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Autore: Fujikofran    27/06/2016    3 recensioni
Mentre si sta allenando, Goemon avverte una sensazione strana, come se qualcuno lo stesse spiando. Quella sensazione spiacevole continua ad averla anche in casa, dove Fujiko fa di tutto per farlo sentire tranquillo. Ma, niente, l'inquietudine prosegue e non sarà solo una fastidiosa impressione: qualcuno è davvero intenzionato a far male ai due
Genere: Azione, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dopo...e prima!'
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Dintorni di Shirakawa, Giappone, 1970
 
Il bosco fitto, gli alberi alti e la loro compostezza: lo scenario era perfetto per l'ennesimo allenamento di Goemon Ishikawa, non lontano dalla sua abitazione. Tutto era al posto giusto, per permettergli ciò che si prefiggeva, da quando aveva intrapreso la via della spada: diventare il migliore. Non sapeva se lo sarebbe divenuto, ma lo voleva. Il suo fisico era sempre più prestante e forte, anche se gran parte del merito era di Madre Natura, che gli aveva donato una bellezza unica, raffinata. La sua raffinatezza non gli derivava soltanto dalle origini nobili, ma anche dai geni e dalla predisposizione a diventare ancora più bello, dopo i continui allenamenti. E lui lo sapeva, quando la mattina si svegliava e, guardandosi allo specchio, si vestiva: era davvero fortunato ad essere così, anche se la sua avvenenza non era fine a se stessa, ma un elemento in più che doveva renderlo ancora più potente. Si allenava, Goemon, tagliava rami, alberi interi, saltando e migliorando continuamente la propria agilità. Si muoveva senza sosta, anche nel momento in cui si era alzato un forte vento, che agitava i suoi capelli e che lo metteva in difficoltà nel momento in cui iniziava a correre più velocemente. Poi il vento cessò e lui era ancora lì, con la spada sguainata, quasi a librarsi nell'aria. Una volta terminato l'allenamento, tirò fuori il suo furoshiki, per asciugare il sudore e incamminarsi verso casa. Eppure, quel pomeriggio, qualcosa non quadrava: si sentiva osservato, come se qualcuno fosse nascosto e pronto ad aggredirlo. Madre Natura non lo aveva dotato soltanto di un fisico eccellente, ma anche di sensi ben sviluppati, specie l’udito, che gli permetteva di percepire anche il minimo rumore. La strana sensazione che lo aveva assalito era in lui anche quando entrò in casa, dove qualcuno lo stava attendendo e gli annunciava che aveva cucinato una sorpresa speciale per cena: Fujiko Mine, che, da qualche tempo, viveva con lui. Appena notò il suo sorriso e lo sguardo profondo, Goemon smise, per un attimo, di avvertire quella spiacevole inquietudine. Quando, poi, lei gli si avvicinò per baciarlo, sentì il sollievo più bello di tutta la giornata. Quelle labbra morbide, il loro sapore, buono come un frutto di stagione appena colto e la sensazione che il mondo non esistesse più, tutte le volte che quella donna si trovava davanti a lui: ne era totalmente innamorato, fin dal momento in cui aveva incrociato i suoi occhi per la prima volta, su un vecchio treno a vapore, in Europa. Fujiko era colei che lo aveva traghettato verso l'amore più profondo, fatto di carnalità e sentimento, ma poteva anche diventare la sua rovina, rallentando il suo cammino verso l'illuminazione sulla via della spada.
Si preparò per fare un bagno nella sua piccola onsen, tra una salutare acqua calda, piante e atmosfera adatta per il relax totale. Si spogliò, depose i suoi abiti in un angolo della stanza e, appena si immerse nell'acqua, non gli pareva vero di essere lì: era in uno dei luoghi che più amava al mondo, dove prendevano vita le sue meditazioni migliori, fatte di pensieri rilassanti, mirati al benessere dell'anima. Ma era anche il posto dove amava praticare spesso del sano autoerotismo, quando gli venivano pensieri di altra natura. Sapeva che, prima di essere un valido combattente, era un uomo e, nonostante la vita gli avesse donato Fujiko, a certe pratiche non rinunciava, poiché lo facevano sentire bene. Anzi, benissimo. Purtroppo, però, quel giorno non riusciva né a meditare né a darsi piacere solitario: quell'inquietudine lo aveva nuovamente assalito. Nonostante l'acqua lo accarezzasse per tutto il corpo, non riusciva a rilassarsi. "Qualcuno mi stava osservando e ha intenzione di attaccarmi, prima o poi", disse tra sé e sé. Non riusciva nemmeno a tenere gli occhi chiusi, come era solito fare, erano aperti e fissavano il punto più lontano della stanza. Non appena sentì bussare, allungò un braccio per afferrare la sua spada e, in quel momento, non aveva minimamente pensato che potesse trattarsi di Fujiko, che voleva solo fargli compagnia. Era bellissima, con una vestaglia dai colori sgargianti, ma raffinati. Ricordava un kimono, anche se non lo era.
 
