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Autore: Elaine Doyel    28/06/2016    2 recensioni
Dal Testo:
È strano come a distanza di anni non si sa ancora come sia iniziato tutto. La maggior parte crede che fu quella “scampagnata” nelle pianure che i mortali chiameranno Enna, ma io so per certo che non fu quello il motivo. Bisognerebbe guardare più indietro in cerca della vera ragione.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Canti di Antiche Leggende (Raccolta)'
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*** SERVONO A SEGNARE I PoV DI ADE E PERSEFONE    

 

Quando riapro gli occhi mi ritrovo nella stanza dove mi aveva condotto Ade il giorno del rapimento e il dialogo con le Moire e lo spaventoso cane a tre teste che mi bloccava la strada sembra quasi essere stato un sogno.
    «Oh, vi siete svegliata.» vicino al mio letto c'è una giovane donna con i lunghi capelli neri scompigliati e degli inquietanti occhi castani, che brillano di una luce quasi dorata. No, color rubino. Indossa una lunga toga color prugna che, insieme ai capelli, risalta la sua pelle color avorio.
«Chi sei? E cosa ci fai qui?» le chiedo mettendomi a sedere e allontanandomi da lei.
La sconosciuta si mette a ridere «Sono Eris, ma non credo che abbiate sentito il mio nome sull'Olimpo.» dice in modo aspro «Ero solo venuta a vedere chi era l'ospite di cui Ade continua a lamentarsi. Non fa altro che dire di quanto sia seccante badare ad una bambina che si è fatta mordere da una delle teste di serpente di Cerbero, restando incosciente per una luna» aggiunge con noncuranza
Le sue ultime parole mi colpiscono come se fossero di pietra. Ora so per certo che non è stato un sogno. Ero uscita dal palazzo e corso in cerca di un modo per poter risalire, per poi imbattermi nell'enorme cane a tre teste, dopo una fitta al polso, però, non ricordo più niente, se non due occhi neri come il fondo di un pozzo. Ormai non guardo più Eris ed istintivamente porto la mano dove avevo sentito la fitta. La porta si apre con un cigolio quasi sinistro, e una voce familiare rompe il silenzio che si era creato in quel momento.
    «Che ci fai qui Eris?»nella voce di Ade si nota che non ha più quella calma che la caratterizza, anzi si può sentire una nota di rabbia.
«Ero solo curiosa di vedere la ragazza.» il suo tono è diventato più docile, come se avesse paura di lui.
«Vattene e ritorna al tuo lavoro!»dice irritato.
Sento Eris andarsene e quando la porta inizia a cigolare mi riscuoto dai miei pensieri.
«Aspettate!» tento di mettermi in piedi, ma le gambe mi cedono e io ricado seduta sul letto.
«Sono ancora indolenzite, non devi sforzarle.» la sua voce si è addolcita di nuovo.
    Tengo lo sguardo fisso sui miei piedi,a disagio per colpa di quello che mi ha detto Eris. «M-mi dispiace. Avevate ragione. Mi sono comportata come una bambina.» non oso guardarlo non solo per quello che avevo sentito dire di Ade nel mondo mortale, ma soprattutto perché mi sono comportata da sciocca. La curiosità di vere la sua espressione, però. Prende il sopravvento e, titubante, alzo lo sguardo. Quando lo vedo riconosco in lui il dio che ho incontrato nell'Olimpo. Nel suo viso leggo una sorta di confusione, come se non sapesse di cosa stia parlando. Poi i suoi lineamenti si rilassano, come si si fosse ricordato di qualcosa, qualcosa di importante. Abbasso il capo, iniziando a sentirmi sempre più stupida.
    «Non credere mai a tutto ciò che ti dice Eris. Lei è la dea della discordia, e vedere litigi la fa stare bene.» alzo il capo mentre parla. Mi fa uno strano sorriso quando finisce per poi uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle sue spalle. Mi siedo più comodamente nel letto, fissando ancora l'uscio. Non sembra cattivo come pensavo.

