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Autore: the_maniac    26/06/2016    0 recensioni
“Avrei fatto di tutto, di tutto ma era tardi ormai; era troppo tardi e lei non voleva avere più nessun tipo di rapporto con me, cosa potevo farci? Aveva detto che era finita, ma non poteva finire.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Avrei fatto di tutto, di tutto ma era tardi ormai; era troppo tardi e lei non voleva avere più nessun tipo di rapporto con me, cosa potevo farci? Aveva detto che era finita, ma non poteva finire.”
Era una calda notte di luglio e mi trovavo ad una festicciola molto tranquilla del mio caro amico Nick. Andava tutto per il meglio, i ragazzi si divertivano, c’era tanto cibo e tanto alcol o forse troppo ma poco importa perché si stavano divertendo tutti.
Io stavo sempre con Nick visto che eravamo buoni amici e questo mi permetteva di conoscere tutti gli invitati.
A notte inoltrata, uno più ubriaco dell’altro, decidemmo di fare il gioco della bottiglia; non tutti erano entusiasti di questa cosa, ma si sa, quando sei in una festa e bevi un po' di più cominci ad accontentarti con poco. Non ricordo tutti quelli che decisero di giocare, anzi a dire il vero non ricordo nessuno, solo una persona: Anne. Anne era una cugina di Nick e lui era molto gelosa di lei, in effetti inizialmente non prese tanto bene il fatto che anche lei giocasse a quel gioco, ma si sa è un gioco e poi Nick aveva bevuto parecchio e non si sarebbe nemmeno ricordato.
Erano le 6 del mattino e decidemmo di fare un ultimo giro con quella bottiglia di vodka. Girai io, e misi poca forza, quasi volutamente; volevo baciare Anne.
“Questo è l’ultimo eh, mi raccomando” esclamò Nick tutto sudato e imbevuto di rum. Io sapevo cosa volevo e forse non ero l’unico. Quando la bottiglia si fermo difronte ad Anne tutti si misero ad esultare come fosse successo chissà che cosa; ci baciammo e finì tutto li.
Anne e le altre salirono in camera di Jessica, sorella di Nick, e provarono a dormire un po’; io, Nick e Robert, fratello di Nick, invece provavamo ad entrare nella camera di Jessica.
Ognuno di noi aveva un obiettivo: io ovviamente Anne, Nick voleva Mary e Robert voleva a Nicole.
Erano le 9 e ancora non riuscivamo ad entrare quando d’un tratto ci aprirono la porta. Era la porta per il paradiso, noi tutti che puzzavamo di alcol e loro belle fresche e profumate appena uscite dalla doccia.
Cominciammo a chiacchierare e a scambiarci qualche dimostrazione d’affetto. Nick e Robert riuscirono subito a conquistarle, io no.
Passarono i giorni, le settimane e senza accorgermene passarono due mesi da quella festa, da quel bacio, da quel momento in cui accadde quello che tanto desideravo, ed ora ero ad un passo da strapparle un si di bocca.
“Nick, ciao amico, sono appena tornato dal parco… ci sono stato con Anne e indovina un pò? MI HA DETTO SIII. Come ci vediamo ti racconto tutto, ciao amico” mandai questo messaggio a Nick quando ancora dovevo arrivare a casa, ero troppo contento e volevo dirglielo subito; ma non mi ripose a quel messaggio, anzi non lo vidi più.
