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Autore: Johnatan    23/06/2016    3 recensioni
Ed eccomi con una nuova fanfic!!!! ne scrivo tante ultimamente ( come se non si fosse notato) e questa volevo scriverla più delle altre ( Soprattutto perché qui debutta un personaggio da me creato), spero vi piaccia!!!!!
Si accettano recensioni.
Buona lettura!!!!
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Sonic.exe
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Rising: The series'
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                        Rising:parte 1.
 
Mobius era morto. Una cosa difficile da ammettere, una cosa difficile da pensare.
Nessun abitante del pianeta avrebbe mai pensato che gli sarebbe potuto accadere qualcosa, ma questo non per arroganza  o magari per forza, piuttosto perché loro avevano un salvatore, un simbolo di speranza, una persona che sapevano sarebbe morta per loro.
Sonic the Hedgehog.
Da quando aveva battuto per la prima volta Eggman  a quando aveva sconfitto i sei nefasti, il famoso riccio non aveva fatto altro che distinguersi per il suo innato coraggio, per la sua generosità e per la sua bontà, ed era raro trovare tali qualità in una sola persona.
Il pianeta si era sempre vantato di averlo come eroe, mai dubitando della sua bontà e senza aspettarsi da lui nessun atto malvagio.
Avevano commesso un errore.
I superstiti ricordano ancora con orrore quel giorno: il 3060 d.m.u (dopo la formazione della Mobius unita), data in cui Sonic decise di rivelarsi per ciò che era veramente: un inarrestabile mostro privo di cuore, di compassione, e di qualsiasi sentimento umano.
Tutto ebbe inizio nella capitale Robopolis: alle prime luci dell’alba Sonic fece la sua comparsa, cominciando a uccidere chiunque gli capitasse a tiro, per poi attaccare l’esercito del re, che era dovuto intervenire per porre fine alla strage. Inutile dire che fallirono.
La città venne totalmente rasa al suolo, per poi essere seguita da altri paesi, paesi oramai troppo impotenti e deboli per poter opporre resistenza, cadendo tutti come mosche di fronte agli incredibili poteri del proprio avversario.
Nel giro di un anno, i sette miliardi di abitanti del pianeta si ridussero a un migliaio, o così si pensava, perlomeno.
Adesso, dopo aver disseminato caos, morte e distruzione in tutto il globo, il riccio si era ritirato nella sua fortezza personale, costruita dove un tempo vi era green hill  e dove ora, come in altre parti del globo, vi erano solo un pessimo ambiente e un mare di ossa in fase di decomposizione, e gli unici abitanti erano coloro che avevano giurato fedeltà a quello che era diventato un nuovo re per loro, cominciando a venerarlo per garantirsi un pezzo di pane, un bicchiere d’acqua e ,soprattutto, un altro giorno di vita.
Queste erano le informazioni che Oranneg era riuscito a trapelare una volta entrato in quella dimensione, cercando di sapere il più possibile su quello che aveva fatto exe da quando era scappato lì, sfuggendo al volere di colui che lo aveva generato.
Era ancora intento a leggere i diari che aveva trovato in una capanna militare abbandonata e semi-distrutta, seduto su quello che sembrava essere una specie di trono metallico, mentre il pilota automatico della nave lo portava alla sua destinazione: la fortezza di exe .
Era un pò che non lo vedeva : si poteva dire che si conoscevano da quando quel demone aveva preso vita.
“Siamo arrivati a destinazione” gli disse una sensuale voce robotica femminile proveniente dal computer principale della nave, situato alla sua destra.
“ bene” rispose lui, dando vita ad un ampio sorriso sotto il nero cappuccio che copriva gran parte del suo volto: quel giorno avrebbe avuto una seccatura in meno una volta ucciso il tiranno del pianeta.
Una volta atterrata la nave, questa aprì la porta principale e creò una passerella in modo che il suo padrone potesse scendere comodamente.
Una volta sceso, Oranneg decise di usare la propria telepatia per vedere il numero di abitanti nel pianeta, non percependone più di un migliaio, proprio come si pensava.