-Tutto ok, mio caro? Sei strano-
 
-No, non è niente...è tutto a posto. Entri in acqua anche tu?-
 
La donna annuì e fece scivolare la sua vestaglia, mostrandosi nel modo in cui Goemon l'aveva sempre preferita di più. Lui rimase immobile, come paralizzato, a fissarla, rapito dalla sua bellezza e, non appena Fujiko si immerse nell'acqua, avanzò per includerla nel suo abbraccio possente e per baciarla. La desiderava.
 
-Aspetta- disse la donna –aspettiamo a farlo, devi prima dirmi che cos’hai: ti vedo turbato e non puoi mentirmi-
 
-Va bene, ti dirò tutto. Vedi, prima, mentre mi allenavo, ho percepito una sensazione sgradevole, come se qualcuno mi stesse osservando e poi seguendo. Non lo so, non riesco a spiegarmelo-
 
-Ti senti minacciato?-
 
Fujiko si strinse di più a lui e lo baciò sul collo.
 
-Non lo so, ma quando ho queste sensazioni spiacevoli, finisco sempre per aver ragione-
 
-Temi per la tua vita?-
 
-Per la nostra, Fujiko, la nostra...non permetterei a nessuno di farti del male. Non deve nemmeno provare a sfiorarti!-
 
-Calmati, amore, guarda che so difendermi benissimo-
 
-Non lo metto in dubbio, ma sappi che spesso intorno a me gravita gente spietata-
 
-Lo immagino...ma la mia vita non è poi così diversa dalla tua-
 
Le loro labbra si unirono ancora una volta e poi un’altra volta ancora. Successivamente, Fujiko si asciugò e si rivestì, Goemon la guardò perplesso.
 
-Non ti preoccupare, non lascio nulla di incompiuto: ti aspetto a letto. Non voglio cenare senza aver fatto l’amore con te, lo sai-
 
Eccola, come sempre, Fujiko Mine, in grado di dire di sì, facendosi, al contempo, desiderare. Lei, la donna che aveva sconvolto l’esistenza di un giovane uomo, la cui vita doveva essere totalmente devota alla spada e al rigore; lei, capace di ridurlo al minimo della razionalità anche con un semplice sguardo. Goemon si asciugò in fretta, non voleva perdere un solo istante, ma non fece il gesto di precipitarsi in camera da letto: voleva anche lui, in un certo senso, fare in modo che Fujiko rimanesse in trepidazione. La raggiunse e le chiese come stesse. Lei stava benissimo, infilata nel futon e senza abiti, ad aspettarlo. Non esitò, quindi, a mettersi accanto alla donna, che gli mostrò un preservativo. Goemon cadde dalle nuvole.
 
-Ma...non dirmi che non è hai mai visto uno- domandò Fujiko con fare curioso.
 
-S-sì, ma mai usato, perdonami-
 
-Mi stai dicendo che con le ragazze che sono venute con te non hai mai preso precauzioni?-
 
-Io no, ecco…-
 
-Ahahahahah, magari sei padre e non lo sai!-
 
-Non credo, nessuna è più venuta a cercarmi. Tu sei l’unica donna che lo ha fatto-
 
Fujiko lo baciò e, mentre gli accarezzava il viso, lo invitò a mettersi il profilattico.
 
