Silenzio sulle strade. Nessun essere vuoto o vivente
all’orizzonte. Il cavaliere dall’armatura dorata cammina silenzioso su una
strada in pietra della Città degli Dei. Anni e anni sono passati da allora, ma
ne lui ne Anor Londo sono cambiati. Guardandolo si può dire che il grande
Ammazzadraghi non sia cambiato di una virgola nei secoli, ma ormai ciò che
rimane nel suo animo è il rimpianto e i sensi di colpa.
Lui, Ornstein l’Ammazzadraghi, uno dei più grandi eroi
dell’antica guerra contro i draghi eterni e capitano dei valorosi cavalieri
d’argento e dei quattro più fidati e forti cavalieri dello stesso Lord del
Sole, sente ancora oggi una emozione che lo invade ormai da troppo tempo: la tristezza.
Ormai sono passati decadi dal sacrificio del suo
Signore Lord Gwyn e il mondo è sprofondato nel caos, ma non Anor Londo. La
città degli Dei, l’emblema dei Lord ormai non è altro che un guscio vuoto,
costituito da una città ormai vuota da tutti i suoi concittadini, un sole
finto, un Lord sconosciuto, un pazzo carnefice, una guardiana fedele al suo
Lord. un fabbro gigante afasico e da centinaia di armatura inanimate dei
cavalieri d’argento, per non parlare di quel drago ormai pazzo rinchiuso nel suo
castello a fare cose che solo gli stessi Lord possono sapere.
Ma ogni volta che cammina in quelle strade, sente la
vuotezza di quei posti sulla spina dorsale, il silenzio.. la nostalgia degli
anni passati. Se li ricorda ancora oggi, Lordran era sempre splendente, con un
Sole sempre meraviglioso e delle notti limpide e stellate. La città sempre
serena e in festa, con viaggiatori che venivano da varie città o per imparare o
per sfidare il loro destino e diventare degli eroi. Gwyn c’era sempre, con il
suo animo buono e forte, rispettoso e caloroso verso tutte le razze che
costituivano Lordran. I cavalieri d’argento invece, sempre con le loro
scintillanti armature difendevano valorosamente la città e i loro abitanti,
così come davano il buon esempio i suoi vecchi amici e compagni.
Ma ogni volta che prova a pensare a quei momenti, gli
vengono delle fitte al cuore e vorrebbe morire tra i singhiozzi delle lacrime,
lacrime della solitudine e del rimpianto.
Quando la Prima Fiamma iniziò a scemare, tutto gli
crollò addosso. Su ordine del suo stesso Re, rimase ad Anor Londo per vegliare
sulla città, mentre il suo Signore si offriva alla Fiamma come carburante per
mandare avanti l’Era del Fuoco. Lui è uno dei pochi ad esser rimasto lì, mentre
i suoi concittadini e tutti i suoi Lord sono scappati per paura, compresa la
principessa Gwynevere, quella stessa principessa che oggi giorno difende una
sua sosia per mandare avanti un bluff, un bluff creato dallo stesso Lord
Gwyndolin e dai Serpenti Primordiali. Certe volte il cavaliere alza il capo per
guardare quel finto sole creato dalla magia, ma non sente il caldo di una
volta, non sente la luce raggiante negli occhi, ma solo la finzione che crea
quel sole oscuro e nero.
D’un tratto però l’Ammazzadraghi si ferma, proprio dentro
a un cimitero, proprio di fronte a tre bare: le tre bare dei suoi più cari
compagni di guerra. Si avvicina alle lapidi e poggia una mano sulla bara
in mezzo. Dalla bocca gli escono solo tre parole, mentre i suoi occhi protetti
dall’elmo si bagnano di lacrime.
-Artorias.. Gough.. Ciaran..-
Il primo di tutti, il Camminatore degli Abissi,
sconfitto dall’Abisso nel tentativo di salvare la città di Oolacile. Egli è
stato il primo a cadere tra i quattro. Poi è toccata con la scomparsa di Gough
e Ciaran. Da quel che sapeva, Gough si era ritirato dall’esercito, lasciando
persino il suo anello ad un suo amico, precisamente il fabbro della città che
protegge. Allora si erano persino sparse delle voci che era diventato cieco ed
era ad Oolacile mentre la città sprofondava, però comunque il suo corpo non è
mai stato rinvenuto. E Ciaran? Nel Bosco Radice Oscura c’è la vera Tomba
di Artorias e come Gough, Ciaran si è ritirata dal suo lavoro di assassina,
decidendo invece di vegliare la salma dell’amico. Ma ormai è passato troppo
tempo, quindi è impossibile che lei sia sopravvissuta.