Qualche ora dopo riesco a rimettermi in piedi e sento la necessità di rivedere le Moire. Quando esco dalla stanza noto che il corridoio è ancora deserto, come il giorno della mia fuga mancata, ma questa volta non devo scappare. Percorro il corridoio in tutta tranquillità e, quando arrivo di fronte alla stanza delle tre vecchie, apro la porta senza esitare.
    «Salve Persefone.» dice la vecchia con le cesoie.
«Come si sente oggi?» mi chiede quella che fila
«Meglio.» rispondo, mentre mi guardo intorno. Quando sento le cesoie stridere un brivido mi percorre la schiena. «Volevo chiedervi una cosa, ma magari è un po' stupida...»
«Volevi sapere se eravamo a conoscenza del tuo fato.» mi interrompe l'unica vecchietta che non aveva ancora parlato «Vedi mia cara, era destino che accadesse.»
«Per questo abbiamo chiamato Ade.» continua la vecchia con le cesoie.
«Devo dire che si è arrabbiato molto con noi quando ha scoperto che vi avevamo indicato l'uscita.» dice tra sé e sé la vecchia che fila.
    «Quindi non ce l'ha con me?» chiedo, titubante.
La vecchia con le cesoie alza uno sguardo verso di me, una strana luce brilla nei suoi occhi «Certo che no! Anzi credo proprio che sia contento di sapere che ora state bene.»
«Sì. Immagino di sì.» dico poco convinta, voltando il viso dal lato opposto.
«Abbiamo soddisfatto la vostra curiosità? O volete che vi togliamo di dosso anche il peso dell'ultimo dubbio che vi affligge?» mi chiede la vecchie che fila.
Ritorno a guardarle. L'ultimo dubbio riguarda Eris e le sue parole, ma ormai non mi chiedo come fanno a saperlo. «Vorrei solo sapere se mi devo fidare di Eris e delle sue parole.»
La vecchia che avvolge il filo mi guarda, facendo uno strano sorriso che mi fa venire i brividi. «La qualità di Eris è riuscire ad inimicare le due parti. Non bisogna mai dare ascolto alle sue parole, sia che esse siano vere oppure no.» dice mentre avvolge il filo. Il dubbio inizia ad insidiarsi nella mia mente, e quando continua mi sento più sollevata. «In questo caso questo caso la menzogna che vi ha raccontato era per rendere i vostri rapporti con Ade più sottili di quanto già non siano.»
    È vero. Da quando Ade mi ha condotto qui non gli ho reso la vita facile con tutti i miei capricci e, soprattutto, con la mia fuga. Rimango immersa nei miei pensieri per qualche secondo, prima di rivolgere un saluto cordiale alle Moire. «Vi ringrazio per aver dissipato ai miei dubbi.»
Esco dalla stanza e inizio a guardare in torno, per poi decidere di tornare nella mia camera.