“Almeno non incontrerò un gran numero di nemici” pensò lui, sperando di fare il più in fretta possibile: gran parte degli abitanti di quel pianeta.
Camminò per diverse ore prima di giungere a destinazione, e non poté fare a meno dipercepire  quanto l’aria del pianeta fosse inquinata da misteriose radiazioni, radiazioni che lui, fortunatamente, riusciva a respingere grazie alla sua magia.
Anche l’ambiente non era certo dei migliori: si potevano trovare diverse ossa sparse sul nero terreno, mentre il cielo aveva perso il suo normale colore e aveva assunto un colorito rosso con nuvole scure.
Poi, finalmente, arrivò alla fortezza: si trattava di un edificio costruito all’interno di  una montagna, che aveva come  entrata un cancello, fatto di metallo scuro , e delle finestre grandi e illuminate di un rosso acceso.
Due guardie erano state poste davanti alla porta: si trattava di uomini mezzi nudi, con un fisico magrolino, teste pelate o con due o tre capelli  e armati di mitragliatori.
Uno scherzo.
“FERMO! CHI SEI? COME OSI  ENTRARE NELL’ANTRO DEL NOSTRO DIO?!” disse uno di loro, puntandogli l’arma  contro  assieme al suo compagno, usando tutto il fiato che aveva in gola per pronunciare la frase.
Ad Oranneg bastò un singolo gesto delle mani per eliminare i suoi avversari, che caddero a terra con gli occhi che oramai erano rotolati dietro la testa e il sangue che usciva a fiotti  dalla  bocca, per poi aprire, usando i suoi poteri telecinetici, l’enorme portone ed entrare nel “Castello”.
Non vi era un vero e proprio arredamento all’interno di esso : c’erano delle torce che illuminavano il corridoio, mentre sui muri, inciso con il sangue, vi erano delle frasi scritte a grandi caratteri.
Dopo aver attraversato i corridoi, arrivò alla “ sala del trono”, se così si poteva definire : una stanza tonda , nella quale vi erano corpi ancora integri sparsi per la stanza, anche se privi di vita, un mare di sangue sul terreno, e, al centro, vi era lui, exe, seduto su una specie di sedia. Una sedia fatta di ossa umane.
Appena entrato Oranneg, il demone seduto sul trono cominciò a scrutare il suo avversario, così come quest’ultimo fece con lui .
 Guardando exe, non si poteva fare a meno di notare quanto fosse diverso da Sonic, malgrado ne avesse il corpo : le labbra contorte in un ampio sorriso a trentadue denti, denti appuntiti, mentre gli occhi sembravano totalmente privi di vita, non fosse stato per le sue iridi, che somigliavano perlopiù a delle torce rosse in un mare di oscurità, mentre il corpo, malgrado secondo il calendario mobano fosse passato quasi mezzo secolo, non era affatto invecchiato.
“Buonasera” disse. Neanche la sua voce era normale, somigliando più ad un coro di persone che avevano la stessa voce e ripetevano le stesse cose all’unisono.
“Cosa la conduce qui?” chiese  il riccio con finta gentilezza, osservando con curiosità l’uomo che aveva di fronte.
“Il destino, presumo” gli rispose Oranneg, alzando leggermente la testa e mostrando i suoi occhi identici a quelli del  demone davanti a lui, per poi sorridere in modo da mostrare i suoi bianchi denti appuntiti.
“È un po’ che non ci vediamo mio caro exe” disse, con un tono di voce perfettamente rilassato.
Il riccio spalancò gli occhi, mostrando per la prima volta un volto sorpreso. Non sentiva più quel nome da … non sapeva! Gli unici a chiamarli così erano stati i suoi odiosi fratelli e … suo padre.
Già,suo padre.
O meglio, l’essere che lo aveva creato grazie alla magia  e grazie alla quale vennero creati anche i suoi odiosi fratelli fratelli, ma da quel che sapeva era … morto.
 era morto giusto?
Un brivido di terrore trapassò la schiena del riccio, che incredulo cercava di mettere insieme le parole.
