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Autore: cuorediinchiostro    21/06/2016    3 recensioni
《Come...》
Esitò, riflettendo su come avrebbe potuto reagire alla sua domanda. Probabilmente avrebbe tirato fuori quel maledetto harisen che si portava sempre dietro e glielo avrebbe sbattuto in testa, per poi urlagli contro. E non avrebbe avuto torto. Con che diritto gli faceva una domanda del genere, proprio lui che quella volta era sparito, senza dirle niente? Il fatto che gliel'avesse ordinato la Mitril era solo una scusa. Una scusa insufficiente, dietro la quale era però possibile nascondersi, per alleviare i sensi di colpa.
《Come ti sei sentita... quando ci siamo separati?》
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non lasciarmi mai più. 

Era una notte come tante altre a Tokyo. Il cielo era limpido e privo di nuvole.  Il sole era calato e tutta la città  sembrava essersi ormai sopita. Tutta tranne Sousuke e Kaname, che erano comodamente seduti sul divano di quest'ultima. La telefonata di Kaname, ricevuta qualche ora prima, aveva inizialmente allarmato il ragazzo, ma si era subito calmato, quando gli chiese se voleva vedere un film insieme a lei. La richiesta lo aveva in un primo momento stupito, ma alla fine aveva accettato di buon grado. Anche se, dal suo caratteristico tono di voce, non si poteva ben definire se ne fosse contento o meno. Ma Kaname vi era ormai abituata. Erano seduti a pochi centrimetri l'uno dall'altra, apparentemente concentrati sul televisore. Fu Sousuke a spezzare il silenzio.
《Perchè vedere un film a quest'ora? Potevamo anche farlo domani.》 Chiese con l'espressione neutra che lo caratterizzava. Ciò nonostante era palesemente curioso. Lo si capiva dagli occhi. La ragazza alzò le spalle, sorridendo. Indossava una felpa di tre taglie più grande della sua. Regalo di Sousuke. A detta sua, l'avrebbe protetta. Ma la ragazza sapeva perfettamente a che genere di protezione si riferiva quella volta. 
《Non riuscivo a dormire. E, a giudicare da come hai risposto prontamente al telefono, non è che a te stesse andando meglio.》 
Il moro scrollo le forti spalle e torno a concentrarsi sul televisore. La ragazza alzò un sopracciglio, sarcastica. 《Dì la verità. Stai sempre allerta, eh?》 Disse, pizzicandolo su un fianco con il gomito, prendendolo un pò in giro. Com'era ormai d'abitudine. Lui la guardò di nuovo con i suoi grandi occhi neri, l'unica parte del suo corpo che lasciasse trapelare qualche parvenza di emozione. Quando incontrarono quelli castani di Kaname, le pupille sembrarono avere un fremito. 《Mi pare ovvio. Non si può mai sapere cosa potrebbe succedere. Sopratutto di notte. Sarebbe il momento perfetto per prenderci di sorpresa, non credi?》 L'espressione della ragazza si addolcì. Sousuke si preoccupava sempre molto per lei. E ormai entrambi sapevano che non era più semplice lavoro. Proteggerla non era più solo un compito affidatogli dalla Mitril. Era diventata una necessità. Irrazionale ed incontrollata. Kaname azzerò la distanza che li separava, sfiorando un ginocchio di Sousuke con il suo. Poggiò la testa sulla sua spalla, e tornò a concentrarsi sul film. Il ragazzo non si mosse. Quel contatto non era nuovo per lui, ma scaturì comunque molte emozioni. Sensazioni nuove, travolgenti. Istintivamente, posò la guancia sui suoi capelli. Un'insolito e dolce profumo di vaniglia giunse alle sue narici. Gli piaceva. Provò anche lui a guardare il film, ma non lo interessava più di tanto, così cominciò a vagare per la stanza, con lo sguardo. Era passato parecchio tempo dalla prima volta che era entrato in quella casa. Anche se, a dirla tutta, quella volta si era fermato al balcone. L'occhio gli cadde su una foto, posata su un mobile situato accanto al televisore e elegantemente incorniciata. Rappresentava lui e Kaname sulla spiaggia, qualche mese dopo la battaglia di Hong Kong. Lei gli  abbracciava la vita, mentre lui ricambiava timidamente, con un braccio posato sulle sue spalle. Fu una delle poche volte in cui riuscì a sorridere in maniera spontanea. Forse perchè lei era al suo fianco. Ripensare a Hong Kong risvegliò in lui brutti ricordi, gelandogli il sanfue nelle vene. E capitava troppo spesso per i suoi gusti. Nonostante fosse passato molto tempo, non poteva farne a meno. Chissà se Kaname provava la stessa cosa. 
