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Autore: Mel_mel98    26/06/2016    1 recensioni
Dal terzo capitolo:
"Chiuse d'istinto gli occhi, mentre l'aria gli sferzava la faccia. Non aveva più paura. Lui era la paura, in quel momento. Non era più ***, e probabilmente non lo era mai stato. Non era un Velocista, non avrebbe più messo piede in quel dannatissimo labirinto. Non era niente di tangibile. Era solo un groviglio di paura e dolore, odio e disperazione.
Questo pensò, prima di schiantarsi a terra in un suono terrificante di ossa rotte e liquidi versati.
Ma si sbagliava. Perché la paura non fa rumore quando cade."
Una fanfiction inutile, malinconica e che sprizza fanservice da tutti i pori. Provare per credere.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alby, Minho, Newt, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Make yourself some friends, or you’ll be lonely»

 

Quando correva per i corridoi del labirinto, si ritrovava sempre immerso nei suoi pensieri.
Non lo faceva di proposito, anzi. Era una reazione involontaria del suo cervello. Nonostante fosse sempre sull'attenti e prestasse la massima attenzione a ciò che lo circondava, una parte di lui si distaccava dalla realtà terrena, si perdeva in un mare di parole non dette e segreti solo suoi.
Sapeva che per svolgere bene il suo compito doveva assolutamente ricordarsi ogni minimo dettaglio di quell'enorme prigione dove sembravano averli rinchiusi. Sapeva che non poteva lasciarsi distrarre, perché ne andava della sua salvezza. E di quella di altri trentacinque ragazzi, per giunta.

Anche quel giorno, che per il momento si era rivelato identico a tutti gli altri, quando quella consapevolezza lo sfiorò, le sue gambe accelerarono istintivamente. Sapere di essere importante, di essere stato scelto dagli altri per un compito così difficile, in qualche modo lo rinvigoriva. Gli faceva dimenticare i crampi ai polpacci e la pesantezza dello zaino sulle spalle. Ormai erano diversi mesi che girovagava nel labirinto in cerca di un'uscita, ed era abituato a resistere alla stanchezza.

L'idea che ci fossero delle persone alla radura che attendevano impazienti di avere buone notizie alcune volte però sortiva un effetto contrario, lo costringeva a rallentare quando si trovava nei pressi della Porta Occidentale in anticipo rispetto alla chiusura.
Fino ad allora non aveva scoperto altro che il movimento notturno delle mura che componevano il Labirinto. Niente di troppo entusiasmante da raccontare, insomma.

L'orologio segnava le due e trenta, e non poté trattenere un sorriso di approvazione nel constatare la sua incredibile puntualità. Alby aveva detto a lui e agli altri Velocisti di tornare prima, quel giorno, a causa di una riunione straordinaria. Quella sera avrebbero mandato ai Creatori la lista degli oggetti di cui ognuno di loro aveva bisogno, pertanto gli Intendenti si sarebbero ritrovati al Casolare per stilarla tutti insieme.
Stava già cominciando a elencare le sue richieste (altre scarpe da ginnastica, borracce più capienti, qualche asciugamano nuovo...) quando i suoi piedi abbandonarono le pietre dure del Labitino per affondare nell'erba della Radura e una voce si inserì tra i suoi ragionamenti.

"Minho!"

Aggrottò le sopracciglia, il suo tono sembrava teso come poche volte lo aveva sentito.
"Che c'è Alby?"- disse a mezza voce con le mani sulle ginocchia e il volto rivolto verso la terra, cercando di riprendere fiato. Pensare era decisamente meno faticoso che parlare.
L'altro non disse niente, Minho lo sentì avvicinarsi e fu costretto ad alzare la testa.
"Cavolo... Hai proprio una faccia di sploff amico. Che succede?"
L'altro sbuffò, e puntò lo sguardo verso la Porta alle spalle dell'asiatico. Sembrava improvvisamente indeciso sul da farsi.
"Ehi...? Pronto? Alby sei rincaspiato del tutto o cosa?! Che ti prende?"- fece Minho.

Lo aveva preso in giro, come era solito fare visto la confidenza che i due avevano raggiunto in quei mesi, ma la sua faccia non gli piaceva. Aveva assunto un'espressione corrucciata e fredda, che di solito aveva solo quando alla Radura accadeva qualcosa di grave.
"Sono preoccupato"- disse dopo un po' il ragazzo di colore- "E quello rincaspiato sei tu, comunque."
Minho non sentì neppure la seconda parte della frase. Le preoccupazioni di Alby erano quasi sempre fondate.
"Che vuoi dire? Che è successo?"- chiese, mentre sentiva l'ansia montare dentro di lui.
"Newt"- Alby pronunciò quel nome con una serietà mia vista prima- "Non è venuto con te oggi, vero?"