“O … Oranneg?” chiese con un tono che sembrava un misto fra l’incredulo e lo spaventato. “Sei proprio tu?” chiese.
Oranneg, nel sentire che la sua creatura riconoscerlo, non poté fare a meno di ridere :non era una normale risata,  era psicotica, folle, e, a quanto pare, irrefrenabile.
Allargò  le braccia con fare teatrale.
“In carne ed ossa, figlio mio! Non sei contento di vedermi?” gli chiese guardandolo bene negli occhi, e godendo della paura che percepiva in lui.
“No!” sbraitò lui all’improvviso, mutando quella che era paura in rabbia.
“Io non sono più te, non sono più una tua proprietà, sono libero!!!” sbraitò infuriato ,guardando il padre.
“E guarda dove mi ha portato questa libertà!!! Ho un corpo, ho un mio pianeta, ho soldati al mio comando e posso crearne quanti ne voglio, guarda!!!!” disse, e battendo la mano destra nel lago di sangue, accadde qualcosa di incredibile : Dal sangue nel pavimento sorse un umanoide magro, dalla pelle scura, gracile, gobbo, dalle lunghe dita e dagli occhi rossi luminescenti, che guardava ferocemente Oranneg, con intento omicida e preparandosi ad attaccare.
Corse verso di lui ad una velocità impressionante, mentre la sua vittima rimaneva ferma, aspettando l’attimo giusto, e infatti quando l’umanoide fu abbastanza vicino a lui, Oranneg estrasse la rossa spada dal proprio fodero, e con uno scatto fulmineo, la creatura di suo figlio si ritrovò il corpo tagliato in due, immerso nel lago di sangue e totalmente privo di vita come gli altri corpi.
Oranneg, che nel compiere la sua mossa con la spada aveva chiuso gli occhi, li riaprì poco dopo, puntando la spada verso il figlio e rivolgendogli un sorriso di scherno.
“Hai ancora molto da imparare” gli disse, mentre exe lo guardava intensamente, con un istinto omicida simile a quello che prima aveva provato l’oramai morto umanoide.
“Se pensi di farmi tornare da te, se pensi di farmi tornare ad essere il servo che ero una volta, ti sbagli!” sbraitò, mentre nelle sue mani comparivano due pugnali e si metteva in posizione di combattimento.
“Oh, ma io non sono certo qui per riportarti da me” gli rispose. “ Non mi serviresti a molto” gli disse con un ampio sorriso sulle labbra.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il riccio cominciò a correre verso il padre, pronto ad attaccare. Vi fu un forte rumore quando la lama della spada e quelle dei pugnali si incrociarono.
Il riccio provò, con la sua super velocità, ad attaccare il padre da più parti, ma questi fu abbastanza agile da evitare o deviare i colpi con la propria lama, fatta eccezione per un taglio inflittogli sulla spalla, che comunque si rigenerò subito.
“Spero che tu ti sia allenato in questi anni!” gli disse Oranneg , rivolgendo un sorriso di scherno a exe, che continuava a studiarlo attentamente.
Questa volta l’attacco fu lanciato da Oranneg,il quale  corse  verso il figlio, che , sorpreso da tale velocità da parte del padre, non ebbe il tempo di reagire, rimase fermo e, di conseguenza, fu  pugnalato in  pieno petto.
L’exe rimase fermo, con gli occhi sbarrati, osservando con orrore il sangue che gli sgorgava dal petto per poi sollevarsi quando il buco nella sua pancia,formatosi a causa della lama della spada, si chiuse rigenerandosi in modo simile a come era successo al taglio che prima aveva inflitto ad Oranneg.
Sorridendo il riccio si girò verso il suo creatore, che vedendo quello che era successo al figlio, stava riponendo l’arma nel proprio fodero, capendo che le armi erano inutili.
“Adesso” disse il riccio, aprendo le proprie braccia e preparandosi all’attacco, pronto ad usare i suoi poteri.