Passarono i mesi e con Anne andava tutto come doveva andare, stavamo bene insieme; l’avevo anche presentata ai miei perché capitava spesso che la portavo a casa.
Dopo circa 5 mesi riuscii a scoprire dove fossero finiti Nick e la sua famiglia; si erano trasferiti in città per lavoro e per ordini del padre doveva perdere i contatti con tutti quelli che conosceva, persino i parenti stessi; provai a contattarlo ma era impossibile, ero molto dispiaciuto di tutto.
“Amore, che dici se stasera andiamo a cena fuori?”
“Si va bene amore passa a prendermi quando sei pronto”
Andammo a cena fuori, in un locale tranquillo e non molto affollato…insomma i posti che piacevano ad entrambi, e dopo aver cenato e fatto una passeggiata nel parco la riaccompagnai a casa; la salutai sotto porta e mi incamminai verso casa. Stavo bene, ero felice e non pensavo a niente ma solo alla serata passata con lei.
“Amico sono Nick, senti in questi mesi sono successe un pò di cose…non è vero che ci siamo trasferiti per lavoro, come non è vero che mio padre voleva che perdessi tutti i contatti, sto tornando e sono quasi in paese, fatti trovare a casa che ti spiego tutto… ah e non dire niente a nessuno, deve rimanere tutto un segreto”
Trovai questo messaggio nel telefono appena lo riaccesi, e appena arrivato a casa vidi Nick seduto sul dondolo nel giardino che aspettava chissà da quanto.
“Nick ma che ci fai tu qui!?”
“Non fare domande, cerco di essere veloce. Ti ricordi quando sono sparito? Anzi siamo, visto che tutta la mia famiglia era sparita, insomma non avevamo cambiato paese per lavoro o per non so quali voci giravano qui; il punto è che sono stato in carcere, si mi arrestarono perché in un posto di blocco mi trovarono con erba e altre droghe, forse troppe. Ero in macchina con mio padre che dalla rabbia non mi parlò più e per la paura che si potesse sapere in giro ha messo in scena tutta quella storia, più che altro per la vergogna. Ora sono qui perché volevo dirti tutto e farti sapere che sto bene, avrei potuto mandarti un messaggio solo che ho troppa paura di essere controllato”.
Mi disse queste parole tremando ed io subito lo abbracciai; lo feci entrare in casa ovviamente e cominciammo a parlare. All’inizio si poteva notare chiaramente che era teso e nervoso ma poi si fumò un paio di sigarette e si calmò.
“Nick ma quanto fumi?”
Nemmeno il tempo di concludere la frase che tirò fuori dalla giacca uno spinello.
“Nick non dirmi che te lo fumi, ora, da me!?”
“ma tranquillo amico”.
Si accese quella canna e si capiva che si stava calmando, anche se stavo cominciando a preoccuparmi io, ma in fondo non sapevo nemmeno il motivo; i miei non sarebbero tornati prima di un paio di giorni, a casa non c’era praticamente nessuno e Anne era tranquilla a casa, si fidava di me, e come se si fidava, ma nonostante tutto ero nervoso.
D’un tratto Nick cominciò ad offrirmi robe strane, partendo dall’erba e finendo alla cocaina passando anche per pastiglie di un qualcosa di chimico che Dio solo sa cosa potevano contenere.
Non accettai niente, feci solo un tiro a quella maledetta canna.
 