Minho deglutì. Newt era il suo migliore amico là dentro. Da quando avevano iniziato ad esplorare il Labirinto erano sempre andati insieme, si erano coperti le spalle a vicenda, si erano fidati sempre l'uno dell'altro.
Newt, sin dal primo momento in cui avevano preso coscienza della loro misera situazione, era stato convinto che la risposta a tutte le loro domande si trovasse in quell'intricata trama di alte mura e edere verdi. Aveva praticamente implorato Alby -inizialmente più propenso a far restare tutti nella Radura- di lasciarlo uscire. Minho si era offerto di accompagnarlo e così era iniziata la loro amicizia.

L'asiatico era rimasto sorpreso del fatto che la proposta di andare in esplorazione in quel posto poco accogliente fosse venuta fuori proprio dal biondo.
"Ma tu non hai paura degli spazi chiusi? Sei sicuro di quello che stai facendo, pive?"- gli chiese mentre correvano, uno a fianco dell'altro.
"Chi te lo ha detto che ho paura del chiuso?"- rispose Newt, guardandolo perplesso. Nonostante non avesse minimamente decelerato, Minho aveva visto chiaramente le sue guance farsi più rosee.
"Dormi sempre fuori dal casolare, per un motivo o per un altro. Stai alla larga dalla Scatola quanto più possibile. Non pensavo fosse un segreto"- disse lui facendo spallucce, mostrandosi indifferente alla questione.
Newt rimase in silenzio per un po'. Sembrava pensieroso. All'improvviso, proprio davanti ad un bivio, inchiodò bruscamente, rischiando di far inciampare il suo compagno.
"Hai ragione, ho paura degli spazi piccoli, o comunque dove io ho poco spazio. Per questo preferisco stare fuori a dormire. Ma qua... C'è il cielo. Finché vedo il cielo non ho problemi"- Newt, quasi a volerlo sfidare, guardò dritto negli occhi Minho, che dal canto suo non sembrava avere la minima intenzione di distogliere lo sguardo- "Non dirlo a nessuno, va bene? Non voglio che Alby pensi che sia uno smidollato."

"Ci vuole fegato per entrare qua dentro, te lo dice uno che ne ha da vendere"- rispose scherzando, per poi tornare serio dopo pochi secondi- "Non credo tu sia uno smidollato. Un po' testa di caspio, magari sì, ma smidollato no. Comunque con me la tua paura è al sicuro, tranquillo. E ora muoviamoci, voglio tornare indietro prima che le Porte ci chiudano qui dentro."
Aveva sorriso al ragazzino biondo e aveva ripreso la sua marcia, senza più aprire bocca. Pensava davvero quello che aveva detto. Dopotutto, Newt era uno dei pochi che, risvegliatosi nella Radura senza più neppure uno straccio di ricordo, si era rimboccato e aveva iniziato a lavorare senza versare neppure una lacrima di disperazione. Perlomeno, non in pubblico.

Dopo quella loro prima uscita, diverse cose era cambiate, in meglio. Ad esempio, nonostante Newt continuasse a dormire fuori, aveva trovato qualcuno con cui guardare le stelle prima di chiudere gli occhi.


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Note dell'autrice

Ma buonsalve egregi lettori!
Mi cimento, dopo mesi e mesi passati a riflette sui massimi sistemi della vita e dell'universo, nella pubblicazione di questa... cosa.
Partiamo dal fatto che questa è, di per sé, una fanfiction inutile. Avevo semplicemente voglia di scrivere riguardo a questo episodio, ed ecco il risultato. Pertanto non credo sarà qualcosa di particolarmente originale. Uomo avvisato, mezzo salvato, se mi trovo scritto nei commenti (semmai ce ne saranno a questi punti XD) “Non è niente che non sia già stato scritto!” vi mangio il capo. No, scherzo. Non ve lo mangio il capo, scrivete pure cosa volete, tranquilli.

Ho disseminato qua e là particolari caratteristici del mio headcaonon (come la claustrofobia di Newt): fatemi sapere cosa ne pensate, avviamo discorsi e dibattiti sulle nostre paure nei commenti, mi farebbe davvero piacere ;)
Ecco a cosa serve questa storia: a chiacchierare, rivivere momenti un po' angst, fangirlare insieme.
Detto questo, scappo.
A presto!

Mel

   
 
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