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Autore: neverenough    23/06/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Note pre-capitolo

Non ho scuse per il ritardo. Semplicemente mi sono dimenticata di aver detto che avrei postato il continuo il 20 giugno ^^”
Sì, ho la testa tra le nuvole e devo aspettare almeno metà luglio per poter avere un po’ di respiro (sempre se mi va bene con gli esami... aaaaah dannazione a me che ho scelto di frequentare l’università! Dx).
*coff coff* Anyway, spero possiate perdonarmi per il ritardo e vi chiedo di pazientare di nuovo 10 giorni per il continuo. Ho troppi impegni e stress accumulato, e sinceramente scrivere è l’ultima cosa che riesco a fare. Infatti con la pubblicazione dei capitoli sono quasi al passo con il punto a cui sono arrivata, potete immaginare quanto sia arretrata (fosse l’unica cosa...).
Non ho altro da dire, se non ringraziare le poche persone che seguono la storia! Anche quelli che sono silenziosi... perché lo so che voi state leggendo èwé
Okay, mi dileguo!
Baci

Yogurt




Capitolo 14


Il tempo sembra fermarsi per Shizuo nell’istante in cui la lama di metallo lacera il tessuto e affonda nella pelle. Izaya vuole vivere. Izaya sta lottando per vivere. Izaya non ha rinunciato. Izaya...
Shizuo trema e cade in ginocchio, accovacciandosi su se stesso mentre il sangue sgorga dalla ferita sul fianco sinistro. Fa male. Dannatamente male. Ma è ciò che gli serve per tornare alla realtà e uscire da quell’incubo in cui era immerso.
– Shizuo! – urla Shinra, vedendolo a terra in una piccola pozza rossastra che minaccia di allargarsi. – Che cos’hai fatto!? – continua a urlare, ma l’interessato se ne accorge appena. La ferita pulsa mentre estrae la lama di quello che, a quanto pare, è un bisturi lasciato incustodito e che, per un qualche motivo, adesso è in mano sua. Come ci è arrivato nella camera di Izaya nemmeno lo capisce. Da cosa è stato guidato? Perché stava per colpirlo?
– Izaya... – sussurra Shizuo, stringendo con una mano la ferita. Quasi affonda le dita dentro la carne, ma il dolore lo fa desistere. – Perché!? – urla poi, in preda a dei singhiozzi isterici. – DANNAZIONE! Dovevo ucciderti io! – Cerca di contenersi, ma il fiato diventa di nuovo corto e inizia ad annaspare per avere aria. È come se ne ricevesse di meno e si sente sempre peggio, iniziando anche a tossire e sputare saliva. Che gli sta succedendo? Perché?
– Perdonami – sente dire da qualcuno che potrebbe essere Izaya, ma il timbro di voce è nettamente diverso. Un lieve pizzico sul braccio e le cose iniziano a girare, mentre le gambe e il suo corpo cedono completamente. A sostenerlo è Shinra, che estrae tranquillamente l’ago della siringa che ha conficcato nel braccio di Shizuo, adagiandolo poi a terra. – Non arrabbiarti con me, Shizuo – dice preoccupato, mentre il respiro del biondo rallenta e si normalizza. Ha la vista annebbiata, ma è cosciente. – Ti ho somministrato un potente tranquillante prima che la situazione sfuggisse ancora più di mano. Non perderai coscienza, ma ti consiglio di chiudere gli occhi e dormire. Il tuo corpo è già semi-addormentato. Se dai una mano al tranquillante e ti addormenti, creerai meno problemi.
Le parole di Shinra riecheggiano nella sua mente e ci mette qualche secondo per capirne il vero senso. Effettivamente, sente la maggior parte del corpo formicolare e non reagire agli impulsi che cerca di dargli, ma non sa se sia una cosa negativa. In ogni caso, non vuole cadere nel mondo dei sogni di nuovo. Se lo farà... cosa potrebbe succedere? Non vuole scoprirlo.
– Tranquillizzati, Shizuo. Puoi dormire, credo che non sognerai per un po’ – continua Shinra. Shizuo obbedisce.

