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Autore: La Chiave di Do    21/06/2016    0 recensioni
Fu come un fulmine a ciel sereno, un rombo di tuono, un cadere dal letto.
Era il suono di una risata, una risata calda e squillante.
«Beh, ci vediamo allora! Fammi sapere, ci conto!». Ed era una voce, una voce profonda, eppure incredibilmente fresca, una voce di miele tuffato nel tè bollente.
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Mitchell, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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MITCHELL
(Parte prima)

 

 

Fra le lenzuola sudicie a leccarci le ferite,
proteggi i nostri impeti nostra signora della dinamite.

 

 

Improvvisamente si sentì l'essere più idiota sulla faccia della terra. Dove sperava di trovare una bottiglia di vino decente all'una e mezza di notte? Ne aveva in casa qualcuna, residuo dell'ultima spesa fatta con un po' di criterio prima di cedere ai biscotti, allo scatolame e ai Doritos. Florence diede voce ai suoi pensieri: «Senti Mitchell, dove pensi di trovare “una buona bottiglia di vino” a quest'ora? Sono quasi le due e fa un freddo schifoso...»

Faceva freddo. Lo infastidiva sempre meno via via che la sua temperatura corporea si allineava a quella ambientale, e nell'arco di un paio d'ore non ci avrebbe neppure più fatto caso, ma percepiva chiaramente la differenza fra il calore del corpo di Florence e il gelo dell'aria invernale: era come una scia di profumo in movimento in un ambiente asettico. Si strinse nel trench nero come per darle ragione.

«Sono un'idiota...» disse più a sé stesso che alla ragazza.

«Come?»

«Sono un idiota!» ripetè più chiaramente «Non c'avevo pensato. Voglio dire, ho sempre una bottiglia in casa, ma casa mia non è un locale dove portare una…» indugiò.

«Sconosciuta» completò lei.

Una sconosciuta coi capelli neri e la pelle d'avorio. Una sconosciuta con due occhi tanto verdi da sembrare dorati come quelli di un gatto.

«Ascolta Mitchell» disse lei con calma, parandoglisi di fronte con calma, alzando lo sguardo dalla punta delle sue scarpe fino agli occhi di lui «sono praticamente chiusa fuori casa. Quel posto faceva schifo, musica, drink, gente e tutto il resto: di tornarci non ci penso neppure. Ma qui fa un freddo maledetto ed è buio, buissimo. O conosci un posto carino, o casa tua va benissimo: se devo morire almeno non sarà per assideramento».

Mitchell gettò indietro la testa, liberando dalla gola una risata calda, piena. Di gusto.

 

***

 

Una voce melliflua risuonò come una eco nella sua testa: «Oh Mitchell, sei un uomo dopo tutto, hai delle necessità: non vorrai passare l'eternità solo! Non si confà a un vampiro per bene...» gli parve di ricordare un sorriso beffardo «Capisco che l'idea di legarti a qualcuno fino alla fine dei tempi possa sembrarti prematuro, ma… nessuno ti impone la fedeltà quanto tu insensatamente ti imponga la castità» aveva marcato quella parola con un sibilo di disprezzo, accentuandola come una pubblica colpa «Siamo gente aperta, Mitchell, progressisti: puoi avere tutte le amanti che ti aggradano, scegliendole da ora fra tutti coloro che nasceranno da qui all'eternità, più giovani o vecchie di uno, dieci, cento, mille anni. Ma ti serve una compagna per superare il tedio, per sfogarti oltre il semplice nutrimento. O un compagno, se preferisci: come ti ho detto, siamo progressisti» aveva riso, una risata gelida, priva di gioia, e alzato la mani «Oh, non guardare me, mio caro… non fraintendermi, ti ho preso perché mi piacevi ma… ho altre predilezioni».

Si era infilato i guanti poco prima di imboccare la porta: «Tutti ti vogliono, Mitchell: donne, uomini, vampiri e non. Scegli, ti divertirai».

 

“Ce l'avevo una compagna, Herrick” pensò a pugni stretti “una compagna che tu volevi come spuntino”.

Il ricordo di Josie era come una vecchia frattura che stride anticipando i cambi di stagione, una vecchia cicatrice guarita, ma ben visibile sulla pelle.

«Bella casa, è più piccola ma più graziosa della mia» la voce di Florence lo ridestò dai suoi ricordi «Quanto paghi?»

«Duecento a settimana» rispose senza enfasi; stava leggendo distrattamente l'etichetta della bottiglia appena ripescata dal mobile della cucina. Si sentì osservato con attenzione mentre pescava l'apribottiglie dal cassetto.

«E sei solo?»

Il tappo fu strappato dal collo della bottiglia con un sonoro rumore di risucchio, il vino gorgogliò rosso in due calici: «Si tratta di una sistemazione provvisoria».

Florence accettò il bicchiere maldestramente, uno schizzo vermiglio ruzzolò dalle dita fino al polso: «Cristo, che idiota» si maledisse.

Mitchell guardò prima il bicchiere, poi il polso: si sentì colto da una brama inumana, percepì il sudore che iniziava a imperlargli la fronte e il respiro farsi irregolare, come quello di una fiera affamata che fiuta l'aria. Raccolse fra entrambe le mani quel polso candido, gemmata di rosso e con urgenza lo portò alla bocca, suggendo la rossa goccia fuggitiva; al di sotto intuì i torrenti placidi e ansimanti delle sue vene.

Le liberò la mano, affondando le labbra oltre l'orlo del proprio bicchiere, riempiendosi la bocca di vino quasi con foga, cercando di ingannarsi la lingua con il gusto dell'alcool. Le guance di Florence si erano tinte di un rosa acceso, i suoi occhi brillavano di imbarazzata eccitazione: tossì.

«Porti… le lenti a contatto!»

«Uh?» gnugnì Mitchell tornando alla realtà.

«Forse dovresti toglierle» consigliò premurosa «le ho viste spostarsi e rischi di perderle… o era solo un'ombra?».

«Un'ombra» ammise in sussurro.


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Apro con una citazione di Nostra signora della Dinamite 
di Giorgio Canali e Rossofuoco. La trovate qui.

   
 
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