Mentre percorro il corridoio guado con più attenzione il palazzo. È costruito con dell'ossidiana che appare di colore violaceo alla luce delle torce con le fiamme azzurre. Arrivo davanti alla porta della mia camera e, quando sto per aprirla sento un rumore alla mia sinistra, dove si apre un lungo corridoio. Sembra non esserci nessuno così rientro nelle mie stanze. È in ordine come l'avevo lasciata, tranne per il letto che è stato rifatto. Ispeziono la stanza, dato che ho passato la maggior parte del mio tempo sdraiata a piangere. C'è una piccola rientranza alla destra della porta dove è posta un baule di legno scuro, mentre la parete di fronte alla porta è stata decorata con dei dipinti di prati. La stanza è illuminata non solo dalle torce con la fiamma blu, ma anche una larga finestra che si trova di fianco al baule. Esamino meglio il dipinto e noto una seconda porta, che è stata decorata insieme alla parete. Mi avvicino e la apro, ritrovo in un altro corridoi.
    Sono finita in un labirinto!
Di fronte si trova un piccolo pezzo di terra circondato da colonne ioniche. Mi avvicino per esaminarlo meglio. Il terreno è pieno di erbacce che si mischiano ai colori dei fiori selvatici. Sembra così spoglio.
Sento un rumore provenire alle mie spalle e noto una porta grande il doppio delle altre, socchiusa. Mi avvicino, notando di essere tornata nel corridoio dove si trova la mia camera, e dal piccolo spiraglio riesco a vedere solo una parte della stanza. 
    «Cosa ci fate qui?» dietro di me sento la voce di Ade, calma come sempre, ma nei suoi occhi si legge un velo di preoccupazione misto a sollievo. Non c'è traccia di rabbia, anche se già so cosa sta pensando.
«Stavo facendo un giro.» dico subito «Non stavo provando a fuggire di nuovo, ve lo giuro.»
Abbasso lo sguardo, mentre Ade non dice niente, e la cosa un po' mi preoccupa. «Va bene. Se avete bisogno di qualsiasi cosa chiedete pure a me. Fate come se foste a casa vostra.» si allontana da me, dirigendosi alla porta.
«Allora posso venire con voi?» che ti salta in mente? Anche se è stato gentile non vuol dire che puoi disturbarlo mentre lavora!
«Va bene.» dice aprendo completamente la porta, per poi rivolgersi direttamente a me «Se vi annoiate potete andare dove volete.»
    Mi fa entrare nella stanza, più grande delle altre e più illuminata. Noto che è presente una donna alata, con serpenti al posto di capelli e che in mano tiene un coltello di bronzo. Mi fermo, facendo un passo indietro, leggermente sorpresa.
«Non si preoccupi mia signora, Tisifone non le farà del male.» sussurra una voce al mio orecchio, una voce che non avevo mai sentito. Sussulto quando sento il soffio delle sue parole sul mio collo, ed istintivamente mi aggrappo al braccio di Ade. Si volta verso di me, alquanto sorpreso prima di guardare da sopra la mia testa.
Sei davvero sciocca. Mi rimprovero mentalmente, staccandomi dal suo braccio.
    «Thanatos sei in ritardo.» lo ammonisce Ade.
«Non è colpa mia!» si lamenta la voce. Mi giro per vedere di chi sia, ritrovandomi di fronte ad un ragazzo dai corti capelli neri e gli occhi grigi. Ha la pelle olivastra ed indossa una toga che lasciava la spalla destra scoperta, ricoperta da un tatuaggio bianco. «Hypnos non voleva alzarsi.» borbotta alquanto seccato.
Dietro di lui c'è un ragazzo con la stessa carnagione e corti capelli grigi. È alto quanto Thanatos, ma non riesco a vederli il viso, visto che sta dormendo con la testa poggiata sulla spalla del moro.
    Thanatos volge il suo sguardo verso di me facendomi sentire in imbarazzo. «Mi dispiace di avervi spaventato, mia signora.» si china leggermente, incurante del ragazzo dietro di lui che cade al suolo, mettendosi in piedi in fretta e furia. È uguale a Thanatos, ma il suo tatuaggio è nero e gli occhi sono castano scuri.
«Non c'è bisogno che mi dai quell'appellativo. Non sono così importante.»
«Certo che lo siete...» inizia il ragazzo, per poi interrompersi a causa di uno sbadiglio. Thanatos guarda suo fratello con aria di rimprovero, mentre Ade osserva i due spazientito.
«Mi spiace interrompervi, miei signori, ma Caronte ha portato altre anime.» dice Tisifone.
«Arrivo.» la voce di Ade ha assunto un tono serio, guardando i due fratelli «Thanatos, Hypnos iniziate a lavorare.»
    I due salutano rispettosamente sia Ade che me, prima di uscire dalla stanza. «Cosa posso fare io?» chiedo rivolta a lui.
«Non c'è molto da fare qui in realtà.» dice mentre si avvicina al suo trono.
«Vorrei fare qualcosa ugualmente.».
Mi guarda intensamente, come per capire quale sono le mie vere intenzioni, prima di sospirare «Se volete potete tenermi compagnia.» io annuisco, mentre lui si siede «Ricordate che se volete potete andare dove più vi aggrada.» continua.
    Vedo Ade fare un gesto con la mano e la pietra del palazzo sembra aver preso vita propria, trasformandosi sotto i miei occhi in un trono. Lo schienale non è molto alto e tutt'intorno sono presenti dei decori geometrici che gli donano un aspetto regale, come quello di Era. Sembra quasi di trovarsi di fronte alla sala del trono del padre degli dei. Mi fa sedere di fianco a lui, mentre aspettiamo che entrino le anime. La prima che entra mi ha fatto impressione. È un'ombra, vera e propria proiezione del suo corpo mortale. La sua pelle è candida, quasi trasparente, mentre gli occhi sono spenti. Indossa quelli che sembrano abiti da lutto, mentre tiene per mano un'ombra più piccola dall'aspetto di un bambino. Sento il cuore stringersi nel petto alla loro vista e non ascolto minimamente l'udienza. I miei occhi sono fissi sulle due figure e più li guardo più sento la tristezza invadermi. Alla fine mi viene detto che sono stati mandati nei Prati Asfodeli, e io mi sento un po' sollevata dato che adesso le due ombre potranno stare insieme.