Quando si risveglia, è di nuovo nella camera degli ospiti. In un primo momento pensa di aver avuto soltanto un altro incubo, in cui Izaya lo intima ad ammazzarlo e lui quasi lo accontenta, finendo poi per accoltellare se stesso nel tentativo di riprendere contatto con la realtà. Questo contatto con la realtà lo ha anche adesso, quando un lancinante dolore gli percuote il corpo mentre cerca di mettersi dritto. Il fianco sinistro fa’ male e questo vuol dire che no, non stava solo sognando.
Si porta una mano alla fronte, trovandola umidiccia di sudore. Shinra gli ha iniettato un tranquillante, o almeno questo è quello che crede di aver sentito. Se non sbaglia, l’ha anche intimato di tranquillizzarsi e dormire, così da dare una mano alla droga che solitamente ha ben poco effetto sul suo robusto corpo.
Dei passi risuonano nella stanza, attirando l’attenzione di Shizuo. Shinra è appena entrato e ha una pezza umida tra le mani. Nota che è sveglio, così sorride mentre posa lo straccio sulla fronte di Shizuo. – Ci hai fatto prendere un brutto colpo – dice tranquillamente, sedendosi poi sul bordo del letto. C’era anche Celty? Non riesce a ricordare. – Appena ti ho visto in piedi, con un bisturi puntato contro Izaya, ho avuto paura che stessi per ammazzarlo. Poi ti sei colpito da solo – spiega, il sorriso ancora presente sul viso, ma si possono facilmente notare gli occhi velati di dolore.
Shizuo resta in silenzio e, ripensando a quanto è successo, il corpo inizia a tremare. – Lui... – sussurra, la voce roca. Deve schiarirsi la gola prima di continuare: – Lui mi ha chiesto di farlo fuori...
Shinra lo guarda, lievemente sorpreso. – Te l’ha chiesto nei tuoi sogni, Shizuo. E i sogni sono frutto del subconscio. Non era una sua richiesta, ma un qualche tipo di conclusione cui sei arrivato da solo in maniera non consapevole. Sei stato vittima di te stesso. Non era una richiesta di Izaya.
Shizuo ha uno spasmo all’occhio, evidentemente nervoso. – Lo so, Shinra – dice, ringhiando durante la pronuncia del nome. – Per questo motivo mi sono ferito. Stavo cercando di uscire da quell’illusione.
– Oh... – Questa volta Shinra è veramente sorpreso. – Che cos’hai visto?
Shizuo sente le forze mancare: è felice di essere ancora a letto. – All’inizio lui mi ha chiesto di terminarlo e ho rivisto le condizioni pietose in cui riversava quando l’ho trovato... poi i suoi occhi erano su di me quando ero davanti al suo letto. Non c’era la pupilla ed erano azzurrini, come se fosse diventato cieco completamente... tuttavia mi vedeva. Quando ho abbassato la lama... lui... – S’interrompe, trattenendo per un attimo il fiato e sentendo una stretta pressante stringergli il cuore. – Lui ha iniziato a piangere... – Improvvisamente, il fetore si fa’ di nuovo largo e Shizuo inizia a provare terrore. Non vuole finire di nuovo in un sogno ad occhi aperti. Non vuole che succeda qualcos’altro mentre lui non risponde delle sue azioni.
– Calmati, o preferisci un’altra dose di morfina? – chiede Shinra mostrando una siringa tirata fuori da chissà dove. – La dose all’interno potrebbe abbattere un elefante – continua con il sorriso.
Shizuo deglutisce e, per la prima volta in vita sua, ha paura dell’amico. Non può essere serio, ma meglio evitare danni permanenti... – L’odore – sussurra comunque, cercando di far capire il motivo per cui è agitato.