 
                                           
 
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“Nick stasera da me?”
“si amico come sempre”.
 
Era diventata un’abitudine, nata da un tiro e cresciuta progressivamente fino ad arrivare ad un paio di canne a sera.
I miei si erano trasferiti per lavoro quindi io vivevo da solo in casa ma andavo dai miei nonni per pranzo e cena tutti i giorni.
 Dopo cena, ogni sera, io e Nick ci incontravamo a casa mia per stare insieme; bevevamo e fumavamo di tutto, come se dalla vita potevamo aspettarci solo questo. Eppure stavamo bene, eravamo ancora fidanzati e ci drogavamo; stavamo bene.
Una sera uscimmo con le nostre ragazze e andammo a cena fuori insieme, una serata tranquilla ma notai sin da subito che Nick era strano, anzi più che strano era pensieroso, si, pensava a qualcosa.
“Vieni in bagno con me” mi disse Nick, non era una domanda o un invito era semplicemente un ordine.
“Oh Nick ma che succede, ti vedo strano, anche Mary sembrava agitata”
“Non so come abbia fatto ma sospetta di qualcosa”
“Ma di cosa parli? Spiegati meglio Nick”
“Mary, ha scoperto che ancora mi drogo e mi fa sempre domande strane per incastrarmi, per fortuna riesco a uscirne bene ma questa volta mi lascia amico, questa volta non posso fare niente. Se mi trova qualcosa sono nei guai non solo perché mi lascerebbe ma anche perché lo direbbe ai miei”
“Nick maledizione continuo a non capire”
“Mary sapeva che mi drogavo, sapeva che spacciavo, sapeva tutto e le avevo detto che non lo avrei fatto più e invece ho tirato dentro anche te e se lo scopre è la fine non solo me ma anche per te perché lo direbbe sicuramente anche ad Anne”
“Perché non me lo hai mai detto?”
“Cerca di capirmi amico, non è facile resistere alla dipendenza, è impossibile…come è anche impossibile vivere senza di lei, mi ha salvato, le devo la vita; proprio per questo la amo e le ho promesso che la difenderò per sempre ma cosi perderei la sua fiducia…di nuovo.”
“Nick ascoltami so che la situazione è difficile ma ho un’idea, tu ora torna con me; ma devi stare sereno più che puoi. Dai, seguimi”
Nick non spiccicò una parola e mi seguì, tornammo al tavolo e subito Mary cominciò a fare domande ma lui riuscì a mantenere la calma e a rispondere tranquillamente.
Durante la cena per fortuna tutto si calmò e Nick e Mary si stavano godendo la serata quasi come se prima non fosse successo niente. Dopo cena decidemmo di andare a fare due passi al parco. Arrivati li vidi Nick di nuovo nervoso, lo presi in disparte e non mi diede nemmeno il tempo di fargli la domanda che mi anticipò;
“Ora svuotiamo il sacco” non aggiunse altro, fece sedere Mary e Anne e iniziò a parlare del più e del meno quando d’un tratto si mise a piangere, io non avevo idea di quello che stava per accadere.
“Sai amore devo dirti una cosa”
“Nick non aggiungere altro, andiamo a casa”
“Ma lasciami spiegare”
Non lo lasciò parlare, lo prese per mano e se ne andarono.
Io e Anne ci incamminammo anche per casa, venne a stare de me.
“ecco siamo arrivati finalmente, sono tanto stanca” mi disse queste parole mentre apriva la porta, teneva lei le chiavi per comodità e nel frattempo io l’abbracciai da dietro e le baciaci il collo, lei si fermò per un secondo e mi tirò dalla maglia portandomi di corsa in camera, aveva fretta di togliermi i vestiti e all’improvviso tutta la stanchezza le passò, lei era li che mi baciava, e io non avevo il coraggio di dirle la verità.
“E’ stato davvero bello amore” mi disse sorridendo; io mi avvicinai lentamente verso di lei e mordendole dolcemente l’orecchio le sussurrai “Ti amo”. Lei mi abbraccio e mi baciò dicendomi “Anch’io amore mio”.
Sembrava una favola, la nostra favola.
 
 
 
 
 
