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Autore: AliceWonderland    28/06/2016    2 recensioni
-Atem?- lo chiamò Yugi, all’interno del puzzle -Atem, che cosa vi siete detti?- gli domandò, battendo più volte sulla porta metallica che separava le loro anime, ma questa non si aprì, accogliendolo come al solito -Era come pensavo, vero? Era lui che cercavi di evitare, ho ragione?-.
Quando comprese che ancora una volta le sue domande non avrebbero trovato risposte, Yugi restò immobile, la fronte poggiata a quella lastra di ferro spessa, gelida e arrugginita, a fissare il pavimento di mattoni e le lacrime che lo avevano chiazzato. Erano sue? Erano di Atem? Non si capiva.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Nameless story-



Seto Kaiba abbassò gli occhi sul suo drink, soffocando l’ennesimo sospiro e posando il bicchiere su uno dei tavolini che riempivano la sala dei ricevimenti di Castel Pegasus.
Quella sera la dimora del multimiliardario era un trionfo di luci ed effetti, e i candelabri di ottone appesi al soffitto, tirati a lucido per l’occasione, diffondevano una luce pari a quella del mezzogiorno.
Gli ospiti si aggiravano per la sala chiacchierando e scambiandosi convenevoli a cui persino il presidente della Kaiba Corporation non aveva potuto sottrarsi, soprattutto quando a metà serata era sopraggiunto il rivale in affari, Siegfried Von Schroider, accompagnato da alcuni importanti investitori che non avrebbero gradito di essere ignorati.
Poteva dirsi oramai abituato a quel tipo di eventi e alla maggior parte dei pretenziosi ospiti che ne prendevano parte, tuttavia, in quel periodo non era dell’umore adatto per assecondare quei festeggiamenti, anzi, le domande e le curiosità che riempivano le bocche degli invitati stranieri, lo spensierato andirivieni di questi ultimi immortalati di tanto in tanto dai fotografi, e di Pegasus che cercava di assicurarsi che ognuno di questi stesse godendosi l’atmosfera creatasi prima del lancio promozionale del loro nuovo prodotto, non facevano che renderlo ancor più ansioso di procedere all’annuncio per poi abbandonare l’isola.
Avrebbe dovuto lasciarsi convincere con maggior accondiscendenza da Mokuba a restare a Domino, quel week-end, ma vista la collaborazione instauratasi nei mesi precedenti tra la KC e l’I2 non aveva potuto fare a meno di mancare proprio all’anteprima del lancio promozionale, a cui erano intervenuti azionisti e acquirenti di un certo spessore interessati alla loro nuova proposta.
Si era ripromesso, tuttavia, di lasciare l’isola una volta ottemperate le sue incombenze, e di ripartire la sera seguente alla volta del Giappone dopo un veloce meeting mattutino alla succursale statunitense della sua azienda.
-Allontana subito quell’aria funerea dal viso, Kaiba-boy- lo riprese, scherzoso, il socio in affari, fermandosi al suo fianco -Non riesci proprio a fare di meglio, stasera?-;
-Pegasus, avevi detto che non si sarebbe trattato d’altro che della presentazione del nuovo sistema, ma sappi che se fossi stato al corrente di prendere parte ad una frivola festa piena di paparazzi, champagne e damerini da oltre oceano, me la sarei volentieri risparmiata- bisbigliò Seto, fra le labbra, lanciandogli un’occhiataccia a cui l’uomo non parve far caso, mantenendo il suo aplomb impeccabile e salutando di tanto in tanto con lo sguardo qualche conoscente di passaggio.
-Oh, via, Kaiba-boy. La presentazione ci sarà eccome, e creare un po’ di suspense non può che giovare alla serata. Questi damerini, come li definisci tu, sono i nostri migliori compratori sul mercato azionario, ricordalo. Ma va bene, in fondo sono io l’addetto ai sorrisi e all’intrattenimento, giusto?- disse, alzando le spalle -Pazienta ancora qualche minuto, va bene?-;
-Non so perché ma ho come l’impressione che tu abbia altro in mente. Dimmi se sbaglio…- Seto si interruppe, scorgendo con la coda dell’occhio al fianco del collega la figura familiare di Yugi Muto, rimasta fino a quel momento in disparte.
