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Autore: rosa_bianca    24/06/2016    1 recensioni
Nel V canto dell'Inferno, assistiamo allo straziante racconto della storia d'amore tra Paolo e Francesca. Essa viene narrata dalla giovane, mentre Paolo piange disperato.
Questa one-shot è il mio tentativo d'immaginare i pensieri di Paolo durante l'incontro con Dante e Virgilio.
"[...] Eravamo insieme anche davanti a Caronte e poi a Minosse. E ora, che volteggiamo in questa tempesta terribile, che ci spinge in tutte le direzioni e ci perseguiterà per il resto dell’eternità, siamo ancora insieme."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante Alighieri, Paolo e Francesca
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come Amor ci strinse
 
Non era mai accaduto che qualcuno si fermasse a parlare con noi, si tratta di un episodio straordinario. Subito Francesca si è avvicinata ai due curiosi, dopo che uno di loro ci ha chiamato a sé. Ovviamente io la seguo, e come non potrei? Insieme in vita, nella morte e anche nell’aldilà; le nostre azioni sono per sempre congiunte e noi inseparabili.
Non mi ha sorpreso che abbia iniziato a parlare lei, è sempre stata una donna intelligente e prona alla conversazione, probabilmente anche da prima che la conoscessi. Inizia a narrare la sua storia, la nostra storia, e io sento le lacrime che iniziano, contro la mia volontà, a solcarmi le guance, perché ormai mi rimane solo il ricordo della mia esistenza tra i vivi, del periodo passato con lei, di tutto ciò che era la mia vita.
Mentre lei parla, rivivo tutti i momenti che descrive, mi trovo a ripensare a tutto ciò che è successo da quando ci siamo visti per la prima volta.
Quando mio padre mi ha chiesto di andare ad incontrare la mia futura cognata, non ho subito acconsentito. Le sue intenzioni erano ovvie: illudere la fanciulla e farle credere che avrebbe sposato me per annullare la possibilità di una sua ribellione all’idea di unirsi a mio fratello, deforme e zoppo. Non ero d’accordo a prestarmi all’inganno ordito dai miei familiari, ma come avrei potuto rifiutare di obbedire a mio padre?
Così ho viaggiato fino a Ravenna e lì l’ho incontrata; era giovane, poco più di una bambina, e bellissima. Subito, alla sua vista, fui colto da un sentimento che non avevo mai provato prima e spingeva i miei pensieri a vederla come creatura sublime. Provai vera compassione nei suoi confronti, d’altronde non era che uno strumento nelle mani di suo padre per assicurare la pace tra Da Polenta e Malatesta, dopo le lunghe lotte tra Ravenna e Rimini.
Ma lei sembrava non provare tristezza o rammarico per il suo destino; anzi, deve aver veramente creduto che fossi io il suo futuro sposo, perché alle nozze fu raggiante e non ebbe esitazioni di alcun tipo. Come poteva sapere che era tutto un imbroglio, che la stavo sposando per procura di Gianciotto?
Il suo comportamento alla scoperta dell’inganno sorprese tutti: ella affrontò con grande maturità la situazione; ciò non fece altro che aumentare il mio amore ed i miei sensi di colpa nei suoi confronti. Così presi ad incontrarla, in gran segreto, quando il marito era assente. Nessuno sapeva del nostro legame e d’altronde noi ci guardavamo bene dal far sì che ciò accadesse.
Erano momenti perfetti, quelli in cui stavamo insieme. Amore ci aveva legati, si era insinuato nei nostri cuori, non potevamo resistere al suo richiamo. Lei non aveva alcun rimpianto, viveva con serenità il nostro amore e mi chiedeva insistentemente di venirla a visitare.
Io, per amor di lei, mi sforzavo di mettere da parte l’esitazione dettata dall’angoscia.  Cosa sarebbe accaduto se si avessero scoperti? Il Signore –e a nominarlo adesso mi sembra più lontano di quanto non lo fosse in vita- sa che non sono mai stato coraggioso. Ma ogni volta che lei chiedeva di me, sopprimevo un brivido di paura per lasciar spazio ad uno di esaltazione e la raggiungevo ovunque lei desiderasse la mia presenza.
Tra i tanti incontri, ve ne fu uno in particolare che non posso dimenticare: l’ultimo. Con la cautela di due amanti, quel giorno ci eravamo accertati che mio fratello sarebbe dovuto partire per ragioni di lavoro, dunque ci eravamo appartati in una sala. Eravamo intenti alla lettura della storia di Lancillotto, cavaliere della Tavola Rotonda, e del suo amore per Ginevra. Diverse volte, mentre leggevamo, alzai gli occhi dal volume per guardare il volto splendido della mia donna, e lei faceva lo stesso.
Eravamo dunque giunti al punto della narrazione in cui due amanti si baciano. Preso dall’emozione, colsi l’attimo e la mia bocca fu sulla sua in un istante. Unii la sua anima alla mia, ma non senza conseguenze.
Purtroppo il destino volle che, in quell’esatto istante di gioia, mio fratello aprisse la porta della stanza in cui ci trovavamo, sorprendendoci così nell’attimo del peccato. Non ho un ricordo nitido di ciò che accadde dopo: ho memoria solo della stretta con cui avvolsi Francesca prima di chiudere gli occhi un’ultima volta.
Siamo morti così come suo marito ci aveva trovati: insieme.
Eravamo insieme anche davanti a Caronte e poi a Minosse. E ora, che volteggiamo in questa tempesta terribile, che ci spinge in tutte le direzioni e ci perseguiterà per il resto dell’eternità, siamo ancora insieme.

 
Angolo dell'Autrice
La one-shot che avete appena letto è stata il frutto di un compito di scrittura creativa assegnatomi dal una professoressa d'italiano. Il risultato non mi dispiaceva, e quindi ho deciso di postarlo anche qui... fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto se si tratta di critiche costruttive!
rosa_bianca
 
   
 
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