La giornata si può dire che sia stata alquanto monotona, e l'unica cosa che ho visto sono anime di defunti. So che la morte fa parte del ciclo naturale delle cose, ma a volte sembra così ingiusta. Come le prime anime che ho visto che mi hanno indotto a chiedermi come mai una madre e suo figlio hanno raggiunto i loro antenati così presto. 
    «Mia signora cosa ci fate qui?» Thanatos è apparso dal nulla, o forse io non mi sono accorta che si stava avvicinando.
«Pensavo. È l'unico posto dove riesca a riflettere.» il mio sguardo continua a perdersi per l'intero prato che dalla porta del palazzo si estende fino a dove l'occhio può giungere. A quanto pare non esistono solo l'ingresso da dove sono arrivata, e quello da dove sono fuggita - scoperto a mie spese che non sono lo stesso - ma anche un altro, e questo mi ha reso meno speranzosa di trovare l'uscita. Così ho deciso di uscire a prendere un po' di aria dall'ingresso da cui sono arrivata. Il primo giorno non ci avevo fatto molto caso, ma oggi ho notato che tutt'intorno crescono piante di ogni genere, anche se le condizioni non sono adatte alla loro fioritura. Sono per lo più piante da frutto, come l'albero di melograno sotto il quale sono seduta, e questo mi fa ricordare quello che mi disse una volta Ermes quando gli chiesi del suo lavoro.
    "Nell'Ade crescono piante da frutto e chi ne mangia anche solo uno è condannato a restarci per l'eternità." Abbastanza inquietante, seppur la vista di queste piante sia incantevole. Certo ho fatto una piccola modifica al prato, ma proprio pochissimo.
    Chiudendo gli occhi mi sembra di essere nei prati mortali, anche se manca quella sensazione di calore che si ha quando la pelle è sotto i raggi caldi del sole. Qui riesco a sentire l'aria fresca che muove l'erba e le foglie, trasportando quel dolce profumo di fiori appena sbocciati. Sembra una di quelle giornate dove Elio soffia leggero tra le vaste pianure, una di quelle giornate dove passi la mattina distesa sull'erba a guardare il moto delle nuvole e il volo degli uccelli, ma qui l'unica cosa che si può vedere è il nulla sopra la mia testa. Alzo gli occhi verso quel nulla, per poi ritornare a guardare il prato sospirando. Mi manca il mondo di sopra.
    «Cosa sta succedendo nel mondo mortale?» chiedo ripensando a tutte quelle anime.
«Le solite cose. Malattie e morte. Bambini che giocano e adulti che lavorano. Nulla di eccezionale.»
Mentre Thanatos mi racconta cosa fanno gli uomini vedo sbucare fuori dal nulla Hypnos. Ha la testa piena di foglie, indice che si è appisolato in qualche prato. Sembra che sia un suo vizio, ma sapendo che è il dio del sonno inizio a pensare che sia normale. Si avvicina a noi facendo un grande sbadiglio, per poi sedersi di fronte a me, e poco ci manca che non si addormenti di nuovo, ma questa volta riesce a resistere. Sembra alquanto sorpreso di vedere i papaveri che ricoprono il terreno scuro dell'Ade. E come dargli torto, prima non c'erano.
    «Da dove sbucano questi?» chiede sfiorando un petalo scarlatto, interrompendo il fratello.
«Me lo stavo chiedendo pure io.»
Alzo di poco le spalle, titubante «Ho dato loro solo una mano. Sembrava così spoglio.»
I due fratelli mi sorridono. Che la pensano al mio stesso modo?