Quest’ultimo, accortosi dell’attenzione del presidente della Kaiba Corp. spostatasi su di lui, smise di guardarsi intorno e alzò timidamente una mano, trovando l’occasione per rivolgergli un segno di saluto.
-Come va, Kaiba?- disse, tentando di sfoderare il sorriso più naturale di cui disponeva.
-Yugi?- mormorò Seto, aggrottando la fronte e rivolgendosi al socio in affari -Cosa ci fa, lui, qui?-;
-Ma come?- sorrise il multimiliardario -Dimentichi sempre che Yugi-boy è il nostro prezioso campione del mondo. E poi, Immaginavo che ti saresti annoiato nell’attesa, così ho pensato di invitarlo per conferire un po’ di sana azione alla serata-.
Gli occhi blu di Seto si ridussero a fessure; le palpebre di Yugi, invece, si spalancarono.
-Aspetti, signor Pegasus, che cosa significa?-;
-Significa, giovane campione del mondo, che tu e Kaiba-boy darete una piccola dimostrazione pratica al nostro trepidante pubblico del nuovo sistema di duello- rispose l’americano, entusiasta, aprendo le braccia come a enfatizzare al meglio il suo inaspettato annuncio.
-Assurdo- sibilò Seto -E non avresti potuto parlarmene prima?-;
-Via, via, la presentazione comincerà tra quindici minuti, nel frattempo divertitevi e… Kaiba-boy, il sorriso- gli fece notare nuovamente l’uomo, allontanandosi e unendosi alla conversazione di un gruppetto di giornalisti, dove sapeva bene che Seto non l’avrebbe certo seguito per esporgli le sue rimostranze riguardo quell’idea dell’ultimo minuto.
-Dovevo aspettarmi che questo non sarebbe stato un evento simile alle feste di compleanno di Anzu- sospirò Yugi, rassegnato e per niente a suo agio avvolto in quello smoking su misura tanto elegante.
Seto preferì non commentare, limitandosi a lanciargli occhiate di sottecchi.
Anche il campione di DM sembrava desiderare di non essere lì; il disagio che provava fra tutte quelle persone si faceva sempre più palese a ogni minuto, e Seto ebbe presto la conferma che questi non capisse neanche le domande più elementari che gli venivano poste dagli ospiti.
Per diverse volte nell’arco di un paio di minuti, vide Yugi declinare le loro attenzioni con dei sorrisetti tirati e nervosi al limite dell’imbarazzante, pronunciando in sussurri e balbettii a malapena udibili da orecchio umano parole come Gud ivning e S-sorry per poi scuotere il capo come un forsennato per lasciare a intendere l’impossibilità di esprimersi in altri termini e in altre lingue che non fossero il giapponese.
Soltanto dopo l’ennesimo buco nell’acqua, per evitare che il ragazzo scatenasse involontariamente conflitti con qualche stato europeo, Seto si intromise tra lui e una facoltosa coppia di imprenditori svedesi, quel tanto che bastò per fornire loro concise risposte alle loro domande.
-Ti ringrazio- gli bisbigliò Yugi, quando i due stranieri si furono allontanati -Aspetta, Kaiba, dove stai andando? Tra poco dovremo…-.
Il più piccolo si interruppe e alzò le spalle, guardando il presidente della Kaiba Corporation allontanarsi verso la terrazza, e, abbassando lo sguardo sul Millennium Puzzle, per un attimo il suo sorriso si immelanconì: -Perché non ti sei mostrato?- pensò, rivolgendosi allo spirito in esso contenuto -Atem?-.