-Sai, com’è, tesoro mio, sono nei giorni fertili e non mi sembra ancora il caso di metter su famiglia-
 
-Hai ragione, anche se un domani mi piacerebbe...-
 
-Perfetto, ti aiuto io a mettere questo affare-
 
-E se si dovesse rompere?-
 
-Non si rompe, stai tranquillo...comunque, ok, ho capito che devo passare alla pillola quanto prima-
 
Ci volle poco, per Goemon, per trasformarsi da impacciato per il discorso sul profilattico a detentore del controllo totale della situazione: non appena si ritrovò sopra Fujiko le afferrò i fianchi ed entrò immediatamente dentro di lei, che emise un gemito soffocato, quasi di dolore. Lui non amava molto i preliminari, voleva arrivare dritto al sodo. Non che non li volesse o non li apprezzasse, ma gli interessava che finissero presto. Nonostante tutto l’amore provato per quella donna fosse sincero e passionale, quando era a letto con lei contava solo una cosa: possederla, in maniera potente, impetuosa, quasi senza tregua, fino a che non arrivasse, in un certo senso, a mancargli il respiro. Per Goemon amare Fujiko era anche dimostrale che, a ogni spinta che le infliggeva, poteva toccare il suo animo, attraverso la sua carne, che si stringeva intorno a lui in un misto di piacere ed estasi. Che cosa poteva fare lei, in quell’istante? Lui sapeva farla godere più volte, nell’arco di tutt’un amplesso e non c’era verso di poter sfuggirgli, dato che, spesso, la teneva bloccata sotto il suo meraviglioso e imponente fisico, con movimenti sempre più intensi e veloci. Non poteva far nulla, Fujiko, se non venire, tante volte, dimostrandolo con i suoi continui gemiti, che al suo uomo davano la carica per non fermarsi mai.  Una volta finito, rimasero abbracciati, Goemon non voleva lasciarla andare.
 
-Ti amo- le diceva –più di qualsiasi cosa, più di me stesso-
 
Pronunciava quelle parole con convinzione, la stessa che gli derivava come reazione al ritorno di quella fastidiosa sensazione di minaccia, che lo tormentava dal pomeriggio. Fujiko non parlava, era troppo felice per poter aggiungere altro, soprattutto perché era totalmente convinta che le parole di Goemon fossero sincere:  finalmente qualcuno che l’amava davvero e che non stesse con lei solo per convenienza o per far coppia nel crimine oppure per usarla solamente come oggetto sessuale! A volte le tornava in mente Poon, il suo ex, con cui aveva avuto una breve storia molto intensa, un uomo dal volto malinconico e dai capelli biondi e i sottili baffi. Ma le cose erano andate male, tra loro, e lei ormai guardava a un presente fatto da un bellissimo giovane dall’animo e discendenza nobili.
 
 Goemon stava apparecchiando per la cena, Fujiko impiattava e ci teneva tantissimo a voler vedere delle portate perfette.
 
-Forse stai esagerando, Fujiko...mi basta che sia tutto buono e sono sicuro che lo sarà. Stai cenando con il tuo ragazzo, non con l’imperatore-
 
-Per me vali molto più di un imperatore, Goemon. E comunque dei piatti fatti bene non credo siano all’altezza di tutto quello che stai facendo per me-
 
Si baciarono, ma Goemon si fermò di colpo: aveva udito qualcosa, come un rumore sordo. Poi ne arrivò un altro e questa volta se ne accorse anche Fujiko. Il silenzio totale fece il suo ingresso e la coppia stava vivendo un momento in cui si percepiva il timore di qualcosa di spiacevole e imminente. Entrambi non si sbagliavano: in casa Ishikawa piombarono una decina di uomini, due dei quali immobilizzarono Fujiko per rapirla. Goemon afferrò la sua spada, ma poté fare ben poco contro tanti uomini armati fino ai denti.
 
-No, Fujiko!-
 
Fu bloccato e immobilizzato a suon di pugni. Rimase a terra, gli mancava l’aria e avvertiva il sangue scorrergli dal naso, fino ad arrivargli in bocca per sentirne il sapore. Era solo, senza la sua donna e, soprattutto, senza la spada a cui aveva dedicato la vita fino a quel momento. Aveva abbastanza lucidità per credersi uno stupido, ma non aveva abbastanza forza per scaricare la rabbia che in quel momento avvertiva dentro di sé. Si sollevò, a fatica, si guardò intorno e, sentendosi perso, scoppiò a piangere. Si recò in bagno, per togliersi il sangue di dosso, vide il suo riflesso e tirò un pugno nello specchio, che andò in mille pezzi, alcuni dei quali gli si conficcarono nella mano. Fu difficile, per lui, rimuoverli, il dolore era forte e al sangue già presente se ne aggiunse altro. Si sentiva inerme, rivoleva la sua spada, ma soprattutto Fujiko, viva. Temeva molto per la vita della donna che lo faceva sentire così bene da averlo reso debole. Se lei non ci fosse stata, avrebbe messo fuorigioco quel gruppo di malviventi nel giro di poco. Ma se la felicità doveva essere simbolo di debolezza, allora Goemon voleva essere l’uomo più debole del mondo. No, questo poteva essere un pensiero del suo maestro Momochi e non il suo: da quando Fujiko era entrata nella sua vita lui si sentiva fortissimo, nell’animo e anche nel corpo. Eppure, quella donna era stata rapita davanti ai suoi occhi. Non sapeva come muoversi, come darsi da fare per ritrovare Fujiko; non aveva idea di nulla, nel sua testa c’era un misto di confusione e vuoto totale. Non gli restava che chiamare una persona, che, prima di aiutarlo, lo avrebbe pesantemente ammonito: Momochi, proprio lui. Dopo essersi in apparenza calmato, gli telefonò. Ma il maestro, lì per lì, non sembrava aver compreso la gravità della faccenda.
 
