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Autore: Silvia Macaluso    20/06/2016    0 recensioni
Mi è stato chiesto di descrivere la mia idea di morte, cosa vi sia dopo la vita ed è esattamente ciò che ho fatto.
A condurre questo viaggio è Francesca Bonello, una fra le sette ragazze italiane morte a Valencia durante l'Erasmus.
Insieme a questa ragazza vi illustrerò la mia idea, non affatto Dantesca, di come si succedano Paradiso, Purgatorio ed Inferno. Grazie in anticipo, spero la lettura vi appassioni.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ventuno Marzo duemilasedici.
Sei i giorni che mancavano al mio ritorno a casa, a Genova, dalla mia famiglia. 
Sei giorni e avrei potuto raccontare a mia madre l'esperienza dell'Erasmus, le mie nuove amicizie, i miei nuovi studi. 
Avrei giocato con i miei cuginetti e parlato con mia sorella del ragazzo francese conosciuto da poco.
Sei giorni e avrei riabbracciato il mio babbo tanto adorato.
Sei, solamente sei giorni di vita, rubati insieme agli altri mille.
Non odio l'autista che guidava il mio pullman, non aveva certo intenzioni maligne, ma ora io sono qui, non so dove, sola, forse morta o morente. 

La luce è accecante e risuona la mia canzone preferita al piano. 
Un ragazzo, girato di spalle, suona per me senza voltarsi mai. 
Poi scorgo una ragazza ballare su quella musica dolce e un'altra ancora cantare. 
Sono ancora più confusa e spaventata, quindi decido di alzarmi e raggiungere il ragazzo. 
Un tocco alle spalle e lo vedo, sorridente coi suoi occhi castani.
«Ciao Francesca» disse senza timore. Io sobbalzo, come fa a conoscermi?
Non ho neanche il tempo di rispondere che continua «Non avere paura di me. Sono la tua guida e ti aiuterò».
«Aiutarmi in cosa?»
«A capire perchè sei qui e cosa è nascosto da sempre all'uomo».

La mezzora successiva la passò a spiegarmi dell'incidente, di ciò che mi era accaduto e dello scandalo mondiale. Io, però, non capivo, non volevo accettare la mia morte perchè avevo una vita davanti, tantissimi progetti e idee.
«Non sei ancora pronta» sorrise «ed è normale. Sai, Francesca, voi uomini vi sentite padroni di ciò che non è vostro. Credete in un dio che vi comandi ma, allo stesso tempo, vi guidate da soli. Siente incoerenti e potenti, credete. Quindi, quando arrivate qua, la realtà dei fatti vi stordisce e siete confusi».
«Non capisco» chiesi confusa «Da chi è retto tutto allora? E questo posto cos'è? Che farò?»
«Tutta la vita, la morte, un ideale, un amore, è retto da, come lo chiamate voi, il destino, il fato. Vi aggrappate ad un concetto concreto perchè l'uomo è debole e teme la sofferenza, la solitudine. Le prime donne e i primi uomini morti decisero di cambiare tutto ciò perchè stanchi di questa vita. Stabilirono dei luoghi dove far rimanere in eterno ogni uomo in base alla propria vita trascorsa sulla terra. Quando muoriamo ci accettiamo per ciò che siamo, uomini, accettiamo di essere noi a gestirci e accettiamo di essere ormai polvere, ricordi e ricominciato daccapo».
«Ed io...dove andrò?» chiesi timorosa.
«Non sarò io a dirlo, ma tu. Ognuno di voi viene messo di fronte ad una scelta. Gli animi più candidi, più valorosi e buoni sono destinati alla felicità, al Paradiso. Lì si ritrovano i parenti, gli amori e anche le persone odiate, perchè pronti a perdonarci ed accettarci. Chi, invece, ha praticato male in vita sua è destinato a marcire all'Inferno».
«E com'è l'Inferno? »
«Il posto più terribile che esista. Ecco, vedi Francesca, gli uomi credono che il peggior dolore si crei con la violenza fisica, proprio come scrisse Dante in vita. Qui non è così, chi ha fatto del male agli altri farà per l'eternità male a se stesso. Viene eliminato ogni ricordo positivo della persona e ci si concentra solo sulle loro sofferenze e sui loro mali. Si maledicono e odiano da soli. Ma non è tutto, non gli è permesso di partecipare alle gioie delle persone amate, vedono solo i loro insuccessi e le loro sofferenze senza poter agire. Questo è peggio dell'oblio, è peggio del dimenticatoio».
«E' terribile» dissi con un filo di voce.
Lui mi abracciò e mi ripetè «Non credo sia il tuo caso questo ma, ad ogni modo, ad ognuno di noi viene concessa una scelta».
«Che scelta?»
«Ti ritroverai di fronte a due porte. Una rossa, rossa sangue e l'altra bianca, candida. Da entrambe usciranno voci e tentazioni e se tu saprai resistervi, ma soprattutto sceglierai ascoltando te stessa, andrai dove meriti».
«Quando? Quando dovrò scegliere?»
«Presto Francesca, quando sarai pronta».
«Pronta per cosa?»
«A lasciare i tuoi desideri al tuo mondo». Mi sorrise ancora e «Ora vieni» disse «ti mostro una cosa».