Sospirò, demoralizzato nel constatare che nemmeno la presenza di Kaiba sembrava essere riuscita a convincere il faraone a venire allo scoperto, anzi, da quando Yugi l’aveva incontrato, Atem aveva smesso di condividere con il partner i propri pensieri e si era chiuso in un silenzio preoccupante. Che fosse proprio il presidente della Kaiba Corporation il motivo di tanta insofferenza da parte del faraone?
-Che cosa succede, Atem? C’è qualcosa che ti tieni dentro da giorni, e vorrei tanto sapere di cosa si tratta…-.
Silenzio.
Yugi si rassegnò a lasciare in pace il suo amico, seppur turbato dal suo strano comportamento.
Dal giorno del loro ritorno, dopo aver portato alla luce il nome del suo doppio e le sue memorie, lui, Jonouchi e i loro amici erano tornati a Domino City, promettendo agli Ishtar di ricontattarli non appena lo spirito si fosse sentito pronto a tornare nell’Aldilà, ma ancora nessuno dei due compagni sembrava essere preparato a dire addio all’altro.
Yugi era contento che Atem avesse deciso di trattenersi ancora per qualche tempo prima del loro duello finale, ma il faraone sembrava cambiato, si era fatto sempre più taciturno, e, nei brevi momenti in cui si mostrava al suo fianco, sembrava perso in chissà quali pensieri che al proprietario del Puzzle non era dato conoscere.
Eppure era sempre stato così naturale per loro essere reciprocamente al corrente dei pensieri dell’altro, invece negli ultimi tempi il giovane monarca aveva persino preso a celargli le proprie riflessioni, impedendogli di approfondire la questione…
-Abbiamo ancora del tempo, in fondo- lo tranquillizzò, tornando a guardare gli invitati attorno a sé -Piuttosto…!- e quasi sentì mancargli il respiro all’idea di dover tornare a vagare da solo in quella sala ghermita di stranieri fin troppo entusiasti di lui, tra cui Vivian Wong, che, al suo arrivo, scorgendolo, aveva tentato ancora una volta di abbracciarlo davanti ai fotografi, rischiando di soffocarlo fra i suoi seni prosperosi.
Deglutì, non riuscendo a individuare una via di fuga in quella sala piena di persone che si muovevano in tutte le direzioni, così decise di rifugiarsi all’esterno.
-Ehm, Kaiba, vengo con te se non ti dispiace- disse dopo aver scorto due odango familiari svettare e muoversi tra la folla; allungò il passo e si accodò a Seto, superando i tendoni di broccato rosso che separavano la sala dalla terrazza panoramica.

Quando lo sciabordio delle onde che si abbattevano sulla scogliera sottostante sostituì il brusio e le chiacchiere della sala, Seto trovò finalmente un po’ di sollievo.
Non era mai stato un amante di quei lanci promozionali, tramutati sempre più spesso in eventi mondani dal socio in affari, tuttavia Pegasus conosceva bene le strategie di mercato del proprio paese, sapeva come ingraziarsi tutti quegli eccentrici personaggi, e a Seto non restava che assecondarlo. Il suo lavoro lo chiamava a prendersi carico anche di quell’incombenza, e benché non potesse negare a se stesso la soddisfazione che provava nel vedere un suo prodotto lanciato e sulla strada del successo, Seto Kaiba rimaneva pur sempre quella sorta di genio solitario le cui idee nascevano una dietro l’altra nella pace e nella calma dei suoi uffici e dei laboratori, supportato da uno staff preparato, che aveva imparato presto a sostenerlo coi fatti e non con le chiacchiere che ben poco tollerava.
Già pensava a qualcosa di nuovo, Seto, impaziente di mettersi al lavoro e di tenere occupata la mente con qualche nuovo progetto.
-Kaiba?-.
Il ragazzo volse lo sguardo verso Yugi, che si era fermato a pochi passi da lui, e per un attimo la sua mente vagò al giorno in cui entrambi avevano fatto ritorno a Domino City.
