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Autore: Emily Darcy    28/06/2016    1 recensioni
Un uomo, soffrendo l'allontanamento della moglie, decide di tradirla. il suo pentimento e il suo senso di colpa sono devastanti e sinceri, ma come può essere altrettanto sincero l'amore per la moglie se lui l'ha tradita? Esistono davvero buoni motivi per perdonare un tradimento?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Quella sera, quando giunsero Michael e sua moglie alla cena, Sofie era tesissima. Conosceva di fama la donna, ma non l’aveva mai vista e fu presa da un moto di gelosia, quando notò che era esteticamente molto bella. Essendo la bellezza oggettiva, nessuno avrebbe potuto affermare il contrario, ma chiaramente qualcuno avrebbe potuto preferire un tipo di bellezza diverso. Aveva un viso ottocentesco, i capelli castani le ricadevano in morbidi riccioli, a tratti disordinati, sulle spalle, la pelle molto chiara. Appariva una donna molto attenta alla cura del suo corpo, ben vestita e come ebbe modo di osservare, socievole e pronta a chiacchierare con tutti. Nonostante fosse l’unica a non conoscere nessuno, riuscì a non isolarsi e a divertirsi. Forse Michael aveva ragione, non aveva proprio scoperto assolutamente niente: una donna che ha scoperto un tradimento non si avrebbe allegramente accompagnato il marito ad una cena di lavoro.
Sofie cercò di sedersi il più lontano possibile da Michael e sua moglie, e di non parlare con nessuno dei due. Chiaramente non era sfuggita alle presentazioni. Quando pronunciò il suo nome, la bella moglie di Michael sgranò gli occhi; per un attimo Sofie restò col fiato sospeso per l’ansia.
“Piacere, mi chiamo Emilia”, si presentò la donna sorridendo.
“Sì, lo so. Michael ci ha parlato molto di te.”
Sofie notò che Michael la guardava esterrefatto e con lo sguardo le intimava di smettere di parlare.
“Spero che abbia detto solo cose belle, allora.”
Infatti era proprio così: sicuramente quella donna nascondeva dei difetti, ma Sofie non riusciva a credere che Michael l’avesse tradita. Lui avrebbe potuto accusarla di aver insistito troppo, ma poiché era stati in due quella sera a stropicciare le lenzuola di quel letto d’albergo, Michael non poteva certo sottrarsi alla colpa.
Verso la fine della cena, Sofie si alzò dal tavolo dichiarando che sarebbe andata un attimo fuori a prendere una boccata d’aria. Una volta fuori dal ristorante, pensò che la cena era quasi finita, sarebbe tornata a casa, si sarebbe rilassata. Mai più a letto con gli uomini sposati, si ordinò mentalmente.
Sentì la porta del ristorante aprirsi, ma non si voltò pensando che fosse un cliente qualsiasi. Mentre si accendeva una sigaretta, sentì la voce di Emilia.
“Sono uscita anch’io perché dentro cominciava davvero a fare molto caldo.”
“Hai ragione.” Sofie buttò fuori dalla bocca il fumo.
“Ho notato”, disse Emilia, “che abbiamo lo stesso rossetto.”
Sofie notò che la donna aveva tirato fuori dalla tasca un rossetto della stessa marca di quello che aveva lasciato scivolare nella tasca di suo marito. “È vero”, ammise Sofie con un sorriso forzato.
Anche Emilia aveva un leggero sorriso, ma gli occhi spenti. “Per caso condividiamo anche qualcos’altro oltre al rossetto?” Adesso non sorrideva più, ma aveva piegato leggermente la testa e assottigliato gli occhi.
“A parte la professione, non saprei”, disse Sofie sulla difensiva.
“Forse mi sbaglio. Spero di sbagliarmi e se fosse così mi scuso in anticipo, ma devo proprio chiedertelo. Per caso vai a letto con mio marito?”
I suoi occhi tristi esigevano una risposta. Sofie rimase in silenzio. La sua sigaretta stava piano piano bruciando, la cenere diventava sempre di più, ma non cadeva, finché all’improvviso qualcun altro ancora non aprì la porta: l’adultero.
“Penso che sia il caso di tornare a casa”, disse Michael alla moglie.
Lei non disse niente, lo fissò e si avviò senza aspettare che lui la raggiungesse. Andava a passo svelto, ma Michael aveva capito che voleva stare da sola e cercò di camminare lentamente per lasciarle i suoi spazi.