《Kaname...》 
La chiamò, con una voce flebile, quasi impaurita. La diretta interessata si scostò di poco, e lo guardò con quei suoi stramaledetti disarmanti occhi castani. Seppur sapesse ben poco in materia, gli ricordarono la consistenza della cioccolata. Abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzato. 
《Come...》 
Esitò, riflettendo su come avrebbe potuto reagire alla sua domanda. Probabilmente avrebbe tirato fuori quel maledetto harisen che si portava sempre dietro e glielo avrebbe sbattuto in testa, per poi urlagli contro. E non avrebbe avuto torto. Con che diritto gli faceva una domanda del genere, proprio lui che quella volta era sparito, senza dirle niente? Il fatto che gliel'avesse ordinato la Mitril era solo una scusa. Una scusa insufficiente, dietro la quale era però possibile nascondersi, per alleviare i sensi di colpa. 
《Come ti sei sentita... quando ci siamo separati?》 
La reazione della ragazza fu del tutto inaspettata. Sousuke non sapeva se esserne sollevato o no. La ragazza si allontanò e all'improvviso il moro sembrò sentire freddo. Kaname poggiò la schiena al divano e inclinò leggermente la testà all'indietro. 
《Come mi sono sentita?》 
Un sorriso senza allegria le aleggiava sulle labbra carnose. Si portò le ginocchia al petto e riabbassò la testa, lo sguardo puntato sul pavimento lucido. 
《Mi sono sentita... vulnerabile, spaventata.》 Le pupille di Sousuke ebbero un altro fremito. 《Debole, scoperta.》 
Oh, certo. Era ovvio. Era sta privata senza preavviso della propria protezione, di ciò che poteva tenerla al sicuro e incolume. Di ciò che, anche asseriva le provocasse fastidio portarsi dietro, trovava in realtà utile. Sousuke si sorprese della visione cinica che aveva di se stesso. Si era praticamente paragonato a un qualsiasi teiser o pistola elettrica. Da quando pensava a se stesso come una semplice arma, fosse essa per difendersi o meno? Forse da sempre. Ma l'incontro con Kaname aveva cambiato, anzi, stravolto molte cose. Lui per primo. 
《Ma sopratutto... sola.》  
Il ragazzo la guardò, perplesso.  Cosa intendeva? 
《Mi avevano privato, senza alcun preavviso, di una persona a cui tenevo. Tu.》 Gli puntò un dito davanti al naso. Lui sbatte le palpebre due volte. 《Riesci a farmi sentire al sicuro non perchè sei un militare, ma perchè sei tu.》 Ritirò il braccio, riportandolo intorno alle ginocchia. 《Sei una persona a cui tengo molto. Forse quella a cui tengo di più.》 Il fremito, questa volta, lo ebbe il suo cuore. Era una sensazione strana, irrazzionale. Ma piacevole. 《Mi sono sentita... come se mi avessero strappato via un arto, anzi, no. Come se mi avessero strappato via un pezzo del mio cuore.》 
Kaname nascose il viso tra le ginocchia. Sousuke si accorse che aveva provato la stessa cosa.
Quando aveva dovuto laciarla, era stato come abbandonare un pezzo del suo essere. Quando gli avevano detto, ingannandolo, che era morta, aveva perso istantaneamente la sua umanità, quella che Kaname era riuscita miracolosamente a restituirgli. Era diventato un guscio vuoto, privato della propria anima, come se fosse morto pure lui. E ritrovarsela davanti poco dopo, era stato come tornare a respirare. Un gemito sommesso lo riportò alla realtà. Abbassando gli occhi, si accorse che le spalle di Kaname erano scosse da piccoli sussulti. Stava piangendo. A Sousuke si strinse il cuore. Detestava vederla piangere. Il fatto di non poter fermare quelle lacrime, lo faceva sentire... impotente. Tese un braccio verso di lei, tremando, esitante. Com'era mai stato prima. 
《Kaname...》 
La ragazza lo abbracciò di slancio, allacciando le braccia al suo collo, il viso nascosto nella sua spalla. Cominciò a piangere più rumorosamente, non riuscendo più a trattenersi. Dopo un attimo di esitazione, Sousuke rispose all'abbraccio, stringendola forte a sè. Strofinò il naso con tro i suoi capelli, inalando quel profumo che tanto adorava. 
《Perdonami... non volevo farti piangere...》 disse mortificato, con il suo solito tono di voce,  carezzandole la schiena. Lei tentò di asciugarsi il viso con la manica della felpa, per poi sorridere nell'incavo del suo collo, tra le lacrime. 《Scemo...》 Strinse leggermente la presa, e lui fece altrettanto. 
《Non lasciarmi mai più.》
   
 
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