Di tanto in tanto il cavaliere d’oro passa in questo
cimitero, perché è l’unico luogo da lui raggiungibile dove può sentire i
suoi compagni caduti, riecheggiando nella mente i ricordi felici, ma ogni volta
che ci prova, ecco che i sensi di colpa lo divorano. Si sente l’artefice della
loro morte. Egli era il loro capitano e non ha fatto niente per poterli
salvare.. e se per questo non li ha nemmeno aiutati alla bisogna. Certe volte se
ne vorrebbe andare da qui, trovare un qualunque modo per rimediare ai suo
errori: voleva aiutare, ma non poteva.
In quell’istante lascia cadere l’arma, la sua fidata
lancia elettrica dell’Ammazzadraghi. China il capo in basso di fronte alle
lapidi e tiene la mano destra stretta appoggiata alla lapide di centro come
prima, ma stavolta si avvicina di due passi in più. Ma alla fine non c’è la fa.
Anche se non si vede per l’elmo, le sue guance si rigano dalle lacrime, lacrime
di commozione. -Che vergogna- pensa. Il loro capitano in questo momento, sta
piangendo come un bambino. Sono passati troppi anni e solo ora si rende conto
di non essere stato all’altezza.
Ma qualcosa lo ferma. Da dietro la sua schiena sente
qualcosa, come una piccola ventata di aria, molto ma molto calda però. Non si
gira, ma alza solo il capo e si affida al suo sesto senso. Sente.. delle mani,
che lo tengono stretto. Prima, sente qualcuno che lo prende da dietro la
schiena, non sente una morsa ma un tenero abbraccio , circondato da due piccole
braccia e da quel che sente, lo abbraccia una figura molto più piccola di lui.
Ma non solo, sulla sua spalla destra si appoggia la mano di un’altra figura, ma
più grande della precedente e infine una terza la lo stesso, ma sente una
grossa pacca sulla spalla sinistra e questa stavolta è molto più grande delle
altre due. -Ragazzi..- s-sono loro? Ornstein non riesce a credere a ciò che
sente. Non possono essere loro..cos’è? È definitivamente impazzito? No, i morti
sono morti.. non posso essere loro.
Non da retta e non si gira a guardarli, ma rimane con
lo sguardo rivolto verso le tombe. Poi una delle figure fa la sua mossa.
-Ornstein, ricorda: tu non sarai mai solo.-
Quelle voci.. che siano davvero loro? Il cavaliere
dorato vuole esitare, ma non riesce alla tentazione e si gira di scatto. Ma
come sospettava, non c’era niente. Il suo cuore rimbomba per l’emozione, ma non
può essere di certo stata la sua immaginazione. C’erano davvero e gli stavano
dando conforto. A quel punto Ornstein si mise la mano sul cuore, come ultimo
segno di preghiera dei suoi compagni -Grazie.. per tutto-
Riprende l’arma e torna indietro, verso la cattedrale
che deve difendere.
In lontananza però scruta un immagine. Sul ponte che
unisce le mura dalla cattedrale c’è un non morto che sta fronteggiando i
guardiani e le sentinelle della città. Da quel che vede l’Ammazzadraghi, sembra
che quel tipo se la sta cavando piuttosto bene e se continua di questo passo,
sicuramente raggiungerà la Camera della Principessa dove lui e Smough il
carnefice fanno da guardia.
-Alla fine.. questo non-morto prescelto è arrivato. Ci
sarà da divertirsi.- dice tra se e se il cavaliere e nuovamente carico di
volontà e coraggio, si precipita nella Cattedrale, consapevole del Destino che
gli spetta, positivo o negativo che sia.
-Ho sempre combattuto nel nome di Gwyn e dei suo
cavalieri, ma questa sarà.. la mia ultima battaglia.-