-Ehi, sbarbatello, ti fai rubare le donne sotto il naso? Ahahaahah-
 
A Goemon quell’uomo sembrava ubriaco oppure era sotto effetto di stupefacenti. Lo sapevano in pochi, ma ne erano certi: il vecchio spadaccino faceva spesso uso di droghe.
 
-Maestro, la situazione è grave: devo riavere la mia spada e Fujiko, immediatamente, altrimenti mi ucciderò-
-Sei proprio innamorato, eh, stronzetto? Te l’ho sempre detto che da quando ti sei messo quella donna in casa ti sei rammollito-
 
-Lei è la mia migliore amica, maestro, voglio solo il suo bene!-
 
-Lei vuoi così bene da dividere spesso il tuo letto con lei...-
 
-Maestro, adesso non parliamo di...-
 
-Va bene, va bene, ti aiuterò. Anche perché credo di aver già capito chi siano i colpevoli: i Fuma! Solo loro vanno ancora conciati come ninja nel 1970!-
 
-Non ne sono sicuro-
 
-Verificheremo...ad ogni modo, dammi mezz’ora e verrò da te, mi seccherebbe lasciarti solo: senza la tua spada sei come un agnellino-
 
Momochi aveva una costante tendenza a umiliare Goemon, attraverso battute e riferimenti al suo comportamento, per lui non sempre all’altezza. Non mancava mai di prenderlo in giro,  citando Fujiko, la donna che lo avrebbe, a suo dire, indebolito.
 
Una volta giunto a casa di Goemon, Momochi pretese di farsi preparare un the, come se, invece che dover aiutare il giovane, si fosse accomodato per un momento di relax.
 
-Sono convinto si tratti davvero del clan dei Fuma, anche se non ne sono convinto al 100%- affermò il maestro – Da qualche tempo cercano di rovinarci la piazza. Ho già avvisato dei miei informatori, potrebbero già essere sulla strada giusta. Ricordati, caro Goemon, che ci vogliono fiuto e tecnica, per fare qualsiasi cosa: nessun elemento deve poter trascurare l’altro. Tu mi stai chiedendo aiuto, perché non possiedi queste qualità. Ma voglio incoraggiarti e mi sento che imparerai presto. L’aver percepito il pericolo non te lo ha fatto evitare, ma è stato comunque un passo importante-
 
Momochi rimase in casa di Goemon per tutta la notte, il che, per il giovane, equivalse a non chiudere occhio. Il vecchio si era messo a dormire in un futon in un angolo del soggiorno, quindi lontano da lui, ma il sonno non gli arrivò lo stesso. Non era solo la presenza del maestro a metterlo in ansia, ma anche il pensiero per Fujiko e per la sua spada, oltre a fargli ancora male la mano con cui aveva rotto lo specchio del bagno. In realtà, la sopravvivenza della donna gli interessava molto più della zantetsuken e ne era ben consapevole. “Se per me è più importante una donna che la mia spada, allora è proprio vero: sono innamorato. L’amore è ciò che di più bello possa esserci…Ti prego, Fujiko, non morire” pensava tra sé e sé.
 
La mattina successiva, dopo aver dormito non più di un paio di ore e non appena si era reso conto che Fujiko non era accanto a lui, faticava ad alzarsi. Si sentiva inerme, come se il mondo gli fosse crollato addosso. Sentì squillare il telefono e rispondere Momochi, che poi corse da lui.
 
-L’abbiamo trovata- disse il maestro –è con una parte del clan Fuma, ma non sono gli uomini che credevo io. Comunque, anche la tua spada è con loro-
 
Goemon si alzò di colpo, con un batticuore improvviso.
 