Tornato alla normalità e alla sua azienda, Seto non aveva neanche fornito spiegazioni troppo dettagliate al fratello minore e ai suoi dipendenti più fidati circa quel viaggio nelle memorie del faraone.
Aveva già la mente proiettata verso il nuovo prototipo, protagonista del lancio di quella serata, che l’avrebbe tenuto impegnato per diverse settimane; inoltre, aveva pensieri e crucci da cancellare, e così aveva fatto ciò che per lui era più naturale: si era gettato a capofitto nel lavoro, spesso trascorrendo le notti nel suo laboratorio, tanto che Mokuba aveva protestato per quel suo comportamento ai limiti dell’insano.
Poco tempo dopo il fratellino doveva essere venuto a conoscenza dei fatti tramite Jonouchi, Anzu e Honda, perché un giorno, tornato da scuola, aveva cominciato a subissare Seto di domande riguardo Atem, e di cosa fosse venuto a conoscenza di lui nel lasso di tempo che aveva preceduto il loro rientro in Giappone.
-Gli altri mi hanno detto tutto, ma ancora non capisco … Nii-sama, tu e Atem avete discusso?- gli aveva chiesto, guardandolo lavorare al nuovo prototipo -E’ per questo hai anche rifiutato di prendere parte al torneo indetto dall’I2?-.
Seto aveva proseguito nel suo lavoro, scorgendo ma ignorando l’aria delusa assunta in quel momento dal fratellino.
Sapeva che se c’era un’altra persona per cui Mokuba provava grande stima dopo di lui quella era Atem, e benché lottasse per non darlo a vedere, il bambino sembrava dispiaciuto per il fatto di non aver più avuto occasione di incontrarlo in seguito all’ultimo campionato di DM indetto dalla loro azienda.
-Il fatto è che io e Atem non abbiamo più nulla da dirci, Mokuba. Questa storia è oramai conclusa e non voglio più sentirne parlare, sono stato chiaro? In quanto ai tornei, avremo tutto il tempo di organizzarne altri quando il nuovo prototipo sarà completo-.
E ora, a distanza di un mese, ritrovava Yugi.
Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, non poteva evitarlo, ma la cosa lo infastidiva ugualmente seppur non potesse farne una colpa al suo compagno di classe. Non era con Yugi Muto che Seto aveva un conto in sospeso, bensì con quel codardo che, a quanto sembrava, non aveva ancora deciso di togliersi una volta per tutte dalla loro strada.
Lanciò uno sguardo al pendente appeso al collo del vicino, e nei suoi occhi blu balenò una scintilla di astio.
La consapevolezza che nemmeno la sua vita sarebbe potuta continuare fino a quando Yugi non si fosse liberato di quel manufatto lo rendeva furioso e inquieto.
Per quanto lottasse per negarlo a se stesso, Seto era oramai così legato, suo malgrado, alle vicende in cui Atem l’aveva coinvolto per anni, che anche rifiutarsi di avervi avuto a che fare non lo faceva sentire meglio, non lo liberava da quel peso opprimente che da oltre un mese lo perseguitava.
In quel caso, Seto Kaiba non poteva dire ‘basta’ per far sì che ogni cosa tornasse alla normalità secondo il suo volere.
Atem era un capitolo della sua vita che ancora rifiutava di trovare una volta per tutte una conclusione, e che lo perseguitava ovunque andasse, nonostante il ragazzo insistesse nell’ignorarne l’esistenza.
-Vorresti… - Seto si voltò verso Yugi, che si era interrotto per un attimo, incerto se proseguire -Mi chiedevo se ti andasse di parlare con lui- disse, infine.
-Come?-;
-Da qualche tempo non riesco più a comunicare liberamente con Atem- gli rivelò il più piccolo, pendendo coraggio e abbandonando l’aria timida e pacifica di sempre -Sembra che qualcosa lo tormenti dal giorno del nostro ritorno. Kaiba, ho come il sentore che questo suo strano comportamento abbia a che fare con te-.
