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Autore: BarbraGleekPotter    27/06/2016    2 recensioni
Antiochia, 1147, accampamento dei crociati.
Eleonora d'Aquitania, moglie del re di Francia, scambia poche parole un soldato fiorentino, Cacciaguida degli Elisei.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Son lunghe le giornate in maggio;
mi piace udir gli uccelli cantar, 
e quando poi mi metto in viaggio
Amor giunge e comincio a ricordar.

 
"È davvero bravo il giovanotto". 

Eleonora trasalì.

"Perdonatemi, madonna" si scusò l'uomo arrivato dalle sue spalle. "Non intendevo spaventarvi".

"Nessun problema, ser...?".

"Cacciaguida degli Elisei" si presentò lui, facendo un profondo inchino. "Non c'è bisogno che vi chieda il vostro nome. Nessuno al mondo ha il gusto della regina di Francia in fatto di trovatori".

 
Io solitario, perso nello mio dilemma,
vago sì tanto che canti e fiori 'n gemma
mi svian; allorché bruma giunge 'n flemma.

Eleonora invitò l'uomo a sedersi accanto a lei, e mentre lui prendeva posto si prese un momento per osservarlo meglio. Doveva essere sulla cinquantina, aveva i capelli grigio scuro e gli occhi castani. La cosa che spiccava di più del suo volto era il suo grosso naso ricurvo, il quale gli conferiva un'aria piuttosto comica. Dall'abbigliamento si capiva che era un soldato di re Corrado, pertanto militava nelle file tedesche, tuttavia il suo nome non sembrava avere origine germanica.

"Da dove venite, mio signore?" domandò Eleonora, curiosa.

"Firenze" rispose Cacciaguida, facendo schioccare la lingua. "Ma ho vissuto a Goslar per molti anni sin da quando re Corrado mi ha nominato cavaliere".

"Avete viaggiato molto" disse Eleonora, sinceramente colpita. "E, dite, davvero si parla della mia passione maniacale per i poeti sino a Goslar?".

Cacciaguida scoppiò a ridere; aveva una risata profonda e contagiosa, tanto che la regina si unì a lui. Quando si furono ripresi, lui si passò una mano tra i capelli e scrollò le spalle.

"Non credo che si possa parlar male di voi, Maestà" la rassicurò il soldato. "Semmai è apprezzabile che vi interessiate a questa nuova forma d'arte".

Sollevò una mano ed indicò il trovatore intento a suonare a pochi passi da loro.

 
Ah! Pellegrin doveo ser, seguir colei
a cui lo mio mantel mostrar vorrei,
sicch'addosso li occhi suoi belli avrei.

"Trovate che sia bravo?" domandò Eleonora, inclinando il capo. 

"Direi di sì" rispose Cacciaguida, annuendo con decisione. "Qual è il suo nome?".

"Jaufré Rudel. È un principe, sapete?".

"Davvero?".

"Sì, principe di Blaia. È  un mio compatriota, viene dall'Aquitania". 

Cacciaguida riportò l'attenzione sul trovatore, e per un po' restarono ad ascoltarlo in silenzio.

"Mio marito non gradisce le sue esibizioni" raccontò Eleonora, senza nessun motivo in particolare.  "Ma, in tutta onestà, non gradisce nessuno dei miei poeti preferiti. È persino arrivato a cacciarne uno dalla nostra corte, sapete?".

"Madonna, cercate di capire!" esclamò Cacciaguida, quasi divertito. "È normale che un uomo si ingelosisca nel sentire che la sua dama viene lodata da altri... perché di certo quello che re Louis ha cacciato da palazzo non cantava di fiori e canarini soltanto, vero?".

Domandar per me sarà la manna
di far del cuor suo la mia capanna;
e cuor suo diverrà 'l mio castellano,
com's'io non venissi da lontano.

Eleonora distolse lo sguardo da Rudel e sospirò.

"No, avete ragione" ammise. "Ma io sono sempre stata fedele a mio marito, perciò che importanza ha se qualche giovane suonatore di viella si è invaghito di me?".

"La fedeltà è una merce rara, Maestà" rispose Cacciaguida in tono sommesso. "Il suo prezzo è alto, e una volta che vi si rinuncia non c'è modo di recuperarla".

Eleonora non era sicura di aver capito, ma di una cosa era certa: quell'uomo era affascinante.

"Siete sorprendente, ser Cacciaguida" disse in un soffio. "Avete una vena poetica in corpo".

"Io sono un cavaliere, Maestà..." rispose lui, esitante. "Solo un cavaliere".

Eleonora scosse il capo con un sorriso enigmatico. 

"Non ne sono tanto certa".

Prima che Cacciaguida potesse replicare, un messo sbucato dal nulla comunicò a Eleonora che suo zio Raimondo la stava aspettando nei suoi appartamenti. La regina si alzò, ma prima di seguirlo si girò verso l'anziano soldato.

"Conoscervi è stato un piacere, mio signore" disse con dolcezza. "Vi rivedrò?".

"Ne dubito, Altezza" rispose Cacciaguida, d'un tratto cupo. "Domani condurrò un gruppo di uomini a Dorylaeum. Ordini di re Corrado" aggiunse, come a volersi scusare. "Anche per me è stato un piacere conoscervi".

Elenora sorrise amaramente, e quando l'altro ebbe chinato il capo in segno di riverenza, voltò le spalle e se ne andò.

   
 
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