   
 
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