-Ridicolo. Non starai cercando di accusarmi di qualcosa, spero-;
-No, certo che no- si affrettò a mettere in chiaro il possessore del Puzzle -Ma sono sicuro che se accettassi di parlargli…-;
-Parlargli?- soffiò Seto, sprezzante -Cosa ti fa credere che io sia disposto a parlare con lui?-;
-Parlare con me di cosa?-.
Il cambio repentino di voce proveniente da Yugi lo costrinse a interrompersi.
Lì, fermo e in attesa di una risposta, Atem si strinse nelle spalle e ricambiò l’occhiata perplessa del suo interlocutore.
-Ti trovo bene, Kaiba- commentò, dopo un attimo di silenzio, fissando l’elegante smoking che, a differenza del suo, rendeva Seto ancor più slanciato.
-Hm, non posso dire lo stesso di te. Da quanto mi è parso di capire, ora è Yugi a farti da balia-.
Atem aggrottò la fronte: -Yugi è il campione del mondo, adesso- gli ricordò -Non ha certo più bisogno del mio intervento e sostegno, se è questo che vuoi dire…-;
-Se è così perché non lasci il suo corpo una volta per tutte, invece di comportarti come un parassita?-.
Atem spalancò le palpebre, colto alla sprovvista da quelle parole pronunciate con tutta l’intenzione di procurargli dispetto.
-Accadrà presto- replicò -Già… Se la caverebbe molto meglio se decidessi di recidere il nostro legame una volta per tutte-;
-Hm, dovrò scusarmi con Jonouchi- lo interruppe Seto, piegando le labbra in un sorrisetto sprezzante, dopo aver ascoltato le sue parole -Ho sempre definito lui bonkotsu, ma a quanto pare ho preso un granchio. Se qui c’è qualcuno di mediocre quello sei tu, non ho più dubbi- lo accusò -Hai ritrovato la tua memoria e il tuo nome settimane fa, o sbaglio? Non era questo che volevi? Mi chiedo cosa tu ci faccia ancora qui, nel corpo di Yugi, che probabilmente vorrebbe tornare a vivere una vita normale senza gente che gli pesi sulle spalle. Lo conosciamo bene entrambi, è troppo affezionato, gentile e beneducato per chiederti di toglierti di torno. Non pensi che sarebbe tuo dovere dirgli addio per primo? Poco fa non mi hai detto che hai la certezza che lui possa cavarsela anche senza di te?-.
Quelle ultime parole, per Atem, furono come una coltellata in pieno petto. Tacque, e dopo qualche breve minuto di silenzio, il ragazzo comprese dove questi volesse arrivare, e la ragione per cui Seto gli parlava in quel modo tanto sprezzante e altezzoso, istigandolo e indispettendolo come mai nessuno era riuscito a fare prima. Tutto a costo di ferirlo e di fargli pesare ogni giorno di troppo trascorso in quel tempo che non gli apparteneva.
-Kaiba- sibilò, stringendo i pugni.
Seto stava usando la sua permanenza nel corpo di Yugi come scusa per ferirlo, per metterlo con le spalle al muro, a causa di quanto accaduto tra loro in Egitto...
Dopo aver ascoltato quelle parole, il faraone ebbe la conferma che la freddezza ostentata da Seto celasse in realtà una ferita ancora aperta.
-Stai accampando una marea di scuse, e a me non piace essere preso in giro. C'è sotto altro, te lo si legge in faccia. Cos’altro ti trattiene, Atem?-;
-Cosa mi…?-.
Atem increspò le labbra, portato suo malgrado a rievocare quel ricordo che era divenuto un peso schiacciante, di quando lui e Seto si erano trovati uno di fronte all’altro, nelle sue memorie, proprio come stava avvenendo in quel momento.