Non ci eravamo mossi di un millimetro, eravamo sempre in quell'immensità di luce, ora più sopportabile. Mi guidava in avanti con fare sicuro e io lo seguivo, più incerta di lui ma meno confusa di prima. Poi, all'improvviso, mi tornò in mente la scena iniziale. 
«Perchè suonavi il piano?»
Rise leggermente «Ti facevo più astuta». Si girò e, vedendo il mio sguardo curioso e di disappunto, proseguì « Quello era il purgatorio, Francesca. Vedi, i nostri antenati decisero che, prima di destinare ad ognuno la propria sorte, fosse giusto regalare felicità a tutti. In quel posto ognuno rivive i propri piaceri. Io stavo suonando per te la tua canzone preferita, che la ragazza accanto a me stava ballando perchè ballerina sulla terra, e l'altra cantando per il suo amore verso il canto». 
«Questo è meraviglioso. Vi è contraddizione fra le scelte fatte dagli antenati».
Lui non rispose ed arrivammo di fronte ad una porta. Si girò verso di me e posò le mani sulle mie spalle.
«Sei pronta ora».
«Pronta? Perchè? Da cosa l'hai capito?».
«Tu mi hai seguito, senza indugiare o voler tornare indietro, sei pronta tesoro e saprai scegliere perchè sono i nostri animi a farlo».
Mi accarezzò il volto e scomparì sorridente, lasciandomi lì, titubante.


Avevo paura ma non ci pensai due volte e aprii la porta. Vi era una stanza con delle finestre che davano sul cielo, un aspetto bellissimo. Poi due porte, entrambe azzurre. Mi sentì presa in giro, ma poi capii. Non vi era concreto, dovevo scegliere ciò che sentivo di fare, dove andare, nessuna voce o tentazione, solo emozione, vere.
Mi misi al centro fra le due e da una uscì un rumore soave, musica dolce, pianoforte. Dall'altra un pianto, una bambina che urlava disperata, una neonata probabilmente. Dovevo decidere se scegliere me o qualcun'altro. Senza esitazione aprii quella porta e trovai una neonata che smise di piangere non appena mi vide e la presi in braccio. Vidi i miei nonni e corsi la loro gioiosa e piangendo. 


Avevo fatto la scelta giusta e avevo compreso quanto superficiali fossimo noi uomini ad immaginare di poter decidere da soli, di poter avere il comando, di quanto fossimo piccoli, soli. Vidi il ragazzo di prima che mi sorrise e altri accanto a lui. Mi sentìì felice e senza rimpianti, amata e senza limiti.

Ora posso volare oltre qualsiasi guerra o divieto, posso viaggiare e conoscere i confini del tempo e della vita, posso amare ed aspettare i miei cari, senza tristezza ma consapevole che non è mai una fine, ma un inizio.




A Francesca Bonello, una delle sette italiane morte a Valencia, durante un incidente stradale.
   
 
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