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Autore: Ornyl    22/06/2016    0 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La smorfia di spaventato stupore di Achilleus si trasformò presto in un ghigno divertito, quasi avesse da sempre aspettato quell'incontro e saputo che in realtà fosse viva, cacciatasi in qualche guaio come quel folle suicida di suo fratello.
-Vostra Altezza- biascicò ridendo, con una fossetta che rendeva il suo sorriso ancora più inquietante -Che sorpresa trovarvi qui. Buon sangue non mente, davvero-
Amphiaraus e Ippomedon scattarono davanti a lei, imbracciando le armi, e due soldati di Achilleus compirono la stessa azione posizionandosi accanto a lui.
-Ma che eccellenti combattenti- Achilleus sputò oltre i propri stivali, colpendo in pieno quelli di Amphiaraus -Cosa c'è, amico? Hai paura che ti si sporchino le scarpe?-
Il viso di Amphiaraus si contrasse in una smorfia di rabbia e i suoi pugni strinsero con più foga il fucile.
-Coraggio, sparami- continuava serafico -Ti sto facendo incazzare come una bestia, non è vero?-
Volse gli occhi verso Amphiaraus. Spianò le rughe di rabbia dal suo viso e indietreggiò, trattenuto da Ippomedon per un braccio. Achilleus rivolse alla scena uno sguardo seraficamente soddisfatto e fece un profondo respiro.
-Mai stato così sorpreso, principessa- riprese -E pensare che la città, qualche giorno fa, ha rivissuto i giorni del dolore davanti alla vostra bara vuota, sormontata dalla vostra foto e da un drappo nero. Mia cara cognata, Antigone, non vi vergognate di gettare in una tale disperazione i vostri sudditi?  Per non parlare di vostra sorella e del vostro fidanzato. Voglio dire, tutti vi credevamo morta e invece .. E invece voi siete a giocare a guardia e ladri come vostro fratello Polinice aveva fatto-
-Voi tutti mi avete dichiarato morta, Achilleus. Avete fatto un funerale senza cadavere, senza accertarvi se fossi viva o morta, e tutto questo per mentire impunemente davanti a tutta la città ed essere autorizzati a far del male a questa gente-
Achilleus lanciò una fragorosa risata portandosi la mano davanti alle labbra.
-Questa gente, principessa? Ah, ma come siete generosa, l'ennesima testa coronata della casata Spartes Labdakou ad avere a cuore queste pantegane! Non vi è piaciuto forse il funerale, maestà? Mancava certamente qualcosa, maestà, e sappiamo entrambi cosa ..-
I loro occhi si incrociarono di nuovo. Achilleus lanciava fulmini gelidi e terribili dalle sue iridi azzurrine, ridendo in modo sornione come se, anche quella volta, si aspettasse una risposta che già intuiva, che entrambi sapevano già. Una domanda a cui non osò rispondere, una risposta che rimbombò nel suo cuore accendendo la miccia della sua rabbia.
-Un funerale davvero singolare, maestà. A cui mancava un cadavere-
Achilleus puntò verso di lei una piccola ed elegante pistola argentata.
-Non siamo più la vostra guardia del corpo, mia cara Antigone. Avete deciso di schierarvi voi con questi fottuti parassiti-
Amphiaraus e Ippomedon furono sul punto di balzare da dietro le sue spalle, stringendo tra i pugni delle piccole Heckler&Koch, ma li bloccò con uno sguardo.
-Se mi ucciderai, Hans Achilleus, e il mio corpo verrà trovato, conficcato nella mia carne troveranno anche il proiettile della tua pistola. E allora risaliranno alla tua pistola, e alla matricola con cui l'hai registrata, poi a te e verrai processato per omicidio, attentato alla vita di uno dei Principi Ereditari e di conseguenza alto tradimento. E verrai impiccato alla Grande Corte, insieme a tutte questi fottuti parassiti così come le chiami tu, e manderai a puttane il vostro glorioso Ordine Delta-
Achilleus tolse la mira e abbassò lentamente il braccio, ridacchiando.
-Pensate che staremo zitti dopo questa incredibile scoperta, vostra altezza?-
-No. E non aspetto altro, comandante-
Achilleus le sorrise con le labbra ma tentò di fulminarla con i suoi occhi di ghiaccio. Antigone rispedì lo sguardo al mittente.
-Soldati!- urlò voltandosi verso il suo plotone -Torniamo all'Acropoli! In marcia!-
 
 
Iphigenia e Jeanne stavano distese su uno dei materassi, già ben medicate da BigMcKeane e rifocillate con una bevanda energica, raccontavano agli ospiti e al resto del commando l'imboscata e la sua riuscita, ponendola al centro come se fosse l'attrazione principale di una giornata da mostra e racconta delle scuole elementari.
