Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: bribreezy    24/06/2016    2 recensioni
Amber è un uragano; dentro di sé ha mille e mille emozioni che si contrastano tra loro. Non permette a nessuno di conoscerla realmente ed onestamente, neanche lei sa fino a che punto conosce sé stessa.
Si aggrappa ai ricordi lontani e sereni e alla speranza di un futuro lontano dall'incubo che ormai sta vivendo da troppo tempo, per non scivolare via e sgretolarsi in mille pezzi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quelle mani così odiosamente grandi le stringevano la gola, sentiva il respiro scivolarle lentamente via, assieme alla vita che non si aggrappava più a quel gracile e pallido corpo, che in quel momento era più indifeso che mai. Le lacrime le rigarono le gote, mentre si stava arrendendo, consegnandosi ormai esausta nelle braccia della morte, che l'avrebbe salvata da quel tormento di vita.

Amber sobbalzò dal letto, portandosi istintivamente le mani al collo, il suo cuore sembrava quasi volesse esplodere mentre il suo respiro non voleva rallentare, facendo sollevare di continuo il suo petto matido di sudore. Lentamente, con le mani ancora tremanti scostò i capelli fradici dal suo volto cercando di controllare il suo respiro, era stato solo un incubo.
Un incubo, lo stesso che faceva quasi ogni notte, da una vita intera. Lo stesso incubo che viveva ad occhi aperti ogni minuto della sua vita.
Portò le ginocchia contro il petto, stringendo le braccia attorno ad esse e lentamente iniziò a dondolarsi, proprio come faceva da bambina, dopo essersi rifugiata nel suo angolo segreto, tra il muro e l'armadio e socchiuse gli occhi, alla ricerca di un minimo di quiete che le permettesse di riprendere il sonno. La radiosveglia sul suo vecchio comodino scheggiato ovunque, segnava le 3.32 del mattino, in quel rosso che le infastidiva gli occhi. Sbuffò con decisione, continuando a dondolarsi mentre sentiva lentamente un senso di pace avvolgerla. Nella sua mente, iniziarono a proiettarsi immagini di ricordi lontani e felici, il sorriso di sua nonna, la stretta della mano di suo nonno, il profumo dei biscotti appena sfornati. L'angolo della sua bocca si sollevò in un leggero sorrisino, fatto di malinconia e perduta felicità. Poteva aggrapparsi solo ai ricordi, non aveva altro e doveva farselo bastare. Infondo, mancavano solo 300 giorni al suo diploma, poi sarebbe potuta scappare lontana da quell'inferno. Avrebbe scelto il college più lontano, e si sarebbe ricostruita una vita, da sola, con le sue forze.
Con quel pensiero, le sue palpebre lentamente si chiusero, ed un sonno profondo la cullò, sino al mattino seguente.
I raggi del timido sole di ottobre si fermarono sul suo viso qualche minuto prima che la sua sveglia prendesse a suonare, con il suo immancabile anticipo poggiò l'indice sul bottone per spegnere la sveglia e non appena emise la prima nota, lo spinse con decisione, sollevandosi dal letto. Si concesse qualche secondo per stiracchiarsi, sentendo tutte le ossa ancora indolenzite. Si diresse verso lo specchio, spogliandosi del suo pigiama e notò che il livido sulla schiena era ancora ben visibile “accidenti, anche oggi dovrò evitare di mettere la maglia della divisa”. Non voleva che qualcuno le riservasse domande scomode, lei odiava rispondere alle domande dei curiosi, solo alla sua migliore amica Robin, era concesso sapere ogni singola cosa, anche se talvolta era obbligata ad omettere qualche verità, non poteva rivelarle proprio ogni cosa, non era giusto metterla in certe situazioni. Dopo aver accuratamente preparato i vestiti sul letto si diresse alla svelta sotto la doccia, senza neanche attendere che l'acqua divenisse tiepida, era un lusso che non poteva concedersi, aveva solo un quarto d'ora per lavarsi, asciugarsi e vestirsi, dopodiché avrebbe dovuto preparare la colazione e correre a scuola. Si insaponò alla svelta i capelli e dopo aver risciacquato accuratamente chiuse l'acqua e avvolse il suo corpo leggero nell'asciugamano, asciugandosi velocemente. Quasi di corsa tornò in camera per vestirsi. I suoi jeans stretti e logori sulle cosce li aveva indossati il venerdì appena passato, considerando che era mercoledì poteva indossarli di nuovo, assieme alla t-shirt grigiastra e scolorita dei Pink Floyd. Si avvicinò allo specchio, pettinò i suoi capelli lunghi e lisci e li raccolse in un'alta coda di cavallo. Ebbe appena qualche secondo per guardarsi allo specchio, la sua figura bassina, risaltava appena in quei vestiti che sembravano decisamente troppo vissuti per la sua età, assieme alle sue adorata all stars nere, forse quelle erano l'unica cosa che realmente adorava in quello schifo in cui era costretta a vivere. Prese la sua borsa per la scuola, ed uscì dalla sua stanzetta tetra, scendendo le scale in modo silenzioso, dormivano ancora tutti, le voci di Josh e Lysa non si udivano, quindi presumibilmente anche i loro genitori dovevano essere ancora addormentati. Almeno una cosa, sembrava andare per il verso giusto. Arrivò in cucina ed iniziò a preparare la colazione, mangiò una barretta dietetica al volo ed apparecchiò la tavola mentre riservò un'occhiata all'orologio appeso affianco alla cucina, fortunatamente, non poco più tardi di dieci minuti, Robin sarebbe arrivata e lei avrebbe potuto respirare un'aria meno pesante.
«La colazione non è ancora pronta? Che razza di sfaticata che sei! Mi chiedo cosa cavolo ti tengo a fare ancora qui dentro..»
Quella voce stridula ed odiosa la destò dai suoi pensieri, spense velocemente i fornelli e mise le frittelle sul tavolo, assieme allo sciroppo d'acero e le uova con pancetta che aveva preparato qualche minuto prima.
«E' pronta, dovevo solo finire di apparecchiare.» Si giustificò a voce bassa, pregando di non dover ancora sentire quella voce. Dopo qualche secondo di silenzio, quando stava per tirare un sospiro di sollievo, quella mano troppo grande per una donna si strinse attorno al suo braccio esile, provocando un dolore lancinante al livido che aveva da qualche giorno. Una smorfia di fastidio si dipinse sul suo volto, ma rimase in silenzio, mentre quegli occhi che emettevano solo tanto odio e rabbia, la fissavano, quasi come se volessero ucciderla. Il clacson dell'auto di Robin fece mollare la presa alla donna ed Amber si divincolò avvicinandosi alla porta.
«Appena hai terminato le lezioni torna a casa, devi fare il bucato e riordinare quel cesso di camera che ti ritrovi.»
Chiuse la porta alle sue spalle e senza emettere una parola, salì a bordo dell'auto che l'avrebbe condotta nell'unico luogo in cui le era permesso andare. L'unico luogo in cui si sentiva al sicuro e poteva riposarsi.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: bribreezy