– Lo avverti di nuovo? – chiede il Dottore, pensieroso. Si alza dalla propria sedia e va a prendere qualcosa, tornando poi dal biondo con un fazzoletto inumidito di qualcosa. – Mettilo sotto il naso – dice e Shizuo obbedisce afferrandolo con la mano destra. Un nuovo odore gli invade le narici, scacciando quasi definitivamente il fetore di decadenza. È pungente: Shizuo ci mette qualche secondo per identificarlo come disinfettante. – Vedo che funziona – dice Shinra, evidentemente sollevato quando Shizuo inizia a rilassare i muscoli del corpo.
– Quanto tempo sono stato incosciente?
– Quasi otto ore. Vuoi mangiare qualcosa? Sono già le due.
Shizuo annuisce e, poco dopo, si mette seduto, mentre il padrone di casa gli porta una scodella di riso e del pesce grigliato. Mentre inizia a mangiare, Shinra prende una sedia e si mette a cavalcioni su di essa, incrociando le braccia sopra la spalliera e poggiandoci la testa sopra. La preoccupazione dal suo volto è sempre presente, e non cerca nemmeno di nasconderla. Shizuo l’ha capito: o lo porterà di nuovo da uno strizzacervelli, o sarà lui stesso a strizzargli il cervello finché non uscirà fuori tutto lo schifo che vi è all’interno. Tuttavia, il silenzio in cui resta l’amico, immerso nei propri pensieri, gli fa’ perdere la pazienza. – Quanto è grave? – chiede, ormai prossimo a finire il proprio pranzo. Spera solo che non gli vada di traverso.
– Oh, non molto. Hai mancato di poco un rene e non hai creato nulla di più di un buco lungo...
– Non sto parlando della ferita – lo interrompe, digrignando i denti e stringendo troppo forte le bacchette, fino a spezzarle.
Il gesto fa sussultare Shinra, che cerca di rimettersi in sesto sistemandosi gli occhiali sul naso. – Riesci a immaginare quante torture ha ricevuto Izaya quando era prigioniero di Kuromo? – chiede.
Shizuo non comprende la domanda. Che senso ha adesso? – Sì – risponde riluttante.
– Questa non è la risposta corretta – lo riprende Shinra. – Tutte le tue supposizioni, come le mie o quelle di Celty o di chiunque altro, sono sbagliate. I segni sul suo corpo che rappresentavano il passaggio di quell’uomo sono solo una parte. Quando Izaya ha subito tutto quello... probabilmente è arrivato al punto in cui desiderava la morte. – Sospira, prima di continuare, questa volta tenendo lo sguardo sulle proprie mani, ora strette a pugni intorno alla stoffa del camice che circonda le braccia. – I danni al suo fisico sono solo una manifestazione concreta di quanto ha ricevuto, ma Kuromo l’ha distrutto anche psicologicamente. L’obiettivo tuttavia eri tu, il che rende le cose anche peggiori.
– Quell’uomo sapeva il fatto suo...
– Vero. Sta raggiungendo il suo scopo. Capisci cosa intendo, Shizuo?
Il biondo stringe la scodella con il cibo, trattenendo parte della sua forza. Abbassa lo sguardo: sì, ha capito. – Questa è depressione?
Shinra stringe le labbra. – Temo di sì. Il tuo è un trauma a livello psicologico e si sta ripercuotendo sul tuo corpo. Non sei nemmeno al livello massimo – dice, sospirando.
– Che cosa intendi?
– Che presto non risponderai più delle tue azioni e ti metterai nei guai. Farò in modo di proteggerti: non voglio perdere un altro amico.

