I tre ragazzi si diressero verso la propria stanza. C’erano tre letti, due piuttosto vicini, quasi a formare un matrimoniale, sulla destra della stanza. Il terzo letto era sulla sinistra. Ovviamente Hoya e Sunggyu si erano appropriati dei due a destra.
I professori diedero qualche ora di libertà agli studenti, fino all’ora di pranzo, per organizzare le proprie stanze e fare un giro nei dintorni del campeggio. Hoya e Sunggyu scapparono subito fuori, avendo notato un campo da pallacanestro prima ancora di scendere dal pullman. Anche Woohyun non rimase nella camera, ma andò invece a vedere alcuni ragazzi che stavano già giocando a calcio sull’apposito campo.
“Ehi Hoya, Sunggyu, perché non venite a giocare con noi a calcio invece di stare lì da soli?” propose un loro compagno di classe.
“Anche tu Woohyun, così ci divertiamo tutti insieme” aggiunse un altro ragazzo.
Woohyun non se lo fece ripetere due volte e entrò nel campo.
Hoya si mise a correre in direzione degli altri, ma si fermò dopo qualche passo.
“Che stupido, mi stavo dimenticando” sussurrò tra sé e sé. “Ragazzi mi spiace, ma noi rimaniamo qui”.
Woohyun si voltò di scatto a guardare Sunggyu, stupito. Trovò il ragazzo immobile, in mezzo al campo da basket a fissare il terreno, quasi imbarazzato.
“Scusate, è solo che Sunggyu non è capace, quindi non gli piace giocare a calcio” disse infine Hoya.
Woohyun sgranò gli occhi prima di scoppiare in una risata talmente squillante da attirare l’attenzione di tutti i presenti. Sunggyu strinse forte i pugni e strizzò gli occhi, come per difendersi da quella risata.
Quando ebbe finito di ridere, Woohyun prese il pallone dalle mani di un ragazzo e si diresse verso il campo da basket.
“GYU!!” urlò Woohyun, prima di lanciare la palla con tutta la potenza che aveva verso il petto di Sunggyu. Questi aprì di scatto gli occhi e come se fosse la cosa più naturale del mondo fece uno stop di petto e la palla ricadde ai suoi piedi. Sunggyu fissò il pallone con orrore prima di guardare in faccia Woohyun.
“Non sei cambiato per niente, vecchio mio. È inutile che fingi, non con me” disse Woohyun, con lo sguardo fisso su Sunggyu.
Tutti guardarono la scena stupiti. Il più stupito di tutti era di certo Hoya.
“Sunggyu, tu…” iniziò Hoya, ma non riuscì a continuare la frase perché Sunggyu se ne andò via di corsa.
Si riunirono tutti poco più tardi nella sala da pranzo. Le ragazze avevano il compito di cucinare e lavare i piatti, mentre i ragazzi si sarebbero occupati delle pulizie e di apparecchiare e sparecchiare i tavoli.
Tutti mangiarono in abbondanza. I ragazzi si misero subito al lavoro, mentre le ragazze andarono in cucina per lavare i piatti. Finito il tutto, andarono nelle proprie stanze per riposare un paio di ore e per prepararsi all’attività pomeridiana: caccia al tesoro. Ovviamente non era una caccia al tesoro qualsiasi, era organizzata dai professori ed era composta di sole domande inerenti allo studio. In questo modo univano l’utile al dilettevole.
Hoya e Sunggyu non si erano ancora parlati da quando era successo quell’evento la mattina. Una volta in camera, approfittarono dell’assenza di Woohyun per darsi delle spiegazioni.
“Ehi, Gyu” iniziò Hoya, un po’ tentennante “prima, sul campo. Sai quando hai fermato la palla? Ecco, quella non è di certo una cosa che saprebbe fare uno che non sa giocare, anzi” e si fermò, non sapendo come continuare. O forse voleva solo che Sunggyu desse subito una spiegazione a quel fatto.
“Hoya, ci sono tante cose del mio passato che non ti ho detto, alcune delle quali mi vergogno di aver fatto. Comunque sia non è vero che non so giocare a calcio, come avrai certamente capito. È solo che non voglio mai più calciare un pallone con questi piedi.” E nel dire ciò, Sunggyu guardò verso il basso, fissando le sue gambe e portandosi una mano sulla fronte.
Hoya gli si avvicinò e lo strinse forte fra le sue braccia. “Stupido, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, starei al tuo fianco sempre e comunque. Credimi.”
“Lo so. Ma non voglio che tu sappia chi ero. Non voglio nemmeno ricordarlo io stesso.”
“Come vuoi, non voglio costringerti a pensare a qualcosa che non vuoi ricordare.”
Hoya allentò l’abbraccio e guardò Sunggyu negli occhi, mostrandogli uno dei suoi migliori sorrisi. Sunggyu era così riconoscente a Hoya per essere sempre lì al suo fianco nel momento del bisogno.
“Dai, andiamo, dobbiamo vincere anche quest’anno” disse Hoya, mettendo un braccio sulle spalle di Sunggyu e trascinandolo con sé verso il campo dove avrebbe avuto luogo l’inizio della caccia al tesoro.
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