Emilia continuava a interrogarsi su una questione che l’aveva tormentata da quando aveva scoperto che il marito le era infedele: aveva sempre pensato che un uomo tradisce la moglie perché non la ama; se la amasse avrebbe il coraggio di affrontare una crisi che arriva oppure in onore dell’amore provato avrebbe potuto dirle che il loro matrimonio era finito. Ma possono esistere uomini che continuano ad amare la moglie anche quando tra le braccia stringono un’altra donna? Era possibile che Michael avesse usato il tradimento come una forma di legittima difesa, per superare il dolore di qualcosa che si era rotto in casa? Se lui fosse stato felice con lei, non l’avrebbe certo tradita. Solo quando una relazione è segnata dall’apatia e dall’incomprensione, si tradisce.
Si impose di non volerlo perdonare. E comunque anche se l’avesse fatto, come avrebbe potuto fidarsi ancora di lui? Chi le avrebbe garantito la sua fedeltà? Ormai continuare a porsi delle stupide domande non aveva più senso. Così sopraffatta e ferita, camminava: dove sarebbe andata se non avessero stabilito di dirigersi verso la macchina? Che il dolore mi soffochi!
Raggiunsero la macchina in silenzio, senza parlare né guardarsi negli occhi durante il tragitto. Michael mise in moto, mentre la moglie cominciò a piangere. Lui non se ne accorse subito, perché piangeva in silenzio e con il volto girato verso il finestrino. Neanche un singhiozzo, neanche un movimento veloce delle dita per asciugarsi le guance che lo rendesse consapevole delle lacrime silenziose che le colavano dal viso. Si rese conto che stava piangendo solo per caso, ma rimase in silenzio. Tradire la donna che amava era stato come tradire se stesso e la sua coscienza.
In quel momento moglie e marito condividevano un dolore, ma ognuno dei due voleva isolarsi nel proprio. Lei sperava che lui rompesse quel silenzio fra loro, che le dicesse che era stata una stupida anche solo a pensare che lui potesse tradirla. Lui continuava a non dire niente. Emilia decise che sarebbe stata la prima a parlare, ma prima voleva smettere di piangere, un discorso come quello non poteva essere interrotto da nessuna lacrime.
Quando arrivarono sul vialetto di casa, lui aprì la portiera. Lei disse: “Chiudila”con un filo di voce. “Vai a letto con lei?”, chiese a voce bassissima.
“Te l’ha detto lei?”, domandò lui sconsolato.
“No, ma tu me lo hai appena confermando.”
Si guardavano confusi, come se fossero due estranei. Lei non riusciva più a riconoscerlo come la persona che aveva sposato e lui la guardava, cercava di capire cosa pensasse. Il suo volto era tutt’altra che impassibile: aveva gli occhi arrossati dal pianto, le era tremata la voce quando gli aveva chiesto se andava a letto con lei. Percepiva il suo dolore, e solo quello: non riusciva però, a capire quali sentimenti provasse nei suoi confronti. Li poteva immaginare certo, ma le persone reagiscono in maniera diversa a questo genere di eventi.
“Da quanto vai a letto con lei?”, chiese senza guardarlo negli occhi, ma tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
“In realtà è successo una volta, e me ne sono pentito. È stato uno stupido errore, un incidente che…”
A quello parole si voltò verso di lui, guardandolo come un rapace che osserva che la sua preda poco prima di ucciderla. “Un incidente?”, chiese Emilia contrariata. “Cadere dalla bicicletta è un incidente, non scopare con un'altra!”
“Mi sono spiegato male. Intendevo dire che mi sono pentito.”
Lei ignorò cosa aveva detto. Avrebbe voluto affrontare la discussione con calma, ma ormai aveva perso le staffe. “Quando si fa un incidente, in genere non lo si vuole davvero commettere. Per caso eri inconsapevole di fare sesso con un’altra?” Cercò di non alzare troppo la voce, ma non riuscì a nascondere l’alterazione.
“No.”
“Quando hai fatto sesso con lei, lo volevi fare?”
Michael non rispose; voleva dare le sue spiegazione e farle capire il perché aveva fatto quel che aveva fatto. Lei lo incalzò a rispondere. “Sì”, si trovò costretto a confessare lui.