Quel giorno, un Seto Kaiba confuso e furente, scorgendo Atem accanto al cugino, gli aveva gridato in faccia di scegliere, nonostante il faraone fosse rimasto a suo detta incatenato a quei due volti così simili, che troppo spesso venivano da tutti sovrapposti, e i cui ricordi si mescolavano fino a esasperare quello che per tre anni era stato il suo rivale più agguerrito e stimato, nonché la persona che aveva lottato settimane per mettere da parte il proprio orgoglio e fargli comprendere, seppure a modo suo, i propri sentimenti.
Seto era ancora furioso per essersi esposto tanto e inutilmente, e perché Atem si era mostrato incerto tra un fantasma del passato e lui, che per lungo tempo era stato la sua realtà, il suo presente. Quello che non sembrava voler capire era che Atem non poteva vedere le cose nella maniera in cui lui era da sempre abituato a fare, lasciandosi alle spalle il passato.
Atem era il passato.
Come avrebbe mai potuto anelare a un presente e un futuro accanto a una persona che non avrebbe mai dovuto nemmeno conoscere, in una città in cui non si sarebbe mai dovuto trovare?
Perché Seto non ci aveva pensato? Lui che pensava sempre a tutto e che raramente si lasciava prendere alla sprovvista dagli eventi…
Il faraone strinse i pugni, capendo di aver ferito l’ orgoglio di quello che fino a poco tempo prima era stato il suo più grande rivale, e, cosa ancora peggiore, Atem l’aveva fatto mentendogli.
Ora capiva che quella storia non si sarebbe potuta chiudere con delle menzogne da parte sua, soprattutto dopo che Seto era stato abbastanza forte da sfidare il suo ego per arrivare a fargli capire quali fossero i suoi reali sentimenti.
Atem glielo doveva; era venuto il momento di chiudere quel capitolo, e quella che gli aveva offerto Yugi era l’ultima possibilità per farlo.
-Cosa mi trattiene?- ripeté, interrompendo il silenzio venutosi a creare sul promontorio -Il rimorso. Kaiba, ti ho mentito-.
Seto si avvicinò, afferrandogli le braccia esili e guardandolo negli occhi: -Adesso non ricominciare con le assurdità e parla chiaro-.
Atem ricambiò il suo sguardo, lo sostenne senza timore, e Seto parve in parte placarsi sembrando disposto a concedergli la possibilità di spiegarsi.
-Quando mi hai visto con Seth ero sicuro che avresti frainteso- cominciò il più piccolo -Sei sempre stato convinto che io vi considerassi simili, proprio come tutti gli altri, e che tra me e lui ci fosse stato qualcosa, o che potesse esserci. Io per primo lo credevo all’inizio, nonostante non ricordassi il legame che ci univa in passato, ma non era e non è amore. Non è mai stato amore, ora lo so. Anzi, era Seth a ricordarmi te, e non viceversa- ammise -Quando ci siamo ritrovati nel mio passato, io non ti ho rifiutato perché provavo qualcosa per mio cugino. Lasciartelo credere non è stata altro che una soluzione a cui ho pensato per permetterti di andare avanti e lasciarti tutta questa storia alle spalle-.
-La verità, Atem- insistette Seto, ora indignato -Voglio sapere qual è la verità-;
-E’ così semplice che la risposta ti sfugge, Kaiba?- gli domandò questi, alzando le iridi vermiglie su di lui -Io non appartengo a questo mondo! L’hai dimenticato?-.
Gli occhi zaffiro di Seto si spalancarono, e il faraone approfittò di quell’attimo di sconcerto da parte del suo interlocutore per proseguire.
