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Autore: Marelia    24/06/2016    3 recensioni
Questa è stata la mia primissima fanficion, l'avevo pubblicata su un altri sito nel 2010 ed ho pensato di farlo anche qui. Sono passati molti anni e sono cambiata molto da allora per quanto riguarda la scrittura. Volevo comunque condividere questo mio vecchio esperimento. Si tratta di una serie di pensieri di Asuka nel momento in cui avviene il third impact, del suo stato d'animo e sentimenti.
Ho sempre pensato che lei e Shinji formassero una bellissima coppia e vedendoli soli alla fine dell'episodio in mezzo a tutta quella desolazione mi ha fatto scattare questa idea. Cosa pensava? cosa provava mentre Shinji cercava di strangolarla?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da quanto tempo non guardavo più il cielo senza timore alcuno?
Questo era l'ultimo attacco degli angeli, sembra che sia davvero finita.
L'abbiamo scampata un'altra volta, io e tutto il genere umano... che molto probabilmente non si meritava affatto un'altra opportunità di vita.
Ricordo ancora che ogni volta che guardavo il cielo era solo per prepararmi all'attacco di un Angelo all'interno del mio Eva 02. Non lo ricordavo così limpido e bello, mi aveva sempre spaventata guardare verso l'alto, da quando quella maledetta sera alzando poco lo sguardo vidi la cosa peggiore che gli occhi di un innocente possano osservare.
Era una sera come tante altre, stavo tornando a casa dopo scuola, era un gran giorno per me. Mi sentivo forte e non avevo più bisogno di qualcuno che mi proteggesse dagli attacchi degli altri bambini. Come al solito stavo correndo dalla mamma per dirle che d'ora in poi sarei stata io a proteggerla da tutto, ma quella sera non avrebbe potuto sentirmi e non mi sentirà mai più. Quando aprì la porta della sua stanza la vidi penzolare dal soffitto di casa, il collo legato a un lenzuolo attaccato al lampadario, e con lei la sua preziosa bambola.
La bambola che nei suoi periodi di malattia aveva preso il mio posto nel suo cuore, la trattava come se fosse sua figlia, o meglio come se fosse me. Anche il nome era lo stesso, aveva capelli rossi, occhi azzurri fatti con dei piccoli bottoni ed uno splendido vestito rosa, solo che quella sera l'abito era sporco di sangue.
Togliendosi la vita mia madre aveva ucciso anche me, attaccata con lei a quel maledetto soffitto, in quel modo avrebbe potuto proteggermi per sempre da questo pazzo mondo, o almeno così pensava.
Proteggermi dal mondo che lei stessa odiava, fino al punto di voler fuggire dalla vita.
Quella sera non piansi, promisi di non farlo mai più. Non avevo bisogno di nessuno per crescere, sarei riuscita a vivere da sola, senza la mamma e senza papà. Entrambi mi avevano abbandonata, papà non mi badava da sempre e mia mamma … lei era troppo malata per potersi accorgere del mio incessante bisogno di aiuto. Nessuno si accorgeva mai dell'urlo sordo del mio animo solo.
Non c'era nessuno vicino a me, anche i bambini a scuola mi evitavano, ero la figlia di una pazza suicida; questo bastava per essere allontanata da tutto e da tutti, compatita, guardata con disprezzo. Non dimenticherò mai gli sguardi di compassione che incrociavo ad ogni angolo il giorno del funerale.
Vivere da sola... quello era il destino scritto per me, eppure non volevo affatto essere sola.
Pilotare l'Eva per me era l'unica gioia, vincere per essere la prima e unica. Per essere importante, solo così la gente avrebbe potuto amarmi, lodarmi. Solo in quel modo non sarei stata sola, perché finalmente sarei stata qualcuno che nella vita valeva davvero e non la povera bambina che osservava una fredda lapide col suo peluche in braccio a difenderla dal mondo.
Volevo sempre apparire forte, indifferente a tutto, ma dentro di me in realtà ero rotta in mille piccoli pezzi di vetro che mi facevano sanguinare di continuo.
Fino a che non incontrai lui, Shinji, l'unico che avrebbe potuto curare il mio cuore malato. Ma nel mondo che avevo creato per me stessa non potevo permettermi tali debolezze, come l'essere consolata da qualcuno.
Un pilota di Eva come me non è libero di provare sentimenti puri come l'amore, non quando il proprio animo viene sporcato di sangue. Sangue che mi segue come una scia fin da piccola.
Uccidere gli Angeli era il mio sfogo, in quel modo il dolore era meno acuto, la mia esistenza aveva uno scopo.
Combattere con l'Eva 02 mi faceva sentire completa, mi rendeva speciale difronte ai miei stessi occhi e guardandomi allo specchio riuscivo a vedere una donna forte, che sapeva cavarsela da sola senza bisogno di aiuto, ma ben presto mi accorsi che i miei occhi stavano diventando vuoti, non riuscivo più a continuare a vivere mentendo a me stessa, mentre tutto intorno a me veniva distrutto lentamente.
Anche se in realtà avevo una paura matta di lottare lo facevo ugualmente, anche se odiavo vedere il colore del sangue entravo lo stesso nell'Eva. Perché solo in quel modo la gente mi avrebbe notata e guardata con orgoglio. Solo in quel modo non sarei più stata sola.
L'essere umano è così schifosamente debole, avremmo fatto meglio a sparire, così come avrebbero voluto gli Angeli, così come aveva deciso mia madre.
In questa notte di stelle cadenti il cielo è limpido, puro. L'esatto contrario del mio animo, si è sporcato.
Il mio animo si è sporcato.

Cosa desidero?
Essere amata
Non essere sola.
Non piangere più.
Lo voglio veramente?

…...

 

Sento il calore del corpo di Shinji, il mare davanti a noi è sporco di sangue, sangue del nemico... sangue di uomini, di amici... tutto è distrutto.
Questo odore, credo che non svanirà mai dai miei ricordi.
Eppure Shinji resta ancora qui con me, mi osserva.
Sento la sua mano, si tende verso il mio collo... dovrebbe stringerlo, uccidermi.
Eppure non lo fa.
"… che schifo...."
La sua presa perde forza, forse potrei anche accettare una vita al suo fianco.
Ma chi prendo in giro? So benissimo che è questo quello che voglio di più al mondo.
La pelle del suo viso è davvero molto morbida...
...Potrei morire nel suo abbraccio.

   
 
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