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Autore: AwkwardArtist    24/06/2016    0 recensioni
Attenzione! contiene spoiler e speculazioni sulla quarta stagione di Orphan Black.
Canon ma non troppo.
La storia si vive dal punto di vista di Rachel e va idealmente a completare la parte "Stanotte e per il resto della mia vita".
I titoli dei capitoli e dell'intero lavoro sono presi in prestito da canzoni.
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Rachel Duncan, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – No Other

 

Mi sembra di non avere mai lavorato tanto in vita mia.

Da una parte la mia energia è assorbita dalle richieste di mia madre,
che mi coinvolge sempre di più negli affari della Neoluzione.
Aveva visto giusto sulla dubbia natura delle operazioni di Evie.
Molto probabilmente la tizia si prepara a fare metaforicamente fuori Susan dalla direzione della corporazione.
E a fare fuori il Progetto Leda, non proprio in maniera metaforica.
Ira ovviamente è sempre presente durante queste riunioni.

Il poco che rimane di me dopo le lunghe ed estenuanti ore passate in compagnia della coppia,
lo dedico al recupero di Delphine Cormier che come mi aspettavo non collabora affatto.
Il giorno in cui la mia nuova pazienza arriva al suo limite è oggi.
Susan e Ira sono in procinto di partire e so che devo ottimizzare il tempo per ottenere il massimo risultato.

Entro nelle prigioni della Cormier, seguita dalla mia nuova assistente in questa attività.
Una tizia alta e imponente con l'espressione da cucciolo.
Mi chiedo dove l'abbia reperita mia madre in così poco tempo e quanto distanti siamo dal resto del Mondo.

La stanza grigia è ancora grigia.
Il vassoio del cibo è rimasto intoccato, di nuovo.
Le posate di plastica al loro posto.

Non ho il tempo nè la pacatezza di animo per prendere bene questo ostinato rifiuto.

Faccio cenno alla guardia del corpo di uscire. Lei mi guarda perplessa.
Non ha ricevuto ordini in merito.

"Mi aspetti fuori, signorina Jenkins."

Le dico e so che sto chiedendole di fidarsi di me.
A quanto pare decide di che si può fidare ed esce senza fare domande.

Delphine alza la testa quando sente la porta aprirsi e chiudersi un momento dopo.

Per quanto possa permettermi uno scatto rapido, balzo in avanti e la prendo per il collo
riuscendo ad avere un vantaggio momentaneo su di lei.

"Che c'è? Vuoi morire di fame? Guarda che è una morte di merda."

La sua mano colpisce la mia che ancora le stringe sotto la mascella.
Non so chi fra noi due sia la più ridicola.
Sembriamo due vecchiette che hanno deciso di risolvere un contenzioso prendendosi a schiaffetti.

"Guarda, sarei pure contenta di lasciartelo fare ma tu mi servi.
Non mi interessa se sei una cazzo di depressa e aspettavi solo la scusa per sentirti legittimata a piangerti addosso."
Questa volta vado a segno e vedo una scintilla di ribellione nei suoi occhi assenti.
"Mia madre consiglia di portarti una lametta, che faccio le do ascolto?"
Mi spinge via e mi costringe a fare qualche passo indietro.
Respira forte, dal naso. Sembra un toro incazzato.
"Vaffanculo." Mi dice con rabbia.
"Mh, ora si ragiona. Vedo che tutta l'educazione che avevi se l'è mangiata la PCP."

"Che diavolo vuoi da me, Rachel?"
Sbuffo una risata.
"Di certo non quello che vuole mia sorella, il lesbiclone. Ho altri gusti io."
Il toro sta per caricare. Diamine, questa donna è davvero impermeabile allo humor.
"Un pò di ironia no eh, Delphine? Non penso sia colpa di Ira e dei suoi trattamenti. Ne sei proprio priva."
"Fortuna che ce l'hai tu per tutte e due."
Risponde e io sorrido.
Finalmente. Una reazione.

Restiamo per qualche minuto in silenzio.
Scrutandoci, per capire chi delle due è disposta a cedere prima.
Non sarò io, questo è sicuro.

Mi rendo conto per la prima volta di quanto l'orologio posto in alto sul muro,
disturbi con il suo incessante ticchettìo.