-Io non possiedo un mio corpo, non posso vivere come qualunque altra persona. Che fossi disposto a crederci o no, eri al corrente che, presto o tardi, ritrovata la mia memoria e il mio nome, avrei dovuto fare ritorno nell’Aldilà. Uno come me, in questo mondo, non può e non potrà mai esistere- disse -Kaiba, tornerò quanto prima in Egitto, nella mia terra, e duellerò contro Yugi. Perciò… E’ probabile che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo-;
-Mi prendi in giro?- esclamò Seto, riscuotendosi -Adesso vuoi farmi credere di essere pronto ad andartene?-;
-Non sarò mai pronto- gli rivelò Atem, scuotendo appena il capo e tornando calmo -Ma, come hai detto tu stesso, non posso continuare a condividere il corpo con Yugi con la consapevolezza che non potrò far altro che vivere a sue spese- gli ricordò -Presto apparterrò al tuo passato, e sono certo che riuscirai a dimenticarmi-.
-Non pensare che sia così semplice e guardami!- gli ordinò Seto, vedendolo distogliere lo sguardo -Quello che penso io, invece, non conta? Tu hai già deciso che dovrò dimenticare e fare come se in questi tre anni non fosse accaduto nulla? Ma cosa pensi che io sia? Un computer su cui si può fare tabula rasa con tanta facilità? Mi dai ordini pensando di avere ancora un titolo che te lo consente?- sibilò -Tu dici di non appartenere a questo tempo, e che non gli apparterrai mai, ma dimmi se sbaglio, non è con Yugi o contro Yugi che ho duellato per tutto questo tempo. Non è lui che mi ha portato a confrontarmi contro me stesso in questi anni, quindi adesso non venirmi a fare stupidi discorsi melodrammatici sul lasciarti alle spalle nel mio passato, e su quanto triste sia la tua condizione. Anche se in maniera diversa, tu in questo tempo sei esistito, hai lasciato le tue tracce, perciò dimmelo chiaramente, Atem-;
-Cosa…!-;
-Tu vuoi vivere?-.
La presa di Seto sulle braccia del ragazzo aumentò, tanto che ad Atem fu difficile reprimere una smorfia di dolore.
-Dimmelo chiaro e tondo- insistette il presidente della Kaiba Corp., come se da quella risposta dipendesse la sua stessa vita –Non sei stato altro che un parassita in questo corpo, ma se potessi scegliere, vorresti davvero tornartene all’altro mondo pieno di rimorsi o vorresti avere un tuo corpo?-.
Atem ammutolì, i suoi occhi dai riflessi ignei guardarono Seto con stupore, mentre questo increspava le labbra e lasciava libera la presa sulle sue braccia.
Vorresti avere un tuo corpo?
Ma certo. Ma certo che avrebbe voluto vivere, avere un suo corpo, ed era sicuro che Seto glielo potesse leggere in viso.
Neanche in una situazione come quella le parole sarebbero state in grado di esprimere al meglio il dialogo che già intercorreva tra i loro sguardi e ciò a cui entrambi anelavano.
E tuttavia, negli occhi di Atem, quel barlume di speranza si spense una seconda volta.
Guardò il volto di Seto, cercando di imprimere nella propria mente i suoi occhi blu oceano, dai riflessi zaffiro così intensi da sembrare quasi surreali, il naso diritto e sottile, il labbro inferiore carnoso e quell’aria perennemente corrucciata, severa e altezzosa che non lo abbandonava mai, infine la sua voce, che sapeva tramutare il suo nome in un suono caldo e appassionato...
Dall’interno della sala, il fragore degli applausi all’annuncio di Pegasus interruppe il silenzio creatosi intorno al terrazzo, e Atem mosse qualche passo indietro, attirando nuovamente lo sguardo del ragazzo su di sé.
-Addio-.
Seto trasalì: -Cosa?! No, non provare a…!-.
Lo sguardo di Atem si fece vitreo, il corpo si abbandonò contro il mancorrente, e Seto dovette sostenerlo per evitare che questi scivolasse a terra; pochi istanti dopo vide le ciglia scure del ragazzo vibrare, e questi parve tornare in sé, seppur disorientato.
-Atem?-;
-K-Kaiba, avete parlato?-.