“Questo è sufficiente per dire che non è stato un incidente.” Distese la schiena sul sedile e ricominciarono a scenderle le lacrime.
“È stato uno sbaglio enorme, questo intendevo dire. Me ne sono pentito amaramente.”
“Possiamo entrare in casa?”, lo interruppe lei.                                    
“Sì.”
Entrambi scesero; lei corse velocemente verso la porta di casa, lui la osservava triste mentre lei con la mano tremante apriva la porta. Quando furono entrati, lei gli disse che voleva stare qualche minuto da sola. Corse su per le scale, entrò nella loro camera da letto, che era comunicante col bagno. Si chiuse a chiave dentro al bagno e cominciò a piangere, a sfogarsi come non era riuscita a fare prima di quel momento.
Si chiese, mentre piangeva seduta sul water, se il motivo per cui credeva ad ogni parola di Michael solo perché lo amava ancora. Non poteva pensare di non aver saputo giudicare per così tanti anni la persona che aveva sposato. Avrebbe ascoltato le sue spiegazioni, le sue scuse, per capire se era possibile salvare il loro amore. Forse era possibile, in base alle circostanze, distinguere quali tradimenti perdonare e quali no.
Emilia finalmente lo raggiunse in salotto, lui era seduto sul divano: stava piegato in avanti, con i gomiti sulle gambe e il viso nascosto dalle mani. Quando lui la sentì arrivare, si alzò in piedi. Lei notò che anche lui aveva pianto.
“Vorrei ascoltare cosa mi devi dire”, disse lei. “Voglio sapere tutto: dove e come è successo, cosa avete fatto… no”, si corresse, “cosa avete fatto non lo voglio sapere. Voglio sapere se provi qualcosa per lei, se era programmato o è successo per caso, se la trovi bella.”
Lui inizialmente si sentì preso alla sprovvista, poi cominciò a raccontarle quando aveva cominciato a sospettare di piacerle, come aveva reagito, del viaggio insieme e del sesso. Le spiegò come si era sentito cercando di essere più preciso e sincero possibile.
“Quando l’ho fatto, non ho pensato alle conseguenze, non ho pensato che avrei potuto ferire te o me, l’ho solo fatto. È successo a causa della mia debolezza: non si tratta di una debolezza dovuta al fatto che mi sentivo attratto da lei, ma al fatto che mi sono sentito insicuro e poco amato.”
“Poco amato?”, ripeté lei. Nella sua voce non c’era scetticismo né sarcasmo.
“Io ho notato che ci siamo allontanati molto negli ultimi mesi. Tu l’hai attribuito alla causa che stavi affrontando, ma in realtà avevamo cominciato già da prima a comportarci come se non ci amassimo più.” Michael fece un sospiro. Voleva stare attento a usare le parole in modo tale che le sue affermazioni non suonassero come delle giustificazioni al tradimento. “Non mi baciavi più, non facevamo più l’amore, non volevi neanche che ti toccassi. Ogni volta che mi avvicinavo a te, tu mi respingevi educatamente. Mi dicevi che avevi da fare o che non era il momento opportuno. Io pensavo di non piacerti più. Non posso però dirti che l’ho fatto perché lei mi desiderava; io volevo essere desiderato da te. Forse volevo solo non pensare a niente, ma non ho fatto altro che sprofondare ancora di più. Quando ho notato che eri tornata come prima, ho scelto di non dirtelo perché volevo evitare di farti stare male e allontanare di nuovo da me.”
Emilia aveva seguito il suo discorso scegliendo di guardarlo negli occhi e di cercare di capirlo.
“Se hai l’impressione”, continuò lui, “che io ti stia dicendo che è colpa tua se ti ho tradito, non è così. Io mi prendo le mie responsabilità e accetterò qualsiasi tua scelta sul futuro. Io mi rendo conto che, avendoti ferita e delusa, non posso pretendere il tuo perdono né il tuo amore né che le cose tornino come prima. Se tu volessi però cercare di risolvere questo problema insieme, ne sarei felice e te ne sarei eternamente grato.”
“Io vorrei rimanere sposata.”
Michael deglutì, esitò e poi non le disse nulla. Le parole non sempre possono essere il mezzo giusto per esprimere i propri sentimenti, per questo il silenzio che calò nella stanza non era un silenzio tetro e imbarazzante, ma un silenzio che segnava l’inizio di un nuovo capitolo della loro vita.  
   
 
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