"Sei cambiata."
Mi dice lei e io mi riscuoto.
"Sì, grazie. Neanche tu sei esattamente un fiore, ora come ora."
Ribatto e vedo che suo malgrado, le labbra le si piegano in un piccolo sorriso.
"Comunque non si cambia da un giorno all'altro.
Diciamo piuttosto che ho meno bisogno
di tutta quella rigida costruzione che utilizzavo prima. Dovresti provare, è terapeutico."

Sospira e si passa una mano tra i capelli scompigliati.
"Davvero non capisco che cosa tu possa volere da me. Non sono stata in grado di... "
La voce le si spezza.
"Non ho mai capito che pesce sei, Cormier. Ma non pensavo tu fossi così dura di comprendonio.
Sei ancora in tempo per salvare il tuo amato topo da laboratorio e le sue allegre sorelle.
Me compresa ovvio. Va bene l'altruismo ma ho il mio tornaconto."

Distoglie lo sguardo. Mi aspettavo anche questa resistenza a credermi.
Del resto non siamo mai state tanto leali l'una con l'altra. Diciamo piuttosto avversarie feroci.
Tiro fuori un foglio dalla cartelletta di carta che ho portato e glielo porgo.

"Tieni, guarda."
Lo prende e aggrotta le sopracciglia perplessa. Vedo la sua espressione cambiare.
"Cosa significa?"
"Non lo vedi da sola? Il clone party ricevuto in grande stile da Susan Duncan,
nella struttura della BrightBorn nientemeno. Il tutto osservato dall'occhio di una telecamera."

"E'... è un disegno."
"Sì guarda, alla stampa per telepatia ancora non ci siamo arrivati."
Scuote la testa, davvero non capisce. Le mancano diverse informazioni fondamentali.
Non mi interessa che abbia tutto chiaro. Mi interessa che ci creda.
Passa le dita sulla figura di Cosima, abilmente disegnata da Charlotte.
Si morde il labbro inferiore e gli occhi le si riempiono di lacrime.
Lascio che assimili questa possibilità a cui aveva smesso di credere.

"Ti risulta che Sarah Manning e le sue sorelle siano mai andate a fare visita alla dannata BrightBorn?"
Incalzo.
Scuote la testa e due grosse lacrime cadono sulla figura disegnata di Susan.
"E' perché tutto questo sta avvenendo ora, in questo tempo, chissà a quanti chilometri di distanza."
Copre con le mani tutti i personaggi sul foglio, tranne Cosima.
Prevengo quella che mi aspetto sia la prossima domanda.

"Non c'è molta scelta quà dentro. Ci siamo tu, io, i tirapiedi di mia madre e quell'invasato di Castore.
E... e qualcuno molto importante per me.
E' forse il primo e unico gesto disinteressato che compio in vita mia."
Ammetto. A beneficio suo ma anche mio.
Mi avvicino alla porta e la apro. Deve capire, oggi.
E io devo sapere se sto facendo tutto questo per niente.
Se tutto è una causa persa.
Stavolta sono sicura che non morirò di inedia. Semmai morirò provandoci.

Quando usciamo dalla stanza, Delphine stringe gli occhi.
Anche il chiarore pallido del corridoio è comunque troppo per chi è disabituato.
Mi segue senza fare domande.
Mentre l'impiegata di mia madre rimane ferma,
sicuramente con molte domande da fare e molto da riferire.

Arrivate alla fine del corridoio, apro piano una porta che da su una stanza diversa.
Una stanza con più luce.
Charlotte sta dipingendo, sembra estraniata da ciò che la circonda e così non si accorge di noi.
Sul foglio, sta prendendo vita un ritratto piuttosto fedele di Marion Bowles.

Delphine si volta verso di me e nel suo sguardo leggo una comprensione nuova.
E' rivolta a me, mi guarda con occhi diversi.

"Capisci ora?" sussurro e lei annuisce.
"Mi aiuterai?"
Vedo che sta cercando di valutare fino a che punto posso arrivare.
E fino a che punto può fidarsi.
"Lo farò." Annuisce e senza aggiungere altro si allontana, lasciandomi sola con i miei pensieri.

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In questo capitolo fa la sua apparizione un personaggio di un'altra serie che amo molto "Wentworth"
Lei è Boomer e mi piacerebbe vederla interagire con Rachel.

   
 
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