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Autore: Serenelyinsane    26/06/2016    0 recensioni
"...allora la mia mente inizia a vagare, mentre continuo a fissare le mie gambe nude, crogiolandomi nell’idea di avertela rubata quella maglietta, magari tra le altre dieci buttate sulla sedia della tua camera, magari dopo aver fatto l’amore."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono quasi le otto di sera, ma il sole è ancora alto su questo fresco pomeriggio di giugno e su questo campetto, dove continui a saltare, ancora e ancora, per cinquanta, forse cento volte, in eterna competizione con te stesso, sempre determinato a voler perfezionare qualcosa che fai già alla perfezione, ma per te non è mai abbastanza.
Credo che non sia severo con nessuno quanto lo sei con te stesso, anche se delle pause te le concedi anche tu, come quando atterri da un volteggio urlando soddisfatto. In quei momenti ti si illuminano gli occhi, diventano come quelli dei bambini. E Dio se non sei ancora più bello.
 
Mi metto da parte e ti osservo mentre, concentrato, fissi il punto che, qualche secondo dopo, i tuoi piedi toccheranno.
Hai saltato il burrone, sei vivo, come dici sempre tu.
Mi stupisco di quanto sia ancora fervida la tua immaginazione e me ne rallegro.
La fantasia non va forte ultimamente.
Sei così esausto, il sudore rende lucida la tua fronte e d’impeto getti per terra la maglietta che hai deciso di toglierti, rivelandone un’altra, più chiara, anche quella bagnata di sudore.
Ti si legge in viso la stanchezza, ma non si può dire che tu sia uno che molla facilmente.
Continui, cadi, ti rialzi, cominci da capo. E nella tua distrazione, o meglio, nella troppa concentrazione su qualcosa che non sono io, ti rubo la maglietta.
Sorrido alle ragazze e corriamo via, orgogliose di questo piccolo furto, mentre ti lamenti scherzosamente.
Continuo a guardare il mio bottino, steso davanti a me e mi chiedo cosa diresti se mi vedessi con la tua maglia addosso.

Ritorno a grandi falcate verso il cortile, mentre infilo la seconda manica e varcata la soglia eccoti, ancora lì, completamente sudato, hai quasi raggiunto il tuo traguardo.
Sei concentratissimo su quello che è lo stesso punto da quasi un’ora, eppure il fruscio dei miei passi scalzi sull’erba ti arriva e, per un istante, porti lo sguardo su di me, quasi solo per una conferma di qualcosa che avevi già immaginato. Stai per tornare a concentrarti sul tuo esercizio, ma poi sposti repentino il tuo sguardo su di me, un’altra volta, e il tuo viso si illumina in un sorriso, mentre, divertito, scuoti la testa.
Il sentore che ci fosse qualcosa di diverso in me viene confermato da quella seconda occhiata, con la quale ti rendi conto che ho addosso un indumento di troppo, indumento che conosci benissimo.
“È così larga che sembra tu non abbia niente sotto” commenta ridendo il ragazzo che hai trascinato in una delle tue assurde sfide, approfittando di quel siparietto per riprendere fiato e riposare un po’ le gambe.
Mi guardo, sorridendo alla vista di come la maglietta sia effettivamente troppo grande per me e di come nasconda alla vista sia la canotta che i pantaloncini.
Allora la mia mente inizia a vagare, mentre continuo a fissare le mie gambe nude, crogiolandomi nell’idea di avertela rubata quella maglietta, magari tra le altre dieci buttate sulla sedia della tua camera, magari dopo aver fatto l’amore.
Continuo a guardare verso il basso e, stupidamente, sorrido.
 
Mi stupisce che tu non venga a reclamare la tua maglietta e così decido che la terrò per tutta la durata dell’allenamento.
Vi lascio il mio corpo nuotarci dentro e mi immergo, famelica, nel tuo odore, lasciando che invada le mie narici, come a volerlo imprimere nella mia mente e non lasciarlo andare più via.
Lo faccio ancora, e ancora. Mi porto i lembi al viso, fingendo di asciugarmi le gocce di sudore che mi imperlano la fronte; invece li premerò forte contro il naso, lasciando che questa sottospecie di droga invada il mio corpo e stordisca i miei sensi.
L’allenamento finisce troppo presto e troppo presto sono costretta a restituirti quel capo insignificante e troppo largo, che indosserei costantemente, perché pregno del tuo odore, inebriante.
Per un attimo ho pensato di non restituirtela più, di indossare la felpa e sgusciare via, in silenzio, nel caos dei saluti finali, ma c’è qualcosa che mi spinge a ridartela.
Allora mi avvicino a te, mentre sei di spalle e stai parlando. Ti abbraccio forte, cingendoti il bacino e premendo la guancia contro la tua schiena.
Tremo, mentre immagino come sarebbe se lo facessi tu.
Ti butto la maglia stropicciata sul petto che tu, prontamente, afferri.
E non mi resta che indossare davvero la mia felpa, mettere il cappuccio, e scivolare via, silenziosamente, verso l’uscita.
 
Sono fuori, nell’aria frizzantina della tarda sera e inspiro a pieni polmoni. Sorrido.
La notte ha il tuo odore.
   
 
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