Big McKeane le aveva portato un lauto pranzo a base di gallette e latte caldo e le aveva mollato un buffetto sulla spalla. Poggiò sulle ginocchia incrociate il vassoio di plastica rosa che le aveva dato in mano e alzò il bicchiere di latte in alto sulla propria testa, quasi fosse una delle coppe per champagne che non sollevava dalla sua festa di ritorno a Thebe, la prima volta che s'era allontanata da casa. Era stanca, probabilmente dopo aver mangiato sarebbe crollata su un materasso e avrebbe chiuso gli occhi fino a sera, quando poi forse avrebbero preparato l'ultima cena della permanenza al bunker e avrebbero dimenticato quel breve, ma difficile periodo lontano dalla luce del sole, con gli spari e i rimbombi in lontananza che facevano tremare le pareti e le loro ossa. Il latte alla luce del neon aveva un colore giallastro, una tonalità che forse all'Acropoli l'avrebbe disgustata, ma che sarebbe stato la migliore bevanda con cui brindare a Jeanne e Iphigenia lievemente ferite, all'attacco concluso prima del dovuto, a Polinice e ad Achilleus che l'aveva uccisa in mezzo al marmo della Grande Corte e poi l'aveva richiamata dal regno dei morti in mezzo alla polvere e al sangue della guerra, di quella guerra nascosta che consumava tutta Thebe come un cancro, Thebe ancora convinta di essere separata da quelle Periferie che tanto odiava e a cui era tanto attaccata. E solo Polinice era stato in grado di costituire quel collegamento, quel solo che avrebbe meritato quel brindisi.
Scostò il vassoio e si alzò in piedi, tenendo il bicchiere tra le mani.
-Compagni di Rubra Sphinx- lo disse forte, fiera, facendo rimbombare la voce contro le pareti e vacillare i loro occhi stanchi e affossati, ma sorridenti -Questa piccola vittoria, questo primo scacco all'Ordine Delta che conoscerà a breve la nostra forza, voglio dedicarla a mio fratello Polinice. Se non fosse stato per lui, io non mi sarei mai allontanata dall'Acropoli e avrei tacitamente permesso che l'Ordine Delta continuasse a massacrarvi. Se ho trovato il coraggio di affrontare Achilleus, è solo grazie a lui e a voi, che nonostante le gravissime perdite avete continuato a portare avanti le sue idee, con lo stesso ardore che vi aveva mostrato e che aveva nascosto all'Acropoli intera. Chiedo di fare un brindisi a mio fratello e di dedicargli un minuto di silenzio. Senza di lui Achilleus non se ne sarebbe mai andato con la coda fra le gambe come oggi-
Abbassò piano il bicchiere, lo portò sul grembo e lo strinse con entrambe le mani, a testa china e in silenzio. Che fosse stata banale, o egocentrica, o inopportuna in quel momento di gioia non le importava granchè: l'immagine di Polinice danzava davanti ai suoi occhi, leggero e lieve come polvere illuminata dal sole e scossa dal vento, furioso come la corrente che avrebbe spazzato Snakes, Achilleus e il loro piccolo gruppo di mentecatti. Il suo silenzio, il silenzio dell'assemblea che la circondava rimbombava delle parole di Polinice, di suo fratello, del fratello delle Periferie.
Finito il minuto di silenzio portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò il latte. Uno scrosciante applauso partì da ogni mano, ogni volto si riempì di un sorriso e ogni bocca si aprì per cantare Papaveri e Baionette ancora una volta, tutti con la mano che toccava il cuore e poi si stringeva in quel gesto che trasformava il dorso, il palmo e le dita in una sfinge che planava dall'alto e portava via il male. La cantarono fino all'ultima nota, all'ultima parola di quella preghiera alla storia, e l'ultima nota fu nuovamente un sorriso accompagnato da un applauso.
-Antigone!-
Sentì le parole di Ismene scendere giù dalla piccola buca del soffitto e chiamarla per nome, dunque i passi pesanti di Emon camminare sopra la sua testa, poi la sua voce domandarsi cosa ci facesse un buco sotto i suoi piedi.
-Emon! Ismene! Sono qui sotto!-
Il viso pallido fece capolino dalla bocca della voragine, un pallido petalo in mezzo allo squarcio scuro nelle fondamenta.
