Gravity
“Do you remember feeling invincibile?
When there was trouble it was us against the world
We kept running, running through the night
Chasing the sun ‘til anything felt right”
Against The Current, Gravity
When there was trouble it was us against the world
We kept running, running through the night
Chasing the sun ‘til anything felt right”
Against The Current, Gravity
Chat Noir osservò la ragazza accanto a lui.
Ladybug sorrideva, gli occhi chiusi e i muscoli rilassati, mentre la luce dell’alba le bagnava appena il viso di porcellana, facendo risaltare i riflessi bluastri dei suoi capelli.
Come sempre, l’eroe si ritrovò a pensare che fosse bellissima, anche se la stanchezza le incurvava un po’ la schiena e le faceva spesso lanciare dei sospiri assenti.
Sarebbe rimasto ad osservarla per ore, mentre Parigi si risvegliava piano, osservata dall’alto di Notre Dame. Aveva proposto lui di andare lì, dopo una nottata faticosa, passata a combattere un’akuma.
Già si aspettava un rifiuto, e invece la sua lady l’aveva guardato di sottecchi e aveva accettato. Il cuore di Chat Noir aveva perso un battito, mentre le guance gli pizzicavano appena.
Sorpreso e felice come non mai, l’aveva portata lì canticchiando Un gars comme toi, euforico, e lei si era lasciata sfuggire una risata un po’ esasperata, ma pur sempre bellissima.
Quel suono cristallino gli aveva fatto attorcigliare lo stomaco, mentre sembrava rimbalzare tra i palazzi, sbattendo sulle persiane chiuse di case ancora addormentate.
Avevano fatto a gara a chi arrivava prima, lei che scivolava tra i condomini agganciandosi dove poteva con il suo yo-yo e lui che la seguiva ammaliato, saltando da un tetto all’altro.
Il suono del proprio Miraculous lo riportò alla realtà, e il sorriso dell’eroe si spense, mentre gli occhi verdi si piantavano – quasi con rabbia – sull’anello che portava al dito.
«Dovresti andare» Chat Noir alzò lo sguardo e si perse per un attimo negli occhi turchesi della sua compagna.
Alla luce del sole nascente quel colore così cristallino sembrò risplendere più del solito.
Decisamente l’ottava meraviglia del mondo, si ritrovò a pensare.
La vide distogliere lo sguardo e puntarlo sull’orizzonte, oltre le strade, oltre i tetti, oltre la luce fioca del mattino appena sbocciato. «Dovrei andare anch’io, in realtà. Tra poco i miei si sveglieranno…».
Le orecchie dell’eroe scattarono in avanti, piacevolmente sorprese da quella rivelazione così inaspettata.
«Se vuoi, m’lady, potrei scortarti fino a casa. Parigi è un posto pieno di purr-icoli» cantilenò, avvicinandosi a lei.
La ragazzo gli piantò un dito sul naso, allontanandolo appena.
«Scordatelo, mon minou, sai come la penso» gli ricordò, con un sorriso che non celava la sua severità.
Chat Noir sospirò. «La speranza è l’ultima a mew-rire».
Ladybug si lasciò scappare una risata, alzandosi. «Ci vediamo, gattino».
Il ragazzo chinò la testa, quando un respiro altrui si infranse sui capelli color del grano. Alzò lo sguardo appena in tempo per sentire le labbra della ragazza posarsi sulla sua guancia.
Fu qualcosa che durò una frazione di secondo, ma Chat pensò seriamente di poter morire, stroncato da un infarto ad una così tenera età. E lo pensò ancora di più quando Ladybug si allontanò dal suo viso, con un sorriso divertito e furbo stampato sul volto.
«Chiudi la bocca, micetto, o entreranno le mosche» cantilenò, leggermente rossa sulle guance, prima di girarsi e sparire tra i comignoli di Parigi.
Il ragazzo rimase lì, fermo come una statua di sale per un tempo indefinito. Non si rese neanche conto che la sua trasformazione era ormai giunta al termine, se non quando Plagg gli svolazzò davanti agli occhi, decisamente imbestialito.
Adrien sobbalzò e quando si rese conto di avere ancora i piedi a penzoloni nel vuoto fu colto da una vertigine. Il suo kwami lo squadrò, sbuffando e mettendosi le zampine sui fianchi. «Spero davvero che tu abbia del camembert a disposizione. Adesso».
Il modello si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli. Sarebbe arrivato a scuola in ritardo anche quel giorno.
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Kamala's Corner
Ma salve, genti tutte.
Sinceramente mi ritrovo abbastanza intimidita e rincretinita, come ogni volta che scrivo per la prima volta su un fandom nuovo, quindi mi viene solo da dirvi: abbiate pietà di me.
Ho scritto questa fic qualcosa come due mesi fa, a scuola, ed era - guarda un po' - finita del dimenticatoio. Non so bene perchè io l'abbia ripescata proprio oggi, quindi bon.
Sarà che io adoro Chat Noir, e che lo vedo anche un po' scemino, ma secondo me è quel tipo di persona che quando è cotta si perde nei meandri dei film mentali. E LadyBug qui è un po' più morbida, a differenza dle solito, quindi se sono caduta nell'OOC avvertitemi che metto l'avvertimento - lol, giochi di parole deficienti.
Che dire, spero non sia una cacca e a presto (perchè adesso non mi levo più dalle palle).
Un abbraccio e tanta LadyNoir a tutti,
Gianni Kam.