Restiamo nel giardino per un po'. Sto insegnando a Hypnos a fare delle corone di fiori, anche se noi abbiamo usato solo papaveri. Thanatos si è rifiutato di farle, ha detto che preferiva guardare, ma credo che la ragione sia un'altra. Ho scoperto che lui è il dio della morte, e di conseguenza se tocca anche solo un petalo quello appassisce in un secondo, e questo mi rende un po' triste. Trovo lo stesso divertente passare un po' di tempo con qualcuno che sembra avere più o meno la mia età, anche se un po' mi mancano le mie compagne.

* * * *

È passata sì e no una settimana da quando Persefone si è ripresa ed ha iniziato a seguire le udienze con i morti. Sembra essersi abituata alla vista di queste ombre, anche se ancora non riesco a capire cosa le passa per la testa, dato che a fine giornata la vedo uscire da uno dei tre ingressi per prendersi cura delle piante senza mai provare a scappare. L'osservo passare da una pianta all'altra con quell'entusiasmo, chiedendomi da dove viene tutta questa energia, e dalla finestra del deposito riesco a vedere bene come si affanna. Ed è in questi momenti che mi piacerebbe quasi essere lì con lei per rivedere quel sorriso che catturò la mia attenzione.
    «Perché non chiedi ad Efesto se vi crea uno dei suoi stupendi gioielli?» dice una voce stridula da bambina. Sospiro senza distogliere lo sguardo da Persefone. «Vi ho detto mille volte di avvisare quando venite.»
Mi ignora come sempre, ma ormai non vale più la pena arrabbiarsi con lei. La bambina si avvicina ai pilastri della finestra, arrampicandosi per vedere meglio la chioma castana della ragazza. «Però! È davvero bella.» e mentre lo dice ridacchia. Distolgo lo sguardo da Persefone, che ormai sta intrecciando corone di papaveri, per guardare il viso tondo di Ecate incorniciato da una riccia chioma nera. I suoi occhi verdi fissano ancora la figura di Persefone e uno strano sorriso le si dipinge in volto.
Poggia i piedi a terra, per poi iniziare a girare attorno alla scrivania sorridendo, mentre io riposo il mio sguardo sulla figura di Persefone che ha iniziato a correre scalza sull'erba.
    «Quella ragazza non sembrava fatta per l'oltretomba.» dice la voce seria da donna di Ecate.
«Cosa intendete?» la guardo stupito. Mi aspettavo che dicesse che "non è fatta per l'oltretomba", come mi disse quella volta mio fratello, e non il contrario. Insomma l'ho rapita con l'aiuto di Zeus, ma è stato perché non sono fatto per corteggiamenti e tutto il resto – e questo mio fratello lo sa bene – poi c'era anche il fatto che Demetra non avrebbe mai acconsentito.
«Qualsiasi persona che viene rapita non passa le sue giornate come se non fosse successo niente, anzi...»
«Tenterebbe di scappare.» completo «L'ha già fatto.»
    Ecate sorride appena «Tenterebbe sempre di scappare. Fate come vi ho detto, fatele un regalo.» si avvicina alla porta «E poi chissà, magari potrebbe sbocciare qualcosa e di sicuro non vedrà più la sua permanenza nell'oltretomba come qualcosa di obbligatorio.» continua con una risata cristallina, prendendosi beffa di me.
Quando sto per ribattere lei non c'è più, torno così a riporre la mia attenzione su Persefone distesa sull'erba.
Forse Ecate ha ragione. Dovrei provare a non essere quel freddo blocco di ghiaccio il quale – per colpa della solitudine – sono diventato.




 


NOTE

Le abitazioni greche possedevano al centro un cortile circondato da delle colonne chiamato peristilio.

Thanatosa è la personificazione della morte, figlio della Notte e fratello gemello di Hypnos.

Hypnos è  dio del sonno, figlio di Erebo e fratello gemello di Thanatos.

Thanatos e Hypnos venivano raffigurati come due giovani alati con in mano dei papaveri

Ecate è la dea della magia, degli incantesimi e degli spettri, raffigurata come triplice (giovane, adulta/madre e vecchia).  Divinità , in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei ed il regno dei Morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti


Angolo Autrice:

Salve a tutti !!! Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione. Era pronto da un po' e bastava solo controllarlo, ma più lo leggevo più non lo vedevo "all'altezza" del I atto.

Un grazie a tutti voi che avete letto il primo atto e commentato




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