– Sono dispiaciuto Kuromo-san. Non ho potuto fare molto altro – disse Izaya, un sorriso diplomatico sulle labbra.
– Non è colpa sua, Orihara-san. Chi avrebbe mai immaginato che sarebbe stata introvabile – la risposta, accompagnata da un ghigno di piacere. Izaya non riusciva mai a capire cosa potesse passare per l’anticamera del cervello di quell’uomo, e la cosa stava iniziando a irritarlo. Kuromo stava pianificando qualcosa, e sembrava che tutto stesse andando secondo i suoi piani. Ma quali erano? Izaya avrebbe tanto voluto saperlo e non si sarebbe fatto scrupoli (non questa volta) ad aprire quel cranio per capire cosa nascondesse al suo interno quella mente malata. In verità sembrava quasi che Kuromo gli avesse assegnato quell’ultima ricerca per testare qualcosa, e l’informatore davvero non riusciva a capirne il senso. Tuttavia aveva deciso di stare al suo gioco, così da poter osservare meglio. – Bene, non ho altre ricerche al momento – disse infine l’uomo, alzandosi dalla poltrona sulla quale era seduto. – È stato un piacere collaborare con lei. Se avrò altre cose da ricercare, mi metterò in contatto.
Izaya si alzò dal proprio posto dietro la scrivania, lanciandosi in convenevoli mentre accompagnava Kuromo alla porta. Quando tornò dietro la propria scrivania, una sensazione d’inquietudine gli scuoteva le membra.
Il suo turbamento fu facilmente notato da Namie. Lavorava con l’informatore da troppi anni per non capire che qualcosa non andava in quell’essere umano da strapazzo. Si avvicinò alla scrivania, poggiandosi sul bordo. – Quell’uomo non ti piace – disse con noncuranza. La cosa non la toccava molto, ma odiava ricevere delle occhiate piene di allusioni quando quel tizio metteva piede in quell’appartamento/ufficio. Lo odiava.
Izaya alzò lo sguardo, sorridendo e lasciandosi andare sulla sedia. – Non dire stupidaggini, Namie-san. Io amo tutti gli esseri umani, eccezion fatta per quel mostro di Shizu-chan!
Falsa felicità. Come al solito, Izaya non si smentiva mai. – Quell’uomo non ti piace – ripeté seccata la donna. – Non girarci attorno e sputa il rospo, così posso andare dal mio adorato Seiji.
– Ma sono ancora le undici e mezza! – la riprese l’informatore. – Ti ho concesso troppa elasticità con gli orari.
– Senti chi parla. – Namie roteò gli occhi. – Ascolterò cosa ti turba, da buona segretaria lecchina quale dovrei essere, e poi mi prendo la giornata libera. È un patto decente, non trovi? Non hai nessun altro che può ascoltare le tue turbe, quindi non farmi perdere tempo.
– Diretta come sempre. – Izaya sospirò, incassando la testa nelle spalle. – Devo ricordarti che ti pago?
– Non lo ripeterò di nuovo.
Il moro sospirò. Con quella donna erano rare le volte in cui poteva averla vinta. – Kuromo-san ha in testa una vendetta. Non mi ha detto contro chi, ma la mia ultima ricerca dice molto.
– Gli hai mentito?
– Sono un essere umano, anch’io possiedo dei sentimenti! Non potevo vendere certe informazioni così, come se nulla fosse.
– Non è quello che hai sempre fatto?
– Non potevo, non per quella donna.
Namie inarcò un sopracciglio. L’informatore di Ikebukuro che si faceva degli scrupoli. Wow, il mondo deve aver iniziato a girare dalla parte opposta, pensò. – Se non gli hai venduto informazioni su chiunque tu stia parlando, significa che è al sicuro, no?
Izaya scosse la testa. – Sapeva già dove si trovava. Anche perché non si è mossa da quel quartiere. – L’espressione di lui divenne sempre più corrucciata, e Namie ci mise un po’ per capire che quella doveva essere preoccupazione.
– Di cosa hai bisogno? – chiese infine la segretaria, sapendo bene che in certe situazioni Izaya preferiva agire piuttosto che parlare.
L’informatore la guardò, ritornando subito sul professionale. – Portami il fascicolo di Shizu-chan e di tutta la sua famiglia.
– Shizu-chan e famiglia? – chiese incredula. – Cosa c’entra la famiglia Heiwajima?
– La donna e Kuromo sono collegati a Shizuo. Devo solo capire il perché.
Namie scosse le spalle, obbedendo agli ordini mentre andava negli scaffali con tutti i fascicoli delle persone ricercate. Ovviamente Izaya non era stupido, in bella vista aveva solo fascicoli d’informazioni non molto importanti, mentre le altre cose che riguardavano affari grossi o gli umani che stava osservando per hobby personale erano in luoghi più sicuri.
Mentre lei era impegnata a trovare quanto richiesto, Izaya si era attaccato al telefono. Parlava con non-chalance come suo solito, ma la nota di nervosismo non scappò alla persona dall’altro capo della linea. – Uhm – annuì a telefono. – Ha indovinato, Shiki-san. Devo chiederle un favore.

   
 
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