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Passarono un paio di mesi ormai dall’ultima volta che vidi Nick, era partito con Mary; lei per studiare e lui per stare con lei, fortunatamente trovò lavoro e quindi non pesava più sui genitori.
Riuscirono a risolvere il problema di Nick e lei lo perdonò di nuovo, anche Anne aveva scoperto tutto, aspettava solo che glielo dicessi, abbiamo risolto pure noi e da allora che io e Nick non toccammo più qualsiasi tipo di droga ed entrambi stavamo meglio di prima.
Una sera andai ad una festa, Anne si era ammalata quindi dovetti andarci da solo, nessun problema per me visto che avevo intenzione di stare solo un pò e poi andare a casa sua per stare con lei, ma nonostante questo lo sapeva già, mi fece un sacco di raccomandazioni ed era turbata quasi spaventata, io ovviamente non capivo, come sempre d’altronde.
Alla festa andava tutto per il meglio, presi da bere, mi misi a parlare lì con amici che non vedevo da tanto ed era diventata una piacevole serata. D’un tratto tutti si diressero verso il bagno e io non so perché, ma ci andai. Mi ritrovai nel bel mezzo di una nube di fumo e non era semplice fumo da nicotina, il quel bagno c’erano anche quindicenni che fumavano. Disgustato da quel scenario me ne andai a casa e non riuscivo a smettere di pensare a quel fumo che in passato era diventato parte di me.
“Amore finalmente sei arrivato, com’era la festa?”
“Era…strana…”
“Ma a dire il vero quello strano mi sembri tu, tutto bene amore?”
“Si”
“Sicuro? Non hai provato niente vero?”
“Si piccola non preoccuparti non ho preso niente” e la baciai, lei poggiò la testa sul mio petto, stavo bene.
Giorni dopo mi invitarono degli amici per bere qualcosa, ovviamente accettai e Anne mi aspettava a casa.
Ci trovavamo a casa del Marcio, lo chiamavamo cosi da sempre per via del suo carattere alternativo e particolare; era tutto tranquillo quando il Marcio tira un bong da sotto il tavolo, erano tutti entusiasti, io avevo paura. Nonostante la paura feci l’errore più grande della mia vita, non me ne andai, fumammo per tutta la notte.
Rientrai da Anne verso le 4 e la trovai sveglia, lei già aveva intuito tutto e io ancora non ci capivo niente.
“Non dirmi cosa, dimmi quanto” mi disse invitandomi a sedere,
“Poco amore, giusto un tiro cosi per la compagnia”
“Avevi detto che non avresti fumato più, mi avevi promesso che non avresti mai più toccato droghe, e che fai? Te ne vai con i tuoi amici e ritorni strafatto, mi fai schifo, chissà che avete combinato che nemmeno ti ricordi, perché lo hai fatto?! PERCHE’!?
“SENTI LASCIAMI STARE IO MICA TI DICO COSA DEVI E COSA NON DEVI FARE QUINDI VAI A DORMIRE PER FAVORE”
“Amore ma che dici?”
“LASCIAMI SRARE”.
Non so cosa mi prese, mi voltai e vidi lei piangere sul letto e preso dalla collera per non so quale motivo la picchiai, le tirai uno schiaffo che la stese viste anche le sue condizioni di salute, ci misi troppa potenza in quello schiaffo e subito dopo un brivido mi passò lungo la schiena; mi misi a dormire sulla poltrona.
La mattina dopo trovai la colazione sulla scrivania e Anne che mi accarezzava, ero su letto, ma io non ricordavo nemmeno un minuto della sera prima, Anne si, lei si ricordava e dai suoi occhi capii di aver combinato qualcosa di grosso.
“Buongiorno amore dormito bene?” mi disse sorridendo e baciandomi,
“Anne, che ci faccio qui? Comunque si, credo…non ricordo niente di ieri sera qui”
“Oh ma tranquillo amore ieri sei tornato presto e siamo andato subito a letto, solo che non mi hai raccontato cos’hai fatto”
“No niente eravamo li tranquilli abbiamo bevuto qualcosa, e… e niente”
“Bhe si in effetti sei tornato preso, bravo amore mio sono davvero fiera di te” e mi abbracciò di nuovo, io in quel momento sentì un brivido che mi era famigliare ma non lo riconobbi.
“Oddio Anne ma cos’hai qui!?”
“Hai visto amore? No niente sarà uno sfogo della pelle, ieri mi sono divertita a truccarmi che ho trovato i miei vecchi trucchi, sarà stato quello di sicuro”.
Era un grosso ematoma sul viso, non ricordavo se la sera prima avesse provato trucchi o robe cosi, io non ricordavo niente ma dopo aver visto quel livido sentì di nuovo quel brivido, ancora più forte…continuavo a non capire.
Tutte le sere successive le passai con lei quindi eravamo tranquilli entrambi ma, cosi, di punto in bianco sentivo il bisogno di fumare.