-Andiamo! Subito!-
 
-Calmati, pivello!  - lo rimproverò Momochi -Aspettiamo che ci sia meno gente a far la guardia: i Fuma si riuniscono alle quattro di pomeriggio. Potrai agire in quel momento. Io non ci sarò, non voglio espormi in prima persona nelle tue faccende personali. Ti aiuterà Shinji, il tuo allievo, che ormai è pronto per fare dei passi importanti-
 
-Ma è un imbranato…E poi lui dovrebbe, invece, entrare nelle mie faccende personali?-
 
-Solo tu potrai farlo uscire dalla sua fase di stallo. Sono convinto che presto sarà un giovane valoroso e di grande forza-
 
Non aveva fame, Goemon, non vedeva l’ora che fossero le quattro. Senza aver dormito né mangiato, temeva che non avrebbe dato il meglio di sé nell’affrontare quei malviventi. Sì, ci voleva il giovane Shinji ad aiutarlo nell’impresa di liberare Fujiko e di riavere la spada.
 
 
Momochi aveva ragione: i Fuma erano tutti in riunione e a far la guardia a Fujiko c’erano solo due giovani, alti, ma molto goffi. Goemon e Shinji entrarono nel caseggiato in cui si trovava la donna, imbavagliata e addormentata. I guardiani furono messi k.o. ma Goemon era preoccupato per Fujiko, gli sembrava senza forze.  Probabilmente era solo molto stanca.
 
-Maestro, sento dei passi- affermò Shinji – nascondiamoci e portiamo con noi Fujiko.
 
Così fecero e, in effetti, qualcuno entrò. Goemon riconobbe un suo vecchio conoscente, quasi ottuagenario e che non era totalmente parte del clan dei Fuma. Con lui c’erano altri tre uomini, che imprecavano per aver trovato i guardiani messi fuorigioco. L’anziano uomo aveva in mano la sua zantetsuken e ciò aveva procurato, in Goemon, un moto di rabbia, che stava per farlo scoprire.  Ci volle un attimo per far accadere quello che poteva segnare la fine dell’Ishikawa e di Shinji oppure la loro vittoria sui membri del clan. Il ragazzo corse a distrarre i tre uomini e Goemon riuscì a disarmare il vecchio, rientrando in possesso della sua inseparabile spada, colma di vendetta verso chi aveva l’aveva portata via dal suo padrone. La zantetsuken compì una strage, anche se non uccise nessuno, ma ferì tutti in modo più o meno grave.
 
-Andate dai vostri capi e dite che minacciare e sfidare Goemon Ishikawa XIII significa rischiare di andare incontro a morte certa. Non avrei voluto mai infangare il mio nome, uccidendo gente come voi, non avrei voluto che la mia spada si umiliasse compiendo azioni inutili e questo solo perché Fujiko sta bene, anche se è provata. Un minimo graffio avrebbe significato la fine di ognuno di voi. Vi consiglio di lasciarci in pace, altrimenti la prossima volta non sarò così clemente-
 
Fujiko, nascosta, ascoltò il discorso e scoppiò a piangere, non di dolore, ma di gioia: Goemon aveva rischiato la vita per lei e nessun altro lo aveva mai fatto, fino a quel momento.
 
Goemon, Fujiko e Shinji cenarono tutti a casa di quest’ultimo, la cui madre aveva preparato diversi manicaretti.
 
-Aveva ragione Momochi, ragazzino: sei sulla buona strada per diventare un grande-
 
-Il mio sogno è batterti, maestro!- affermò Shinji, mentre si riempiva il piatto di tamagoyaki.
 
Goemon non disse nulla, ma sorrise, mentre Fujiko lo prese per mano. Ci fu un brindisi con del sakè caldo.
 
-Siete sicuri di non voler fermarvi qui, ragazzi?- domandò la mamma di Shinji –abbiamo tanto posto, anche perché mio marito al momento è in viaggio per lavoro-
 
-Grazie, signora, ma non deve disturbarsi- affermò Fujiko, alzandosi in piedi per aiutare la signora a portare i piatti in cucina  -preferiamo tornare a casa, tra poco. Grazie lo stesso-
 
-Eh,  maestro, dite la verità: volete stare un po’ da soli, voi e Fujiko, eh?- domandò Shinji a bassa voce, approfittando della distrazione della donna.
 
Goemon arrossì e, in effetti, il ragazzo non aveva sbagliato: la coppia fu felice di tornare a casa, per rilassarsi e, soprattutto, fare molto altro.


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