“Sperimenterai il mio potere – qui le sue mani cominciarono ad illuminarsi di un bagliore rosso- Il potere di un DIO!!!!” e qui l’attacco partì : Un enorme raggio rosso partì dalle mani di exe e si diresse verso il proprio obiettivo: Oranneg.
Gli effetti dell’ attacco furono devastanti: Oranneg fu spinto con forza verso il muro, dove si formò una piccola crepa che in seguito cominciò ad espandersi per tutta la sala, il che rendeva l’edificio pericolante.
Il riccio, notando la crepa, finì col distrarsi, il che permise a Oranneg di lanciare il proprio contrattacco: una potentissima scarica di fulmini rossi partì dalle sue mani e colpì il riccio, che, oltre a contrarsi per il lacerante dolore, fu alzato da terra e spinto verso il suo “trono” che, per la forza dell’impatto, finì in pezzi.
Alzatosi da terra il riccio, ancora coperto da scosse elettriche rosse, aveva ormai il fiatone a causa dell’enorme sforzo che stava facendo nel combattere il padre.
Alzando la propria testa, con sguardo infuriato, si scagliò proprio su quest’ultimo, con furia bestiale.
Ancora prima che potesse fare una qualsiasi cosa al proprio padre, questi lo bloccò prendendolo per la gola con velocità impressionante e,mentre exe cercava invano di liberarsi con le proprie mani, i due si fissavano intensamente.
“non farlo ti prego” implorò exe guardando negli occhi il proprio padre, che nel frattempo, lo guardava impassibile.
“Sai che devo” gli disse, mentre delle scosse rossastre passavano per il suo braccio, pronto a dare il colpo di grazia al suo avversario.
La scena fu come se fosse stata vista al rallentatore: Il corpo di quello che una volta era stato Sonic esplodeva a causa delle scosse, mentre al posto del sangue, che sarebbe dovuto uscire, ne vennero fuori una grande nuvola nera nella quale, in seguito, quando il corpo fu totalmente distrutto, in mezzo ad essa comparvero due occhi rossi luminosi.
“Il mio corpo!!! Bastardo!!!” urlò lui, ma non ebbe neanche il tempo di parlare che una porta rosso-luminosa apparve dietro di lui. Era aperta e  all’interno vi era uno orribile spettacolo : erano come fantasmi, fantasmi rossi che urlavano disperati mentre le loro mani, avevano tutte il dito puntato verso exe.
“Sono coloro che hai ucciso, figlio mio” gli disse con tono scherzoso. “vorranno vendicarsi” concluse,con un ampio sorriso stampato sulle labbra.
Exe, terrorizzato da quello che vedeva, lo fu ancora di più quando vide il proprio corpo venire risucchiato dentro la porta, con le anime di chi aveva ucciso pronte a vendicarsi.
“NO!!!!” urlò lui prima di venire risucchiato, tenendo gli occhi fissi sul proprio padre  che  nel frattempo, guardava compiaciuto la scena.
“Molto bene” Disse fra se e se, congratulandosi con se stesso per aver eliminato quello che era per lui un potenziale nemico, e preparandosi ad affrontare gli altri.
L’universo sarebbe stato suo, solo suo, ma prima avrebbe dovuto eliminare ogni potenziale nemico : non avrebbe dovuto incontrare alcun intralcio nella sua strada per il potere, e per farlo doveva eliminare chi poteva essere una minaccia.
Ne rimanevano due.
Mephilles, Dark Oak.
Già uccidere il Sonic di quella dimensione era stato divertente per certi versi, uccidere gli altri due non sarebbe stato affatto un problema.
Non vedeva davvero l’ora.
 
 
Angolo autore (Finalmente)
Ho terminato!! Avevo in mente questa storia da moltissimo tempo, e l’ho scritta soprattutto perché Sonic exe, sin da quando ero piccolo, mi ha sempre fatto una gran paura e per un certo periodo g ho avuto degli incubi su di lui, quindi questo era il mio modo per “vendicarmi”!!!
Comunque spero che vi sia piaciuta!!!! A presto e ricordatevi di recensire!!!
   
 
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