Per un paio di sere andai in ritardo, passavo da un amico e poi andavo a casa, una volta finito tutto mi incamminavo verso casa sua, facevo tardi perché la maggior parte delle volte mi addormentavo usando come scusa il lavoro e quindi la stanchezza. Avevo trovato lavoro per avere più dipendenza economica, ma fu uno sbaglio.
Una sera andai da lei in anticipo e particolarmente nervoso;
“Ciao amore sei in anticipo oggi” mi disse sorridendo, io le risposi a tono tanto che lei ci restò malissimo e delusa chinò la testa e non disse una parola fino a quando non ci mettemmo sul letto.
“Come mai cosi nervoso amore mio? Sei stanco? Successo qualcosa a lavoro? Parlane con me” era cosi dolce e disponibile che non mi meritavo di stare con lei in quel momento
“Senti Anne mi devi lasciare stare” la presi e la scossi con violenza buttandola da una parte all’altra della stanza picchiandola, e poi non soddisfatto mi misi anche ad urlare.
Il giorno dopo presi delle ore di servizio dal lavoro per andare da lei, le comprai dei fiori e mi presentai in casa sua, avevo le chiavi e quindi andai direttamente in camera. Pur se involontariamente la svegliai e appena mi vide si mise le mai d’avanti la faccia per proteggersi, li ho capito di essere diventato un mostro.
“Buongiorno piccola, volevo chiederti scusa per ieri sera e avevo pensato anche di prenderti questo mazzo di rose visto che sono i tuoi fiori preferiti”
“Grazie amore non dovevi”.
Mi aveva già perdonato un sacco di volte non potevo farle del male di nuovo, no non potevo.
Mi misi nel letto con lei e iniziammo a parlare, non ricordo cosa mi disse o cosa fece, ma la picchiai, di nuovo.
Questa volta però non si mise a dormire facendo finta di niente, questa volta reagì. Era diventata più forte di me e si mise a urlare e in quelle urla si univano le lacrime amare di rabbia.
“NON E’ POSIBILE, NON PUOI FARE SEMPRE COSI, LO SO CHE FUMI PRIMA DI VENIRE QUI, PENSI CHE NON ME NE SIA ACCORTA!? NON SONO STUPIDA TI CONOSCO FIN TROPPO BENE E NON SEI PIU’ LO STESSO, NON SEI QUELLO CHE UNA VOLTA MI FACEVA STARE BENE FACENDOMI RIDERE, NO, TU SEI UN MOSTRO E IO NON VOGLIO CHE MI STIA ACCANTO UN MOSTRO, MI HAI PICCHIATO TANTE DI QUELLE VOLTE CHE HO PERSO IL CONTO ORMAI MA ORA BASTA, OGNI VOLTA PENSAVO CHE AVESSI POTUTO CAPIRE MA MI SBAGLIAVO ED ORA GUARDAMI COME SONO CONCIATA, TUTTA PIENA DI LIVIDI E DI DOLORI. QUESTA NON E’ VITA. BASTA VATTENE VIA. TRA NOI E’ FINITA. NON FARTI PIU’ VEDERE.”
Non aspettai molto e corsi subito giù, ero preso dall’ira e non mi controllavo più; scesi sotto in cucina e presi un coltello poi mi misi a cercare qualcosa ma non sapevo cosa e presi della soda caustica, presi una bottiglia d’acqua e corsi sopra in camera, mi cadde il coltello dalle mani e mi procurò una ferita ma non potevo fermarmi, lei era chiusa in camera che urlava e chiamava la polizia io iniziai a prendere a calci la porta sfondandola. Eravamo li, uno difronte all’altro, lei aveva paura io non ero nemmeno cosciente di quello che stavo facendo. Mi fermai per mettere l’acido nella bottiglia mentre lei provò a fuggire, ma nelle scale scivolò per evitare il coltello. La trovai li per terra dolorante che mi chiedeva aiuto.
“Amore ti prego non farlo, ti prego non farmi del male” mi implorava piangendo ma io restai di marmo; non ero io in quel momento, mi sentivo vuota la testa, senza pensieri senza niente, volevo solo sbrigarmi per poi andare a fumarmi una canna o prendere un po' di coca; ma sbrigarmi di fare cosa? Lei provava a strisciare via ma le versai l’acido sul corpo tra urla, pianti e lamenti.
“Pronto, ciao amico come stai?? Che piacere risentirti” lo chiamai non so perché,
“Avrei fatto di tutto, di tutto ma era tardi ormai; era troppo tardi e lei non voleva avere più nessun tipo di rapporto con me, cosa potevo farci? Aveva detto che era finita, ma non poteva finire.”
“Amico ma che dici? Che succede!? Ohh ci sei!?”
“……..”
Non risposi più al telefono ma lasciai la chiamata in modo che anche Nick poteva sentire tutto, sentire le sue urla e i suoi pianti.
Nel frattempo arrivò la polizia che aveva chiamato Anne e mi arrestarono subito, poi arrivò l’ambulanza e la portarono in ospedale.
Dopo pochi mesi ho deciso di porre fine a tutto in queste quattro mura senza dare molte spiegazione, addio.
 
Questa la lettera trovata accanto al cadavere nel momento del ritrovamento.
 
                                                                                    
   
 
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