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Autore: ABadDream    29/06/2016    0 recensioni
"Non piangere". Queste furono le sue parole. Sii forte si ripeteva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“NON PIANGERE”

 

“Non piangere”. Queste furono le sue parole. “Sii forte” si ripeteva. Lui se lo poteva solo ripetere come un mantra, all’infinito, solo questo rimaneva, il ricordo nel suo cuore e le sue parole.

“Sono fortunato ad averlo, lui è forte” così il padre diceva alla gente. Fece un altro tiro alla sigarette, aspettò un minuto e poi soffiò fuori il fumo.

“Sto bene. Va tutto bene” rispondeva così ad amici, parenti, sconosciuti.

“Non piangere”. Per lui esisteva solo il mantra dettato dalla sua voce. Quell’unica lacrima che voleva sfuggire al suo controllo, è stata barbaramente richiamata, come se non fosse mai fuggita.

“Non piangere” l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento, la sua ultima promessa infrangibile.

Poi erano cominciati i bisbigli, voci che al suo arrivo si arrestavano per lasciar levare occhiate preoccupate.

Volse gli occhi alla sua destra e trovò quella che poteva diventare la sua migliore amica, l’unica che poteva capirlo e confortarlo, lei con il suo tenue scintillio al chiaro di luna. Spense la sigaretta e la tirò con indice e medio dalla finestra, la guardò atterrare nel giardino sopra un cumulo di foglie secche. Tornò a guardare alla sua destra e prese la lametta in mano, si incise il palmo della mano sinistra, solo un pochino, una leggera striscia rossa, chiuse gli occhi e si lasciò andare al dolore, a quell’immensa voragine che si era aperta nel suo cuore, quel vuoto che nulla e nessuno avrebbe mai potuto riempire. “Non piangere”. Piccole gocce si rincorrevano verso il polso e poi giù oltre la finestra, verso il nulla, proprio come lui. Si sentiva come quelle piccole gocce e anche lui piano, piano si lasciava cadere nel nulla.

“Non piangere” Ora spostò la mano e si incise il polso, sempre un pochino, una ferita non tanto profonda, quello che basta per non sentire altro che quel piccolo solletico che il sangue fa mentre continua la sua corsa verso il nulla. Apri gli occhi e ti accorgi di quello che stai facendo. Lanci la lametta e ti pulisci il sangue, sospiri, ti accendi un'altra sigaretta e guardi verso l’orizzonte, sempre verso il nulla. “Non piangere”. Ti guardi attorno e cerchi di dare un senso a quello che stavi facendo, pensi a quello che potrebbe essere successo se non ti fossi fermato. Ti strofini la faccia con una mano e pensi. Forse hanno ragione quelle occhiate hai bisogno di uno strizzacervelli, qualcuno che ti tiri fuori quello che hai dentro, tutta quella merda che si sta accumulando su di te.

“Non piangere”. Lasci cadere anche questo mozzicone, che va a fare compagnia all’altro, in due non si sentiranno soli. Sorridi, un sorriso spento, sei stanco, non sei più capace di capire cosa vuoi, cosa sei. Lei era il tuo centro, il tuo universo, la tua migliore amica. Senti quel vuoto lancinante che eri riuscito a relegare per un attimo nei più profondi meandri della tua anima. Quel vuoto che ti attanaglia in un secondo, senza nessun preavviso e ti lascia freddo, non capisci da dove arriva e quando se ne va rimani senza fiato, circondato dal silenzio, dal dolore.

“Non piangere”. Ti lasci cadere stanco sul pavimento e pensi, pensi al suo sorriso, ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo profumo, alla sua risata, a tutto ciò che era, a quello che sarebbe stata. “Mamma” è appena un sussurro, ma in quel silenzio ovattato è come se lo avessi urlato. Lo ripeti e lo ripeti ancora. Quella sensazione quando pronunci quella parola ti artiglia il cuore e te lo scaraventa fuori, ti lascia senz’anima, ma tu continui fino a che il dolore diventa così insopportabile che ti serra la mascella e ti lascia disorientato e senza fiato. Ma non versi una lacrima, quel mantra ti martella il cervello, come un tarlo si insinua nella tua testa e ti spinge a non cedere.

“Non piangere”. Per te quel mantra è una promessa sacra che ti permette di rispettare tua madre, di serbare il suo ricordo intatto.

Per te quel mantra è quasi un ancora di salvezza.

Per te quel mantra è l’unica cosa che ti permette di pensare a lei senza che ti si annebbi la vista e ti sfochi anche il suo ricordo.

E’ lei che pensi quando metti il piede sul davanzale. Alla tua mamma. E’ a quelle poche parole che pensi quando il tuo corpo si libra nell’aria. “Non piangere”. E poi quando ormai tocchi terra non senti più niente né il mantra né i bisbigli e nemmeno le occhiate. Vede lei. Non senti più il dolore, anche quella immensa voragine nel petto si è ormai chiusa. Quella maledetta si aprirà nei cuori di qualcun altro, di quelli che hai lasciato dietro di te, loro saranno i nuovi portatori del tuo dolore, del tuo mantra. Le palpebre calano su quegli occhi azzurri, prima stanchi, ora solo spenti. Adesso quegli occhi sono rivolti verso di lei, guardano solo lei, ora sono felici. Ora sei felice.

 
 
 
  
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