-Antigone! Come facciamo a calarci?-
-State tranquilla, principessa!- disse Jeanne alzando subito gli occhi al cielo -Salirò subito a prendere voi e l'arciduca! Restate dove siete!-
Jeanne corse verso l'ascensore e sparì dentro la sua cabina. Sentì i suoi passi affrettati correre sopra la sua testa e farsi sempre più vicini e forti man mano che si avvicinava all'area dello squarcio.
-Principessa Ismene- la voce di Jeanne si bloccò per qualche secondo generando la sua e l'ilarità di Iphigenia e Amphiaraus -E arciduca Emon. Seguitemi da questa parte-
Jeanne ritornò sui propri passi, scortata dai piedi leggeri di Ismene e dal passo più marcato di Emon. In pochi secondi l'ascensore si aprì nuovamente, permettendo a Ismene di correre verso di lei e di abbracciarla forte.
-Sei viva per fortuna, viva- sussurrò con le guance bagnate dalle lacrime, distaccandosi lentamente -Emon e io dobbiamo darti delle notizie terribili-
-Sei in pericolo, Antigone- tagliò secco Emon guardandola negli occhi, facendo trapelare una rabbiosa tristezza-E non abbiamo molto tempo a disposizione. Sbrigati a raccontare, Ismene-
Ismene annuì alle parole di Emon e le prese le mani, guardandola con occhi nervosamente tristi.
-A quanto pare ti sei fatta scoprire, eh?-
-Esattamente, Ismene. Non potevo fare altro-
-Ti sei resa conto fin da subito di aver messo la tua vita in pericolo?-
-Esattamente-
Ismene si morse le labbra e strinse la presa delle sue mani.
-Oggi abbiamo origliato una riunione dell'Ordine Delta. Achilleus ha fatto subito contattare Snakes e alla presenza di tutti ha raccontato di aver scoperto tutta la verità. Ti risparmierò i dettagli: vogliono ucciderti-
-Ho già detto ad Achilleus che non potrà uccidermi facilmente. Se nel mio cadavere venisse trovata anche una sola scheggia riconducibile a una delle armi registrate a palazzo e si risalisse alla sua matricola, verrebbe immediatamente condannato a morte-
-Ismene ha dimenticato la parte più importante- si intromise Emon -Hanno tentato di corrompere Tiresia per avere libero accesso al tempio e bruciare il tuo cadavere di nascosto. Una volta uccisa, ti eliminerebbero come Kreon ha ordinato di fare a Polinice. L'Acropoli non sa che tu sei viva, sarebbe un gioco da ragazzi-
Abbassò il viso e tacque, e il viso solcato da rughe d'ebano di Tiresia le balenò nella mente. Iphigenia strinse i polsi e si morse le labbra.
-E Tiresia?-
-Tiresia ha ovviamente rifiutato-continuò Ismene-Nessuno, nemmeno Snakes, è riuscito a dissimulare il motivo di quell'urgenza di utilizzare l'inceneritore dei Tempio. Tiresia ha rifiutato categoricamente e ha minacciato di denunciare-
Il sorriso le tornò sulle labbra e rivolse un'occhiata complice ad Iphigenia.
-Ottimo. Non aspettavamo altro, Ismene. Prima o poi l'Acropoli avrebbe dovuto rivedermi-
Ismene scosse la testa e sospirò rabbiosamente.
-No, Antigone, lasciami finire. Tiresia è stato minacciato di morte, se entro due giorni non dimostrerà di collaborare lo uccideranno. E nel frattempo uccideranno te, e getteranno il tuo cadavere nell'inceneritore ..-
-.. E ovviamente daranno la colpa a noi, in un modo o nell'altro- proruppe Jeanne, guardando fisso Ismene negli occhi. Ismene colse lo sguardo e annuì lentamente, sospirando.
-Dovete sbrigarvi a .. Trovare una soluzione- sospirò sconsolatamente Ismene -Tu non puoi morire e ..-
-.. Non posso permettermi che gli altri muoiano a causa mia-
Ismene tacque e lanciò l'ennesimo sospiro, illuminando gli occhi azzurrini di piccole lacrime. Si vennero incontro lentamente, la testa dell'una sulla spalla dell'altra, sospirando entrambe e rigando le guance di lacrime. Aspirò dai suoi capelli d'oro la fragranza del suo profumo, quel profumo costoso con cui non cospargeva la propria pelle da tempo, quel profumo che aveva accompagnato le sue serate a palazzo e le sue mattinate ai giardini, che aveva indossato per fare colpo su Emon.
