Libri > L'Orlando Furioso
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Autore: Osage_No_Onna    28/06/2016    0 recensioni
Una semplice raccolta di personaggi del Furioso trasportati nella nostra epoca e un tantinello(?) ringiovaniti, senza troppe pretese.
Il numero originario di Flash-fic è trentacinque, ma potrebbe variare nel tempo.
Ho tenuto relativamente conto delle origini dei vari personaggi, quindi alcune ricostruzioni(?) potrebbero non essere accuratissime.
Enjoy!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ritratto n˚6: L’ omone


L’ ora di educazione fisica era il suo regno: era il più veloce, il più agile, il più forte, sempre un passo avanti agli altri, con sole due degne rivali, due amazzoni di classi differenti e diversissime anch’ esse, le reincarnazioni in corpo umano di Yin e Yang.
Se poi si parlava di rugby, allora si creava il vuoto attorno a lui: difficilmente si resisteva alla sua azione da tre quarti centro e se non era ancora stato chiamato a giocare come tre quarti ala destra era a causa dei suoi temibili placcaggi.
Faceva quasi paura quando lo si vedeva stagliato in campo, gli occhi che ardevano, con le sue spalle larghe.
Ma chi lo conosceva bene sapeva che quel telamone in realtà aveva un animo insolitamente sensibile, cavalleresco addirittura quando si parlava di ragazze: bastava vederlo reggere la porta alla bella cinese, mentre la fissava, estraniato da tutto il resto del mondo, e lei oltrepassava la soglia rivolgendogli solo un “Grazie”.
Faceva anche una certa tenerezza di ritorno dalle vacanze estive, il suo periodo preferito, che passava attaccato al padre naturale come le cozze allo scoglio: un altro caso in cui si dimenticava completamente della realtà circostante e veniva assorbito solo dagli affetti. Ritornava a casa pienissimo di aneddoti sul genitore e solo di lui parlava, incessantemente: lui ha detto, poi ha fatto, mi ha portato, e siamo stati…
Per quanto la sua voce profonda e non esattamente musicale e la banalità dell’oggetto della conversazione facessero sui compagni l’effetto di un trapano, lo lasciavano sfogare, consci che presto tutto sarebbe tornato alla normalità e una volta sì e l’altra pure si sarebbe lamentato del padre adottivo, commiserando la madre che era stata quasi costretta a sposare “la feccia umana della peggior specie”.  
   
 
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