Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    16/06/2016    3 recensioni
Il nonno sospira, proprio come faceva quando Seiji si rivelava troppo irrequieto o ingovernabile.
Il samurai lo ricorda come se fosse ieri: fa scorrere gli occhi per la stanza, e gli sembra di poter vedere ancora tutti i bonsai che gli aveva affidato perché curandoli imparasse la pazienza.
Ora ne è rimasto soltanto uno: il più vecchio e bello. Gli altri sono stati spostati in altre stanze, alcuni sono stati regalati. Un paio sono morti.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina è ancora giovane, ma la luce è già forte e bianca.
Crea disegni attraverso le fronde degli alberi, li stampa come un ricamo sul legno del patio e sul pavimento della stanza. Gli shoji sono spalancati sul giardino, l'aria è ancora fresca. Nel giro di poco diventerà calda e umida, ma per ora si sta bene.
Seiji è in ginocchio al centro della stanza, di fronte a suo nonno.
Indossa uno yukata di cotone a sottilissime righe grigio chiaro: quando è a casa propria preferisce sempre abiti tradizionali.
Quelli occidentali sono per il lavoro e per viaggiare, e per la guerra c'è l'armatura.
“Hai detto di volermi parlare.”
“Sì. - Seiji inspira silenziosamente, cercando le parole più adatte. - Si tratta del fidanzamento di Satsuki.”
“C'è qualcosa che non so? Non approvi Takeshi Okada?”
“Oh, no. Credo sia una brava persona, e molto adatto a mia sorella.”
“E quindi?”
“Si tratta... del nostro nome. Del nome dei Date.”
“Temo di non aver capito.”
“Io... sono consapevole di quanto è importante che il nome dei Date venga tramandato. Per tutti voi, ma anche per me.”
“Soprattutto per te: è a te che spetta questo compito.”
“Ma io non sono sicuro di poterlo assolvere.”
La risposta tarda ad arrivare, e Seiji sa di aver appena aperto una voragine dentro cui finirà col cadere a piè pari.
“Non... sei sicuro di avere dei figli a cui dare il tuo nome?”
“Non sono sicuro di sposarmi. - Meglio essere sinceri del tutto. - In realtà credo che non lo farò.”
“Hai ventiquattro anni, non mi sembra così tardi.”
“Ma io non posso. Nonno, so che è difficile da capire e che ci sono tante cose che non vi ho mai detto, ma la vita che ho scelto non me lo permette.”
Ha provato ad immaginarlo tante volte. Ha fatto ipotesi, corso con la fantasia. Ha davvero cercato una soluzione che potesse essere buona per tutti, ma non c'è.
Non può concedersi di crearsi una famiglia e farle condividere il dolore e l'incertezza di essere un guerriero in armatura. Seiji sa già che perderebbe quel poco di serenità e pace che col tempo si è costruito.
“Ne sei certo?”
“Sì. Mi dispiace.”
Spera che suo nonno possa comprendere che non è una scusa.
Che non sta fuggendo, che vorrebbe davvero poterlo compiacere. Abbassa lo sguardo, perché teme che la sua determinazione possa apparire troppo simile a superbia.
Non si fida dei suoi occhi, che sono armi che non ha mai imparato a governare. Molto più difficili della spada di Kourin, molto più veloci.
E' per questo che ha imparato a nasconderli dietro allo schermo leggero dei capelli, tanto tempo prima. Da qualche mese ha preso a lasciarli crescere ancora di più. Sfiorano il mento, nascondono il volto per una buona metà.
Ma il patriarca dei Date conosce bene suo nipote, e non lo ha mai frainteso. Nemmeno quando era un marmocchio pieno di rabbia e senza regole, nemmeno quando desiderava una guida da poter seguire, eppure il suo volto diceva il contrario.
“E quindi?”
“Quindi... - Ancora un passo, poi Seiji si sarà tolto questo pensiero. - Quindi credo che, se Satsuki avrà dei figli, potrebbero prendere il nostro cognome. Posso parlarle io, se preferite. Posso parlarne anche a Takeshi, credo potrebbe accettare.”
Seiji sa che non esiste una seconda soluzione: quando Yaioi si è sposata, lui non aveva ancora le idee così chiare. Ora Satsuki rimane l'unica a poter dare un erede ai Date.
“E se non accettasse?”
“Mio padre accettò.”
“Io e tua nonna non fummo benedetti da altri figli, e non c'era altra scelta. Quando sei nato tu, credevo non sarebbe stato necessario ricorrervi di nuovo.”
“Lo so.”
Il nonno sospira, proprio come faceva quando Seiji si rivelava troppo irrequieto o ingovernabile.
Il samurai lo ricorda come se fosse ieri: fa scorrere gli occhi per la stanza, e gli sembra di poter vedere ancora tutti i bonsai che gli aveva affidato perché curandoli imparasse la pazienza.
Ora ne è rimasto soltanto uno: il più vecchio e bello. Gli altri sono stati spostati in altre stanze, alcuni sono stati regalati. Un paio sono morti.
“D'accordo. Parla a tua sorella. E ad Okada. - Seiji riporta di scatto lo sguardo su di lui. - E se non ti ascolteranno, ci parlerò io. La mia parola varrà ancora qualcosa, in questa casa.”
“La vostra parola non smetterà mai di valere, Nonno.”
L'uomo si alza, e Seiji è veloce a fare altrettanto.
“Grazie.” Si piega in un inchino, mentre lui gli passa accanto. Si aspetta che lo saluti con un cenno e vada, ma sente che si ferma ad un passo da lui.
La mano che gli posa sul suo capo è proprio come Seiji la ricorda.
La carezza è gentile, poi le dita scendono, raccolgono i capelli e li spingono indietro, mostrando per intero l'ovale regolare e candido del volto.
Seiji spalanca gli occhi, preso alla sprovvista. Il nonno gli sorride, forse comprensivo, forse rassegnato. Almeno un po' orgoglioso.
“E' ora di tagliare questi capelli. Ormai sei un uomo.”

  
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