-Ti prego- sussurrò Ismene al suo orecchio -Non mi resta più nessuno. Non ci resta più nessuno-
Antigone raccolse i suoi singhiozzi all'orecchio, custodendoli dolcemente nella propria mente. Avrebbe voluto stringerla più forte, consolarla invocando il nome proprio e dei compagni di Rubra Sphinx, richiamare gli occhi malinconici di Jeanne che avvolgevano la sua testa bionda come una nuvola di amorevole nebbia, infonderle quel coraggio che bruciava dentro di lei e accenderla come una miccia. Si limitò ad ascoltare il suo breve e intenso pianto, aspirando a pieni polmoni quel profumo che l'era mancato e le mancava.
 
-Ed eccomi qui, da sola. Forse da qualche parte ho mio fratello, vivo o morto chissà. Ci penso spesso, anche se ricordo poco di lui-
Jeanne, appoggiata al muro, sorseggiava placidamente un bicchiere di latte guardando Ismene negli occhi. Le guardava da lontano, sorpresa e felice, lanciando occhiate complici a Jeanne e sorridendole da lontano mentre Ismene non guardava.
-Il suo nome lo ricordi ancora?- chiese timidamente Ismene.
Jeanne sorrise e asciugò le gocce di latte sulle labbra.
-Non gli avevamo ancora dato un nome. O almeno, i miei non si erano ancora decisi. Pensavano John, così avrebbero avuto Jeanne e John. John, breve come i nomi degli operai, per facilitare quegli stronzi che l'avrebbero tenuto in schiavitù in una fabbrica-
Jeanne tacque improvvisamente, guardando Ismene e continuando a sorridere.
-Mi stavo mettendo a piangere quando hai abbracciato Antigone. Spero un giorno di poter fare lo stesso con .. John, anche se dovessi limitarmi ad abbracciare il suo piccolo cranio sfondato. Se sono qui è anche per John e per i miei genitori, sai? E Antigone è qui per te e per .. Come si chiama il suo ragazzo?-
-Emon-
-Esattamente. Se imbracciamo un fucile e ci facciamo riempire di piombo e sabbia, è perchè forse amiamo qualcuno lontano-
Gli occhi di Emon e Jeanne si incrociarono di nuovo, rapidamente e più di una volta, sguardi vibranti e intensi come lampi in una notte di tempesta da due paia di occhi stanchi e assonnati, ma dolcemente sereni.
Emon si mosse liemente dalla sua posizione, allentando la silenziosa stretta della mano che stringeva la sua.
-Che c'è, Ismene?-
-No, nulla- sorrise dolcemente lei -Ricordavo a Jeanne il tuo nome!-
Jeanne gli lanciò un ultimo sguardo, poi tornò a parlare con Ismene.
-Quella tizia non smette di fissarmi- ridacchiò Emon -Glielo dici tu che è troppo vecchia per me?-
Sorrise e si appoggiò sulla sua spalla, forte di quell'odore di muschio e pelle che le mancava ogni notte.
-Secondo me non smette di fissare Ismene. Non vedi come le parla?-
-Può darsi, sì. Quello sguardo era lo stesso che ti lanciavo io quando hai iniziato ad agghindarti per me!-
Iphigenia le lanciò uno sguardo dolcemente preoccupato.
-Ogni volta Jeanne è così. Ad ogni piccola delusione ecco che si lancia su un'altra ragazza. Spero soltanto che Ismene sia abbastanza clemente nello spezzarle il cuore-
Vide Ismene lanciare un'occhiata rapida al quadrante del suo piccolo orologio e il suo viso farsi preoccupare.
-Accidenti!- si alzò di scatto rassettandosi i jeans -Emon, è tardissimo! Dovremmo muoverci!-
Jeanne la imitò nei movimenti e cacciò subito le mani in tasca.
-Ismen.. Ehm, vostra maestà, vi scorterò entrambi. Vi accompagnerò fino all'uscita col pick-up-
Ismene le lanciò un sorriso ampio e dolce che la fece arrossire.
-Saresti molto gentile, Jeanne, davvero. E chiamami Ismene, sono pure più giovane di te-
Il commando, guidato da Iphigenia, si raccolse in una piccola folla per salutare Ismene ed Emon.
-Grazie mille, vostra maestà. Anche questa volta le vostre informazioni ci consentiranno di precedere l'Ordine Delta-
McKeane lanciò una rumorosa risata.
-Buon sangue non mente davvero! Fate un buon viaggio, principessa Ismene e arciduca!-
Ismene si avvicinò a lei a lenti passi, allargando le braccia per stringerla di nuovo a sè.
-La prossima volta voglio vedere l'Acropoli brillare- sussurrò -Ci conto-
   
 
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