Soffocando un’imprecazione, il presidente della Kaiba Corporation lasciò andare Yugi, il quale si guardò intorno spaesato, e, superando Pegasus che li stava raggiungendo, si allontanò a grandi passi senza dire una parola.

-Atem?- lo chiamò Yugi, all’interno del puzzle -Atem, che cosa vi siete detti?- gli domandò, battendo più volte sulla porta metallica che separava le loro anime, ma questa non si aprì, accogliendolo come al solito -Era come pensavo, vero? Era lui che cercavi di evitare, ho ragione?-.
Quando comprese che ancora una volta le sue domande non avrebbero trovato risposte, Yugi restò immobile, la fronte poggiata a quella lastra di ferro spessa, gelida e arrugginita, a fissare il pavimento di mattoni e le lacrime che lo avevano chiazzato. Erano sue? Erano di Atem? Non si capiva.
Quello che stava provando in quel momento Yugi era un bruciore lancinante all’altezza del petto, un totale senso di smarrimento di cui però non comprendeva né la natura né la ragione, poiché non sembravano appartenere a lui direttamente.
Si era tenuto in disparte per consentire ai due rivali di parlare, rispettando la privacy dell’amico, ma percependo quel malessere provenire proprio da lui, Yugi cominciava a pentirsi della sua decisione.
Ora non sapeva cosa dire per dare lui un po’ di conforto…
-Parlami, Atem-.
-Yugi-boy?- la voce di Pegasus lo riportò alla realtà -Ti senti bene? In sala è tutto pronto, ma ho visto Kaiba abbandonare la festa in maniera piuttosto frettolosa. Non è buon segno, dico bene?- gli domandò, tra il dispiaciuto e l’indispettito.
-Io… Io non so cosa sia successo- dovette ammettere il giovane duellante, ancora scosso -Ma credo che sia meglio lasciarlo solo-.

Non sarebbe finita così, continuava a ripetersi Seto, raggiungendo il suo jet, pronto a partire alla volta del Giappone.
Avviando il mezzo, ripensò alle parole di Atem, riordinando i pensieri e quelle che da quel momento in poi sarebbero state le sue priorità.
Avrebbe trovato una soluzione per dargli la possibilità di scegliere secondo le proprie volontà, e una volta trovata era certo che il faraone l’avrebbe assecondato.
-Mokuba, sto tornando- annunciò via radio -Abbiamo del lavoro da fare-.
Dall’altra parte del ricevitore si levò l’esclamazione sorpresa del fratello minore, prima che l’aereo decollasse, scomparendo nel buio della notte e lasciandosi l’isola del multimiliardario alle spalle.

FINE.

Disse l’autrice:

Salve a tutti, membri della sezione I-gi-Oh, vecchi e nuovi. Come state? E’ cominciata l’estate, eh? Bleh. Parliamo d’altro. *Si è già stufata?*
La tentazione di proseguire questa fanfic era TANTA, ma penso che anche con questo finale possa dirsi degnamente ‘conclusa’. Voi che ne pensate?
Non amo i finali aperti, eppure a volte sembra quasi che si impongano, perciò… Che altro posso dire se non: abbiate questa oneshot con tanto di finale aperto?
In realtà un’idea per permettere ad Atem di vivere nel presente tentai di fornirla in un’altra storia, quindi si potrebbe dire che Nameless Story abbia un Non-Finale Aperto, ma non ci tengo a mescolare le due creature, perché hanno pochi elementi in comune, complice anche il tempo trascorso tra le due pubblicazioni. (‘w ‘ ;)7
However, scrivere di Kaiba e Atem in qualunque forma è sempre un piacere, oltre che una bella sfida, perciò mi auguro che la storia vi sia piaciuta e spero di essere riuscita a renderli bene.
A voi lettori vanno sempre i miei più sentiti ringraziamenti per aver dedicato a Nameless Story un po’ della vostra attenzione e del vostro tempo!
Alla prossima! Trascorrete tutti una bella estate! <3

+AliceWonderland+
  
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