P.S.: Un Gars Comme Toi dovrebbe essere la versione francese di Fuoco D'Amour, che è una della canzoni del Gobbo Di Notre Dame.
Ladybug sorrideva, gli occhi chiusi e i muscoli rilassati, mentre la luce dell’alba le bagnava appena il viso di porcellana, facendo risaltare i riflessi bluastri dei suoi capelli.
Come sempre, l’eroe si ritrovò a pensare che fosse bellissima, anche se la stanchezza le incurvava un po’ la schiena e le faceva spesso lanciare dei sospiri assenti.
Sarebbe rimasto ad osservarla per ore, mentre Parigi si risvegliava piano, osservata dall’alto di Notre Dame. Aveva proposto lui di andare lì, dopo una nottata faticosa, passata a combattere un’akuma.
Già si aspettava un rifiuto, e invece la sua lady l’aveva guardato di sottecchi e aveva accettato. Il cuore di Chat Noir aveva perso un battito, mentre le guance gli pizzicavano appena.
Sorpreso e felice come non mai, l’aveva portata lì canticchiando Un gars comme toi, euforico, e lei si era lasciata sfuggire una risata un po’ esasperata, ma pur sempre bellissima.
Quel suono cristallino gli aveva fatto attorcigliare lo stomaco, mentre sembrava rimbalzare tra i palazzi, sbattendo sulle persiane chiuse di case ancora addormentate.
Avevano fatto a gara a chi arrivava prima, lei che scivolava tra i condomini agganciandosi dove poteva con il suo yo-yo e lui che la seguiva ammaliato, saltando da un tetto all’altro.
Il suono del proprio Miraculous lo riportò alla realtà, e il sorriso dell’eroe si spense, mentre gli occhi verdi si piantavano – quasi con rabbia – sull’anello che portava al dito.
«Dovresti andare» Chat Noir alzò lo sguardo e si perse per un attimo negli occhi turchesi della sua compagna.
Alla luce del sole nascente quel colore così cristallino sembrò risplendere più del solito.
Decisamente l’ottava meraviglia del mondo, si ritrovò a pensare.
La vide distogliere lo sguardo e puntarlo sull’orizzonte, oltre le strade, oltre i tetti, oltre la luce fioca del mattino appena sbocciato. «Dovrei andare anch’io, in realtà. Tra poco i miei si sveglieranno…».
Le orecchie dell’eroe scattarono in avanti, piacevolmente sorprese da quella rivelazione così inaspettata.
«Se vuoi, m’lady, potrei scortarti fino a casa. Parigi è un posto pieno di purr-icoli» cantilenò, avvicinandosi a lei.
La ragazzo gli piantò un dito sul naso, allontanandolo appena.
«Scordatelo, mon minou, sai come la penso» gli ricordò, con un sorriso che non celava la sua severità.
Chat Noir sospirò. «La speranza è l’ultima a mew-rire».
Ladybug si lasciò scappare una risata, alzandosi. «Ci vediamo, gattino».
Il ragazzo chinò la testa, quando un respiro altrui si infranse sui capelli color del grano. Alzò lo sguardo appena in tempo per sentire le labbra della ragazza posarsi sulla sua guancia.
Fu qualcosa che durò una frazione di secondo, ma Chat pensò seriamente di poter morire, stroncato da un infarto ad una così tenera età. E lo pensò ancora di più quando Ladybug si allontanò dal suo viso, con un sorriso divertito e furbo stampato sul volto.
«Chiudi la bocca, micetto, o entreranno le mosche» cantilenò, leggermente rossa sulle guance, prima di girarsi e sparire tra i comignoli di Parigi.
Il ragazzo rimase lì, fermo come una statua di sale per un tempo indefinito. Non si rese neanche conto che la sua trasformazione era ormai giunta al termine, se non quando Plagg gli svolazzò davanti agli occhi, decisamente imbestialito.
Adrien sobbalzò e quando si rese conto di avere ancora i piedi a penzoloni nel vuoto fu colto da una vertigine. Il suo kwami lo squadrò, sbuffando e mettendosi le zampine sui fianchi. «Spero davvero che tu abbia del camembert a disposizione. Adesso».
Il modello si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli. Sarebbe arrivato a scuola in ritardo anche quel giorno.
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Kamala's Corner
Ma salve, genti tutte.
Sinceramente mi ritrovo abbastanza intimidita e rincretinita, come ogni volta che scrivo per la prima volta su un fandom nuovo, quindi mi viene solo da dirvi: abbiate pietà di me.
Ho scritto questa fic qualcosa come due mesi fa, a scuola, ed era - guarda un po' - finita del dimenticatoio. Non so bene perchè io l'abbia ripescata proprio oggi, quindi bon.
Sarà che io adoro Chat Noir, e che lo vedo anche un po' scemino, ma secondo me è quel tipo di persona che quando è cotta si perde nei meandri dei film mentali. E LadyBug qui è un po' più morbida, a differenza dle solito, quindi se sono caduta nell'OOC avvertitemi che metto l'avvertimento - lol, giochi di parole deficienti.
Che dire, spero non sia una cacca e a presto (perchè adesso non mi levo più dalle palle).
Un abbraccio e tanta LadyNoir a tutti,
P.S.: Un Gars Comme Toi dovrebbe essere la versione francese di Fuoco D'Amour, che è una della canzoni del Gobbo Di Notre Dame.